tonga9000
amo la psicologia
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TARANTO – L'oraziana 'molle Tarentum' appartiene solo ad una vecchia pagina dei libri di storia. Ora c'è la Taranto orgogliosa, quella che si risveglia dopo decenni di torpore e rivendica un futuro dignitoso per sè e i propri figli, un futuro 'pulitò nel senso più pieno del termine. E' la Taranto dei bambini figli di operai, ma anche dei professionisti, degli imprenditori e del ceto medio che dice 'bastà e non vuole subire più le decisioni, ma le vuole condividere.
Nel pomeriggio sono partiti in quattromila; in serata, strada facendo, sono arrivati in diecimila nella centralissima piazza della Vittoria 'festeggiandò con un concerto. Un corteo diventato impressionante per la mole e la diversità delle sue componenti, tutte unite da un solo obiettivo: dire 'nò all’inquinamento provocato dall’Ilva, rifiutare la logica che per produrre si debba rischiare la vita o ci si debba ammalare e morire, 'nò al decreto legge che autorizza l’Ilva a produrre pur con gli impianti sotto sequestro senza facoltà d’uso. Ad aprire il corteo tanti bambini che reggevano lo striscione-simbolo della manifestazione: 'Taranto liberà, diventato anche lo slogan più in voga. Ironia e rabbia si sono mescolati tra striscioni, cartelli e cori levati al cielo.
Una ragazza vestita con abiti palestinesi mostrava un cartello che ricordava le migliaia di animali abbattuti perchè contaminati dalla diossina: 'Caro Gesù quest’anno i pastori verranno da te senza pecorè. Un Babbo Natale amareggiato faceva l’uomo sandwich indossando un cartello con un messaggio al Capo dello Stato che ha 'licenziatò il decreto legge sull'Ilva: «Hai firmato la nostra condanna, presidente. Grazie presidente dai nostri figli tarantini».
Nessuno dei manifestanti crede al destino segnato per la città. 'Ma quale profezia dei Maya – diceva uno striscione - noi ci ammazza l’Aià, l’Autorizzazione integrata ambientale rilasciata all’impianto siderurgico. Tanti anche i cartelli dedicati al gip Patrizia Todisco, il giudice che ha firmato il sequestro degli impianti. 'Grazie zia Patrizia – era scritto su un cartello retto da una bambina – continua a difenderci. Firmato: i bimbi di Tarantò. Il corteo è passato stasera a pochi metri dal Palazzo di giustizia e da quell'ufficio del gip: la stanza era illuminata, il magistrato era al lavoro. Sui cartelli e nei cori, presi di mira la famiglia Riva e alcuni esponenti del governo. Clini, per i partecipanti al corteo, è diventato 'un caso Clinicò, come era scritto su un cartello. Sempre presente, tra i manifestanti, l’Apecar del comitato 'Cittadini e lavoratori liberi e pensantì che il 2 agosto interruppe in piazza a Taranto un comizio dei leader nazionali di Cgil, Cisl e Uil raccogliendo poi numerosi consensi.
La solidarietà oggi è arrivata anche da un gruppo di genovesi 'al fianco degli operai e con Tarantò, come hanno scritto su uno striscione, ma anche da due esponenti 'No Tav' della Val di Susa, dipendenti di un’azienda locale del settore siderurgico. Gli esponenti politici si contavano sulle dita di una mano, i rappresentanti delle istituzioni e degli enti locali svaniti nel nulla. Ciò che da stasera non potrà svanire nel nulla è quella folla di giovani, famiglie, anziani e bambini che ha percorso la città per chilometri dicendo a tutti a muso duro, e Costituzione alla mano come in altre manifestazioni dei giorni scorsi, che la dignità, la salute e il lavoro non hanno prezzo.



Nel pomeriggio sono partiti in quattromila; in serata, strada facendo, sono arrivati in diecimila nella centralissima piazza della Vittoria 'festeggiandò con un concerto. Un corteo diventato impressionante per la mole e la diversità delle sue componenti, tutte unite da un solo obiettivo: dire 'nò all’inquinamento provocato dall’Ilva, rifiutare la logica che per produrre si debba rischiare la vita o ci si debba ammalare e morire, 'nò al decreto legge che autorizza l’Ilva a produrre pur con gli impianti sotto sequestro senza facoltà d’uso. Ad aprire il corteo tanti bambini che reggevano lo striscione-simbolo della manifestazione: 'Taranto liberà, diventato anche lo slogan più in voga. Ironia e rabbia si sono mescolati tra striscioni, cartelli e cori levati al cielo.
Una ragazza vestita con abiti palestinesi mostrava un cartello che ricordava le migliaia di animali abbattuti perchè contaminati dalla diossina: 'Caro Gesù quest’anno i pastori verranno da te senza pecorè. Un Babbo Natale amareggiato faceva l’uomo sandwich indossando un cartello con un messaggio al Capo dello Stato che ha 'licenziatò il decreto legge sull'Ilva: «Hai firmato la nostra condanna, presidente. Grazie presidente dai nostri figli tarantini».
Nessuno dei manifestanti crede al destino segnato per la città. 'Ma quale profezia dei Maya – diceva uno striscione - noi ci ammazza l’Aià, l’Autorizzazione integrata ambientale rilasciata all’impianto siderurgico. Tanti anche i cartelli dedicati al gip Patrizia Todisco, il giudice che ha firmato il sequestro degli impianti. 'Grazie zia Patrizia – era scritto su un cartello retto da una bambina – continua a difenderci. Firmato: i bimbi di Tarantò. Il corteo è passato stasera a pochi metri dal Palazzo di giustizia e da quell'ufficio del gip: la stanza era illuminata, il magistrato era al lavoro. Sui cartelli e nei cori, presi di mira la famiglia Riva e alcuni esponenti del governo. Clini, per i partecipanti al corteo, è diventato 'un caso Clinicò, come era scritto su un cartello. Sempre presente, tra i manifestanti, l’Apecar del comitato 'Cittadini e lavoratori liberi e pensantì che il 2 agosto interruppe in piazza a Taranto un comizio dei leader nazionali di Cgil, Cisl e Uil raccogliendo poi numerosi consensi.
La solidarietà oggi è arrivata anche da un gruppo di genovesi 'al fianco degli operai e con Tarantò, come hanno scritto su uno striscione, ma anche da due esponenti 'No Tav' della Val di Susa, dipendenti di un’azienda locale del settore siderurgico. Gli esponenti politici si contavano sulle dita di una mano, i rappresentanti delle istituzioni e degli enti locali svaniti nel nulla. Ciò che da stasera non potrà svanire nel nulla è quella folla di giovani, famiglie, anziani e bambini che ha percorso la città per chilometri dicendo a tutti a muso duro, e Costituzione alla mano come in altre manifestazioni dei giorni scorsi, che la dignità, la salute e il lavoro non hanno prezzo.