Su molti degli ultimi post precedenti, sull'energia, le onde del pensiero, le frequenze, la magia .... ho poco da dire, se non "può darsi" .... a livelli superiori .... ma non è il mio
Al mio livello, basso, mi limito a ciò che posso toccare con mano, e quindi la pratica dei valori, per quello che posso e come posso.
Tanti anni fa, fine del secolo scorso, venne organizzato nel mio istituto un incontro sui valori e sulla pratica di valori. Con mio grande stupore mi ritrovai di fronte persone che conoscevo molto bene, e che mi guardai bene dallo smascherare.
La conferenza fu molto bella e coinvolgente, essenziale, concreta. Solo alla fine, con quella che allora era una mia cara amica, una collega, prima che andasse fuori di testa un anno dopo, e quindi fidata, andai a parlare con il conduttore.
Era il dott. Giancarlo Rosati, l'avevo conosciuto nel Centro Sai Baba che avevo frequentato quasi dieci anni prima per un paio di mesi, per seguire le conferenze di un prete straordinario, Don Mario Mazzoleni, che poi ovviamente venne scomunicato, ma per me e tanti altri, è rimasto Don Mario, per sempre.
Premetto subito che nessuno e dico nessuno, ha mai cercato di convertirmi o mi ha mai chiesto contributi economici, neanche velatamente. Sembra che altrove non sempre sia stato così, ma non nel centro Sai Baba di Milano. L'unico vincolo era che, durante le conferenze e i riti, gli uomini e le donne erano separati.
Premetto inoltre che non sono mai stato credente, né credo di esserlo tuttora, se per credente si intende credere nell'esistenza di un essere superiore in cui credere e ai cui riti aderire.
Su questo questo piano mi ritengo ateo. E tanto meno, quindi, sono mai stato devoto di Sai Baba. E nel seguito sarà più chiaro il perché.
Ma se credere vuol dire praticare, allora qualche cosa in più c'è
In questi giorni, ho cercato qualcosa di Don Mario, e ho scoperto in rete dei piccoli tesori di allora che pensavo fossero andati persi. Alcuni li riporterò nei post successivi.
É stato un tuffo nel mio passato, parliamo dei primi anni 90, febbraio-marzo del 1991.
Mi fa piacere condividere qualcosa di quella esperienza, a cui devo tuttora molto, per ciò che ha significato l'unione tra la pratica di consapevolezza laica che in quei mesi venne integrata dalla pratica orientale, per quel poco che l'ho potuta conoscere.
A quel centro ero arrivato grazie ad un caro amico di allora, un collega devoto di Sai Baba. Fu una esperienza fondamentale, questo prete, anch'esso devoto di Sai Baba, mi introdusse a concetti per me assolutamente nuovo
In primo luogo l'idea che Dio è uno ma si manifesta incarnandosi in forme umane diverse, Gesù, Maometto, Krishna .... e più recentemente anime come Yogananda, Sai Baba, ecc
In secondo luogo, l'idea che esistono valori universali, ad esempio amore, verità, pace, rettitudine, non-violenza, da cui derivano tutti gli altri che dovrebbe unire ogni religione che si rispetti
Da questo derivava, inevitabilmente, il carattere ecumenico della religione, se sana, se vera.
Una cosa che mi aveva colpito molto era stata, a Natale, l'iniziativa di religiosi di fedi diverse che avevano celebrato insieme il santo natale, condividendo ognuno i riti degli altri, in un unico momento di comunione universale
Un'altra cosa era stato scoprire che in India, nell'Ashram dove viveva Sai Baba con la sua comunità era normale celebrare ricorrenze di altre religioni, e in particolare proprio il Natale.
In terzo luogo, l'idea che la fede è solo ed esclusivamente pratica di valori: se non pratichi quotidianamente i valori in cui dici di credere, allora non credi
Don Mario spiegava come l'ego porta alla divisione, e come sia importante la messa come momento di comunione: andare a messa in modo meccanico, pensando ad altro, senza viverla, è del tutto inutile, agli altri come a se stessi.
E, nello modo, l'importanza dell'avvento come momento di preparazione comune allo svuotamento dell'ego per arrivare pronti al grande momento di comunione costituito proprio dal Natale.
cardini da cui scaturiscono tutti gli altri.
La chiave di tutto è che la costante e progressiva messa in pratica di questi valori nella vita quotidiana costituisce la vera essenza della spiritualità.
Per me, nato con il catechismo degli anni 60, era una sorta di rivoluzione. Mi era stato allora insegnato che prima di tutto devi credere in Dio, se non pratichi, è secondario, quasi come se fosse irrilevante.
E che quindi diventa più importante la partecipazione anche meccanica alla messa domenicale (e quindi l'offerta .... i soldini ....) che non la pratica quotidiana
È chiaro che poi, quando si diventa un po' più grandicelli, questa idea ti allontana dalla fede, la rende un cumulo di ipocrisie
Qui finalmente, vedevo il contrario, non solo che se non pratichi non credi, ma soprattutto che questo dovrebbe essere il messaggio vero di tutte le religioni che in questo sono la stessa cosa, almeno nel loro zoccolo duro originario (le sovrastrutture aggiunte negli anni in modo non disinteressato dal potere laico e religioso in tutto il mondo, è altro)
Un quarto punto era la pratica di consapevolezza. Credevo fosse solo una prerogativa della spiritualità orientale, e invece è o dovrebbe essere pratica anche cristiana
In questo suggerisco la lettura di testi di Anthony De Mello, come "Alle sorgenti", raccolta di esercizi spirituali molto pratici e "Sadhana: un cammino verso Dio" con esercizi di meditazione fortemente legati al rapporto tra anima e corpo.
Non a caso Anthony De Mello era cattolico, un gesuita, ma anche indiano, cresciuto in un ambiente ecumenico, molto vicino alla religiosità orientale, e per di più psicoterapeuta, e quindi profondo conoscitore della ricerca di consapevolezza sia laica sia spirituale.
E non a caso, anche lui credeva nella fede come pratica, e anche lui ebbe i suoi bei problemi con la Chiesa di Roma ....
Significativo che proprio chi ha spiegato meglio di altri l'importanza della fede, ma quella vera, è stato il più messo all'indice dalla Chiesa di Roma
Riguardo la pratica di consapevolezza, Don Mario spiegava magistralmente l'importanza delle preghiera vissuta in modo non meccanico, per entrare in rapporto con se stessi, e l'analogia tra pratiche da me mai praticate, come il rosario, con i mantra dei monaci zen, entrambi con lo scopo di favorire il vuoto interiore e quindi la ricerca del sé
Una cosa bellissima che diceva era "studiate, non pregate", cercate sempre dentro di voi.
E a tale proposito ricordava una frase di Gesù quando nel Vangelo dice ai suoi discepoli "Io sono Dio, ma anche voi siete Dio, solo che voi non lo sapete".
Un quinto punto, ancora più importante, è quindi che non importa in cosa credi, un devoto di Sai Baba era del tutto incoraggiato a continuare a praticare la sua fede, nessuno gli chiedeva di convertirsi, la cosa più importante era la pratica dei valori comuni a tutte le religioni.
Per quanto ancora adesso mi dia un po' fastidio il continuo riferirsi a Baba, quando ne parlano i suoi fedeli, riesco comunque a superarlo perché so che in loro Baba è solo un simbolo di valori, quasi un segnaposto che in un nome racchiude un modo di vivere
A chi condivide quel mio stesso fastidio, suggerisco di eseguire questa semplice sostituzione, Baba con "valori e pratica". Chi riuscirà a farlo ne avrà solo da guadagnare
In questo Thread si è parlato di morte, si è detto che quando si è compiuta la propria missione, il corpo può morire. Già allora mi è piaciuta poco questa tesi, perché grandi anime dovrebbero vivere e predicare il più a lungo possibile
Prendo atto che grandi anime come Yogananda, Anthony Da Mello, Don Mario Mazzoleni sono morte tutte abbastanza giovani, più o meno tra i 55 e i 60 anni.
Al mio amico, un uomo dolcissimo, uno che praticava e viveva veramente ciò in cui credeva, andò anche peggio, morì in un incidente stradale, un frontale, intorno ai 35 anni.
Continuo a pensare che queste morti siano profondamente ingiuste, ma questo è un mio problema
Un'ultima cosa, tornando a quell'incontro sui valori umani a scuola. Mi avvicinai a Rosati, si trova moltissimo di lui in rete, e mi feci riconoscere, dicendogli "io so chi siete, perché non vi siete fatti riconoscere".
E lui saggiamente rispose "perché in questo modo abbiamo potuto parlare di valori senza suscitare prevenzioni precostituite", e ha avuto ragione
L'incontro fu splendido, perché passarono solo i contenuti, ineccepibili, convincenti, senza mai parlare di religione o di divinità incarnate.
Non so e non saprò mai se Baba sia stato o meno una incarnazione divina, ma conta poco. Ho letto qualcosa di suo, e chiunque avesse letto gli stessi libri senza conoscere l'autore (es se scritto con uno pseudonimo) lo avrebbe trovato illuminante
Un suo devoto è stato ministro della pubblica istruzione indiana, per un po' di tempo. Il suo metodo educativo, finalizzato alla pratica di valori, pratica di consapevolezza, e valorizzazione delle proprie positività era veramente notevole.
Aveva un solo limite, nella diffusione di massa, che ci volevano insegnanti, tanti insegnanti, altrettanto notevoli per poterla praticare nelle scuole, perché non si può predicare bene e poi razzolare male, l'esempio è tutto.