“Era amante, madre e figlia…”.
Parigi. Un orfano inconsolabilei. Edgar Morin si definisce così, da quando è scomparsa sua moglie,
l’amatissima Edwige. Per il celebre intellettuale francese, quella donna era stata tutto.
Da tale straziante condizione è nato un libro bellissimo e struggente, attraversato dal dolore e dominato dall’amore:
Edwige, l’inséparable
“Eravamo inseparabili, radicati l’uno nell’altra, pur conservando ciascuno la propria personalità.
Vivevamo un amore intenso e necessario, fonte continua di gioia e poesia.
Con lei la vita quotidiana era un paradiso e la nostra casa un nido di felicità.
A dieci anni ho perso mia madre, so cosa significa essere orfano.
Alla morte di Edwige ho riprovato le stesse sensazioni, mi sono sentito orfano una seconda volta.
...Ho scritto il libro per far conoscere mia moglie, una persona segreta e quasi misteriosa. Volevo
mostrarne le qualità e la forza, pur senza nasconderne i difetti...Mentre scrivevo, piangevo e soffrivo,
ma continuavo a starle vicino. Era un modo per lottare contro la morte, facendo durare la sua memoria”.