Qui chiedo aiuto
@cocorito e
@cecc88, gli altri due chimici del FOL, per non sparare troppe minkiate
Arrivo volentieri, visto che è abbastanza il mio mestiere.
Dunque, quello che si metterà nei serbatoi nel 2035 sarà esattamente la stessa roba che si mette oggi ovvero una miscela di idrocarburi che viaggia mediamente intorno ai C8 (catene da 8 atomi di carbonio) per la benzina e C14 per il gasolio.
La differenza tra e-fuel e biocarburanti è come si ottengono questi idrocarburi.
Per e-fuels si intendono tutti quelli prodotti a partire da H2 verde (elettrolisi da rinnovabile), per cui i più famosi:
- e-Metanolo (può bruciare, ma esistono prototipi di fuel cell) oppure DME (il suo etere). Dal metanolo si possono fare mille composti, come il MtO (Methanol-to-Olefin) o MtG (Methanol-to-Gasoline), processi tipici di chi ha carbone e non petrolio.
- e-Benzina/Gasolio: dalla CO2 si ottiene syngas (CO+H2) e successiva Fischer-Tropsch per fare idrocarburi (limite può essere l'ottano della benza..). Possibile fare anche metano (Sabatier)
- e-Ammonia (classico Haber Bosch) con H2 verde, sembra candidato per le navi;
Per i biocarburanti la fonte, quello che si chiama feedstock, possono essere o la fermentazione di alcune colture (vi ricordo che il saccarosio presente in tutta la frutta è gia un C6+C5) o il riutlizzo di prodotti organici esausti o di scarto come gli oli di cottura (gli oli vegetali spesso sono già C16 o anche di +) o le resine di scarto dell'industria del legno.
Giusto
Questi mischioni di sostanze organiche se opportunamente trattati assomigliano alla nafta che si ottiene dal petrolio e si possono mandare agli stessi cracker che oggi trattano le fonti fossili per ottenere carburanti e anche monomeri per le plastiche.
La tecnologia esiste da decenni. Neste di cui ho postato il link ieri è leader mondiale nel settore.
Si circa.
Diciamo che le sostanze oleose (qualsiasi trigliceride o acido grasso libero) si prestano molto bene a processi tipo Neste (a occhio, idrogenazione e successiva isomerizzazione/separazione). In uscita trovi gasolio (specifica EN15940, quindi già normato), bionafta (può andare ai cracker o fare un po' di benzina, anche qui problemi con l'ottano), bioJet e BioGPL.
Anche Eni fa roba simile.
Gli zuccheri sono solitamente fermentati ad alcol, che è già combustibile, ma esistono interessanti progetti già in scala decente per produrre una sorta di olio, potenzialmente alimentabile ai processi di cui sopra.
Gli e-fuel fanno la stessa roba partendo da CO2 +H2O. A naso è un processo estremamente energivoro, ancora in fase di studio senza parlare di dove pensiamo di andare a recuperare la CO2 visto che nell'aria è in tracce, si parla di ppm.
Le idee più credibili parlano di catturare CO2 concentrata dalle fonti non abbattibili (Centrali a gas, Raffinerie, Cementifici e Acciaierie, Vetro e Ceramica..) per passare alla cattura dall'aria solamente tra 20-30 anni (ma per quella, dico io, abbiamo le piante!)
I processi in parte ci sono (Fischer Tropsch, produzione di Metanolo e/o derivati), ma manca in primis una badilata di energia quasi gratis. QUesta serve in primis per l'idrogeno (la cui filiera è tutta da farsi) ma pure per i processi.
A livello di bilancio energetico secondo me i biocarburanti sono nettamente da favorire visto che a mettere in fila gli atomi di carbonio ci pensa la natura con la fotosintesi nelle piante mentre per fare l'e-fuel il medesimo processo lo deve fare un impianto industriale che naturalmente ciuccia energia e o la fai da solo/vento/maree/atomo se no genera anch'esso CO2
E tutto questo pensando che spaccare la molecola dell'acqua per ottenere H2 si faccia a gratis con il processo descritto poco sopra.
Tendenzialmente hai ragione. Dovendo essere onesto, il problema dei biofuels è la carica. Oggi l'olio esausto sul mercato costa più (o uguale) al gasolio fossile, figuriamoci il prodotto finale.
La scalabilità sembra limitata se pensiamo alle colture classiche con rese in olio bassine, anche tenendo conto di dover usare territori non utilizzabili per feed e food.
Vantaggio degli e-fuels sarà l'intermittenza rinnovabile e eterogeneità delle fonti:
- aumentando l'installato e non avendo realmente degli stoccaggi credibili è credibile un aumento crescente di energia da buttare. Certo, non bastano certamente i picchi per fare grandi produzioni, ma è possibile che si arrivi in una decina d'anni a costi quantomeno accettabili;
- gli e-fuels consentono di esportare energia rinnovabile. Paesi tipo quelli sahariani, ma anche l'Australia o altri simili, potrebbero efficacemente sovrainstallare produzione rinnovabile (data la maggior potenzialità in termini di irraggiamento, vento e/o spazi) diventando così esportatori di energia. Se l'idrogeno appare un po' complesso da spostare, avere il suo utilizzo immediato in fuel liquidi e "noti" cambia di molto le cose. IEA proponeva un caso studio tra Australia e Giappone con l'idrogeno, verosimilmente valido con e-fuels.
Perché queste considerazioni non sono state tenute presenti nella negoziazione con la UE?
Boh. Forse perché quelli che sanno queste cose in Italia stanno molto alla larga dalla politica e a Bruxelles ci mandiamo le capre.
Non sono espertissimo di politica comunitaria, ma non escludo l'invio di polli, sia lato aziende che lato politica.

Inoltre c'è da una parte molta ignoranza (per molti parlamentari biofuel = palma, sebbene sia ormai bandita) e dall'altra un fronte industriale sempre spezzettato (costruttori automotive in primis).
Ho personalmente partecipato a sessioni in cui si presentava un modello interessante:
Frontier Economics. In pratica attraverso un sistema di crediti si offre maggior flessibilità al produttore di auto nel vendere veicoli a basse emissioni, utilizzando anche fuel rinnovabili. Ai tempi giravano ovviamente con Neste ^^