harley-law
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Ognuna potente come 50 atomiche di Hiroshima... quindi quasi 100mila Hiroshima...La follia dell'essere umano
Rischio missili sulla fabbrica nucleare ucraina: se ci colpiscono come 3 Hiroshima- Corriere.it
E perché lo racconta al «Corriere»? Non ha paura che i russi bombardino?
«Qui era tutto sovietico, ricorda? Lo sanno i russi e gli americani. Avevamo 1.900 testate atomiche in Ucraina quando l’Urss si è dissolta. Ogni testata aveva la potenza di 50 bombe di Hiroshima. Le abbiamo date tutte a Mosca in base al Memorandum di Budapest del 1994. Era tutto un elogiarci per aver aderito al trattato di non proliferazione nucleare. Qui a Pavlograd ci sono rimasti i missili che trasportavano le bombe e li dobbiamo smantellare. Per un po’ hanno pagato gli americani, adesso spendiamo 20 milioni l’anno di tasca nostra».
Ed è un lavoro difficile?
«I missili avevano tre fasi. Da 50, da 30 e da 17 tonnellate di combustibile solido. Dobbiamo ancora svuotare i fusti da 50 tonnellate l’uno».
È un problema?
«Il combustibile solido dei missili è un esplosivo. E qui ce ne sono svariate milioni di tonnellate. Se venisse colpito da una bomba addio a tutti».
Saranno in bunker sotterranei.
«No, semplici capannoni refrigerati».
Non è pericoloso?
«Due giorni fa è caduta a 800 metri una bomba russa ed ha incendiato un prato dove pascolavano bufali, cervi e cinghiali che teniamo come verifica di eventuali inquinanti. Se avesse centrato uno dei magazzini dei missili, addio a tutto e a tutti nel raggio di 150 chilometri. L’enorme nube tossica di acido cloridrico che si sprigionerebbe dall’esplosione ucciderebbe lentamente 3 o 4 milioni di persone e causerebbe una catastrofe ecologica”.
Follia.
«Credo che i russi abbiano sbagliato a sganciare, ma il problema è che noi non sapevamo di dover proteggere i missili da una guerra. Nel Memorandum c’era scritto che, rinunciando alle atomiche, l’Ucraina aveva la garanzia della sicurezza e dell’integrità territoriale. Si parlava anche di astensione dall’uso della forza o della pressione economica nei nostri confronti. I firmatari non erano San Marino o il Principato di Monaco, ma Russia, Stati Uniti e Gran Bretagna».
Lei c’era?
«Ero nel team negoziale e sono orgoglioso della denuclearizzazione dell’Ucraina, ma pentito di aver restituito i missili».
Non sono qui da smantellare?
«Solo gli intercontinentali. Quelli tattici, X55, X101, e quelli nucleari SS21 e SS22 li abbiamo consegnati alla Russia. Assieme ad aerei come Tu-22 e Tu-160 che adesso volano sulle nostre città e ci bombardano con i missili che gli abbiamo dato noi. Molto pentito».
Perché quella scelta?
«C’era chi voleva rinunciare a tutto e chi voleva tenersi qualcosa, come garanzia, almeno per 15 o 20 anni. Il primo gruppo ha vinto perché fortemente pressato dagli Usa e anche dalla Russia. Non credo li perdonerò mai».
Rischio missili sulla fabbrica nucleare ucraina: se ci colpiscono come 3 Hiroshima- Corriere.it
E perché lo racconta al «Corriere»? Non ha paura che i russi bombardino?
«Qui era tutto sovietico, ricorda? Lo sanno i russi e gli americani. Avevamo 1.900 testate atomiche in Ucraina quando l’Urss si è dissolta. Ogni testata aveva la potenza di 50 bombe di Hiroshima. Le abbiamo date tutte a Mosca in base al Memorandum di Budapest del 1994. Era tutto un elogiarci per aver aderito al trattato di non proliferazione nucleare. Qui a Pavlograd ci sono rimasti i missili che trasportavano le bombe e li dobbiamo smantellare. Per un po’ hanno pagato gli americani, adesso spendiamo 20 milioni l’anno di tasca nostra».
Ed è un lavoro difficile?
«I missili avevano tre fasi. Da 50, da 30 e da 17 tonnellate di combustibile solido. Dobbiamo ancora svuotare i fusti da 50 tonnellate l’uno».
È un problema?
«Il combustibile solido dei missili è un esplosivo. E qui ce ne sono svariate milioni di tonnellate. Se venisse colpito da una bomba addio a tutti».
Saranno in bunker sotterranei.
«No, semplici capannoni refrigerati».
Non è pericoloso?
«Due giorni fa è caduta a 800 metri una bomba russa ed ha incendiato un prato dove pascolavano bufali, cervi e cinghiali che teniamo come verifica di eventuali inquinanti. Se avesse centrato uno dei magazzini dei missili, addio a tutto e a tutti nel raggio di 150 chilometri. L’enorme nube tossica di acido cloridrico che si sprigionerebbe dall’esplosione ucciderebbe lentamente 3 o 4 milioni di persone e causerebbe una catastrofe ecologica”.
Follia.
«Credo che i russi abbiano sbagliato a sganciare, ma il problema è che noi non sapevamo di dover proteggere i missili da una guerra. Nel Memorandum c’era scritto che, rinunciando alle atomiche, l’Ucraina aveva la garanzia della sicurezza e dell’integrità territoriale. Si parlava anche di astensione dall’uso della forza o della pressione economica nei nostri confronti. I firmatari non erano San Marino o il Principato di Monaco, ma Russia, Stati Uniti e Gran Bretagna».
Lei c’era?
«Ero nel team negoziale e sono orgoglioso della denuclearizzazione dell’Ucraina, ma pentito di aver restituito i missili».
Non sono qui da smantellare?
«Solo gli intercontinentali. Quelli tattici, X55, X101, e quelli nucleari SS21 e SS22 li abbiamo consegnati alla Russia. Assieme ad aerei come Tu-22 e Tu-160 che adesso volano sulle nostre città e ci bombardano con i missili che gli abbiamo dato noi. Molto pentito».
Perché quella scelta?
«C’era chi voleva rinunciare a tutto e chi voleva tenersi qualcosa, come garanzia, almeno per 15 o 20 anni. Il primo gruppo ha vinto perché fortemente pressato dagli Usa e anche dalla Russia. Non credo li perdonerò mai».