Le prime CALLIGRAFIE di Boetti nascono all'inizio degli anni '70.
Sono opere concettuali incentrate sugli argomenti della scrittura, della percezione, della parola, in alcuni casi della classificazione.
C'è anche sempre qualcosa di ironico e giocoso, oltre che di poetico e di pensiero.
Queste che posto qui di seguito sono due tra le opere più celebri tra le Calligrafie.
Per me sono un po' opere leggendarie, avendole viste da sempre pubblicate sui libri più importanti dedicati a Boetti, ed essendo state incluse nelle sue maggiori esposizioni retrospettive.
Partendo dalle più datete, a guardarle, queste due opere del 1971 e 1972 sono visivamente molto diverse, ma in effetti ciò che le accomuna è proprio la Calligrafia, mentre si differenziano per il "meccanismo" con cui sono concepite.
Ma il primo "strato" che è evidente per entrambe è appunto quello visivo, quello della bella calligrafia, la cui esecuzione fu in entrambi i casi affidata ad un calligrafo.
Boetti sosteneva che per lui - da destrorso - scrivere con la sinistra fosse disegnare, quindi nelle opere da lui stesso eseguite vediamo comparire dei testi che scritti con la sinistra diventano anche "decorativi", ma nel caso delle Calligrafie eseguite da calligrafi, sicuramente si può dire che pur eseguite con la destra rientrino a pieno titolo nel disegno, nella dimensione quindi dell'estetica.
La seguente
Calligrafia del 1971 è legata ad un meccanismo di classificazione, legato alla casualità e alle coincidenze, quindi anche al gioco.
Boetti parte dal proprio numero telefonico e va a ricercare sui vari elenchi chi siano gli intestatari del medesimo numero telefonico in altre città italiane, dopo di che li ordina in una lista in base all'ordine alfabetico.
Di questi soggetti sconosciuti e lontanissimi, Boetti trova questo casuale punto di incontro. Una "felice coincidenza".
Vedi l'allegato 2875497
Quest'altra
Calligrafia del 1972 mette invece in atto un meccanismo (s)compositivo legato all'anno di esecuzione, ossia il 1972.
Il modello di quest'opera è un celeberrimo lavoro del 1970 "EMMEIELLEENNE..." (eseguito nelle varianti in ghisa e in legno).
In questo caso, la data di esecuzione si "nasconde" nella sua trasformazione da numero a lettera, diventando "millenovecentosettantadue" scritta lettera per lettera in verticale, modalità di scrittura che poi sarà utilizzata l'anno successivo con gli arazzi ricamati a Kabul.
Il soggetto, nascosto dietro alla Calligrafia, è la data, tema centrale e ricorrente nella ricerca di Boetti, basti pensare ai successivi Calendari ma anche a moltissimi altri lavori dedicati al tempo.
Una data circoscritta in un quadrato, che è poi lei stessa un quadrato magico di cinque lettere per cinque, esattamente come sarà poi concepita la celebre frase "Cinque x Cinque Venticinque".
Vedi l'allegato 2875498
Successivamente, negli anni '80, Boetti intraprende un nuovo ciclo di Calligrafie, questa volta in seguito alle suggestioni derivanti dai suoi viaggi in Giappone.
Queste nuove opere vengono eseguite usando l'antica tecnica giapponese della piegatura della carta di riso, e una volta eseguita la piegatura Boetti fa eseguire ad un Maestro Calligrafo la scrittura di un ideogramma con l'inchiostro nero.
Il passaggio successivo è la dilatazione e frammentazione di quella scrittura, tramite la ri-stesura dell'intero foglio, che lascia quindi delle interruzioni all'interno dell'ideogramma, in qualche modo celandone il significato e presentando una nuova realtà visiva e che crea una sorta di nuovi spazi di pensiero.
Gli elementi al centro di questi lavori sono sempre la parola, la scrittura, la sua raffigurazione, la sua lettura, conoscendo le regole del gioco.
Le frasi boettiane che secondo me riassumono al meglio il concetto di queste nuove Calligrafie sono "Piegare e spiegare" e "Svelare e rivelare".
Una delle opere più famose e rappresentative di questo ciclo è
"Vento", del 1985. Emozionante!
Vedi l'allegato 2875499