Alighiero Boetti III

@Biagio.tv trovo questi due ultimi appunti su Boetti davvero molto centrati. Il problema e' che invece proprio l'argomento dei record prices fara' impennare le richieste in galleria anche se vuoi immotivatamente - proprio per quanto detto complessivamente -.

Rimane quindi solo l'ambito del mercato delle aste, vediamo se qualcuno (piu' d'uno) incoraggiato dai successi recenti, mettera' in asta lavori piu' "di nicchia" (per capirci) oppure no... questo e' tutto da vedere.

Saluti
 
Ciao, ti rispondo con qualche personale ragionamento, allargano un po' il discorso :)

Per gli amanti della sintesi... :D qualche riflessione sulla recente aggiudicazione a cifra record della Mappa Rosa, che mi viene dopo avere scritto un paio di righe sul 3D di Schifano in seguito al suo nuovo record.

Ecco: non è che perchè un capolavoro fa una cifra record che in automatico allora salgano le quotazioni di tutta la produzione.
Questo può accadere solo quando un artista abbia un seguito collezionistico di una certa portata e costanza.

Del resto non è che perchè una tipologia di opere sia più compresa o apprezzata dal mercato che questo trascini "in automatico" tutto le varie tipologie.
Non funziona così, e chi si aspetta questo non ha capito molto di come funziona il mercato o il collezionismo.
Tra l'altro, proprio per questo continuano ad esserci degli spiragli di opportunità di acquisto.

La gente, ossia i collezionisti, ossia "il mercato", compra ciò che conosce e che comprende.
Non è necessario - come qualcuno qui tenderebbe a pensare, e dico "qui" perchè la platea è di frequentatori di livello avanzato - che tale "comprensione" delle opere sia di tipo assoluto o approfondito o da studioso.
Questo tipo di mentalità è tipica di chi - come tanti di noi qui sul fol - ha passato tanto a studiare e documentarsi comperando libri, frequentando mostre, fiere, musei ecc.
Ma il mondo reale del collezionismo non è un riflesso a nostra immagine e somiglianza, come in molti per qualche motivo suppongono.
Anzi, direi che il tipico collezionista "studioso" è una parte del tutto minoritaria rispetto al mercato dell'arte nel suo complesso.

Questo cosa vuol dire? Vuol dire ad esempio che il "collezionista studioso" avrebbe potenzialmente degli strumenti di conoscenza che il "collezionista appassionato" non ha.
E questo potrebbe in astratto consentirgli di arrivare prima su un artista o su una parte di produzione di un artista.

Ciò mi fa tornare sul tema delle "carte" (che inizio a condividere qui ma che magari amplierò ulteriormente prossimamente).

Come mai le carte - o meglio, alcune carte - di Boetti si possono comperare ancora a cifre "abbordabili" o per lo meno inferiori ad altre tipologie di opere?
Semplicemente perchè ancora ad oggi sono state poco valorizzate, poco note, e sostanzialmente riservate ad una nicchia di "collezionisti studiosi" che le hanno comprese e metabilizzate, e sono quindi in grado di avere maturato una sensibilità per apprezzarle.

Fino a qualche anno fa, anche le Biro o gli Aerei erano opere più di nicchia, e del resto opere come i Calendari si potevano comperare a pochissimo, ma anche dei collage o delle carte quadrettate.

Ecco, non è che ci si possa aspettare che siccome una Mappa capolavoro ha fatto 5 milioni, che un Calendario domani mattina valga 100.000 euro o una Biro 70x100 500.000 euro o un Cimento altrettanto.
Sono opere che hanno tutte le potenzialità di aumento, ma non c'è un automatismo: bisogna che il collezionismo allargato inizi ad avere maggiore confidenza con queste opere, e questo accade quando escono importanti monografie o si organizzano esposizioni di rilevo che mettono nuova luce su una specifica produzione di un artista.

Si potrebbe anche dire che quello che deve cambiare è la PERCEZIONE che il collezionismo ha per un artista, per le sue opere o per alcune tipologie di opere.

Boetti 30 anni fa era lo stesso gigante che oggi viene osannato ad ogni occasione, ma per decenni la percezione che la maggiorparte dei collezionisti aveva era molto riduttiva.
Basti pensare non solo alle quotazioni, ma proprio alla considerazione che avevano molte sue opere, come ad esempio gli "arazzini", che erano fino ad alcuni anni fa snobbati - se non scherniti e derisi - dai più, e oggi sono visti meritatamente dal mondo intero come delle preziose gemme, e pagati di conseguenza.

Oggi il collezionismo allargato "ha capito" che i ricami sono opere importanti.
Non necessariamente li ha studiati o compresi fino in fondo nella loro essenza.
Magari in tanti tra coloro che li comperano apprezzano semplicemente la composizione, la frase e i colori, anche senza entrare nel mondo concettuale.
E questo ovviamente succede per tutti gli artisti, da Picasso a Van Gogh: se un facoltoso collezionista può spendere 100 milioni per un Picasso del periodo rosa, lo compera anche semplicemente perchè gli piace, senza avere necessariamente fatto chissà quale percorso di anni di studi. La normalità è questa.

Tornando quindi a monte, ci sono ancora delle tipologie di opere di Boetti che non sono note al grande pubblico collezionistico tanto quanto lo possono essere le Mappe, le Biro o gli Arazzi.
O magari sono note a livello superficiale, ma non hanno avuto la necessaria visibilità per far sì che le persone le percepiscano per la loro reale importanza.

Parlando a livello personale, io sono sempre stato appassionato un po' di tutta la produzione di Boetti e l'ho studiata molto in tutte le sue sfaccettature. Ho sempre avuto una grande considerazione per le opere su carta quadrettata, dai "Cimenti" ai "Quadratini anneriti", ma capisco perfettamente che per arrivare a comprendere queste tipologie di opere sia necessario fare un percorso piuttosto impegnativo, che poi però una volta imboccato fa apprezzare le cose in modo completamente diverso.
Anche qui sul FOL, dove ci sono conscitori e collezionisti "advanced", non so quanti possano realmente avere compreso il significato di quelle opere e siano in grado di leggerle e di spiegarle. Onestamente credo veramente in pochissimi.
Probabilmente qui in molti sono in grado di riconoscerle come opere di Boetti, ma in quanti ne conoscono meccanismi e significati?
Immaginiamoci in una platea ben più ampia, che è quella del mercato collezionistico.

Ecco, già i Calendari ad esempio nella loro semplicità hanno un impatto forte ed iconico che a livello collezionistico può essere un vantaggio. La genialità di Boetti sta anche nell'aver compreso la potenza di una data...
Ma appunto tante opere su carta necessitano di un approfondimento che le rende ancora in questa fase più comprensibili ed apprezzabili da una fascia collezionistica contenuta e iper splecializzata, che pur si sta sempre maggiormente allargando, ma ancora c'è tanta strada da fare.

E ripeto, per chi ha gli strumenti per comprenderle, questo è un aspetto che può permettere di discernere la qualità di certe opere o ancora di comperare cose che un domani chissà...

Scusa, Biagio, ma il tuo intervento mi ha fatto fare una considerazione che è OT ma mi pare sensato inserire qui.

Si dice sempre, e io per primo, che bisogna studiare i libri, andare alle mostre, frequentare musei e gallerie, ecc. È giusto dare questo consiglio, perché, in generale, è il metodo più sicuro per non comprare croste e buttare via i propri soldi. Poi, però, come mi hai suggerito anche tu tra le righe, il panorama è molto più vario. Nelle “code” della distribuzione dei collezionisti c’è anche chi ha gusto, occhio e fiuto eccezionali (beati loro!). La storia del collezionismo è pieno di casi di successo di gente che ha comprato senza leggere nulla e senza passare ore a studiare artisti o risultati d’asta. E questo anche senza contare disponibilità economica e propensione al rischio (che sono ulteriori elementi di complicazione, per cui il collezionista non è necessariamente il “topo di biblioteca”).

Scusate l’OT in una discussione molto interessante, soprattutto per me che non sono esperto del mercato di Boetti.
 
Scusa, Biagio, ma il tuo intervento mi ha fatto fare una considerazione che è OT ma mi pare sensato inserire qui.

Si dice sempre, e io per primo, che bisogna studiare i libri, andare alle mostre, frequentare musei e gallerie, ecc. È giusto dare questo consiglio, perché, in generale, è il metodo più sicuro per non comprare croste e buttare via i propri soldi. Poi, però, come mi hai suggerito anche tu tra le righe, il panorama è molto più vario. Nelle “code” della distribuzione dei collezionisti c’è anche chi ha gusto, occhio e fiuto eccezionali (beati loro!). La storia del collezionismo è pieno di casi di successo di gente che ha comprato senza leggere nulla e senza passare ore a studiare artisti o risultati d’asta. E questo anche senza contare disponibilità economica e propensione al rischio (che sono ulteriori elementi di complicazione, per cui il collezionista non è necessariamente il “topo di biblioteca”).

Scusate l’OT in una discussione molto interessante, soprattutto per me che non sono esperto del mercato di Boetti.

ciao, magari li conosci tutti tu, ma che la storia del collezionismo sia piena di casi di successo di persone che non hanno letto o studiato nulla a me non risulta
 
ciao, magari li conosci tutti tu, ma che la storia del collezionismo sia piena di casi di successo di persone che non hanno letto o studiato nulla a me non risulta

Ciao Ostenda.

Qualcuno l’ho conosciuto anche io. Per esempio hanno comprato artisti africani o cinesi, senza leggere testi prima, anche perché non erano ancora disponibili. Ma ci sono e ci sono sempre stati quelli che comprano artisti giovani e in vita, fidandosi di istinto e occhio. Anche Boetti non è che non lo comprasse proprio nessuno prima e non è che tutti fossero bibliofili. Per conto mio, non è sempre questione di fortuna, ma anche in questo campo (il collezionismo) esiste il talento (riservato in un dato periodo a pochi – io non tra questi – che diventano un certo numero se guardiamo a tutta la storia). Poi, resta un’opinione, magari sbagliata. Non vorrei portare la discussione troppo OT. Scusate ancora.
 
Questa tua frase che mi dà un ulteriore spunto: se una persona ha gli strumenti e la sensibilità per apprezzare certe opere - ad esempio Cimenti / Autodisporsi ma anche in generale altre opere - dovrebbe ritenere un "minore successo di mercato" come un vantaggio, se è potenzialmente interessato all'acquisto.
Ovviamente deve essere appassionato di quelle tipologie di opere: se non sono nelle sue corde è meglio lasciar stare a prescindere da valori, andamenti e potenzialità.

PS. se riesco più tardi provo a darti qualche riferimento sui valori di mercato. O magari nel frattempo altri lo faranno prima di me.

Ciao Biagio, io impazzisco per i lavori del periodo "poverista" degli anni 60..mi piacciono le carte che riprendono gli ambienti (cinepresa, librerie, microfoni), l'iconica foto dei gemelli e l'altrettanto iconico manifesto del 1967, le dame (parlando di opere non su carta).
I prezzi delle dame so che ormai sono stellari...forse perchè, come hai scritto tu, c'è la consapevolezza dell'associazione opera=artista nel largo pubblico collezionistico.
come "siamo messi" invece sulle carte del periodo poverista ?
 
Ciao Ostenda.

Qualcuno l’ho conosciuto anche io. Per esempio hanno comprato artisti africani o cinesi, senza leggere testi prima, anche perché non erano ancora disponibili. Ma ci sono e ci sono sempre stati quelli che comprano artisti giovani e in vita, fidandosi di istinto e occhio. Anche Boetti non è che non lo comprasse proprio nessuno prima e non è che tutti fossero bibliofili. Per conto mio, non è sempre questione di fortuna, ma anche in questo campo (il collezionismo) esiste il talento (riservato in un dato periodo a pochi – io non tra questi – che diventano un certo numero se guardiamo a tutta la storia). Poi, resta un’opinione, magari sbagliata. Non vorrei portare la discussione troppo OT. Scusate ancora.

ok credo di avere in mente il tipo di collezionisti a cui ti riferisci, in quel caso però bisogna precisare che magari ne comprano 50 o 100 di giovani artisti Cinesi o Africani, poi uno sfonda e gli altri rimangono dei signor nessuno, quindi più o meno di fortuna si tratta ...
 
Innanzitutto grazie Biagio per la pazienza e la cortesia.

Condivido e apprezzo il tuo intervento in linea generale, mi riesce però difficile comprendere come il c.d. grande pubblico "salti" a piè pari un periodo / una tipologia di opere. Mi spiego meglio, il periodo poverista è affermato ed ha quotazioni importanti, mi permetto di dire "legate al periodo" nel senso che dalle dame alle installazioni (quelle pochissime commerciate) tutte le opere si assestano su un ordine di grandezza economico elevato.
Lo stesso ormai accade con gli arazzi e le biro e comunque per molte opere diciamo anni 80-90.
Le carte quadrettate che citavo (Cimento e Autodisporsi) invece, nonostante siano state oggetto di mostre importanti anche con l'artista in vita, noto che mantengono in asta risultati tutto sommato costanti, ed è un qualcosa di molto particolare... di qui la mia domanda sul reale valore di scambio attuale, ovviamente pour parler, di questo tipo di opere.

A mio avviso Boetti che si approccia al concetto di tempo, lampada annuale ma anche e soprattutto Cimento ed Autodisporsi ha ad oggi un valore commerciale a mio avviso tutto sommato basso.

Tempo fa acquistai 12 forme, che ritengo comunque un'opera speciale, e nonostante l'incremento rapido dell'artista in generale, non credo che realizzerei un guadagno a cedere l'opera, cosa che peraltro non è mia intenzione fare, ma era a titolo di esempio.

Non voglio annoiarvi oltre, ma la "questione mercato" di Boetti mi pare davvero singolare.
 
@Biagio.tv trovo questi due ultimi appunti su Boetti davvero molto centrati. Il problema e' che invece proprio l'argomento dei record prices fara' impennare le richieste in galleria anche se vuoi immotivatamente - proprio per quanto detto complessivamente -.

Rimane quindi solo l'ambito del mercato delle aste, vediamo se qualcuno (piu' d'uno) incoraggiato dai successi recenti, mettera' in asta lavori piu' "di nicchia" (per capirci) oppure no... questo e' tutto da vedere.

Saluti

Grazie @Elle!

Un record price certamente contribuisce ad "Attirare l'attenzione" su un artista, ed è un ottimo indicatore del mercato, ma per come la vedo io non si traduce in un automatismo di aumenti di quotazioni, A MENO CHE, come ho scritto, non si inserisca in un trend complessivo di andamento del mercato di un artista.

Per spiegarmi meglio, se uno prende un artista "x" con un mercato piatto, può accadere che ci sia un importante record ma è un po' un fuoco di paglia.

Viceversa, se il record si inserisce in un contesto di mercato in cui già c'è un'attenzione collezionistica vivace, allora questo può certamente dare un imput.
Ed è questo il caso di Boetti, del quale vediamo un mercante da oltre due decenni in fermento. Quindi un aumento di richieste anche in galleria non solo non mi stupirebbe ma in questo caso lo riterrei anche piuttosto motivato (non solo per il record della Mappa, ma per la serie di risultati degli ultimi due anni, con un trend in continua crescita!).

Lavori più "di nicchia" sono in ogni caso rari a vedersi anche per una questione di produzione più esigua. In ogni caso capitano ogni tanto, mi viene da pensare anche in tempi recenti ad esempio da Martini, ma non solo. E anche nelle gallerie ogni tanto esce qualcosa.
 
Scusa, Biagio, ma il tuo intervento mi ha fatto fare una considerazione che è OT ma mi pare sensato inserire qui.

Si dice sempre, e io per primo, che bisogna studiare i libri, andare alle mostre, frequentare musei e gallerie, ecc. È giusto dare questo consiglio, perché, in generale, è il metodo più sicuro per non comprare croste e buttare via i propri soldi. Poi, però, come mi hai suggerito anche tu tra le righe, il panorama è molto più vario. Nelle “code” della distribuzione dei collezionisti c’è anche chi ha gusto, occhio e fiuto eccezionali (beati loro!). La storia del collezionismo è pieno di casi di successo di gente che ha comprato senza leggere nulla e senza passare ore a studiare artisti o risultati d’asta. E questo anche senza contare disponibilità economica e propensione al rischio (che sono ulteriori elementi di complicazione, per cui il collezionista non è necessariamente il “topo di biblioteca”).

Scusate l’OT in una discussione molto interessante, soprattutto per me che non sono esperto del mercato di Boetti.

Tema piuttosto interessante Stefano!
Certo, ci sono anche quei collezionisti diciamo con un gusto o intuito. Magari in buona parte cose di questo tipo accadono o in determinati momenti storici - pensiamo agli anni 60-70 - in cui qualcuno comperava direttamente gli artisti contemporanei quando erano giovani e di belle speranze.
O al caso citato da Ostenda.
O anche per ipotesi uno con grandissime possibilità che comprasse - anche senza preparazione - opere anni 60-70 di tutti gli artisti poveristi. Lì avrebbe la garanzia di una collezione museale senza nemmeno aprire un libro :)
 
Ciao Biagio, io impazzisco per i lavori del periodo "poverista" degli anni 60..mi piacciono le carte che riprendono gli ambienti (cinepresa, librerie, microfoni), l'iconica foto dei gemelli e l'altrettanto iconico manifesto del 1967, le dame (parlando di opere non su carta).
I prezzi delle dame so che ormai sono stellari...forse perchè, come hai scritto tu, c'è la consapevolezza dell'associazione opera=artista nel largo pubblico collezionistico.
come "siamo messi" invece sulle carte del periodo poverista ?

Ciao Artix! Beh, ti piaccono alcune delle cose top, dici niente :-)))

Carte del periodo poverista - 1966/1969 - sono pochissime, direi quasi impossibili da vedere sul mercato. A me ad esempio piacciono tantissimo i "bollini adesivi colorati" del 1968 (ne avrei potuto comperare uno mille anni fa, bellissimo ma non è andata in porto...).

Dopo di che si arriva alla produzione concettuale post-poverista a partire dal "Cimento" nel 1969 fino alle carte quadrettate degli anni '70 passando per i Calendari e poi i successivi sviluppi di varietà dalle Biro alle Calligrafie.
Poi si entra negli anni '80 con tantissime altre tematiche, che tra l'altro saranno al centro del volume del Catalogo Ragionato di prossima uscita (periodo 1980-87).
 
Innanzitutto grazie Biagio per la pazienza e la cortesia.

Condivido e apprezzo il tuo intervento in linea generale, mi riesce però difficile comprendere come il c.d. grande pubblico "salti" a piè pari un periodo / una tipologia di opere. Mi spiego meglio, il periodo poverista è affermato ed ha quotazioni importanti, mi permetto di dire "legate al periodo" nel senso che dalle dame alle installazioni (quelle pochissime commerciate) tutte le opere si assestano su un ordine di grandezza economico elevato.
Lo stesso ormai accade con gli arazzi e le biro e comunque per molte opere diciamo anni 80-90.
Le carte quadrettate che citavo (Cimento e Autodisporsi) invece, nonostante siano state oggetto di mostre importanti anche con l'artista in vita, noto che mantengono in asta risultati tutto sommato costanti, ed è un qualcosa di molto particolare... di qui la mia domanda sul reale valore di scambio attuale, ovviamente pour parler, di questo tipo di opere.

A mio avviso Boetti che si approccia al concetto di tempo, lampada annuale ma anche e soprattutto Cimento ed Autodisporsi ha ad oggi un valore commerciale a mio avviso tutto sommato basso.

Tempo fa acquistai 12 forme, che ritengo comunque un'opera speciale, e nonostante l'incremento rapido dell'artista in generale, non credo che realizzerei un guadagno a cedere l'opera, cosa che peraltro non è mia intenzione fare, ma era a titolo di esempio.

Non voglio annoiarvi oltre, ma la "questione mercato" di Boetti mi pare davvero singolare.

Ciao Viliano!
Non è che il grande pubblico "salti a piè pari un periodo o tipologia di opere", semplicemente si indirizza verso le cose che conosce ossia quelle più note.
Basti pensare che gli stessi Calendari - tipologia di opere già molto riconoscibile ma più di "nicchia" - fino a pochi anni fa passavano sul mercato a cifre estremamente contenute e gradualmente anche un pubblico più ampio ne ha capito l'importanza e c'è stata una crescita di collezionismo e quotazioni.

Opere come il Cimento o Autodisporsi, secondo me ancora oggi oltre agli appassionati solo una parte del "grande pubblico" le conosce e le associa a Boetti.
Teniamo presente che il formato medio di queste opere è 70x100 (un formato piuttosto standard per Boetti), e che per opere belle di questi cicli in questo formato, nonostante siano di nicchia, si arriva facilmente oltre i 100.000 euro.
Lavori meno riusciti o leggermente più piccoli possono costare qualcosa di meno, ma in quel caso - se uno ha questo budget da investire - meriterebbero davvero un pensiero perchè si tratta di opere assolutamente importanti e rappresentative.

PS. complimenti per le "12 Forme", sono una delle più belle e significative edizioni realizzate da Boetti. Le edizioni hanno un mercato diverso da quello dei pezzi unici, ma danno la possibilità con una cifra tutto sommato contenuta la possibilità di possedere cose anche di livello, proprio come in questo caso. Le Mappe nascono proprio da lì come concetto, o meglio dalla prima Forma, quella dei Territori occupati da Israele, che fu "ricamata" da Anne Marie Sauzeau ed è uno dei capolavori poveristi di Boetti; mi pare sia del 1967-8, mentre il primo Planisfero con le bandiere dovrebbe essere del 1969. Potrei fare un po' di confusione con le date, ma la cronologia è senz'altro questa.
 
Oltre ai Christo, Artemisia Fine Art (Repubblica di San Marino) ha portato a Flashback anche due opere di Boetti. L'artista era presente con alcune opere anche in altre gallerie, ma non sono riuscito a documentarle (spazi angusti e molta folla).


20221106_122014.jpg


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Oltre ai Christo, Artemisia Fine Art (Repubblica di San Marino) ha portato a Flashback anche due opere di Boetti. L'artista era presente con alcune opere anche in altre gallerie, ma non sono riuscito a documentarle (spazi angusti e molta folla).


Vedi l'allegato 2857328


Vedi l'allegato 2857329

Grazie Stefano!

Aggiungo un'immagine con le due opere messe vicine, e una dello stand della Galleria Repetto ad Artisstima, con Boetti e Kounellis.

IMG_3586.jpg

IMG_3590.jpg

Queste invece è un po' che le ho sul desktop, sono immagini dello stand di Ben Brown a Frieze Masters.

IMG_3194.jpg

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IMG_3585.jpg
 
Buongiorno,

ci sono tantissimi lavori di Boetti per l'asta del Ponte a Milano.

qualcuno vuole commentarli?

grz
 
Buongiorno,

ci sono tantissimi lavori di Boetti per l'asta del Ponte a Milano.

qualcuno vuole commentarli?

grz

Provo a fare una panoramica con qualche mia osservazione, premettendo che tutte le opere di Boetti presentate in questa prima sezione di asta al Ponte, personalmente le trovo molto belle e tutte di interesse collezionistico. Per un motivo o per l'altro le prenderei tutte in considerazione, anche se alcune sono in maggior sintonia con il mio gusto.
Ecco, considererei anche che tra le stime e l'aggiudicazione ci potrebbe essere una certa gara su tutte, visto che partono piuttosto basse, come tipicamente dal Ponte.

La prima cosa che mi verrebbe da notare è che con grande probabilità tutte le opere provengano da una singola collezione; lo desumo dal fatto che i numeri di archiviazione sono tutti recenti e prossimi tra loro. Evidentemente il proprietario le ha fatte archiviare dopo avere deciso di proporle in vendita, e probabilmente le aveva acquistate negli anni direttamente da Boetti (altrimenti le avrebbe fatte archiviare prima...).

Partirei con il Calendario, che è l'opera più piccolina.
L'anno, 1980, è piuttosto datato, e trovo carino che il foglietto con il numero 1 sia proprio l'inizio dell'anno, ossia corrisponda al 1 gennaio.
Tra la opere su carta, i Calendari sono sicuramente tra le opere su carta più riconoscibili anche da un pubblico più ampio, il che potrebbe favorirne una potenzialità di aumento di quotazioni. Concettualmente sono opere dedicate alle date, quindi al tema del tempo, centrale nella poetica di Boetti.
Personalmente metterei giusto in conto una piccola spesa ulteriore per un intervento di ripulitura della carta.

Screenshot 2022-11-15 at 16-13-14 Asta 590 _ Lotto n° 94 - Alighiero Boetti Il Ponte Aste Vendit.png

Un'opera che a me piace molto e che anche in relazione al budget potrebbe essere un'alternativa al Calendario è questa piccola carta del 1978 "Pensando a Tutto".

Screenshot 2022-11-15 at 16-14-03 Asta 590 _ Lotto n° 103 - Alighiero Boetti Il Ponte Aste Vendi.png

Altra alternativa è "Pugno chiuso - Mano aperta" del 1979, che probabilmente non si discosterà molto rispetto all'hammer price del Calendario.
Il tema è quello ripreso da una celebre foto di Boetti fatta a San Bernardino, un autoritratto in cui l'artista ha le braccia stese verso l'alto con una mano aperta e un pugno chiuso. Un po' "tutto e niente" e un po' due modi diversi per due mani uguali, un po' Alighiero e Boetti, le due identità.

Screenshot 2022-11-15 at 16-14-19 Asta 590 _ Lotto n° 104 - Alighiero Boetti Il Ponte Aste Vendi.png

Più o meno sul medesimo budget immagino possa assestarsi la carta 50x70 "MilleNove100OttantaCinque", che ripropone sostanzialmente in versione cartacea un quadrato con le lettere dell'anno 1985, esattamente come si sarebbe potuto vedere su un ricamo.

Screenshot 2022-11-15 at 16-14-48 Asta 590 _ Lotto n° 106 - Alighiero Boetti Il Ponte Aste Vendi.png
 
Mi aspetterei un'aggiudicazione già un più alta per l'opera 70x100 del ciclo "La natura una faccenda ottusa" del 1990. Uno degli ultimi cicli boettiani, e qui in un'opera particolarmente piena e ricca.

Screenshot 2022-11-15 at 16-14-32 Asta 590 _ Lotto n° 105 - Alighiero Boetti Il Ponte Aste Vendi.png

Di tipologia invece completamente differente l'opera del 1975 a china nera su carta quadrettata "Storia naturale della moltiplicazione".
Ecco, qui siamo proprio nel pieno del mondo concettuale di Boetti.
Non ho verificato sul Catalogo Ragionato, ma a spanne direi che potrebbe trattarsi di un'opera inedita (potrei sbagliare eh!).

Probabilmente molti collezionisti preferiranno il boetti concettuale ma allo stesso tempo colorato, come appunto la carta precedente, e ovviamente ci sta, ma personalmente è con questo tipo di opere "matematiche" che io vado in brodo di giuggiole.

Tra tutte le opere su carta appena elencate, questa è quella che io prenderei per la mia collezione ed è quella che trovo più importante, oltre che più rara.
Anche sotto il profilo dell'investimento punterei sicuramente su quest'opera, perchè dentro c'è veramente tantissimo pensiero e sostanza boettiana.

Ad oggi queste opere su carta quadrettata sono molto meno note al grande pubblico, e questo è un vantaggio collezionistico, perchè potenzialmente si possono comperare a meno rispetto ad opere più note come ad esempio le biro, ma non certo di importanza tanto diversa.
Certo, sono opere con un aspetto molto miminale e "secco", e questo le rende più di nicchia rispetto ad altri lavori di Boetti, ma del resto, anche le biro sono opere "secche e minimali", eppure una volta diventate note al collezionismo hanno ricevuto l'affermazione di mercato che meritavano.
Arriverà anche per queste, che a mio parere sono cicli bellissimi e preziosissimi, e ipotizzo possano in futuro aspirare a quotazioni vicine a quelle delle biro.
Se quest'opera superasse (in futuro) i 100.000 euro per me saremmo in un ordine di idee adeguato. In una galleria internazionale potrebbero chiedere ben di più.
Vedremo! :)

Screenshot 2022-11-15 at 16-13-47 Asta 590 _ Lotto n° 102 - Alighiero Boetti Il Ponte Aste Vendi.png

Eccomi arrivato alla biro "La metà, il doppio..." sulla quale c'è poco da dire: magnifica!
Non serve aggiungere altro...

Screenshot 2022-11-15 at 16-13-36 Asta 590 _ Lotto n° 101 - Alighiero Boetti Il Ponte Aste Vendi.png

Ho lasciato l'arazzino "Cinque x Cinque" per ultimo: dulcis in fundo.
Anche qui non saprei cosa scrivere se non che, come tutte le opere appena menzionate, si tratta di un pezzo di bellissima qualità.
I colori sono belli con la particolarità delle lettere "I" con tre colori diversi nel relativo quadratino, e la frase è una di quelle più note.
Direi che anche qui c'è ampio spazio per una bella gara, che potrebbe portare ad un'aggiudicazione doppia rispetto alla stima minima.

Screenshot 2022-11-15 at 16-15-02 Asta 590 _ Lotto n° 109 - Alighiero Boetti Il Ponte Aste Vendi.png

Nel complesso:
in quest'asta ci sono opere molto diverse tra loro, per gusti diversi e anche ad importi diversi; mi sento di dire che nessuna tra queste è "un'opera di firma" o "la voglia di Boetti" ma anzi che sono tutte di bellissimo livello e tutte potrebbero essere un significativo e rappresentativo acquisto boettiano.
 
Nuovo record da Sothebys New York ieri.
La grande mappa ha realizzato quasi 9 milioni di dollari

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