Alighiero Boetti III

  • Ecco la 60° Edizione del settimanale "Le opportunità di Borsa" dedicato ai consulenti finanziari ed esperti di borsa.

    Questa settimana abbiamo assistito a nuovi record assoluti in Europa e a Wall Street. Il tutto, dopo una ottava che ha visto il susseguirsi di riunioni di banche centrali. Lunedì la Bank of Japan (BoJ) ha alzato i tassi per la prima volta dal 2007, mettendo fine all’era del costo del denaro negativo e al controllo della curva dei rendimenti. Mercoledì la Federal Reserve (Fed) ha confermato i tassi nel range 5,25%-5,50%, mentre i “dots”, le proiezioni dei funzionari sul costo del denaro, indicano sempre tre tagli nel corso del 2024. Il Fomc ha anche discusso in merito ad un possibile rallentamento del ritmo di riduzione del portafoglio titoli. Ieri la Bank of England (BoE) ha lasciato i tassi di interesse invariati al 5,25%. Per continuare a leggere visita il link

Sull'onda del post di @zong vorrei innanzitutto approfittare per postare qui di seguito l'arazzo "Order and Disorder", 17x17 cm, realizzato nel 1983 e aggiudicato a circa 200.000 euro.
Colgo anche l'occasione per scrivere che non si trattava di un arazzo consueto, come non lo era il "Non parto non resto" passato da Farsetti mi pare a 130.000 euro o altri che hanno recentmente raggiunto questi livelli economici.

Ecco, non so quanto chi legge questo 3D sia appassionato o conoscitore di Boetti o abbia l'occhio allenato sugli arazzi, ma a livello di collezionismo e di importanza artistica, i due arazzi in questione fanno parte di una galassia a parte, di cui fa parte anche un'altra opera attualmente sul mercato alla quale non faccio ora riferimento ... ;)
Si tratta di opere molto molto molto speciali, per tutta una serie di motivi, che se avrete piacere potremo poi sviluppare ulteriormente.

Le aggiudicazioni di questi due ricami possono dare degli spunti molto interessanti rispetto al mercato di Boetti, ma NON vanno a sovrapporsi alle aggiudicazioni recenti degli altri ricami.
Cioè, non è che perchè il "Non parto non resto" ha fatto 130 o perchè l' "Order and Disorder" ne ha fatti 200 allora tutti gli arazzi valgono queste cifre o possono aspirare oggi a passare in asta a questi importi.
Ci sono opere molto speciali all'interno del mondo degli arazzi che hanno un mercato differente e che, soprattutto ultimamente le sta differenziando moltissimo in termini economici.

Per il resto, i ricami di buona qualità ma con caratteristiche più comuni, negli ultimi mesi sono passati ad hammer price anche tra i 40 e 50.000 euro - cifre in ogni caso raddoppiate rispetto a solo un paio d'anni fa - fino ai 100.000 euro circa.

Per questo ritengo ponderata la visione in merito al discorso delle stime/basi d'asta fatto nel post precedente, soprattutto considerando che anche per aggiudicazioni (hammer) tra i 40 e 50k, si deve necessariamente partire da importi inferiori.
A seconda poi dell'opera, dell'asta e della gara, risultati andranno di conseguenza.

Ecco qui sotto il bellissimo Order and Disorder, che è andato tra l'altro ad un offerente tedesco che partecipava online, ma avendo seguito l'asta - la banditrice nominava la provenienza dei partecipanti - posso anche dire che ci sono stati offerenti internazionali, anche uno dal Giappone, per dire.

Vedi l'allegato 2863903

Da quel poco che conosco Boetti mi risulta un artista concettuale: il vettore dovrebbe essere il pensiero, l opera in se diventa solo una sorta di "pretesto mediatico"....tuttavia da un punto di vista del mercato esistono suoi "concetti" più mercantili di altri ...?
 
Ultima modifica:
Si, il PENSIERO è l'elemento centrale nel lavoro di Boetti.
Non a caso realizzò una monumentale opera a biro (se non sbaglio si trova al Museo del 900 a Milano), intitolata "I sei sensi", in cui Boetti aggiunse tra i sensi proprio il pensiero.
Poi rispetto al "pensiero" o all' "idea" si dipanano tutta una serie di ulteriori concetti.

Avendo Boetti prodotto un'amplissimo e variegatissimo corpus di opere, come per tutti gli artisti il collezionismo - e quindi il mercato - nel tempo ha preso degli orientamenti, che premiano certe opere rispetto ad altre.

Basta un semplice esempio molto plastico: le Mappe sono tra le opere più note e più apprezzate di Boetti, e sono chiaramente delle opere concettuali, quindi, a parità di misura si potrebbe immaginare che possano avere tutte il medesimo valore di mercato; invece quella rosa ha fatto il record a oltre 5 milioni, mentre una blu probabilmente arriverebbe intorno ai 2 e una verde ne farebbe meno.
Stesso concetto, stesse dimensioni, diversa valutazione.

Del resto, anche un Taglio di Fontana è un concetto (spaziale :) ) eppure se la tela è rossa vale "x" , se è bianca vale "y", se è marrone vale "z". Pur essendo di fatto la stessa opera.

In Boetti questo vale per le biro, per i calendari, per le carte, per le mappe e certamente anche per gli arazzi.

Su questi ultimi, veramente si apre un mondo di varietà, a seconda della frase, del ricamo, della rarità, dei colori, delle combinazioni, dell'epoca.
Caratteristiche che possono influire notevolmente sull'interesse collezionistico e che quindi si riflettono sul valore / prezzo.


Quest'anno è stato battuto in asta un arazzo 17x17 degli anni '70 con una frase unica, nel senso che non ne esiste un altro con la medesima frase. Già l'epoca di esecuzione per sè è un elemento che fa aumentare il valore, in più con l'aggiunta dell'unicità delle frase si è arrivati in asta a circa 300.000 euro.
Considerando che ricami di medesimo formato sono passati negli ultimi anni in asta tra i 50 e 70.000 euro (ma anche 100.000 più recentemente), è chiaro che il collezionismo sia molto attento alle differenze e sia anche disposto a corrispondere un significativo plus valore per averle.
Questo è anche il caso delle recenti aggiudicazioni di "Order and Disorder" e "Non Parto Non Resto", che si inseriscono tra le opere con caratteristiche decisamente extra.

Probabilmente però queste differenze saltano all'occhio solo se si è conoscitori ed appassionati, mentre chi conosce Boetti in modo un po' più approssimativo probabilmente non le afferra, e in effetti potrebbe chiedersi il perchè di certe diverse aggiudicazioni o anche pensare in termini di equivalenza ipotizzando che "se quello ha fatto TOT, anche un altro qualsiasi vale TOT", mettendo tutti gli "arazzini" su un medesimo livello.
Ma ovviamente non è così.

A corredo di questo post, inserisco l'immagine di una splendida biro che ha una frase-concetto che trovo molto azzeccata rispetto sia alla produzione di Boetti nel suo complesso, che anche rispetto a quanto ho scritto: UNITA' DI VARIETA'.
Ogni tipologia di opere la si può vedere come "unità" nel senso che fa riferimento ad un singolo concetto base iniziale, dal quale poi si dipana una conseguente "varietà" esecutiva.
Questo tra l'altro rispecchia uno dei principali concetti di Boetti, ossia quello di dare una "regola" come principio realizzativo per un nucleo di opere (cit. "Regola e Regolarsi"), all'interno delle quali poi gli esecutori avevano margine per creare la "varietà" che differenziava il risultato finale di ogni opere della medesima serie.

PS. ho ampliato un po' il discorso boettiano anche al di fuori del mercato, a mo' di spolverata, se c'è qualcosa che qualcuno ha piacere di approfondire o su cui scambiare punti di vista, ben volentieri!

Screenshot 2022-12-12 at 11-06-02 Alighiero Boetti Unità di Varietà 1979.png
 
Si, il PENSIERO è l'elemento centrale nel lavoro di Boetti.
Non a caso realizzò una monumentale opera a biro (se non sbaglio si trova al Museo del 900 a Milano), intitolata "I sei sensi", in cui Boetti aggiunse tra i sensi proprio il pensiero.
Poi rispetto al "pensiero" o all' "idea" si dipanano tutta una serie di ulteriori concetti.

Avendo Boetti prodotto un'amplissimo e variegatissimo corpus di opere, come per tutti gli artisti il collezionismo - e quindi il mercato - nel tempo ha preso degli orientamenti, che premiano certe opere rispetto ad altre.

Basta un semplice esempio molto plastico: le Mappe sono tra le opere più note e più apprezzate di Boetti, e sono chiaramente delle opere concettuali, quindi, a parità di misura si potrebbe immaginare che possano avere tutte il medesimo valore di mercato; invece quella rosa ha fatto il record a oltre 5 milioni, mentre una blu probabilmente arriverebbe intorno ai 2 e una verde ne farebbe meno.
Stesso concetto, stesse dimensioni, diversa valutazione.

Del resto, anche un Taglio di Fontana è un concetto (spaziale :) ) eppure se la tela è rossa vale "x" , se è bianca vale "y", se è marrone vale "z". Pur essendo di fatto la stessa opera.

In Boetti questo vale per le biro, per i calendari, per le carte, per le mappe e certamente anche per gli arazzi.

Su questi ultimi, veramente si apre un mondo di varietà, a seconda della frase, del ricamo, della rarità, dei colori, delle combinazioni, dell'epoca.
Caratteristiche che possono influire notevolmente sull'interesse collezionistico e che quindi si riflettono sul valore / prezzo.


Quest'anno è stato battuto in asta un arazzo 17x17 degli anni '70 con una frase unica, nel senso che non ne esiste un altro con la medesima frase. Già l'epoca di esecuzione per sè è un elemento che fa aumentare il valore, in più con l'aggiunta dell'unicità delle frase si è arrivati in asta a circa 300.000 euro.
Considerando che ricami di medesimo formato sono passati negli ultimi anni in asta tra i 50 e 70.000 euro (ma anche 100.000 più recentemente), è chiaro che il collezionismo sia molto attento alle differenze e sia anche disposto a corrispondere un significativo plus valore per averle.
Questo è anche il caso delle recenti aggiudicazioni di "Order and Disorder" e "Non Parto Non Resto", che si inseriscono tra le opere con caratteristiche decisamente extra.

Probabilmente però queste differenze saltano all'occhio solo se si è conoscitori ed appassionati, mentre chi conosce Boetti in modo un po' più approssimativo probabilmente non le afferra, e in effetti potrebbe chiedersi il perchè di certe diverse aggiudicazioni o anche pensare in termini di equivalenza ipotizzando che "se quello ha fatto TOT, anche un altro qualsiasi vale TOT", mettendo tutti gli "arazzini" su un medesimo livello.
Ma ovviamente non è così.

A corredo di questo post, inserisco l'immagine di una splendida biro che ha una frase-concetto che trovo molto azzeccata rispetto sia alla produzione di Boetti nel suo complesso, che anche rispetto a quanto ho scritto: UNITA' DI VARIETA'.
Ogni tipologia di opere la si può vedere come "unità" nel senso che fa riferimento ad un singolo concetto base iniziale, dal quale poi si dipana una conseguente "varietà" esecutiva.
Questo tra l'altro rispecchia uno dei principali concetti di Boetti, ossia quello di dare una "regola" come principio realizzativo per un nucleo di opere (cit. "Regola e Regolarsi"), all'interno delle quali poi gli esecutori avevano margine per creare la "varietà" che differenziava il risultato finale di ogni opere della medesima serie.

PS. ho ampliato un po' il discorso boettiano anche al di fuori del mercato, a mo' di spolverata, se c'è qualcosa che qualcuno ha piacere di approfondire o su cui scambiare punti di vista, ben volentieri!

Vedi l'allegato 2864359
Grazie Biagio.

A dimostrazione che l arte è prima di tutto cultura, poi investimento.

Personalmente non sono interessato all' arte di Boetti e non ci investirei proprio per mancanza di cultura a riguardo, tuttavia non mi interessa farmene una solo per investire. Penso però che questo sia l approccio corretto in caso di investimento in arte: studiare e conoscere in modo approfondito l artista.
 
Ciao Biagio,
Puoi aprire per favore, se vuoi, un capitolo formativo sulle opere in carta per dare una rappresentazione tra le diverse tipologie anche economiche?
 
Grazie Biagio.

A dimostrazione che l arte è prima di tutto cultura, poi investimento.

Personalmente non sono interessato all' arte di Boetti e non ci investirei proprio per mancanza di cultura a riguardo, tuttavia non mi interessa farmene una solo per investire. Penso però che questo sia l approccio corretto in caso di investimento in arte: studiare e conoscere in modo approfondito l artista.
OK!
In ogni caso prima deve arrivare la passione, sarebbe utile lo studio - che dovrebbe contribuire non solo a dare una maggiore competenza ma anche ad aumentare la passione! - e se è possibile dopo può essere il momento del collezionismo.
L'investimento è prima di tutto in godimento e cultura, se poi uno si appassione anche del mercato e riesce a capire le potenzialità di un artista o di una specifica opera, ovviamente tanto meglio!
 
Ultima modifica:
Ciao Biagio,
Puoi aprire per favore, se vuoi, un capitolo formativo sulle opere in carta per dare una rappresentazione tra le diverse tipologie anche economiche?
Ciao artix!
E' un po' che mi ero riproposto di scrivere qualcosa sul mondo delle carte boettiane, poi tra una cosa e l'altra ...

Se riesco, magari nel weekend o sotto le festività che tutti abbiamo un po' più di tempo.
Facciamo perà al posto di un "capitolo formativo" piuttosto qualcosa di più colloquiale, possibilmente con interventi da parte di chi è interessato a chiedere informazioni o a darne su tipologie di opere più specifiche.

Mi piace anche l'idea di mettere in relazione varie tipologie di opere con il loro mercato. Questa potrebbe essere una cosa non solo stimolante ma anche utile per chi valuta di avvicinarsi a Boetti.
 
Ok vada per il colloquio.
Se siete d’accordo potremmo seguire un percorso cronologico e legato ai periodi creativi di Boetti.. e quindi cominciare dal periodo delle “carte poveriste” che chiedo a Biagio, se vuole, di classificare con i rispettivi indicatori economici.
 
Mi pare una buona idea!
Naturalmente chiunque è benvenuto ad intervenire anche prima che lo faccia io... so che qui ci sono dei boettiani doc sia per competenze che per collezionismo, quindi se hanno piacere di intervenire, sarebbe stimolante!!!
 
Io partirei dalle origini....da un "tris di assi".... immagini esemplificative per un commento del forum
 

Allegati

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ottimo risultato per questo piccolo calendarietto da CAMBI..
20k+ diritti

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Scusate ragazzi, periodo un po' pieno...

Bellissimo il "tris d'assi" di @ArTiX! OK!

Molte bene l'aggiudicazione del Calendario da Cambi segnalata da @artart , mi pare che l'altro da Capitolium abbia fatto intorno ai 20 inclusi i diritti.

@Chris70 molto volentieri appena ho un po' di tempo!!!
 
Ah, dimenticavo una cosa rilevante: E' ARRIVATO IL NUOVO VOLUME DEL CATALOGO RAGIONATO!!!
:yeah:

Sono due volumi in un cofanetto singolo, quasi 700 pagine. Pubblicazione importante sia per contenuti che per dimensione!
Alighiero Boetti - Electa
 
Si è spento l'interesse del forum....Non scrive più nessuno qui.....
 
Si è spento l'interesse del forum....Non scrive più nessuno qui.....
Festività e i vari impegni, almeno per me.
E poi gennaio è sempre un mese in cui succede poco... comunque avevo preparato qualche immagine sullo spunto dei post precedenti, ne faccio un post qui di seguito!
 
BOETTI - Le carte e GLI ANNI '60

Gli anni '60 costituiscono per Boetti l'inizio della sua ricerca artistica e anche la ricerca di una sua dimensione personale.
Le prime opere su carta significative sono quelle astratte a matita del 1964, cui seguono le "Chine con Microfoni/Cannocchiali/Macchine fotografiche" del 1965, tipicamente realizzate nel formato 100x70 cm.

1965.jpg


Nel 1966 si aprono gli esordi della stagione poverista, durante la quale Boetti produce soprattutto opere tridimensionali - ma non solo - e rarissime opere su carta. Possiamo citare il celebre Invito della prima esposizione personale presso la Galleria Stein.

Risale al 1967/70 il celeberrimo Manifesto, realizzato in due versioni, una non firmana/non numerata (circa 800 copie) e una firmata e numerata a 50 esemplari.

1967.jpg


Uno dei cicli su carta più interessanti di quegli anni felici è quello dei "Bollini adesivi", di cui quest'opera 70x100 cm del 1968 è tra le più rappresentative. Il capolavoro assoluto di questa tipologia è "Estate 1970", con un'estensione di 20 metri.

1968.jpg


Gli anni '60 per Boetti si chiudono con il trasferimento da Torino a Roma e artisticamente con l'inizio di una nuova stagione concettuale, che parte con l'allontamento dall'uso dei materiali poveristi con una sorta di azzeramento e nuovo incipit quasi Zen che mette insieme una struttura rigida e preesistente di una griglia quadrettata su carta e la libertà di una semplice matita - a volte di una matita rosso/blu - che vi scorre sopra con la regola di dover ricalcare l'intera griglia nelle più varie ed infinite possibilità fino al completo apparente annullamento del percorso di ricalco.
Il Cimento dell'Armonia e dell'Invenzione è sicuramente uno dei cicli più minimali, intellettuali e rivoluzionari realizzati da Boetti tra il 1969 e il 1970.

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In termini collezionistici per quanto riguarda le opere su carta degli ANNI '60, mi verrebbe da dire che parliamo di cose ormai estremamente rare, quasi introvabili.
Di alcune tipologie di opere non passa in asta un pezzo da diversi anni e raramente si vede qualcosa in galleria.

Saltuariamente capita di vedere un esemplare dei 50 del Manifesto, ma non saprei individuare una cifra di riferimento.
Mi verrebbe da ipotizzare intorno ai 50.000 euro.

Le Chine del 1965 si sono viste negli ultimi anni superare i 100.000 euro per arrivare anche a 200.000.

E' un po' che non ne vedo sul mercato, ma sia i Cimenti che i Bollini penso che, a seconda della qualità e dell'ubicazione, possano avere un price range di 50.000/150.000 euro.

Anche di carte "astratte" del 1964 è molto che non se ne vede una sul mercato, come l'Invito della Stein.

Tra i multipli di questi anni, due tra le opere più significative rimangono il Manifesto in 800 copie e la cartella grafica "Le 12 Forme dal giugno 1967".
Queste edizioni sono delle opere assolutamente importanti, che si possono trovare a cifre sicuramente molto più contenute, in ogni caso diverse migliaia di euro.

Se qualcuno ha dati e/o riferimenti più aggiornati, è più che benvenuto a indicarli!!!

E' bene ricordare che le opere su carta di Boetti nascono da sempre come opere autonome e fini a se stesse, nel senso che non sono propedeutiche ad altre opere nè sono dei bozzetti nè men che meno dei lavori minori.
Sono semplicemente un'altra parte fondamentale e principale del lavoro di Boetti.
 
BOETTI - Le carte e GLI ANNI '60

Gli anni '60 costituiscono per Boetti l'inizio della sua ricerca artistica e anche la ricerca di una sua dimensione personale.
Le prime opere su carta significative sono quelle astratte a matita del 1964, cui seguono le "Chine con Microfoni/Cannocchiali/Macchine fotografiche" del 1965, tipicamente realizzate nel formato 100x70 cm.

Vedi l'allegato 2869329

Nel 1966 si aprono gli esordi della stagione poverista, durante la quale Boetti produce soprattutto opere tridimensionali - ma non solo - e rarissime opere su carta. Possiamo citare il celebre Invito della prima esposizione personale presso la Galleria Stein.

Risale al 1967/70 il celeberrimo Manifesto, realizzato in due versioni, una non firmana/non numerata (circa 800 copie) e una firmata e numerata a 50 esemplari.

Vedi l'allegato 2869333

Uno dei cicli su carta più interessanti di quegli anni felici è quello dei "Bollini adesivi", di cui quest'opera 70x100 cm del 1968 è tra le più rappresentative. Il capolavoro assoluto di questa tipologia è "Estate 1970", con un'estensione di 20 metri.

Vedi l'allegato 2869336

Gli anni '60 per Boetti si chiudono con il trasferimento da Torino a Roma e artisticamente con l'inizio di una nuova stagione concettuale, che parte con l'allontamento dall'uso dei materiali poveristi con una sorta di azzeramento e nuovo incipit quasi Zen che mette insieme una struttura rigida e preesistente di una griglia quadrettata su carta e la libertà di una semplice matita - a volte di una matita rosso/blu - che vi scorre sopra con la regola di dover ricalcare l'intera griglia nelle più varie ed infinite possibilità fino al completo apparente annullamento del percorso di ricalco.
Il Cimento dell'Armonia e dell'Invenzione è sicuramente uno dei cicli più minimali, intellettuali e rivoluzionari realizzati da Boetti tra il 1969 e il 1970.

Vedi l'allegato 2869342
sei grande Biagio !!!
Le Chine sono stupefacenti...
 
Che dire…. Grazie Biagio… esposizione avvincente .
Mi ero preoccupato in quanto non scriveva più nessuno.
Le opere su china sono le mie preferite…
sono opere su carta “solo casualmente” in quanto hanno la potenzialità artistica di opere su tela.. con prezzi infatti, come hai esposto tu, di opere primarie.
hanno una bellezza estetica impareggiabile seppur non le abbia mai viste di persona ma solo sul web come pure i due di seguito.
L’invito alla Stein è stato battuto al Ponte nel 2021… intorno ai 35k
a me fa impazzire il coMpendio di materiali poveristi utilizzati da Boetti. Mi fa pensare ad un manuale di pittura.
Il manifesto numerato mi piace perché lo identifico con l’inizio di un movimento artistico
e’ andato in asta nel 2018 a 35K ma due anni fa era in fiera oltralpe a 100k
 
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