Ma io ci credo e lo capisco che lei viva davvero il tutto con profonda sofferenza.
Il punto e' che se guardi un quadro con una lente di ingrandimento, magari ti fissi su un punto di inchiostro nero e se lo fai per troppo tempo magari dimentichi che il quadro non e' per nulla nero, che quel nero e' solo un puntino in un quadro pieno di colori.
Questa donna dovrebbe magari uscire fuori dalla sua dimensione e smettere di commiserarsi. Se si guardasse intorno si renderebbe conto di quanto siano 'relativi' i suoi problemi.
Concentrarsi su se stessa non puo' che farle male.
Io credo che l'unica via affinche' rinsavisca sia quella di smetterla di supportarla: quando dovra risolvere tutti i problemi da sola iniziera' ad apprezzare maggiormente sia quello che aveva (e quindi a comprendere che non era poi tanto sfortunata come credeva) sia ad apprezzare quanto gli altri abbiano fatto per lei sino a quel momento.
Smettere di commiserarsi e farcela con le sue forze è il primo passo, su questo siamo d'accordo dall'inizio. È un primo passo anche comprendere (o iniziare a comprendere) che la causa dei propri problemi, a 30 e passa anni suonati, va cercata dentro di sé e non negli altri.
Ho forti dubbi che questo sia sufficiente, nel senso che non so e non posso sapere se ha gli strumenti per andare avanti. Il trauma pregresso e l'averla a lungo assecondata i suoi danni li ha già creati. Ciò che nella relazione con l'altro avviene, con tutti i limiti individuali, senza particolari incidenti, ciò che per molti è "normalità", per lei non lo è.
Lei ha strutturato una relazione distruttiva con l'altro, e lo ha fatto così a lungo che per lei, ormai, è la normalità.
Si trova, affettivamente, nella stessa situazione di chi, improvvisamente, perde per un ictus una funzionalità fisica o verbale che ha costruito dalla nascita e che ha sempre considerato istintivo, da realizzare in automatico. E da quel momento rivive tutte le difficoltà avute all'inizio, da bambino, quando niente è così naturale e spontaneo, va costruito.
Ma è costruito, di solito, negli anni, con l'aiuto dei genitori
Se questa ragazza si ritrova a passare da un modo vecchio ad un modo nuovo di relazionarsi, deve seguire la stessa strada, è tutto da ricostruire, senza avere la più pallida idea di come farlo, cosa sia giusto e cosa sbagliato. E gli errori, nelle relazioni, fanno più male dei lividi che ci può procurare quando si cade.
Scommetto che anche tu hai avuto una mare di problemi/difficolta' nella tua vita, cosi' come li ho avuti io e tutti quanti qua nel forum.
Pero' bisogna poi dare la giusta dimensione ai propri problemi.
Si, come tanti. I problemi e le difficoltà, con tutti i problemi e il dolore che ne deriva, sono una bella palestra. In questo campo parlo per esperienza personale diretta, non certo per manualistica o altro del genere. Certo mi ha aiutato anche molto l'insegnamento, il rapporto continuo con i ragazzi e con tanti adulti, genitori e studenti. Di storie ne ho viste tante e le ho potuto seguirne l'evoluzione per qualche anno.
Come cantava Guccini, «sempre diverso e sempre uguale», ogni situazione e ogni persona sono mondi a sé, con la propria individualità e specificità, ma certe situazioni e certi modelli di comportamento sono molto ricorrenti, cambiano i particolari, l'evoluzione, ma non la struttura portante, la relazione causa-effetto, il modo in cui ci si difende dalla propria fragiliità, il modo e le ragioni per cui si proiettano cose proprie sugli altri, ecc