ANNINOVANTA - Piano di Accumulo Patrimonio Artistico (P.A.P.A.) nr. 4

La scuola di San Lorenzo (Pizzi Cannella & Co) in mostra al MART

Il Mart presenta “Italia Contemporanea. Officina San Lorenzo”, a cura di Daniela Lancioni, dal 16 maggio al 27 settembre 2009 nella propria sede di Rovereto.

Si tratta di un progetto espositivo che indaga una ricerca artistica italiana sviluppatasi sul finire del secolo scorso: l’analisi del Mart ne individua il culmine nel periodo che va dagli anni Ottanta ai primi anni Novanta.
La mostra del Mart rappresenta la prima storicizzazione di questa esperienza, che al grande pubblico è ancora relativamente poco nota.

Ne sono stati i protagonisti un gruppo di artisti – Bruno Ceccobelli, Gianni Dessì, Giuseppe Gallo, Nunzio, Piero Pizzi Cannella e Marco Tirelli – accomunati non da un programma, ma una poetica e un’estetica fondata sul principio e della responsabilità individuale, che ha rimesso la pittura e la scultura al centro della pratica artistica.
Ad unirne i percorsi individuali è stato anche il luogo di lavoro, l’Officina San Lorenzo, nell’omonimo quartiere romano. Questi artisti si sono inventati degli studi negli spazi dismessi dell'ex pastificio Cerere, inaugurando la pratica della riconversione di spazi ex-industrali, poi divenuti molto ambiti nella scena artistica della Capitale.
In seguito, il nome del luogo ha finito per identificarli come gruppo, secondo una consuetudine tipicamente romana.

I loro percorsi artistici, anche se fortemente caratterizati in senso individuale, si sono effettivamente intrecciati. Gli artisti di Officina San Lorenzo hanno espresso la necessità di rinnovare la pittura e la scultura, anche alla luce di fenomeni coevi e precedenti, come Arte Povera e Transavanguardia.
Va notato che il gruppo non solo si concepì come alternativa rispetto a queste correnti, ma anzi elaborò attivamente nuove soluzioni espressive. Lo spunto essenziale per interpretarne gli sforzi comuni in questa direzione è ritrovato nella mostra “Atelièr”, curata da Achille Bonito Oliva nel 1983-84. Lo stesso Bonito Oliva oggi prosegue quell’indagine in un nuovo testo nel catalogo della mostra al Mart.

http://www.mart.trento.it/context_mostre.jsp?ID_LINK=10&area=42&page=3&id_context=2379
 

Allegati

  • Pizzi_Cannella__Una_mappa_per_andare_via__2004_tecnica_mista_su_tavola_160x160-72.jpg
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Il Mart presenta “Italia Contemporanea. Officina San Lorenzo”, a cura di Daniela Lancioni, dal 16 maggio al 27 settembre 2009 nella propria sede di Rovereto.

Si tratta di un progetto espositivo che indaga una ricerca artistica italiana sviluppatasi sul finire del secolo scorso: l’analisi del Mart ne individua il culmine nel periodo che va dagli anni Ottanta ai primi anni Novanta.
La mostra del Mart rappresenta la prima storicizzazione di questa esperienza, che al grande pubblico è ancora relativamente poco nota.
(...)

Ne parliamo poco, ma la Scuola di San Lorenzo (Pizzi Cannella, Gallo, Nunzio, etc...) può davvero inserirsi nella storia dell'arte degli anni '80 e '90. Questa grande mostra al Mart può essere un passo importante verso la storicizzazione.:yes:
 
Noto con piacere che in tuttel le Aste che stanno andando ad iniziare oltre che distinguersi per una discreta presenza "i nostri Artsiti" iniziano anche a venire proposti a prezzi "più robusti" ed in linea a mio avviso con il loro reale valore Artistico.

Vedremo, se aggiudicati, se tale prezzo sarà anche il loro reale valore di Mercato che hanno finalmente acquisio.

Avendo sempre parlato di Eva Marisaldi su questo thread mi sembra giusto riportare anche qui:

Sbaglio o da Bloomsbury ci sono alcuni nomi dei contemporanei che "vanno per la maggiore" fra cui un'opera che non mi sembra male della Marisaldi?

http://roma.bloomsburyauctions.com/auction/ROMA-24
 
Università IULM - Mercati dell’arte ed investimenti finanziari nell’arte

Università IULM

a.a.2008/2009

Mercati dell’arte ed investimenti finanziari nell’arte
Corso di Mercati dell’arte ed investimenti finanziari nell’arte – CFU 7,5
Prof. Giuliano Mussati


Obiettivi e contenuti
Obiettivo principale del corso è quello di dare alcuni elementi per la valutazione dell’investimento in arte, nonché di analizzare le relazioni fra scambi d’arte, ciclo economico e ciclo del mercato borsistico, oltre a poter dare una visione sul ruolo degli art advisors e dell’art banking. Il corso affronterà i seguenti temi:
• Il mercato dell’arte nelle sue varie forme
• Il dilemma dei costi (copertura di costi fissi elevati, imprese non-profit finanziate con donazioni, il settore delle arti rappresentate, il dilemma dei costi e le sue risposte)
• Il problema dei costi nella produzione artistica
• Le aste di arte visiva
• Il processo di valutazione delle opere d’arte
• Il ruolo degli artisti, degli intermediari e di gatekeepers
• Principi di finanza.Il tempo e gli investimenti in beni artistici
• Il rapporto fra mercato dell’arte e sviluppo economico


Organizzazione del corso
Le lezioni sono integrate da conferenze, seminari e laboratori tenuti da consulenti aziendali, professionisti, esperti del settore artistico. Gli studenti devono anche svolgere un lavoro per gruppi che presenteranno al termine del corso e che costituirà una parte della valutazione d'esame. Si richiede la presenza in aula.


Modalità d’esame e di verifica del profitto
L’esame consiste in una tesina concordata con il docente e una prova orale.


Testi obbligatori per l’esame
Una lista articolata, completa ed aggiornata degli articoli e delle parti dei libri, con l'indicazione delle letture obbligatorie, verrà fornita a inizio corso, così come l’elenco dei testi consigliati.


Testi di riferimento consigliati
CANDELA G., SCORCU A.E., Economia delle arti, Zanichelli, Bologna, 2004.
CAVES R.E., Creative industries: contracts between arts and commerce, Hardvard University Press, Hardvard (Mass., U.S.A.), 2000.
DONATO F., BADIA F., La valorizzazione dei siti culturali e del paesaggio. Una prospettiva economico-aziendale, Leo S. Olschki, Firenze, 2008.
FREY B.S., POMMEREHNE W., Muse e mercati. Indagine sull’economia dell’arte, Il Mulino, Bologna, 2001.
GINSBURGH V.A. THROSBY D., Handbook of the economics of art and culture, North Holland, Amsterdam, 2006.
HEILBRUN J., GRAY, The economics of the arts and culture, Cambridge University Press, Cambridge (UK), 2001.
THROSBY D., Economics and culture, Cambridge University Press, Cambridge (UK), 2001.
TOWSE R., Handbook of Cultural economics, Edward Elgar, London, 2003.
YOUNG H.C., Finance for the arts in Canada, Young Associates, Toronto, 2005.
 
In una fase in cui le borse crollano a picco e i mercati sono incerti, investire in opere d'arte potrebbe essere un'idea valida, anche in considerazione del fatto che il mercato dell'arte come quello dell'oro si muove in una direzione opposta rispetto ai canoni di investimento tradizionali. In una fase instabile come quella che stiamo vivendo, potrebbe risultare particolarmente proficuo l'investimento in opere d'arte.

Ma quanto costa investire in arte?



Comprare un quadro di potenziale valore è un'operazione costosa?

No, in quanto per aquistare un quadro che non si svaluti velocemente, ma anzi consenta un certo apprezzamento col passare del tempo, non è necessario spendere centinaia e centinaia di migliaia di euro, altrimenti sarebbe un'investimento a mio parere stupido. Bisogna invece puntare su opere d'arte poco costose, con la speranza che nel tempo aumentino di valore, anche con un pizzico di fortuna aggiungo..

Investire in arte significa avere tatto, ossia sapere scegliere il momento giusto per puntare su un determinato artista. Tanto per fare un esempio Van Gogh, prima della sua morte non valeva una cippa, anzi la gente tendeva a deridere le sue opere che oggi costano quel che costano.
Eppure ai nella sua epoca nessuno avrebbe mai puntato su di lui..

Ma potrei fare migliaia di esempi al riguardo;

Vogliamo parlare di Sandro Chia? Bene, un'olio su tela di quest'artista "I Protagonisti" è stato venduto ad un'asta per 106,200 euro, quando l'artista nel 1982 al momento della firma della corrente artistica transavanguardia aveva quotazioni abbondantemente inferiori...

Tratto da: http://consigli-investimenti.myblog.it/archive/2009/03/31/investire-in-arte.html
 
Colgo l'occasione del messaggio di Abdul per ricordare a tutti quanti Artisti e/o loro Galleristi e Critici d'Arte ormai ci leggano se non regolarmente almeno sporadicamente o lo abbiano fatto almeno un volta e dicui abbiamo le prove ( a volte indirette.... ).

Marco Cingolani
Massimo Kaufmann
Massimo Sansavini
Luca Beatrice
Daniele Segre
Enrico Lombardi
Mario Dellavedova

Aspetto voi se conoscete altri nomi...........

Ho aggiornato l'elenco con il nome del GRANDE Mario Dellavedova, voi non conoscete altri Artisti che ci leggono anche solo sporadicamente:confused:
 
Ho aggiornato l'elenco con il nome del GRANDE Mario Dellavedova, voi non conoscete altri Artisti che ci leggono anche solo sporadicamente:confused:

Be', io ne ho consigliato la lettura a uno veramente grande, Alberto Biasi in persona che mi ha assicurato che avrebbe letto... ammetto di avergli detto per errore .it invece di .com, ma secondo me ci arriva lo stesso... del resto, per uno dei padri dell'arte cinetica e programmata... :D
 
Be', io ne ho consigliato la lettura a uno veramente grande, Alberto Biasi in persona che mi ha assicurato che avrebbe letto... ammetto di avergli detto per errore .it invece di .com, ma secondo me ci arriva lo stesso... del resto, per uno dei padri dell'arte cinetica e programmata... :D

Grande Claudio!:bow::bow:
 
Quesito su Firme & Autentiche

Una domanda a tutti gli "Amici dell'Arte",

Vorrei sapere perchè a vostro avviso molti Artisti non firmano più l' Opera non pretendo sul davanti ma nemmeno sul retro.

Certo questo non incide sulla veridicità dell'Opera perchè naturalmente chi possiede l'Autentica non ha problemi, il lavoro è assolutamente autentico ma non capisco questa specie di "malcostume":mmmm::confused:
 
Ricevo e pubblico volentieri

Galleria S.A.L.E.S. invita all’inaugurazione della mostra
Galleria S.A.L.E.S. is pleased to invite you to the opening of the exhibition


Stefano Arienti

giovedì 7 maggio 2009
Thursday 7th may 2009
6.00 – 8.00 p.m.​

La Galleria S.A.L.E.S. è lieta di informare che da oggi potrete trovare sul nostro sito

www.galleriasales.it

le immagini dei lavori di Stefano Arienti attualmente in mostra e dell’installazione Enciclopedia presentata al Complesso Monumentale di Santo Spirito in Sassia.


 
La Galleria S.A.L.E.S. è lieta di informare che da oggi potrete trovare sul nostro sito

www.galleriasales.it

le immagini dei lavori di Stefano Arienti attualmente in mostra e dell’installazione Enciclopedia presentata al Complesso Monumentale di Santo Spirito in Sassia.



Mi piace ricordare che Stefano Arienti è uno dei pochi artisti da lui stimatissimi su cui Emilio Mazzoli non sia riuscito a mettere le mani", nel 1993 organizzo appositamente la Mostra:

PENTALOGO

con gli ARTISTI: Marco Cingolani, Massimo Kaufmann, Luca Pancrazzi, Alessandro Pessoli
TESTO: Achille Bonito Oliva, Marco Cingolani, Massimo Kaufmann, Luca Pancrazzi, Alessandro Pessoli

Ma la presenza di Arienti sfumò all'ultimo momento.
 
Una domanda a tutti gli "Amici dell'Arte",

Vorrei sapere perchè a vostro avviso molti Artisti non firmano più l' Opera non pretendo sul davanti ma nemmeno sul retro.

Certo questo non incide sulla veridicità dell'Opera perchè naturalmente chi possiede l'Autentica non ha problemi, il lavoro è assolutamente autentico ma non capisco questa specie di "malcostume":mmmm::confused:


Non penso che si possa parlare di malcostume, Investart, ma di un fenomeno più complesso.

La firma è una proiezione di noi, un preciso gesto semiotico che ci differenzia da tutti gli altri e che esprime, sottolineandola, la nostra soggettività.
L'uso diffuso della firma è abbastanza recente, non più di 500 anni, vuoi per la progressiva scolarizzazione, vuoi per la consuetudine precedente di vedere la firma, sotto forma di marchio non autografo, unicamente come un suggello non personale ma istituzionale, quello del re, del notaio, del funzionario preposto ad una data funzione ufficiale.

Nel manufatto artistico il rapporto tra l'autore e la firma penso che bene esprima il suo carattere - oltre ai costumi dell'epoca - il livello di orgoglio per quanto prodotto, addirittura un aspetto di presunzione quando non la appone, bastando più o meno inconsciamente la sua opera a identificarlo immediatamente senza bisogno di ulteriori specifiche.

E' un quesito interessante, il tuo, ci riflettiamo sopra: magari riusciamo a trovare degli interessanti collegamenti psicologici, senza cadere nella pura grafologia che mi pare sufficientemente lontana dal tema.



p.s. - per fare un esempio, dato che sono un vanesio, agli inizi dell'era informatica ero solito "firmare" col mio nick-name ogni intervento sul forum, poi ho desistito, pur controvoglia, accorgendomi che non erano sicuramente tutte perle, ma di caxxate ne scrivevo a valanghe.:)
 
Non penso che si possa parlare di malcostume, Investart, ma di un fenomeno più complesso.

La firma è una proiezione di noi, un preciso gesto semiotico che ci differenzia da tutti gli altri e che esprime, sottolineandola, la nostra soggettività.
L'uso diffuso della firma è abbastanza recente, non più di 500 anni, vuoi per la progressiva scolarizzazione, vuoi per la consuetudine precedente di vedere la firma, sotto forma di marchio non autografo, unicamente come un suggello non personale ma istituzionale, quello del re, del notaio, del funzionario preposto ad una data funzione ufficiale.

Nel manufatto artistico il rapporto tra l'autore e la firma penso che bene esprima il suo carattere - oltre ai costumi dell'epoca - il livello di orgoglio per quanto prodotto, addirittura un aspetto di presunzione quando non la appone, bastando più o meno inconsciamente la sua opera a identificarlo immediatamente senza bisogno di ulteriori specifiche.

E' un quesito interessante, il tuo, ci riflettiamo sopra: magari riusciamo a trovare degli interessanti collegamenti psicologici, senza cadere nella pura grafologia che mi pare sufficientemente lontana dal tema.



p.s. - per fare un esempio, dato che sono un vanesio, agli inizi dell'era informatica ero solito "firmare" col mio nick-name ogni intervento sul forum, poi ho desistito, pur controvoglia, accorgendomi che non erano sicuramente tutte perle, ma di caxxate ne scrivevo a valanghe.:)

GRAZIE microalfa anch'io opto per l'opzione che non firmino perchè sia per loro:"addirittura un aspetto di presunzione quando non la appone, bastando più o meno inconsciamente la sua opera a identificarlo immediatamente senza bisogno di ulteriori specifiche."

Naturalmente escludo i bozzetti ed i disegni praparatori che probabilmente dimenticano di firmare perchè magari non pensano nel momento che li realizzano di poterli poi commercializzare in un secondo tempo:yes:

Poi magari con tutti gli Artisti che ci leggono arriverà una sicura smentita;)
 
Il 29 e 30 Maggio da Farsetti "passano" in Asta due Kaufmann molto belli ed infatti la loro base d'asta è adeguata alla qualità dell' Opera.

Ovvero ... di Kaufmann si trova di tutto ( come per gli altri Artisti !!! ), ma le cose brutte costano poco e sono brutte, mentre quelle belle si pagano giustamente già molto.

Noto poi con piacere sempre da Farsetti in data 30 una bella e costosa ( finalmente !!! ) Opera di Antonella Mazzoni, che sia finalmente l'inizio della riscoperta di questa brava Artista di cui non parliamo quasi mai ???

E comunque ... come prevedevo tutti "i nostri Artisti" ( nati tra il 1960 e 1970 ) iniziano a risentire del bebefico effeto Biennale di Venezia che vede FINALMENTE presenti i loro coetanei.
 
Sarà che mi piacciono i quadri grandi ma effettivamente il 200x245(mi pare vado a memoria) è molto carino. Almeno in foto...
 
Caio microalfa,

Se concordiamo che non è la firma sull'Opera che ne attesta l'autenticità, ed anzi la firma non serve praticamente a niente ( naturalmente stò estremizzando :D ), vorrei sapere che cosa allora stabilisce di un Lavoro
l'autenticità. E vorrei sapere se la legge stabilisce, prevede ho ha delle norme per stabilire l'autenticità.

GRAZIE !!!

Non penso che si possa parlare di malcostume, Investart, ma di un fenomeno più complesso.

La firma è una proiezione di noi, un preciso gesto semiotico che ci differenzia da tutti gli altri e che esprime, sottolineandola, la nostra soggettività.
L'uso diffuso della firma è abbastanza recente, non più di 500 anni, vuoi per la progressiva scolarizzazione, vuoi per la consuetudine precedente di vedere la firma, sotto forma di marchio non autografo, unicamente come un suggello non personale ma istituzionale, quello del re, del notaio, del funzionario preposto ad una data funzione ufficiale.

Nel manufatto artistico il rapporto tra l'autore e la firma penso che bene esprima il suo carattere - oltre ai costumi dell'epoca - il livello di orgoglio per quanto prodotto, addirittura un aspetto di presunzione quando non la appone, bastando più o meno inconsciamente la sua opera a identificarlo immediatamente senza bisogno di ulteriori specifiche.

E' un quesito interessante, il tuo, ci riflettiamo sopra: magari riusciamo a trovare degli interessanti collegamenti psicologici, senza cadere nella pura grafologia che mi pare sufficientemente lontana dal tema.



p.s. - per fare un esempio, dato che sono un vanesio, agli inizi dell'era informatica ero solito "firmare" col mio nick-name ogni intervento sul forum, poi ho desistito, pur controvoglia, accorgendomi che non erano sicuramente tutte perle, ma di caxxate ne scrivevo a valanghe.:)
 
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