E' morto Giuseppe Uncini
DA ARSLIFE.IT
Scomparso a 79 anni il grande scultore fabrianese
OMAGGIO A UNCINI
di Mariangela Maritato
E’ morto lo scultore Giuseppe Uncini.
Riportò l’arte al mondo tecnico con l’utilizzo del cemento e del ferro.
<Dalla home page> "Quando cominciai a usare il ferro e il cemento, la scelta di queste materie non fu determinata da interessi espressionistici o materici, ma solo come mezzo per realizzare un'idea. E l'idea è sempre quella, un'idea fissa, costante: il costruire, lo strutturare”. Diceva così Giuseppe Uncini, lo scultore fabrianese che si è spento nella notte del 31 marzo all’età di 79 anni nella sua casa di Trevi (Pg).
Affabile, sempre sorridente, amante del buon vivere, Uncini sapeva godersi i successi. In questi giorni stava lavorando ad una personale che si sarebbe tenuta presso il “Mart” di Rovereto. Nato nel 1929 a Fabriano, dopo aver interrotto gli studi a causa della guerra, frequenta il prestigioso Istituto d'Arte di Urbino, per trovare quindi lavoro come disegnatore-litografo. E’ forte la sua passione per la pittura e il disegno ma anche per il lavoro manuale. Allievo di Edgardo Mannucci, che lo ospita nello studio di via Margutta a Roma, frequenta artisti del calibro di Afro, Burri, Cagli, Capogrossi, Turcato. Comincia così ad esporre con i romani Mario Schifano, Francesco Lo Savio, Piero Manzoni, il più delle volte accolti presso la galleria Appia Antica di Emilio Villa unitamente a Franco Angeli e Tano Festa. Si tratta di artisti che accentuano il divisionismo e lo scissionismo con opere però semplici e materia povera da cui nascerà la corrente forse più espressiva del secondo novecento italiano. Espongono a Bologna e a Roma in mostre ormai storiche come Roma 60 - 5 pittori a Roma, a La Salita, presentata da Pierre Restany. Come spiega Villa, i giovani artisti "operano semplici opere: accentuano divisioni e scissioni, vidimazioni univoche, dentro la sostanza della materia povera, trovata, tentata e ritentata come disponibilità di pronuncia e di identità, di evento e di inconsumabile finzione, di progetti e di inizi fulminei, di tracce, di evidenze: categorie, riverberi della comprensione, dell'espansione". Qualche anno dopo avvia il ciclo di opere chiamato Terre, tavole generalmente di masonite lavorate con oli e tempere ma anche con cenere e terra. La svolta per la sua arte arriva, per lui con il completo abbandono dei materiali classici. Via tempere e oli. Nel 1958 parte la sua rivoluzione dell'arte, con la creazione dei Cementoarmati, opere costruite combinando cemento e ferro, prime piatte, poi seguendo il parcorso di casseforme. "Finalmente costruivo l'oggetto – ricordava il maestro - e lasciando a nudo tutti i procedimenti tecnici del suo farsi, riuscivo a porre il primo punto fermo nell'iter del mio lavoro. Cioè non ottenevo più un quadro rappresentante ma un oggetto autosignificante: insomma l'idea che il modo tecnico fosse il concetto e il concetto il modo tecnico". Il suo Primocementoarmato riscuote i successi della critica affascinata da questo riportare l'arte al mondo tecnico con l’utilizzo del cemento grezzo rinforzato da reti e ferro. Nel 1966 e' invitato alla Biennale di Venezia, con la serie di opere Strutturespazio e, l'anno successivo, comincia una nuova avventura artistica, quella del tema delle ombre. Negli anni '90 arriva la consacrazione con gli Spazicemento, dove materia, lavoro e natura tornano protagonisti, seppur non scabrosi e selvaggi come i “Cementoarmati” di fine anni '50, ma ancora efficaci per dimostrare che l'uomo moderno nasce da lì, grazie a quei materiali. Uncini inaugura così una felice stagione creativa che si prolunga fino al 2000. Come nei Cementarmato del '59, negli Spazicemento la materia assurge a protagonista. Se i Cementarmato erano "oggetti autosignificanti", le forme di cemento, ritagliate in foggia irregolare, giocano ora illusionisticamente contro il piano di fondo, la parete stessa incorniciata in modo aperto e dinamico da tondini e ferro, in dialogo tra progetto e gesto. Tra pittura e struttura. Nel 1999 espone al PS1 di New York in “Minimalia”. Nel 2001 un’importante retrospettiva sul lavoro di Uncini si tiene alla Stadtische Kunsthalle di Mannheim. Sempre del 2001 è la partecipazione alla mostra “La scultura italiana del XX secolo” che ha fatto tappa in cinque musei: Yokohama Museum of Art, Yokohama; Kagoshima City Museum of Art, Kagoshima; The Museum of Modern Art, Ibaraki; Museum of Contemporary Art, Sapporo e Shimane Art Museum, Shimane. Nel settembre 2002 sono allestite due importanti personali a Milano alla Galleria Christian Stein ed alla Galleria Giò Marconi, mentre a cavallo tra il 2002 ed il 2003, la Galleria Fumagalli di Bergamo, accanto ad alcuni pezzi storici propone una serie di gioielli, in oro, argento e brillanti, realizzati dall’artista con la tecnica della fusione a cera persa.