antitrust - che delusione

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Antitrust, che delusione!
19/05/2003

di Giorgio Gozzi

E pensare che, per anni, avevo creduto che, almeno sulle decisioni dell'Authority Antitrust, si potesse fare affidamento a occhi chiusi!

Per la verità, c'era chi mi metteva sull'avviso, ricordandomi di non sbilanciarmi troppo nell'attribuire una quasi fideistica fiducia in un'Agenzia che è pur sempre figlia della politica.
Tuttavia perseveravo nella mia convinzione, non scalfita neppure dall'enfatica maxi sanzione alle compagnie "che si sono scambiati i dati della rc auto".

Mi ci è voluta l'Indagine Conoscitiva sulla Rc Auto, divulgata il 24 aprile scorso, per farmi scendere con i piedi per terra. Il parto - dopo sei anni di lavoro!- ha prodotto il classico topolino. Un figlio un po' down della Montagna.
Devo dire che, per parte mia, non sono vincolato ad atteggiarmi felpatamente diplomatico come hanno fatto i dirigenti delle compagnie interpellati dai giornali. O come hanno fatto i rappresentanti dell'Ania, abbarbicati al loro ruolo cerchiobottista.
Io, in fondo, governo un'Associazione come l'Unapass cui aderiscono operatori che hanno nella dimensione di Agenti/Imprenditori la loro ragione di essere.

Imprenditori che hanno solo da perdere se si affermano convinzioni che a me ricordano i qualunquistici discorsi discorsi da Bar Sport. Dove tutti si impancano a maestri del fare goal senza aver mai dato un calcio a un pallone.
Fuori di metafora, mi aspettavo dall'Antitrust (mi sorge persino il dubbio che fra i consulenti consultati ci fosse un assicuratore vero) un'analisi tecnico-politica che potesse effettivamente aiutare il sistema assicurativo a rendersi minimamente virtuoso e moderno. E quindi "accettato" e in linea con le attese dei consumatori.

Che delusione, invece, scorrere i passi dell'Indagine a firma del Professor Santagata, che imputa - per esempio - alle Compagnie di assicurazione di aver scaricato sui premi i maggiori costi!
Forse bisognava scaricarli nel cassonetto d'angolo, dimenticando quanto stava pur scritto nelle relazioni dell'Istituto di Vigilanza sulle Assicurazioni. Chi segue minimamente le vicende del nostro settore sa bene che l'Isvap ha evidenziato - proprio nel ciclo di anni in cui si è svolta l'Indagine Antitrust - i saldi tecnici negativi della Compagnie nel ramo RC Auto. Con perdite annue che hanno toccato i 3.149 miliardi di lire nel 1996 e i 3.395 miliardi (sempre di lire) nel 1997. E via peggiorando.

I casi sono due: o l'Isvap è stata considerata poco credibile o addirittura "collusa" con l'Associazione fra le Imprese assicuratrici. Oppure i molti (immagino) consulenti ed esperti di cui l'Antitrust si è avvalsa non si sono presi neppure la briga -in questi sei cruciali anni - di prendere in esame le analisi di quel mercato su cui l'Isvap ha l'obbligo istituzionale di vigilare.

E i diversi punti dell'Indagine Antitrust sono tutti una sorpresa.
A partire dalla denuncia di come gli aumenti tariffari abbiano colpito anche gli automobilisti più virtuosi, che si collocano nelle prime cinque classi di "bonus".
Forse il Professor Santagata ignora che le tariffe assicurative della Rc Auto debbono necessariamente scontare il principio di solidarietà. Poiché - altrimenti - se l'aumento dei costi fosse stato attribuito solamente ai cattivi collocati nella classi di "malus", il prezzo richiesto a questi ultimi avrebbe dovuto raggiungere vertici astronomici.

Nel prendere in considerazione lo "scandalo" delle tariffe per i ciclomotori si ignora che, mentre per chi risiede in province come Mantova la polizza di un ciclomotore costa attorno ai cento euro, nel napoletano - viceversa - assicurare lo stesso mezzo ne costerà ottocento.
E non è una eccentricità o una volontà persecutoria degli assicuratori.
Nell'Indagine tuttavia non c'è una sola parola dedicata a spiegare il fenomeno ambientale dell'area partenopea. I cui connotati sono ben noti a chiunque.
Un vuoto preoccupante, una distorsione che è colmata disinvoltamente dagli estensori dell'Indagine con dei bla-bla-bla sulla mancata redistribuzione delle quote di mercato, sul "limitato ingresso di nuovi operatori"( ma quante sono le Compagnie che si rifiutano di operare in quell'area? Se ne sono chiesta la ragione?). Per coronare il tutto con l'anatema sui "comportamenti anticoncorrenziali".

Per non parlare del tormentone sull'Indennizzo Diretto o Indiretto.
Ci si sofferma ad argomentare come, nell'indennizzo dell'avente diritto (vale a dire il terzo incolpevole), la Compagnia di assicurazione non sia incentivata a risparmiare perché tanto non deve accontentare il proprio cliente e il rapporto con il danneggiato si esaurisce con l'atto liquidativo.
Ma chi opera "nella prassi" assicurativa sa che è vero il contrario.
E che è proprio per non lasciare il danneggiato nelle mani di un servizio liquidativo terzo, che può lucrare su ritardi regolati ad arte, tracheggiare sul prezzo, accertare il danno in modo assolutamente restrittivo ed altri marchingegni del genere che gli assicuratori hanno pensato, già alla fine degli anni Settanta, di introdurre il CID (Convenzione Indennizzo Diretto) attraverso il quale ogni assicurato avrebbe valutato i comportamenti della propria Compagnia di fronte alla liquidazione del danno.
Che da questo sia derivato - come afferma l'Indagine - che le Compagnie - pagando per conto d'altri - largheggino nelle liquidazioni dei sinistri, incuranti del lievitare dei costi è SOLO MERA FANTASIA.
Basta chiedere informazioni a chi è incappato in qualche incidente, in condizioni di CID attivo, per verificare su quale "Albero della Cuccagna" si è trovato a salire.
Occorrerà e bisognerà interrogare qualche perito per conoscere di quanto sono "cresciute" le sue parcelle. Naturalmente è un eufemismo per dire che "livellamento dei costi" verso il basso maniacalmente inseguito dalle Compagnie ha ridotto la remunerazione a 25 euro per ogni perizia.
Non vi pare sufficiente? Provate a chiedere su quanto margine possono lavorare i carrozzieri che hanno sottoscritto l'accordo con le Compagnie che configura "prezziari concordati" delle riparazioni.

Gli indagatori dell'Antitrust incolpano il CID di rendere comuni, fra le Compagnie, il costo dei sinistri, deducendo che anche questo aspetto nuoce alla libera concorrenza. Che cosa ti inventano i consulenti dell'Antitrust? Si esca dalla logica del CID, da ogni logica di Responsabilità Civile e ogni Compagnia liquidi, per ogni incidente, il proprio assicurato. Indipendentemente dalla responsabilità di chi ha procurato il sinistro.
Una specie di Kasko universale. Di modo che si pagherà sia il tamponato che il tamponatore. Due risarcimenti al posto di uno.
Un modo davvero originale di risparmiare!

Ma vi sembra una cosa seria?
Non mi pare.
Ma anche l'enunciatore di simile marchingegno dà mostra di rendersene conto. Cosicché, dopo tre pagine dedicate a illustrarne la fungibilità, ripiega su un sistema "alla francese". Con il quale la Compagnia, in un CID non CID, paga il proprio assicurato solamente quando questi ha ragione. E lo fa, tuttavia, sulla base di un importo fisso preventivato, prima che si dia corso alla riparazione.
In questo modo i Carrozzieri diventano "virtuosi", alle Compagnie si impartiscono lezioni di come risparmiare e le tariffe vengono, finalmente, progressivamente ridotte.

Provate a chiedervi perché il Parlamento, presidiato saldamente da una pletora di deputati-avvocati, non abbia voluto legiferare sulla esclusione delle spese legali per un periodo sufficiente alla bonaria definizione del contenzioso.
Qual è il motivo per cui non si sia ancora provveduto a redigere una tabella di riferimento nazionale per il danno biologico delle "micro-lesioni" (una "specialità" che ci vede primatisti europei e probabilmente mondiali)?
Domandatevi come mai il prelievo fiscale dello Stato sui premi pagati dall'utente sia pari al 26 per cento pare cosa del tutto indifferente. Tant'è che si continua, ma - dico io - in sospetta buonafede - a reclamizzare provvigioni e spese di gestione espresse in percentuale sui premi, dimenticando che le stesse vanno applicate al 74 per cento di quanto pagato dall'assicurato.
L'Indagine Antitrust non ci dice che il 26 per cento ha preso altra strada, non è convogliata nel sistema assicurativo.

Per concludere, vorrei accennare al trattamento riservato alla distribuzione del prodotto e del servizio assicurativo.
Dice l'Antitrust che l'utente non viene invogliato a cambiare Compagnia perché condizionato dagli "alti costi" cui dovrebbe assoggettarsi per ricercare condizioni più convenienti.
Spiegatemi quali sarebbero gli "elevati costi di ricerca".
Due o tre telefonate? Una visitina su Internet?
No.
La verità è -sempre secondo l'Antitrust - che il sistema monomandatario ha bloccato la concorrenza e impedito agli altri soggetti di frequentare il mercato. Questo è l'assunto dell'Antitrust, ripeto.

E qui salta fuori il grande equivoco del plurimandato. Quando gli Agenti optano per tale formula non lo fanno certo pensando di poter disporre fra le cinque e dieci tariffe di altrettante Compagnie, da offrire - a ventaglio - alla clientela.
Non sarebbe né serio, né tanto meno professionale.
E comunque, chi opera come Agente sul campo lo sa che non è certamente economico per l'equilibrio e per la redditività della sua Agenzia.
Il plurimandatario classico punta ad avere - per ragioni di economicità - non più di una o due alternative da offrire al cliente. Ritenendo anche (e facendosene spesso un alibi) di poter sfuggire, in tal modo, all'eccessivo "imperium" di una sola mandante.
Non può fare di più. Come invece sembra sperare il Professor Santagata, che immagina il plurimandatario come capace di esplorare a trecentosessanta gradi il mercato. Confondendo semmai questo tipo di intermediario con il broker.

Ma la perla, quella finale, esibita sull'altare della vera concorrenza, risolutrice del "caro prezzi", è l'annullamento delle provvigioni. Sempre secondo quanto argomenta l'Indagine Antitrust.
Si diano dunque agli Agenti i premi puri e li si lasci liberi di scannarsi, spendendo la loro provvigione in favore dei clienti. In un sano gioco concorrenziale!

Bisognerà ricordare forse che le provvigioni, oggi, risultano mediamente assestate attorno all'8 / 10 per cento (con punte molto inferiori in caso di rapporto sinistri a premi negativo) del premio netto. Che, come già spiegato, è il 75 per cento del prezzo pagato dal cliente.

Noi Agenti, non solo incassiamo e contabilizziamo la parte di competenza erariale gratuitamente, ma ci occupiamo di una quantità di operazioni e funzioni. Non solo amministrative.
Incombenze che - contrariamente a quanto accade nel resto d'Europa, in Francia in particolare - ci sono state attribuite, o meglio "ribaltate" dalle Compagnie mandanti.
Le Compagnie che, nel tempo, hanno "passato" agli Agenti una miriade di incombenze al fine di ridurre i loro costi.
Per queste incombenze gli Agenti si fanno carico di pagare migliaia di dipendenti.

Assistiamo i clienti, ne curiamo le pratiche di risarcimento, vigiliamo e aggiorniamo il rapporto contrattuale in modo professionale. Tanto che, per merito e non certo per demerito, la fidelizzazione del cliente è una peculiarità riconosciuta all'Agente rispetto a qualsiasi "canale alternativo".
Non si viene certamente scambiati per uno sportello di mera esazione.

E' forse l'entità provvigionale che disturba il mercato?
Si segua il consiglio di Mario Greco, amministratore delegato di Ras.
Per il quale pare indifferente (stando alla intervista rilasciata a "La Repubblica" del 25 aprile scorso) che la raccolta prosegua oggi ancora per il tramite degli Agenti e domani, forse, attraverso Internet.
Ci provi il sistema.
Noi Agenti siamo disponibili a raccogliere la sfida.
Si mettano pure insieme le fantasie dell'Antitrust e le velleità di qualche telefonico d'ordinanza. E vediamo come andrà a finire il mercato.

Andrà, purtroppo e come sempre, all'italiana. Perché, in assenza di indicazioni serie, documentate e seriamente perseguite. Si lascerà galleggiare il sistema. Che continuerà a perpetuare se stesso…
In saecula saeculorum.
Amen.

Fonte:
http://www.assinews.it/testi/tiz1524_190503var.html
 
Però.....

E io che continuo a chiedermi se arriverà mai il giorno in cui potrò applicare la mia fascia BM anche alla seconda macchina.... o quando sarà possibile avere la targa unica, da "montare" su una delle macchine disponibili..... (quella nuova e la solita Panda/Uno degli anni 80 primi 90 che però va ancora.... e allora perchè buttarla?).

Cmq, sto tastando la difficoltà di assicurare un si piaggio a costi contenuti (bè almeno non metà del premio sull'auto...)....

Ciao,
Marco
 
domani...

posto un articolo sul nuovo accordo in materia di rc auto...
 
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