25/04/15
Il tasso di cambio è il più basso della postconvertibilidad
Gli effetti della sopravvalutazione del peso. Per l'inflazione e l'ancora cambiaria, il peso è la moneta che più si rivaluta.
Annabella Quiroga
Il peso argentino è la moneta che più si rivaluta nel mondo. Con 9 anni consecutivi di alta inflazione ed il dollaro correndo la corsa da dietro, il panorama si complicò in 2015 perché buona parte dei nostri soci commerciali, con Brasile e l'Unione Europea alla testa, lasciarono cadere le sue proprie monete di fronte alla valuta nordamericana come strategia per affrontare la crisi che batte alle sue economie.
La consulente Econometrica sostiene che il ritardo cambiario attuale "è il più alto della postconvertibilidad e magari è il pezzo fondamentale della strategia elettorale". L'apprezzamento è del 26 percento negli ultimi 12 mesi e sta 20 percento al di sopra di dicembre di 2001.
Nella diagnosi della maggioranza degli economisti si arrivò a questa situazione perché i conti pubblici strariparono ed il Governo scelse l'emissione monetaria per finanziarsi ed il ritardo cambiario come ancora per evitare che l'inflazione Lei espiralizara. E per frenare l'uscita di dollari, impose il ceppo cambiario, che con alcuni mutazioni sussiste fino ad oggi. Mentre a sei mesi delle elezioni presidenziali gli assessori dei candidati discutono circa se l'uscita del ceppo deve essere ripida o graduale, sfumano le chances che il Governo lo trovi il giro e risolva questa situazione prima di andare via.
Negli ultimi dodici mesi, con un'inflazione del 30 percento annuale, il dollaro ufficiale passò da $8 a $8,8, un salto del 10 percento. "Questo implica che il tasso di cambio reale si riesaminò approssimativamente" in un 18 percento, sottolinea IDESA. "Il peso argentino è la moneta che più si riesamina nel mondo", concludono.
Daniel Artana è categorico.
"Questa amministrazione, per errori propri, non sta in condizioni di ridurre le restrizioni che esistono alle transazioni cambiarie. Per la sfiducia che generano le sue decisioni inconsistenti di politica economica, è riuscito che in un mondo dove eccedevano dollari, nell'Argentina scarseggiassero". Nella descrizione dell'economista di Fedele,
"il ceppo fu lo strumento utilizzato per cercare di ritardare le correzioni necessarie nella fronte fiscale e monetaria, dopo di anni di eccessi i cui effetti erano coperti per il prezzo record della soia nel mercato internazionale e per l'apprezzamento del real brasiliano."
L'IERAL calcola l'evoluzione della quotazione del dollaro utilizzando l'indice di inflazione invalso per il Congresso. C
osì stabilisce che in dicembre di 2014, il tasso di cambio reale bilaterale raggiunse lo stesso livello che in dicembre di 2001. Ed anticipa che, man mano che trascorra l'anno, il tasso di cambio reale multilaterale, TCRM, starà più vicino a raggiungersi il fine della convertibilità. "Assumendo l'ipotesi di una correzione annuale del 20 percento del parità peso-dollaro fino a dicembre di questo anno, il TCRM rimarrebbe solo 4 percento al di sopra del valore di fine della convertibilità, e vari punti sotto l'indice media degli anni 1996/97, prima che il Brasile svalutasse."
In questa equazione non colpisce solo quello che succede nel macro argentina, ma anche quello che passa nel mondo. Da IDESA, Jorge Colina spiega che il valore del dollaro sta salendo "poiché gli Stati Uniti stanno uscendo dalla crisi nella quale cadde nell'anno 2008 per i fallimenti nel suo mercato immobiliare, ed a che tanta Europa come Giappone stanno ricorrendo all'emissione monetaria per combattere la deflazione e per tentare di uscire dalla stagnazione".
L'apprezzamento globale della valuta nordamericana complica la strategia ufficiale di mantenere il dollaro quieto ed usarlo come ancora davanti all'inflazione.
Il gioco delle differenze
Ad ogni modo, benché in termini reali il valore del dollaro si raggiunga quello di 2001, questo non implica che l'economia argentina stia in condizioni simili a quelli. In primo luogo perché il livello di indebitamento del paese e degli agenti economici non è lo stesso ed in secondo posto perché, nonostante le esportazioni si rimpiccioliscano, continuano ad essere molto più voluminose che allora.
In questo modo, benché siano pochi, i dollari continuano ad entrare. A questo si unisce che la situazione sociale non è drammatica come l'era nel 2001, quello che dà al governo attuale, ed anche al prossimo, maggiore margine di manovra del che aveva l'oficialismo in 2001.
Un altro fattore differenziale è che il commercio esterno argentino sta più diversificato che allora e la relazione col dollaro non ha oramai tanto peso nel cesto di monete perché che guadagnarono presenza altre valute nell'ultima decade, come l'accampamento, lo yuan e l'euro. Ma questa diversificazione somme complicazioni questo anno perché negli ultimi 12 mesi, l'euro cadde un -22 percento e il real si svalutò 20 percento. Una strada simile stanno seguendo il resto delle monete latinoamericane.
L'IERAL sostiene che poiché le esportazioni agli Stati Uniti sono sole una parte del totale ed a che la sua moneta sta più debole che nell'anno 2001, il TCRM sta ancora al di sopra dei valori del fine della convertibilità.
In dicembre di 2014, il TCRM ebbe un valore di 1,23. a sua volta, il bilaterale col Brasile derivava da 1,51 e quello dello zona euro, in 1,26, sempre prendendo come parametro il valore 1 in 2001 (vedere grafico). L'istituto cordovano proietta per 2015 un'inflazione annuale del 30 percento e ricorre ai valori dei contratti a futuro di valute per esporre due scenari. Nel primo, se la porti su del tasso di cambio è del 27 percento, come segnala la sua quotazione locale (dollaro futuro), il TCRM si manterrà al fine di anno suolo sopra un 10 percento del valore che aveva nel 2001.
Il secondo scenario parte di supporre un minore tasso di svalutazione del peso in 2015 che se deriva dal 20 percento, porterebbe appena al TCRM 4 percento al di sopra della convertibilità.
Per Collina, la rivalutazione del peso implica che
"consumare e produrre nell'Argentina sono sempre di più cari rispetto ad altri paesi". Secondo l'economista, affinché questo processo di rivalutazione del peso fosse sostenibile, "la produttività nell'Argentina dovrebbe aumentare al di sopra della produttività degli Stati Uniti e molto al di sopra della produttività del resto dei paesi, come Europa e Brasile. Non sono necessari calcoli sofisticati per dimostrare che questo non questo succedendo".
Per l'economista, "giornalmente si sommano fattori di inefficienze nell'apparato produttivo argentino. Per esempio, la mancanza di infrastruttura, le distorsioni impositive, la ribasso qualità e tagli nei servizi pubblici, corruzione, burocrazia, litigiosità lavorativa, mancanza di input e beni di capitale, proliferazione di festivi e disoccupazioni."
Economia e Regioni mette il dito nella piaga del mercato lavorativo, dove la creazione di impiego a livello privato è stagnante da 2013. "Una delle conseguenze di ritardare il dollaro o usarlo come ancora nominale per incentivare il consumo e frenare l'inflazione è che si genera un processo di ridistribuzione nel quale si raccomandano i beni non transables; tra essi, il prezzo del lavoro o salario che è non il bene transable più caratteristico".
In questa analisi, il ritardo cambiario finisce colpendo sul mercato di lavoro. "L'avanzamento dei costi lavorativi unitari e la perdita di competitività del lavoro spiegano la debole dinamica dell'investimento produttivo ed il calo nella domanda di impiego."
Come in un circolo vizioso, il ritardo finisce generando maggiore dipendenza esterna. Ramiro Castiñeira, di Econometrica, indica che nei 90, per finanziare quello ritardo cambiario, lo Stato si indebitò ad un ritmo di US$8.000 milioni annuali. "Finiamo in default. Oggi il ritardo si finanzia con le riserve che rimasero degli anni celibi del modello e con lo swap cinese."
Verso il futuro, la risoluzione del ritardo dipenderà anche di come si risolva la questione del ceppo. Nella visione di Artana, "la velocità alla quale può alzarsi il ceppo dipende da vari fattori". Tra essi, la riduzione del deficit fiscale.
"Al momento del cambiamento di governo, ci saranno sicuramente ritardi importanti nei pagamenti di importazioni, si accumuleranno vari anni di giri di dividendi sotto i normali e ci saranno poche riserve liquide. A favore, giocherebbero la normalizzazione delle vendite di soia-se è che si trattiene durante il tragitto qualcosa più della cosa abituale a dicembre-e la possibilità che mettano capitali scommettendo al recupero dell'economia argentina."
... sono patetici ... sanno benissimo che tutti i dati forniti dall'INDEC, dalla BCRA, ecc... sono completamente sballati ... e su queste basi traggono fantasiose previsioni rosee ... così va il mondo in KIRCHNERLANDIA ...
p.s. possibile che non capiscano che andarsi ad indebitare al 9% ... costringere delle imprese a farsi di debiti in dollari per rifornire la BCRA ... organizzare truffe col DEUTSCHE ecc... altro non sono che SEGNI di un disastro senza precedenti ...
p.p.s. e poi che senso ha regalare i pochi dollari della BCRA sottoprezzo ... per non ufficializzare il FALLIMENTO del MODELLO K!!! ...
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