Armi da fuoco, bianche, contundenti, di difesa, etc. Etc....

brava :clap:

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;):D


Dalla straordinaria penna di F. Miller :bow:, di cui abbiamo parlato altre volte.
Successivamente anche il film del 2007, al quale il disegnatore ha collaborato come consulente del regista Zack Snyder, narra la straordinaria impresa alle Termopili dell'eroe senza paura Leonida, impersonato da un imperioso G. Butler.
La pellicola sull'immortale battaglia degli Spartani è stata infatti girata con la tecnica del chroma key con il green screen per riprodurre le immagini dell'originale fumetto (com'era avvenuto per Syn City).

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La fiera resistenza dei greci, a difesa della loro amata terra, contro l'aggressione dei persiani ha come emblema la frase cult μολὼν λαβέ.
Serse offrì loro la salvezza in un confronto così impari, a condizione che deponessero le armi.
Leonida rispose tonante: venitele a prendere!

Senza le Termopili non ci sarebbe stata Platea. E la storia dell'Occidente poteva cambiare di molto.

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Tornando al film: i costumi, più di 600, sono stati curati da Michael Wilkinson. La colonna sonora originale è del compositore Taylor Bates, registrata agli Abbey Road Studios e contiene la voce di Azam Ali.


 
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Un Dollaro realizzato nel 1921, con una spada che sblocca un caveau segreto.

Una moneta da Un Dollaro realizzata nel 1921 veramente speciale, con una spada che sblocca un caveau segreto.
Questa moneta è piuttosto speciale e unica – differisce in modo significativo dalle altre monete nella sua forma. È stata realizzata su misura e ci sono solo poche monete del genere al mondo. Ha persino una spada, che può essere separata, e anche una finestra più piccola è nascosta sulla moneta. Se si inserisce la spada nel foro della moneta, la finestra si apre e sullo sfondo appare il simbolo del calice.
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E’ diventato sangue il tuo amore,

è entrato in tutte le mie vene.

La tua anima è entrata nella mia.

Ho preso il coltello,

ho cercato di dire vattene a quel sangue.

Ma come immergere nella carne il coltello

come dire all’anima va’ via?”

(Nahabed Kuciag)


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Per Natale ti faccio i seguenti regali due punti
caramelle svizzere per quando hai la tosse forte da far paura
che non mangerai mai
filtri per quando fumi che butterai dalla finestra
un bicchiere piccolo per bere di meno figuriamoci
dei gettoni per telefonarmi una sera da un bar
una bugia di terracotta per quando avremo buio
una piccola spada perchè sei il mio amore pericoloso
e poi anche un pezzetto di me quale vuoi?

LAMARQUE VIVIAN
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Quella degli arditi fu una specialità dell'arma di fanteria del Regio Esercito durante la prima guerra mondiale.
Venivano scelti i soldati più temerari, che ricevevano un addestramento molto realistico, con l'uso di granate e munizionamento reali e con lo studio delle tecniche d'assalto e del combattimento corpo a corpo. Operativamente, gli Arditi agivano in piccole Unità d'Assalto, i cui membri erano dotati di petardi "Thévenot", granate e pugnali ed erano distribuiti in "coppie tattiche" di soldati per favorirne la flessibilità di manovra.

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Le trincee venivano tenute occupate fino all'arrivo dei rincalzi di fanteria. Il tasso di perdite era estremamente elevato.
Contrariamente alla leggenda, diffusa dagli stessi Arditi, non erano ammessi nel corpo i pregiudicati, anche se chi era stato colpito da provvedimenti disciplinari o dalla giustizia militare (che è cosa ben diversa dalla giustizia civile) poteva fare domanda per entrare nel corpo in cambio di una riduzione della pena.

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Un simbolo ricorrente degli Arditi, che compariva sul gagliardetto di reparto, ma anche ricamato sulle giubbe o sotto forma di spilla metallica, era il pugnale con sulla guardia la scritta "FERT" (motto dei Savoia) e contornato da una fronda di alloro ed una di quercia, legate fra loro da una corda formante un nodo Savoia.
La morte con il pugnale fra i denti venne adottata nel periodo dell'Impresa di Fiume da Gabriele D'Annunzio.


Molti degli elementi distintivi degli Arditi furono in seguito ripresi dalle prime formazioni fasciste, tipicamente il fez nero, il teschio con il pugnale tra i denti, ma anche dalle formazioni degli Arditi del Popolo (teschio ma con pugnale ed occhi rossi) e da varie squadre di difesa antifascista, come la camicia nera col teschio in filo d'argento sul fianco utilizzato dalle squadre comuniste romane. Lo stesso saluto «A noi!» fu poi usato dagli Arditi del Popolo (col saluto a pugno chiuso) e come tale compare in alcuni loro inni.

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Servizio militare, assegnazione compiti:

Domanda:
- cosa facevi da civile?

Risposta:
- Pianista!

Assegnato a pulire i muli!

Domanda:
- cosa facevi da civile?

Risposta:
- contabile

Assegnato alla fureria

Domanda:
- cosa facevi da civile?

Risposta:
- (balbuziente) ta ta ta ta

Assegnato mitraglieri!

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La vita, senza nome, senza memoria, era sola. Aveva le mani, ma non aveva chi toccare.
Aveva la bocca, ma non aveva con chi parlare. La vita era una, ed essendo una non era nessuna.
Allora il desiderio tirò con il suo arco. E la freccia del desiderio divise la vità a metà e la vita fu due.
i due s’incontrarono e risero. Li faceva ridere vedersi, e anche toccarsi.

Eduardo Galeano, da
Specchi
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La lancia (come l'arco), è un'arma che è stata superata dalla Storia: oggi relegate agli sport olimici, entrambi sopravvivono soltanto nella punta, che è divenuta il proiettile da scagliare con le armi da fuoco da lunga distanza.

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Certo non era così nei secoli passati, quando l'asta era elemento costante e letale dell'attrezzatura militare. In particolare penso al ruolo fondamentale che ha assunto con Alessandro il Macedone nel forgiare la micidiale falange.


Ideata inizialmente da suo padre Filippo, la falange era una formazione da battaglia della fanteria, ispirata alla falange oplitica greca (che tuttavia differiva per equipaggiamento). I falangiti (pezhetairoi o “compagni a piedi”) erano dunque dotati di una lunga lancia, o sarissa: la classica dòry, la lancia in frassino dell’oplita lunga dai 2,5 ai 3 metri, venne sostituita da un'asta in corniolo di 5-6 metri suddivisa in due tronconi equivalenti ma uniti centralmente da un tubo metallico.
Data la notevole lunghezza, si poteva impugnare solamente con entrambe le mani. Come la dòry anche la sarissa è dotata nelle estremità di una punta a foglia e di uno styrax (anch’essa una punta metallica). Inoltre tali guerrieri avevano un piccolo scudo rotondo, con un diametro di appena 60 cm, legato al braccio sinistro e al collo.

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Una syntagma è un quadrato di 16 sarisse frontali per 16 di profondità (in totale 256) che crea un muro impenetrabile; in tutto il mondo antico nessuna truppa riuscì mai a sfondare una falange macedone ben addestrata, neanche i legionari romani, caratterizzata com'era da una combinazione di affondo e rapidità di movimento, oltre che di spostamento sul campo, utile a sbriciolare da una parte all’altra la formazione avversaria.


Lo schieramento dei pezeteri marciava compatto con le lance della prima fila diritte, e quelle delle file retrostanti tenute alte a impedire che frecce e giavellotti avversari facessero troppi danni.

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(...) In me la notte entrava con la sua invasione possente.
Per sopravvivermi ti ho forgiato come un'arma,
come una freccia al mio arco, come una pietra nella mia fionda.

Ma cade l'ora della vendetta, e ti amo.
Corpo di pelle, di muschio, di latte avido e fermo

Pablo Neruda

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Una delle rappresentazioni più accurate dell’uso del gladio, un affondo e via, niente rotazioni o virtuosismi.

 
Non avevo mai visto questo 3d,lo leggerò ! :yeah:Vedi l'allegato 2993465


Grazie 2001-2010... :bow:


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«Ho sempre amato la vita. Chi ama la vita non riesce mai ad adeguarsi, subire, farsi comandare.
Chi ama la vita è sempre con il fucile alla finestra per difendere la vita…
Un essere umano che si adegua, che subisce, che si fa comandare, non è un essere umano»

(da un’intervista del 1979, di Luciano Simonelli).
Oriana Fallaci

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La Prima Guerra Mondiale fu, per la fotografia, un momento storico fondamentale: segnò la nascita del fotogiornalismo, e ben 600 reporter del Servizio Fotografico del Regio Esercito furono inviati, con circa 290 macchine fotografiche a disposizione, sui campi di battaglia per documentare l’evolversi del conflitto.
Una documentazione che serviva sia per scopi militari e strategici sia per motivi di propaganda.
Fra questi fotografi c’era anche il giovane maceratese Carlo Balelli, appena ventenne.

“Molte volte si stava notti intere nelle stazioni fotografiche che avevamo allestito, aspettando che gli Austriaci sparassero con i loro cannoni. Quando iniziavano, allora era il momento buono per noi, si cercava di cogliere il punto esatto degli scoppi per capire dove erano dislocate le loro postazioni. Non abbiamo fatto altro che fotografare, e fotografare, per notti intere, mentre tutto intorno a noi piovevano bombe. E così fu per lo scoppio della mina sul Col di Lana, sul monte San Michele e sul Valderoa…


Così scriveva Carlo Balelli dal fronte, e in quelle parole c’è tutta l’umanità di una generazione che pagò un prezzo altissimo in quel conflitto.



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Bastoni usati bene (anche se il tizio va veloce perché usa stuzzichini, io quando mi allenavo usavo bastoni più grossi, più lento ma lo stesso efficace..e poi avrei altre critiche ma dà l'idea della potenza devastante dell'arnis, arte marziale poco conosciuta: si usano i bastoni ma nella realtà della guerra quelli erano machete..)

 

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Bastone di Gandalf

Il bastone di Gandalf è di legno, con una pietra in cima, capace di illuminarsi. Lo utilizza in molte occasioni ne Lo Hobbit e Il Signore degli Anelli, come sostegno, ma anche come arma, facendo coppia con la spada Glamdring.

Il bastone si spezza nello scontro con il Balrog a Moria, quando viene usato per distruggere il ponte di Khazad-dûm
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Dopo la sua rinascita come Gandalf il Bianco, il personaggio è dotato di un nuovo bastone, bianco come gli abiti, ispirato alle foglie dell'albero mallorn.

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Negli adattamenti cinematografici Gandalf utilizza cinque bastoni diversi: il primo è in legno con una punta a forma di fiamma che perde nello scontro con Sauron ne Lo Hobbit; il secondo è quello di Radagast, che glielo consegna affermando "ne hai più bisogno di me" e che porta anche all'inizio de Il Signore degli Anelli, ma gli viene sottratto a Isengard da Saruman; con il terzo parte da Gran Burrone ed è quello che utilizza per illuminare Moria e combattere con il Balrog; lo perde cadendo.

Dopo la rinascita utilizza un nuovo bastone bianco che però si spezza ne Il ritorno del re nello scontro con il re stregone di Angmar. Alla fine lo si vede salpare sulla nave con un nuovo bastone, uguale al precedente.

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«...Siamo noi gli Uruk-hai lottatori! Siamo stati noi ad uccidere il grande guerriero, noi a prendere i prigionieri. Noi siamo i servitori di Saruman il Saggio, la Bianca Mano: la mano che ci dà carne umana da mangiare. Siamo venuti da Isengard e vi abbiamo guidati fin qui, e saremo noi a scegliere la via del ritorno che più ci piace. Io sono Uglùk. Ho parlato»
(Il Signore degli Anelli, Le due torri.
]

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Gli Uruk-hai sono una razza di Arda, l'universo immaginario creato dallo scrittore inglese J.R.R. Tolkien. Sono una particolare razza di Orchi della Terra di Mezzo. Sono presenti nel Signore degli Anelli. Fanno apparizione durante la Terza Era e servono Saruman.

Nella trasposizione cinematografica curata da Peter Jackson, gli Uruk-hai sono ben caratterizzati e distinti dagli Orchi, ma possiedono una descrizione molto diversa da quella del libro. Mentre nel romanzo gli Uruk-hai sono più piccoli, deboli e tarati dei comuni esseri umani, nel film la situazione è stata invertita. Inoltre, sempre nel film, sono anche ricoperti d'acciaio, laddove nel libro non erano quasi mai armati in maniera così complessa.

Nel film gli Uruk-hai compaiono molto più spesso che nel libro.
Nella battaglia del Fosso di Helm sono in 10.000 e il loro esercito è diviso in più unità: guerrieri con scudo; picchieri col compito di contrastare la cavalleria di Rohan; balestrieri (le balestre sono armi non presenti nella Terra di Mezzo come concepita da Tolkien); genieri per le operazioni d'assedio (tra le quali piazzare gli esplosivi); ed infine la truppa d'assalto (berserker), che, proiettata sulle mura nemiche con delle scale, si lancia tra i difensori con il compito di aprire una testa di ponte sulle mura, permettendo ai compagni di salire le scale. Nel romanzo, l'armata di Saruman è, invece, costituita non solo da Uruk, ma anche da Orchi, mezz'orchi e dai guerrieri del Dunland.

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Margot Robbie (Harley Quinn nel film Suicide Squad) impugna una Chiappa Rhino 60DS
L'attrice ha trascorso più di tre ore in sala trucco per essere trasformata in Harley Quinn.
Doveva farsi dipingere la pelle di bianco, applicare venti tatuaggi temporanei, applicare la parrucca di Harley Quinn ed entrare nel costume. Per il film ha imparato a trattenere il respiro sott’acqua per un oltre 5 minuti.

L’arma di Harley Quinn è un revolver .357 Magnum personalizzato Chiappa “Rhino” 60DS con impugnatura bianca intarsiata con un emblema del Joker in oro e decorazioni dorate sul rivestimento della canna.

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In una recente intervista, Margot Robbie ha rivelato di aver ricevuto molteplici minacce di morte per aver accettato il ruolo di Harley Quinn in Suicide Squad: “Stai per apparire in un cinecomic ed ecco lo scenario peggiore: ricevere minacce di morte, e quando accade è cosa intelligente fare in modo che un team di sicurezza esegua un controllo su chiunque li abbia inviati per vedere se c’è una storia passata di violenza, perché dovrai sapere se hai bisogno di sicurezza per andare a determinati eventi…vorrei che qualcuno mi avesse spiegato molte di queste cose all’inizio. Non mi sarei risentita per la posizione in cui mi sono ritrovata perché avrei saputo in cosa mi stavo andando ad infilare”.

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Karambit, coltello indonesiano (a me non piace, secondo me la tecnica di coltello pugliese è più efficace..:D)



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