°° aud / usd : Carry trade... E bolle varie

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COSTAGUANA
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il sistema dei cambi ha il suo re per quanto riguarda il carry trade che oggi va molto di moda .

Non e' piu' l' aud/jpy ma l'aud/usd. volumi immani notte e giorno volatilita' e spread contenuti quasi su tutte le piattaforme.

visione di insieme..
 

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poi oggi..
 

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poi oggi .. hanno ancora alzato i tassi... :eek:



Australia: la Banca centrale alza i tassi al 3,5%

3 novembre 2009


Gli analisti sulla Bce: «Tassi Ue ancora fermi all'1%»


La Banca centrale australiana ha alzato i tassi di interesse, per la seconda volta dal 6 ottobre scorso, di 25 punti base portandoli al 3,5%. Il governatore dell'istituto, Glenn Stevens, ha spiegato che la decisione é stata presa alla luce della forte crescita in Cina e delle previsioni migliori del previsto in Asia. L'Australia é stata il primo paese del G20 ad alzare i tassi dopo lo scoppio della crisi finanziaria. Non sono previsti al momento altri ritocchi a dicembre.
 
e come se non bastasse escono articoli, veritieri, come questo..

DOVE VA L'ECONOMIA / Le meravigliose bolle di sapone Carry Trade
di Nouriel Roubini *
Pagina: 1 2 di 2


commenti - 4| Condividi su: |vota su ||3 Novembre 2009

Da marzo i prezzi delle attività rischiose di ogni genere (azioni, petrolio, energia, materie prime) hanno ripreso a correre, gli spread creditizi tra titoli ad alto rendimento e di alta qualità hanno cominciato a ridursi, e le attività dei paesi emergenti (azioni, obbligazioni, valute) sono risalite ancora di più. Contemporaneamente, il dollaro si è fortemente indebolito, mentre i rendimenti dei titoli di stato sono leggermente saliti, ma sono rimasti bassi e stabili.
Questa ripresa degli asset rischiosi è trainata in parte dal miglioramento dei fondamentali dell'economia. Abbiamo evitato una quasi depressione e il tracollo del sistema finanziario grazie a un imponente piano di stimoli monetari e di bilancio e agli interventi di salvataggio delle banche in difficoltà. Sia che la ripresa segua una curva a V, come ritiene la maggior parte dei commentatori, o un'anemica curva a U, come ritengo io, i prezzi delle attività dovrebbero gradualmente crescere.
Ma se è vero che l'economia americana e mondiale è timidamente ripartita, i prezzi degli asset sono saliti alle stelle a partire da marzo con un rally consistente e sincronizzato. Nel 2008 erano calati bruscamente, quando era il dollaro a salire, ma da marzo in poi sono schizzati in alto mentre il dollaro colava a picco. I prezzi delle attività rischiose sono cresciuti troppo, troppo presto e troppo in fretta rispetto ai fondamentali dell'economia.
E allora che cosa c'è dietro a questo eccezionale recupero? Indubbiamente ha contribuito l'ondata di liquidità prodotta da tassi di interesse prossimi allo zero e politiche monetarie espansive. Ma all'origine di questa bolla c'è soprattutto la debolezza del dollaro, trainata dalla madre di tutti i carry trade. Il dollaro è diventato la moneta più utilizzata in queste operazioni speculative tra tassi e valute, perché la Fed ha tenuto sotto controllo i tassi d'interesse e si prevede che continuerà a farlo ancora per molto tempo. Gli investitori che puntano sul ribasso del dollaro per comprare, con effetto leva, attività a più alto rendimento, non stanno semplicemente prendendo in prestito a tasso di interesse zero rispetto al dollaro; stanno prendendo in prestito a tassi fortemente negativi - addirittura fino al 10% o 20% annualizzato - perché la caduta del dollaro garantisce cospicue plusvalenze.
Riassumiamo: gli operatori prendono in prestito a tassi del -20% per investire, con un forte effetto leva, su una massa di attività rischiose in tutto il mondo che stanno aumentando di prezzo, a causa di un surplus di liquidità e di un massiccio ricorso al carry trade. Qualsiasi investitore che si dedichi a questo gioco rischioso fa la figura del genio (anche se sta semplicemente cavalcando una colossale bolla finanziata da un costo del credito fortemente negativo), perché i rendimenti da marzo in poi sono stati nell'ordine del 50-70%.
La percezione da parte degli individui del valore a rischio del proprio portafoglio investimenti dovrebbe invece aumentare, per via della crescente correlazione dei rischi fra categorie di asset differenti, tutte trainate dalla politica monetaria comune e dalla pratica del carry trade. Anzi, è diventata un'unica, grande operazione comune: si vendono dollari per comprare qualunque asset a rischio a livello mondiale.
Al tempo stesso, però, la "rischiosità" percepita delle singole categorie di asset sta scemando, per via della minor volatilità frutto della politica della Fed di comprare tutto quello che le capita a tiro (si pensi alla sua proposta di acquistare 1800 miliardi di dollari di titoli di Stato, titoli garantiti da ipoteca - obbligazioni garantite da imprese semipubbliche come la Fannie Mae - e agency debt). Le singole categorie di asset quindi ora sono meno volatili e si comportano nello stesso modo, e dunque la diversificazione fra i mercati si è ridotta (e il Var è tornato ad apparire basso).
Dunque, l'effetto combinato della politica Fed (tasso zero, politiche espansive e acquisto su larga scala di strumenti di debito a lungo termine) apparentemente sta creando a livello mondiale- per ora - le condizioni per la madre di tutti i carry trades e la madre di tutte le bolle mondiali dei prezzi delle attività con effetto leva. Questa politica non alimenta sono una bolla globale, alimenta anche una nuova bolla negli Usa. Il denaro facile, le politiche di espansione quantitativa, l'espansione del credito e i consistenti afflussi di capitali negli Stati Uniti attraverso l'accumulazione di riserve in valuta estera da parte delle Banche centrali degli altri Paesi rende più facile finanziare i deficit di bilancio Usa e alimenta la bolla delle azioni e del credito Oltreoceano. Per concludere, un dollaro debole è positivo per le azioni Usa, perché può portare a una crescita più forte e può accrescere i profitti in valuta estera delle grandi aziende statunitensi all'estero, in termini di dollari.
La politica sconsiderata degli americani, che sta alimentando questi carry trades, obbliga altri Paesi a seguire le stesse politiche monetarie. Il Regno Unito, l'Eurozona, il Giappone, la Svezia e altre economie avanzate stavano già applicando politiche di tassi quasi a zero ed espansione quantitativa, ma la debolezza del dollaro sta aggravando ulteriormente questa politica monetaria espansiva globale. Le Banche centrali in Asia e in America Latina sono preoccupate per la debolezza del dollaro e stanno intervenendo in modo aggressivo per impedire che le loro valute si apprezzino eccessivamente. Questo mantiene i tassi di interesse a breve a un livello inferiore a quello auspicabile. Inoltre, le Banche centrali potrebbero essere costrette ad abbassare i tassi con operazioni a mercato aperto. Alcune Banche centrali, preoccupate per i capitali vaganti che spingono in alto le loro valute, come nel caso del Brasile, stanno imponendo controlli sui flussi di capitale in entrata. Nell'uno o nell'altro caso, la bolla del carry trade peggiorerà: se non ci sarà nessun intervento valutario e le valute straniere si apprezzeranno, il costo negativo del credito legato al carry trade crescerà ulteriormente. Se gli interventi valutari o le operazioni a mercato aperto terranno sotto controllo l'apprezzamento della valuta, le politiche monetarie quantitative che ne conseguiranno a livello nazionale alimenteranno una bolla dei prezzi delle attività in queste economie. E dunque la bolla globale, che interessa tutte le categorie di asset, si gonfierà giorno dopo giorno.
Ma un giorno questa bolla scoppierà, portando al crack coordinato dei prezzi degli asset più grande di sempre: se i fattori produrranno un'inversione di tendenza del dollaro, con improvviso rafforzamento (come abbiamo visto per lo yen), le operazioni di carry trade con effetto leva dovranno essere chiuse in fretta e furia, con gli investitori che coprono il loro scoperto in dollari. E si scatenerà un fuggi fuggi, perché la chiusura generalizzata di posizioni lunghe con effetto leva su asset di rischio finanziate dal dollaro basso innescherà un tracollo coordinato di tutti quegli asset (azioni, materie prime, asset dei mercati emergenti e strumenti creditizi). Perché dovrebbe andare a finire così? Innanzitutto, perché il dollaro non può continuare a scendere all'infinito, a un certo punto si stabilizzerà; quando questo succederà, il costo del credito in dollari diventerà improvvisamente zero, invece che fortemente al di sotto dello zero come prima, e la rischiosità di un'inversione dell'andamento del dollaro spingerà molti a coprire il loro scoperto. In secondo luogo, la Fed non potrà contenere la volatilità in eterno (il suo piano d'acquisto da 1.800 miliardi di dollari finirà la primavera prossima). In terzo luogo, se la crescita americana sarà più alta del previsto nel terzo e nel quarto trimestre, i mercati potrebbero cominciare ad aspettarsi, in anticipo sui tempi, una stretta della politica monetaria da parte della Fed. In quarto luogo, i timori di una recessione "a W" o rischi geopolitici, come un confronto militare fra gli Stati Uniti e Israele da una parte e l'Iran dall'altra, potrebbero rendere la gente meno incline al rischio. Come nel 2008, quando l'impennata dell'avversione al rischio fu accompagnata da una forte rivalutazione del dollaro perché gli investitori cercavano la sicurezza dei titoli di Stato Usa, questa nuova avversione al rischio innescherebbe un recupero del dollaro in un momento in cui dovranno essere chiuse posizioni "corte" cospicue.
Tutto ciò non è detto che succeda subito, perché il denaro a buon mercato e l'eccesso di liquidità a livello globale possono continuare a spingere in alto i prezzi delle attività per un certo periodo. Ma più andranno avanti e più si allargheranno questi carry trades, più crescerà la bolla e maggiore sarà il botto che farà quando scoppierà. La Fed e altri policymakers sembrano inconsapevoli della bolla-monstre che stanno creando. Più tardi se ne accorgeranno, più pesante sarà il tonfo che faranno i mercati.

Nouriel Roubini insegna economia a New York
(Traduzione di Fabio Galimberti)
 
Scusa da cosa deduci i grandi volumi ?
Grazie
 
..
 

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insomma...

la mia operativita' di lungo e' questa
 

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ricordatevi che esistono anche dei tp temporali.

i miei terzi sono settati a quadrimestri..

nel frattempo ci si allena sul cable... (leva sempre bassa)

ciao
 
se ho ben capito punti sulla teoria di roubini
la storiella della fine del carry è vecchia
cmq tieniamo presente che roubini:
- è un pessimista che vede ovunque la fine del mondo
- lancia allarmi dal 2006 e solo 2 anni dopo inizia a verificarsi quello che prevedeva (sbagliare il timing ...... praticamente non ci ha azzeccato, ..... parafrasando: prima o poi doveva azzeccarci:eek:)
- sono mesi che parla di bolla che sta per scoppiare e.... sempre new max in borzzza


praticamente la solita storia:
uno ci azzecca una volta e diventa GURU :o

l'ultima è quella americana (noon ricordo il nome witney boh) che ha previsto il crollo delle banche ammmericcane....... ora appena apre bocca e fa upgrade e downgrade ws reagisce :eek:

gente che campera tutta vita sul k.ulo avuto in una determinata circostanza:o

meglio non fidarsi di questi personaggi "sopra la media".....la fortuna come viene.....se ne va ;)
 
Si..

Fondamentalmente credo nella chiusura di buona parte dei carry..

E credo anche, se non addirittura di piu', che ogni movimento abbia una fine .

E un ritraccio....
 
Si..

Fondamentalmente credo nella chiusura di buona parte dei carry..

E credo anche, se non addirittura di piu', che ogni movimento abbia una fine .

E un ritraccio....

allora.... ;)

il ragionamento è diverso da quello di roubini :)
 
e come se non bastasse escono articoli, veritieri, come questo..

DOVE VA L'ECONOMIA / Le meravigliose bolle di sapone Carry Trade
di Nouriel Roubini *
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Ma un giorno questa bolla scoppierà, portando al crack coordinato dei prezzi degli asset più grande di sempre: se i fattori produrranno un'inversione di tendenza del dollaro, con improvviso rafforzamento (come abbiamo visto per lo yen), le operazioni di carry trade con effetto leva dovranno essere chiuse in fretta e furia, con gli investitori che coprono il loro scoperto in dollari. E si scatenerà un fuggi fuggi, perché la chiusura generalizzata di posizioni lunghe con effetto leva su asset di rischio finanziate dal dollaro basso innescherà un tracollo coordinato di tutti quegli asset (azioni, materie prime, asset dei mercati emergenti e strumenti creditizi). Perché dovrebbe andare a finire così? Innanzitutto, perché il dollaro non può continuare a scendere all'infinito, a un certo punto si stabilizzerà; quando questo succederà, il costo del credito in dollari diventerà improvvisamente zero, invece che fortemente al di sotto dello zero come prima, e la rischiosità di un'inversione dell'andamento del dollaro spingerà molti a coprire il loro scoperto. In secondo luogo, la Fed non potrà contenere la volatilità in eterno (il suo piano d'acquisto da 1.800 miliardi di dollari finirà la primavera prossima). In terzo luogo, se la crescita americana sarà più alta del previsto nel terzo e nel quarto trimestre, i mercati potrebbero cominciare ad aspettarsi, in anticipo sui tempi, una stretta della politica monetaria da parte della Fed. In quarto luogo, i timori di una recessione "a W" o rischi geopolitici, come un confronto militare fra gli Stati Uniti e Israele da una parte e l'Iran dall'altra, potrebbero rendere la gente meno incline al rischio. Come nel 2008, quando l'impennata dell'avversione al rischio fu accompagnata da una forte rivalutazione del dollaro perché gli investitori cercavano la sicurezza dei titoli di Stato Usa, questa nuova avversione al rischio innescherebbe un recupero del dollaro in un momento in cui dovranno essere chiuse posizioni "corte" cospicue.
Tutto ciò non è detto che succeda subito, perché il denaro a buon mercato e l'eccesso di liquidità a livello globale possono continuare a spingere in alto i prezzi delle attività per un certo periodo. Ma più andranno avanti e più si allargheranno questi carry trades, più crescerà la bolla e maggiore sarà il botto che farà quando scoppierà. La Fed e altri policymakers sembrano inconsapevoli della bolla-monstre che stanno creando. Più tardi se ne accorgeranno, più pesante sarà il tonfo che faranno i mercati.

Nouriel Roubini insegna economia a New York
(Traduzione di Fabio Galimberti)



ANCHE LUI LO SA...

bannato
 
Stop sempre a 9350
 

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Chinese Yuan the Most Undervalued Currency in the World
Currencies / China Currency Yuan
Oct 31, 2009 - 08:56 AM

By: Bryan_Rich


When the leaders from the 20 most powerful countries in the world (including China) met last month, they left with a pledge to work toward rebalancing global economies.

That means countries running large trade deficits, like the U.S., would save more, consume less, and produce more … and export-driven economies, like China, would spend more and export less.



That’s a lofty goal. Even lip service to some. To me, it’s a statement that speaks directly to China. It’s “code” that China needs to stop manipulating its currency.

Lopsided trade was a key driver in the asset price bubbles over the past few years and the continuation of these imbalances are a recipe for another rendevous with global recession.

That’s why the G-20, the IMF, the OECD — all of the major institutions and central banks of the world — are talking about the importance of repairing imbalances.

And, again, it all boils down to China …

China’s Currency Policy Gives it a Distinct Advantage

While most of China’s major economic competitors around the world have seen their currencies climb against the dollar by 20 percent, 30 percent, 40 percent … even 50 percent in the last eight months … the Chinese yuan has been virtually unchanged.

That’s because China controls the value of its currency. And that creates a major advantage for Beijing in the competition for world exports. It’s a primary reason China has been able to achieve such a rapid rise in global economic power.


While other world currencies have climbed against the dollar, the Chinese yuan has been virtually unchanged.
China’s currency policies have long been a problem for the United States. Cheap Chinese goods and cheap credit fueled a consumption binge for U.S. consumers and a massive trade deficit.

Prior to the financial crisis, the U.S. was on its own to convince China to adopt a more “flexible currency regime” … i.e. stop keeping its currency artificially weak.

The results were modestly successful — only after the U.S. Congress threatened to impose a tariff on Chinese imports! China allowed its currency to appreciate by 17 percent against the dollar between 2005 and 2008.

But since the financial crisis, China has returned to a peg against the greenback. Its authority to determine the value of its own currency and to stockpile U.S. dollars through one-way trade has put China in a position of strength against the rest of the world.

That’s why when the rest of the world was in recession, China was still churning out growth and is now outperforming in the early global economic recovery phase.

Look, it’s no secret that China has the most undervalued currency in the world. In fact, the Chinese yuan would have to appreciate more than 40 percent against the U.S. dollar to bring the exchange rate in line with economic fundamentals.


While the rest of the world was in recession, China continued to grow.
To make matters worse, a weakening dollar and recovering global appetite for risk has sent world currencies soaring over the past eight months. But Chinese currency has been weakening along with the dollar, an effective devaluation against its Asian trading competitors.

Because of this currency advantage, China has been winning even more share of the world export market.

And countries that need healthy exports to work their way out of recession are losing out. That’s why over the course of the last few weeks we’ve seen South Korea, Taiwan, the Philippines, Thailand, Indonesia and Hong Kong all intervene to weaken their currencies.

Meanwhile, Major Developed Economies Are Losing Out, Too. So …

The China currency issue will likely become a major global point of contention.

Remember, to put the world back on a sustainable path to growth, the G-20 pledged to …

Work toward repairing global trade imbalances, Avoid protectionism,
And avoid competitive currency devaluations.
All three of these key issues have a lot to do with China’s currency policies.

In an indirect way, the world is telling China to stop manipulating its currency and to work on creating a more balanced economy by cultivating domestic demand.

If China continues to manufacture a weak currency, dump cheap products on the rest of the world, and stockpile currency reserves, points number 2 and 3 will grow in scale and frequency.

That’s a major threat for the global economy.

For now, traders are beginning to make bets that China will placate the rest of the world with some appreciation in its currency. But not much.

The chart below shows the U.S. dollar vs. the Chinese yuan. The red line shows a Beijing-manipulated exchange rate while the blue line indicates the market’s expectations for where the exchange rate will be in twelve months:



Source: Bloomberg

The fundamental equilibrium exchange rate suggests the yuan is 40 percent undervalued.

As you can see with the red line, China started allowing its currency to appreciate in 2005, at the rate of about 6 percent a year. But in 2008 that gradual strengthening of the yuan came to an abrupt halt.

Now the market expects the yuan to start trading higher again from the dynamics I mentioned above, but only 2 percent by this time next year.

This won’t be nearly enough to keep its counterparts at bay.

I’m looking for this discussion on China’s currency to heat up. And the potential political fallout could cause quite a stir for the global economy and currencies.

Regards,

Bryan
 

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