Postato ieri sera. Io l'ho trovato interessante e probabilmente vale più dei vari rating degli anal isti.
Telecom senza Intesa. Unicredit a caccia di soci
di Biagio Marzo
Già da tempo l’Unicredit aveva annunciato che stava per uscire dal capitale di Olimpia, la holding che custodisce il 18% di Telecom Italia, ma, a sorpresa, viceversa, è uscita prima Banca Intesa. Ma, ventiquattr’ore dopo, la banca di Alessandro Profumo l’ha seguita a ruota, per evitare chiacchiere fuori luogo. Si è trattata, in sintesi, di una uscita obbligata per le due banche. Di fronte all’uscita dei due istituti di credito milanesi, Piazza Affari ha avuto un atteggiamento quanto mai curioso, per cui, c’è stato un rialzo di Banca Intesa e un calo del titolo Telecom. Nel 2001, l’Unicredit e Banca Intesa andarono in soccorso di Telecom di Marco Tronchetti Provera, attraverso un rapporto nato con una way-out. Le due banche diedero oltre un miliardo di euro all’azienda, garantendosi, però, una opzione put per uscire alla pari: 585 milioni investiti e la medesima somma, pari e patta, restituita, dopo cinque anni esatti. Era nell’aria, però non si pensava che Intesa uscisse così rapidamente, anticipando i tempi, rispetto alla comunicazione dell’uscita fissata per il 4 aprile, con un preavviso di sei mesi. Probabilmente non voleva che l’uscita avvenisse troppo a ridosso delle elezioni politiche del 9 aprile. Tuttavia, in previsione dello scioglimento del patto di sindacato di Olimpia, a maggio prossimo, le due banche hanno stretto i tempi sulla sorte del 9,5% in loro possesso e hanno ragionato che era meglio mettere termine all’opzione in scadenza a ottobre. Diverse congetture sono state fatte, a torto o ragione, dato i protagonisti di questa vicenda.
Nel mentre Unicredit aveva deciso di uscire definitivamente da Olimpia,- in base al nuovo corso, da un lato, di non partecipare nel capitale di società industriali e di servizi, dall’altro, di puntare all’estero, Est Europa, a seguito dell’acquisizione della tedesca Hvb- per Intesa si diceva, invece, che avrebbe potuto rinnovare la put, tanto non era obbligata ad esercitarla. Ma, alla fine, ha convenuto di fare il contrario e andare per la propria strada per opportunità finanziarie. A caldo i commenti che sono stati fatti possono essere di vario tipo, ma la verità è una sola: il 4 aprile Banca Intesa e Unicredit avrebbero dovuto decidere se avvalersi dell’opzione put al medesimo prezzo di quello pagato nel 2001. In poche parole, era un atto dovuto nei confronti degli azionisti l’uscita delle due banche milanesi da Olimpia. Marco Tronchetti Provera si trova nelle condizioni di dover far fronte al pagamento di 585 milioni di euro, pari a 4,77%, della quota di capitale di Banca Intesa e Unicredit in Olimpia. Nello stesso tempo, dovrà rilevare la quota del 16% di Hopa nella finanziaria bresciana, pagando 660 milioni di euro. Quest’ultima percentuale dovrà acquistarla tanto Pirelli quanto pro quota Edizione holding della famiglia Benetton. Per inciso, Hopa non è più nelle mani di Emilio Gnutti, ma di quelle di Stefano Bellaveglia, per conto della quota di capitale del Monte Paschi di Siena. La Pirelli, acquisendo le quote bancarie, sale in Olimpia dall’attuale 57,7% al 67,2% e con la quota di Edizione holding all’80%: la famiglia Benetton passa dal 16,8% al 20%. Complessivamente Pirelli dovrà corrispondere circa 1,2 miliardi di euro a Banca Intesa e a Unicredit e assieme a Edizione holding altri 600 milioni di euro a Hopa.
In particolare, Banca Intesa tiene a precisare che l’operazione rientro non significa che i rapporti con Telecom siano definitivamente interrotti. Anzi, continueranno in modo diverso. In quale non si è stato spiegato. Resta il fatto che la Pirelli non è stata presa alla sprovvista, ma era preparata tanto che aveva predisposto il pagamento, avendo compiuto, a tempo debito, alcune mosse come la quotazione della divisone Pneumatici da cui sono previsti l’incasso di circa 800 milioni di euro e come la cessione di partecipazioni finanziarie per l’ammontare di 400 milioni di euro. A occhio e croce, la società di Tronchetti Provera potrebbe cedere o ridimensionare le quote aventi in Mediobanca e Capitalia. C’è da dire che, oltre a Banca Intesa, Piazzetta Cuccia e Via Minghetti fanno parte del patto di sindacato della Pirelli. Quindi, se nel caso ci fosse la fusione tra la banca di Bazoli e Passera e quella di Geronzi e Arpe, MTP si troverebbe ad essere un’azionista del gruppo di nuovo conio, CapIntesa(?). In verità, non c’è alcuna certezza sulle mosse prossime venture, dato l’indebitamento stratosferico in cui si trova Telecom. Con il combinato dei due interventi di cui sopra, Pirelli pensa di tamponare alla bell’e meglio il pagamento del conto alle due banche milanesi e alla holding bresciana. Sta di fatto che la Pirelli è esposta in modo considerevole e crescente sul fronte degli oneri del debito in qualche misura sostenibili, ma tali da non permettere extrainvestimento e sviluppo all’estero. La fuoruscita da Olimpia dei due istituti di credito pone la seguente domanda: la finanziaria di Telecom resterà nelle mani di Pirelli ed Edizione holding o nuovi soci faranno il loro ingresso?
Insomma, ci sarà un nuovo riassetto e nuovi equilibri societari o no? Sotto questo aspetto, è come indovinare il futuro, leggendolo nella sfera di cristallo. Non solo, bisogna vedere chi vincerà le elezioni del 9 aprile. Romano Prodi è stato chiaro, una volta al governo avrebbe messo molta attenzione ai gruppi monopolistici, in special modo a quelli delle telecomunicazioni, ossia a Telecom. Al che, ebbe una risposta dei membri del cda sul Sole24ore secondo cui l’azienda di MTP operava non in regime monopolistico, semmai nel rispetto del libero mercato. A supporto della tesi di Prodi, è sceso in campo il quotidiano della Margherita con una serie di articoli sul caso Telecom. Una cosa è certa, scontata che prima o poi Intesa usciva da Olimpia, Romain Zaleski, amico di Giovanni Bazoli e pattista della banca di Piazza della Scala, che ultimante ha comprato una quota di Generali, ha iniziato a muoversi, sentendo profumo di affari. Al che, Tronchetti Provera, per non farsi trovare impreparato di fronte a eventuali scalate, sta correndo ai ripari. Innanzitutto, ha dichiarato se si fossero presentati nuovi soci, sarebbero stati bene accolti, nell’interesse della società. Poi, ha dato incarico a Gerardo Bragiotti, patron della Banca Leonardo e banchiere di sua massima fiducia, per studiare, casomai ce ne fosse il bisogno, una soluzione di emergenza. Per cui, a scanso di equivoci, ha stretto un rapporto con la spagnola Telefonica, da sempre interessata al mercato italiano e allearsi con Telecom. Che succederà nell’immediato futuro, non è prevedibile. Olimpia non può restare con il nuovo assetto precario, costituitosi con la fuoruscita di Banca Intesa, Unicredit e della finanziaria Hopa. Quello che non hanno fatto i “furbetti del quartierino, che avevano come ipotesi la scalata di Telecom, potrebbero, invece, farla altri, forse con l’avallo di Banca Intesa.