Il Giappone a processo davanti alla Corte internazionale di giustizia dell’Aia. La causa è stata intentata dall’Australia, col sostegno della Nuova Zelanda, per chiedere alla Corte di proibire la caccia alle balene nell’Antartico a “fini di ricerca”, motivazione ufficiale usata dal Giappone in tutti questi anni, durante i quali sono stati uccisi circa 10mila esemplari.”Non pensiamo che sia necessario uccidere una balena per fare ricerca - sostiene Bill Campbell, uno degli avvocati dell’Australia - si fa ricerca ad esempio nel quadro della partnership dell’oceano meridionale su un certo numero di specie, utilizzando i sistemi satellitari”. Il Giappone si difende ribadendo la sostenibilità delle azioni. “Ci sono diversi mezzi per impegnarsi nell’attività di ricerca - spiega Noriyuki Shikata, portavoce della delegazione - ma riteniamo che il nostro programma sia davvero importante per contribuire a comprendere le balene”.A seguire il processo da vicino gli attivisti di Sea Shepherd che da anni ostacolano con i loro blitz le baleniere giapponesi. “Penso che dovrebbe essere chiaro che la caccia alle balene non è permessa - dice Geert Vons, direttore del gruppo nei Paesi Bassi - Non si tratta solo di Australia contro Giappone, le balene appartengono a tutto il mondo, sono una specie migratoria ed è nell’interesse della comunità globale che andrebbero protette”.
lastampa.it 27/6/2013