[...] Puntiamo su una buona ripresa, almeno ai livelli dello scorso anno, dopo la pausa estiva», spiega a Milano Finanza Gian Pietro Beghelli, presidente del gruppo. Ma la vera svolta per l'azienda potrebbe arrivare con il lancio dell'Albero d'oro. Si tratta di un sistema «al 100% italiano», assicura il presidente del gruppo, che grazie a una tecnologia ad alta concentrazione, è in grado di catturare oltre il 40% dei raggi solari, contro una media del 16-18% per i pannelli tradizionali. Il tutto è reso possibile da un sistema ottico fatto di specchi concentratori e microprismi di cristallo. In più, per massimizzare i rendimenti, l'albero è dotato di un sistema a inseguimento che si orienta in base alla posizione del sole nell'arco della giornata. E per Beghelli, che finora con il Tetto d'oro, aveva puntato soprattutto al mercato residenziale, si tratta di un cambiamento significativo, perché il nuovo sistema, invece, è adatto a grandi centrali e ad aziende
«soprattutto quelle agricole». Anche per questo il gruppo attende con grande interesse le misure interpretative del quarto Conto Energia, in particolare quelle relative alle tecnologie a concentrazione. In base al decreto, infatti, i contributi statali per gli impianti possono essere elargiti solo a persone giuridiche e soggetti pubblici, escludendo perciò le persone fisiche e le società uninominali, come sono spesso le aziende agricole. «Basterebbero due Alberi per rendere autonoma una media azienda agricola», aggiunge il patron, che auspica una modifica del decreto per permettere anche ad agricoltori e allevatori di salire sul treno delle energie rinnovabili. Ma per il nuovo sistema Beghelli ha in cantiere anche lo sbarco all'estero, «in tutti quei Paesi dove c'è una forte insolazione. Abbiamo iniziato le attività di scouting in Nord Africa, in California e nei Paesi Arabi, dove diversi operatori hanno già dimostrato un forte interesse,
soprattutto per le possibili applicazioni della nostra tecnologia a grandi impianti nel deserto».
Insomma le prospettive di sviluppo di questa tecnologia si allargano su un settore dai numeri davvero significativi, e se davvero il business del fotovoltaico sorpasserà quello tradizionale, quale sarà il suo destino? Gian Pietro Beghelli non si sbilancia:
«È ancora presto, ma stiamo valutando tutte le opzioni»,
tra cui potrebbe esserci quella di uno spin off e successiva valorizzazione dell'asset,
magari con l'apertura del capitale a un partner importante o con la quotazione in borsa.
Ma non si tratta del preludio all'ingresso nel settore della produzione di energia: «Non è un business che ci interessa. Abbiamo da poco allacciato 2,5 megawatt di impianti ma se si presenterà una buona occasione è molto probabile che li venderemo». E la joint venture con ErgyCapital? «È stata un'esperienza molto importante per noi, perché ci ha introdotti in un settore che conoscevamo poco. Per ora andiamo avanti anche da soli ma non abbiamo intenzione di sciogliere la partnership». (riproduzione riservata)