Da "Lettere al Direttore pubblicate su Flash Art n.278 ottobre - novembre 09" visibile alla pagina web:
http://www.flashartonline.it/interno.php?pagina=lettere_direttore
DOMANDA:
BANALIZZARE LA PITTURA?
Caro Politi,
ti scrivo dopo aver letto la tua intervista a Luca Beatrice. Sembra proprio che appena si sfiori la questione pittura, in Italia, si debba scivolare nel burrone. E non si sa se sia preferibile rimanere impantanati nel cattivo gusto di Luca Beatrice o prendersi la porta in
faccia dallo snobismo ****** e conformista.
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Questa sotto-ideologia ha prodotto in Italia: 1) un analfabetismo di ritorno, di cui la stragrande maggioranza dei critici/curatori soffre in maniera vistosa; 2) un collezionismo che si è ritirato un po’ in disparte e stenta a trovare pane (italiano) per lo standard
elevato delle sue attese; 3) una generazione di giovani artisti che arriva da un percorso formativo accademico in cui chi ha un minimo di ambizione abbandona la pittura e il disegno durante il primo anno per non sentirsi uno sfigato. Rimane però la domanda: esistono giovani artisti italiani che lavorano con la pittura? Secondo l’inchiesta sulla pittura condotta da Flash Art l’inverno scorso sembrerebbe esserci solo Pietro Roccasalva, sdoganato in ambito critico per il fatto (oltre che per essere un bravo artista) che non si dedica solo alla pittura. Eppure ci sono: Alessandro Pessoli, Marco Neri, Maria Morganti, Paolo Parisi, Alessandro Roma, Pierluigi Pusole, Riccardo Baruzzi, Lorenza Boisi, Pesce Khete, per citare i primi che mi vengono in mente. Sono artisti che conoscono bene gli standard internazionali e si confrontano con la non facile eredità di un vuoto generazionale — italiano — e con riferimenti del calibro di Martin Kippenberger, Albert Öhlen, Luc Tuymans, Neo Rauch, Tal R ecc.
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Ritengo grave questa generale banalizzazione dell’esperienza artistica (produzione e ricezione), che fa il paio con la banalizzazione progressiva dell’intera cultura di questo Paese.
Cari saluti,
Luca
RISPOSTA:
TROPPA BRUTTA PITTURA IN GIRO
Caro Luca,
apprezzo il tuo tentativo di difesa della pittura. Che condivido, perché come tu sai, io sono un cultore e un appassionato di pittura, al punto che all’interno della Biennale di Praga realizzo un’ampia rassegna internazionale di pittura, andando a scovare anche nelle periferie del mondo i pittori migliori. Con ottimi risultati e nulla a che vedere con tanta pitturaccia che circola in Italia. Purtroppo parlare di pittura in Italia, vista la
tendenza generale, sulla spinta delle tante gallerie e dei troppi critici maldestri, non è facile. Si rischia di fare di ogni erba un fascio. Ma tu hai mai visitato le fi ere d’arte da noi? Hai visto quanta oscena pittura si produce, si promuove e si colleziona? E i nomi che tu citi (per me non tutti ai livelli che tu reputi) dove li incontri, se molti non hanno nemmeno una galleria? No, caro Bertolo, brutti tempi per la pittura in Italia. Anche grazie, ahimè, a Luca Betarice (che si vuole affermare come l’erede di Sgarbi) ma
soprattutto ai suoi cloni, ancor più tristi. Cloni che stanno facendo sprofondare il concetto di pittura negli abissi del cattivo gusto e del decorativismo di facciata. Proprio perché il sistema italiano ha lasciato troppo spazio al dilettantismo e alla improvvisazione. In altri paesi si sarebbe vigilato maggiormente, e molta pittura che circola in Italia la si sarebbe relegata nell’ambito del passatempo domenicale.