Bonjour tristesse

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Tika

Tendre Poison
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Depuis qu'on est ensemble
Tu viens chaque matin
Me donner la première caresse
Bonjour tristesse.

Amie qui me ressembles
Tu est le seul miroir
Où je peux contempler ma jeunesse
Bonjour tristesse.

Tu sais le secret de ma peine
Car c'est toi qui l'a bercé
Et s'il le faut que je me souvienne
Tu viens poser ta main sur les miennes
Et toi tu n'oublies jamais
Depuis qu'on est ensemble
Tu es mon seul amour
J'ai trop de faiblesse
Pour te quitter
Bonjour tristesse

Depuis qu'on est ensemble
Tu es mon seul amour
Et j'ai trop de faiblesse
Pour te quitter
Bonjour tristesse.
 
Mi sono costruita una prigione intorno.
Grate che non si spezzano.
Mi appoggio a loro e guardo fuori.
La mia mano vorrebbe toccare, accarezzare,
sentire ma non riesco a raggiungere nulla.
Allora mi ritraggo e rimango lì, immobile,
nel centro di questa prigione immaginaria.
I miei occhi cercano aiuto.
Forse non riesco a vedere chi vuole aiutarmi
veramente.
 
...Ti.ka...:rolleyes: tu mi rubi i pensieri:rolleyes: :cool: !!!
 
e all'improvviso la senti,
ti piomba addosso senza darti
neppure il tempo di prepararti...
Piccoli momenti di desideri impossibili,
eppure basterebbe così poco,
basterebbe tanto così e
tutto sarebbe colore
sarebbe vita
sarebbe musica.
Vai via tristezza
lascia che i desideri
siano fonte di luce,
lascia che i sogni
diano colore al grigio del mondo
lascia che viviamo senza di te.
 
M’attende ogni notte la tristezza,
e m’insegue mi perseguita e mi bracca
e m’opprime m’incalza e mi tormenta
finché, come l’ amante perfido e goloso,
intera mi possiede fra le braccia.
E allora crollo, m’arrendo, consento
che mi tenga ... ed all’alba sono lacrime e dolori.
 
Silenzio

Ho bisogno di silenzio
come te che leggi col pensiero
non ad alta voce
il suono della mia stessa voce
adesso sarebbe rumore
non parole ma solo rumore fastidioso
che mi distrae dal pensare.

Ho bisogno di silenzio
esco e per strada le solite persone
che conoscono la mia parlantina
disorietante dal mio rapido buongiorno
chissà, forse pensano che ho fretta.

Invece ho solo bisogno di silenzio
tanto ho parlato, troppo
è arrivato il tempo di tacere
di raccogliere i pensieri
allegri, tristi, dolci, amari,
ce ne sono tanti dentro ognuno di noi.

Gli amici veri, pochi, uno ?
sanno ascoltare anche il silenzio,
sanno aspettare, capire.

Chi di parole da me ne ha avute tante
e non ne vuole più,
ha bisogno, come me, di silenzio.
 
Ocio!

Tristi e colpiti dalle infezioni

Quando le regioni del cervello associate alle emozioni negative sono in attività, il corpo produce una risposta immunitaria più debole. L'ha scoperto un gruppo di ricercatori americani, che hanno sottoposto 52 donne a un esperimento che ha messo insieme il pensiero e l'analisi della risposta immunitaria. Hanno chiesto infatti alle donne di ripensare a momenti allegri e tristi della loro vita, e di scriverne un piccolo “tema”.
Mentre le donne scrivevano, gli sperimentatori hanno misurato con un'elettroncefalogramma le attività del cervello.
Dopo il momento del ricordo, hanno iniettato nei soggetti un po' di virus dell'influenza, e hanno misurato nel sangue delle donne gli anticorpi per l'influenza. I soggetti che hanno ricordato momenti tristi della loro vita producevano risposte più deboli all'influenza di quanto non facessero le altre donne che avevano ricordato invece momenti più allegri. Inoltre, la corteccia prefrontale destra, una regione del cervello associata con pensieri negativi e stati emotivi come la depressione, era più attiva nelle persone che ricordavano episodi tristi.

etttccccciiùùùùù!

:eek:
 
Scritto da Mafaldita
Ocio!

Tristi e colpiti dalle infezioni

Quando le regioni del cervello associate alle emozioni negative sono in attività, il corpo produce una risposta immunitaria più debole. L'ha scoperto un gruppo di ricercatori americani, che hanno sottoposto 52 donne a un esperimento che ha messo insieme il pensiero e l'analisi della risposta immunitaria. Hanno chiesto infatti alle donne di ripensare a momenti allegri e tristi della loro vita, e di scriverne un piccolo “tema”.
Mentre le donne scrivevano, gli sperimentatori hanno misurato con un'elettroncefalogramma le attività del cervello.
Dopo il momento del ricordo, hanno iniettato nei soggetti un po' di virus dell'influenza, e hanno misurato nel sangue delle donne gli anticorpi per l'influenza. I soggetti che hanno ricordato momenti tristi della loro vita producevano risposte più deboli all'influenza di quanto non facessero le altre donne che avevano ricordato invece momenti più allegri. Inoltre, la corteccia prefrontale destra, una regione del cervello associata con pensieri negativi e stati emotivi come la depressione, era più attiva nelle persone che ricordavano episodi tristi.

etttccccciiùùùùù!

:eek:
...già:(
 
Poi, però, cerco qualcosa sull'endorfina :)

Ciao, Frrrrr.

Le sofferenze derivanti da pene affettive hanno riempito d’inchiostro pagine tormentate di poeti e scrittori. Ma, quella dell’abbandono e della solitudine, che genere di sofferenza provoca? Secondo recenti ricerche, questo dolore non sarebbe molto diverso dallo sbattere il dito di un piede sullo spigolo di un mobile.
Fuori gioco. Un gruppo di ricercatori dell’università della California ha elaborato un gioco virtuale durante in quale si è simulato lo scambio di una palla tra tre concorrenti, due dei quali in realtà controllati da un elaboratore. Nel corso del gioco, all’inizio regolare, la terza persona - l'unica sotto esame - è stata deliberatamente esclusa dal gioco: la palla non le è più stata passata e lo scambio avveniva solamente tra i due concorrenti "computerizzati". È in questa fase che il cervello è stato esaminato attraverso una risonanza magnetica funzionale: l'analisi ha evidenziato una certa attività neurale in una regione del cervello chiamata corteccia cingolata anteriore, solitamente coinvolta nella sofferenza fisica.
Meglio male accompagnati, che soli? Pare dunque che il dolore psicologico, specie quello derivato dall’angoscia derivante dall’esclusione sociale e dalla solitudine, condivida dal punto di vista neurologico lo stesso percorso neurale che elabora la fatica fisica. Vista la dipendenza dei piccoli mammiferi dai loro genitori, si può comprendere come, dal punto di vista evolutivo, l’esclusione sociale che determina un dolore simile a quello fisico è un fondamentale escamotage per la sopravvivenza.
 
Scritto da Mafaldita
Poi, però, cerco qualcosa sull'endorfina :)

Ciao, Frrrrr.
[...]
Endorfina? Proviamo a mangiare molta cioccolata come fa ti.ka:);)
Ciao Maffi:)
 
Scritto da Mafaldita
Poi, però, cerco qualcosa sull'endorfina :)

Ciao, Frrrrr.

Le sofferenze derivanti da pene affettive hanno riempito d’inchiostro pagine tormentate di poeti e scrittori. Ma, quella dell’abbandono e della solitudine, che genere di sofferenza provoca? Secondo recenti ricerche, questo dolore non sarebbe molto diverso dallo sbattere il dito di un piede sullo spigolo di un mobile.
Fuori gioco. Un gruppo di ricercatori dell’università della California ha elaborato un gioco virtuale durante in quale si è simulato lo scambio di una palla tra tre concorrenti, due dei quali in realtà controllati da un elaboratore. Nel corso del gioco, all’inizio regolare, la terza persona - l'unica sotto esame - è stata deliberatamente esclusa dal gioco: la palla non le è più stata passata e lo scambio avveniva solamente tra i due concorrenti "computerizzati". È in questa fase che il cervello è stato esaminato attraverso una risonanza magnetica funzionale: l'analisi ha evidenziato una certa attività neurale in una regione del cervello chiamata corteccia cingolata anteriore, solitamente coinvolta nella sofferenza fisica.
Meglio male accompagnati, che soli? Pare dunque che il dolore psicologico, specie quello derivato dall’angoscia derivante dall’esclusione sociale e dalla solitudine, condivida dal punto di vista neurologico lo stesso percorso neurale che elabora la fatica fisica. Vista la dipendenza dei piccoli mammiferi dai loro genitori, si può comprendere come, dal punto di vista evolutivo, l’esclusione sociale che determina un dolore simile a quello fisico è un fondamentale escamotage per la sopravvivenza.

Se posso dire la mia, il tutto mi sembra una gran *******. Cioè: si ritorna sempre al punto, evidenziato da molti all'inizio del secolo: è possibile "misurare" qualcosa come la psiche (già Husserl nella Crisi ... ha smontato le "pretese" della psicologia sperimentale)? Che tipo di risultanza dà una misurazione del genere, ovvero: in quale quadro di funzione viene inserita la "variabile" del comportamento? Mi sembra tanto poco plausibile, questa teoria, che poi, dopo, i ricercatori, per renderla più "fruibile" al livello - diciamo così - sociale, la riadattano alle "condizioni di sopravvivenza". Insomma, per dire che esiste la possibilità di sganciarsi dal metodo (di misurazione) reintroducono una qualche idea di "libertà", funzionale all'evoluzione.
Dio ci salvi dagli strizzacervelli!
 
Scritto da nickilista
Se posso dire la mia, il tutto mi sembra una gran *******. Cioè: si ritorna sempre al punto, evidenziato da molti all'inizio del secolo: è possibile "misurare" qualcosa come la psiche (già Husserl nella Crisi ... ha smontato le "pretese" della psicologia sperimentale)? Che tipo di risultanza dà una misurazione del genere, ovvero: in quale quadro di funzione viene inserita la "variabile" del comportamento? Mi sembra tanto poco plausibile, questa teoria, che poi, dopo, i ricercatori, per renderla più "fruibile" al livello - diciamo così - sociale, la riadattano alle "condizioni di sopravvivenza". Insomma, per dire che esiste la possibilità di sganciarsi dal metodo (di misurazione) reintroducono una qualche idea di "libertà", funzionale all'evoluzione.
Dio ci salvi dagli strizzacervelli!

Nicki, non rizzare il pelo così, sennò mi fai pensare che da bambino non ti passassero la palla :)

Lo so, sono una maledetta "scientista", ma non mi paiono poi così strambi questi studi, né mi pare che abbiano la pretesa di spiegare l'intera psiche umana.

Premettendo che ne so ben poco, provo a rendere "fruibile" quel che penso:
se io do un pugno sul naso a qualcuno, con ogni probabilità il naso gonfierà. Se lo do con maggior forza, magari il setto nasale sarà compromesso e così via.
Quel che fanno questi studiosi, almeno mi pare eh, è di studiare gli effetti del pugno sul naso, non certo i motivi per cui io l'ho dato.
Spero che l'amico Frrrrr intervenga, essendo molto più informato di me, ad aiutarci a capire.

Ciao, Nicki :)
 
Scritto da Mafaldita
Nicki, non rizzare il pelo così, sennò mi fai pensare che da bambino non ti passassero la palla :)

Lo so, sono una maledetta "scientista", ma non mi paiono poi così strambi questi studi, né mi pare che abbiano la pretesa di spiegare l'intera psiche umana.

Premettendo che ne so ben poco, provo a rendere "fruibile" quel che penso:
se io do un pugno sul naso a qualcuno, con ogni probabilità il naso gonfierà. Se lo do con maggior forza, magari il setto nasale sarà compromesso e così via.
Quel che fanno questi studiosi, almeno mi pare eh, è di studiare gli effetti del pugno sul naso, non certo i motivi per cui io l'ho dato.
Spero che l'amico Frrrrr intervenga, essendo molto più informato di me, ad aiutarci a capire.

Ciao, Nicki :)

Mi riprendo la palla, per un attimo.
Non so se gli studiosi non studino i motivi per mezzo dei quali "risulta" un pugno sul naso. Infatti, creare una situazione in cui io subisco un effetto (questa volta, a metà strada tra la "natura" e la psiche; o meglio: nella loro relazione causale), significa analizzare uno stato (psichico, che deve diventare psico-logico). A questo punto, sebbene si possa condividere che, in un dato quadro di riferimento, si diano dei risultati di un certo tipo [intendi: con una certa tipica (quanti - e quali - soggetti, però, hanno "sottoposto" ad analisi, costoro?)], si può anche dire che ciò che emerge è il "metodo", che si presume valido e onnicomprensivo. Epperò, "il soggetto" dell'esperimento, ora si trova ad essere l'oggetto della scienza, quindi non libero ma vincolato.
In sostanza, sto ripresentando la critica della fenomenologia: se una scienza non si interroga sul proprio metodo, non è una scienza, ma, al limite, una "tecno-logia" (un discorso, pratico per quanto può essere pratico un "costume", preso all'interno del proprio metodo. Null'altro)
Poi, beninteso, una volta ridotte le pretese, si può accettare di tutto.
 
Scritto da Mafaldita
Nicki, non rizzare il pelo così, sennò mi fai pensare che da bambino non ti passassero la palla :)

Lo so, sono una maledetta "scientista", ma non mi paiono poi così strambi questi studi, né mi pare che abbiano la pretesa di spiegare l'intera psiche umana.

Premettendo che ne so ben poco, provo a rendere "fruibile" quel che penso:
se io do un pugno sul naso a qualcuno, con ogni probabilità il naso gonfierà. Se lo do con maggior forza, magari il setto nasale sarà compromesso e così via.
Quel che fanno questi studiosi, almeno mi pare eh, è di studiare gli effetti del pugno sul naso, non certo i motivi per cui io l'ho dato.
Spero che l'amico Frrrrr intervenga, essendo molto più informato di me, ad aiutarci a capire.

Ciao, Nicki :)
Ti ringrazio della stima Maffi, ma io, pur operando in un ambito scientifico non ho competenze specifiche in quel specifico settore. Ho da sempre grande interesse nel capire i meccanismi della mente e mi informo e cerco di tenermi aggiornato.
Sono d'accordo con te nel ritenere l'esperimento citato un utile, anche se piccolo tassello, per cercare di capire meglio alcuni nostri comportamenti e questo al di là di forzate generalizzazioni.

Devo inoltre dire che dai tempi di Husserl molta acqua è passata sotto i ponti, e che l'anatomia e la fisiologia del cervello si sono arricchite di nuove conoscenze grazie anche all'introduzione di potenti tecnologie come la risonanza magnetica funzionale e la tomografia ad emissione di positroni con le quali è possible sezionare, fotografare il cervello e capirne meglio il funzionamento in vivo. E alcune disturbi, come la dislessia, che si riteneva esclusivamente di natura psicologica, ha rilevato invece una patologia neurologica consentendo quindi ti mettere appunto terapie più appropriate per la guarigione.

In quanto al discorso sugli strizzacervelli, posso essere anche d'accordo, se lo si considera una moda come è stato e forse lo è tuttora negli USA quello di andare da psicoanalisti, magari conciati peggio dei loro pazienti, per risolvere le nevrosi quotidiane che Woody Allen ha tratteggiato con mirabile intelligenza nei suoi film.
FR
 
Alla fine dovete convenire che l'unica cura contro la depressione è sempre solo una......

La cura del Marchese.

Cercatevi un bel Marchese ce ne sono tanti in gironzola... anche un Duca va benissimo...

Vedrete che non prenderete più un raffreddore... e non gocciolerà più.....






il naso... :D:D
 
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