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Europa (e Italia) appese al filo della Bce: cosa sta per accadere
È un super giovedì quello che attende l’
Europa in questa metà dicembre: si incontrano tutte le
banche centrali dell’area dell’euro, della Gran Bretagna, della Svizzera e della Norvegia. E, soprattutto, va in scena
la riunione Bce, che dovrà sciogliere i nodi su possibile recessione, percorso dell’aumento dei tassi, corsa dell’inflazione.
Le economie dell’area sono in trepidante attesa, considerando che gli ultimi dati hanno indicato un lieve rallentamento della crescita dei prezzi, pur con numeri ancora allarmanti. In
Italia, per esempio, il
carrello della spesa viaggia su un +12,8%.
Pur di frenare l’inflazione, la Banca centrale europea è disposta a tollerare anche una
recessione o comunque un rallentamento economico. Ecco perché quello che accadrà il 15 dicembre nella
riunione Bce sarà cruciale per tracciare il destino economico di Europa - e Italia - nel 2023 e oltre.
Cosa deciderà la Bce e perché è importante
La Banca centrale europea aumenterà i
tassi di interesse altre due volte nella sua lotta contro un’inflazione senza precedenti, compreso un aumento minore di mezzo punto la prossima settimana, prevedono gli economisti, secondo quanto riportato da Bloomberg.
I costi di prestito saranno alzati dello stesso importo alla riunione di febbraio, il che significa che il tasso sui depositi raggiungerà il picco del 2,5%, stando alle stime degli analisti. Si prevede anche che a un certo punto nel prossimo trimestre, la Bce inizierà a scaricare i trilioni di euro in acquisti di attività dell’era della crisi, nel cosiddetto Quantitative Tightening.
“La pressione inflazionistica persisterà, mentre la Bce dovrebbe ridurre gli aumenti dei tassi”, ha affermato Ulrike Kastens, economista di DWS International GmbH.
“La sfida principale è convincere in modo credibile il mercato che sta davvero combattendo l’inflazione elevata”.
In realtà, persistono dubbi su quanto effettivamente verrà ancora alzato il tasso di interesse il 15 dicembre. C’è una certa condivisione sul fatto che non sarà di altri 75 punti base, ma di 50 o addirittura 25.
Una politica meno aggressiva potrebbe tranquillizzare gli animi agitati degli Stati membri che vedono aumentare sempre di più i rischi di recessione, anche per la prospettiva di tassi sempre più alti.
Intanto, però, i consumatori stanno segnalando che i politici non hanno fatto abbastanza. Le loro aspettative di inflazione per i prossimi 12 mesi sono salite al 5,4% nell’ultimo sondaggio mensile della Bce e sono rimaste al 3% tra tre anni.
Gli intervistati del sondaggio Bloomberg prevedono che i prezzi aumenteranno del 6,1% nella zona euro nel 2023 e del 2,2% nel 2024. Si prevede che l’economia si contrarrà durante l’inverno prima di riprendersi lentamente nel secondo trimestre.
In questo quadro così complesso e incerto, i destini economici europei sono appesi al filo della Bce. L’
Italia, poi, osserva in modo molto attento: con il suo problema del debito, la politica dei tassi alti può essere dannosa.
Inoltre, c’è la questione del
bilancio Bce, con la necessità di ridurlo. Nella prossima riunione si presenterà un piano di QT. Cosa significa? Che la banca centrale non acquisterà più titoli di Stato.
“Il Quantitative Tightening e gli aumenti dei tassi sono un pericoloso mix di politiche in un’area euro fragile e indebitata che non è ancora emersa dalla crisi energetica”, ha affermato Nerijus Maciulis, capo economista di Swedbank.
“Con ogni probabilità, la stretta monetaria si rivelerà eccessiva e si tradurrà in una rapida inversione di tendenza”.
Perché l’Italia aspetta, con tensione, la Bce
Con una crisi permanente in vista, come l’ha chiamata la stessa Lagarde, una recessione quasi certa in Europa e manovre difficili per i Paesi Ue, l’Italia aspetta con una certa apprensione la decisione Bce di dicembre.
I dati suggeriscono che, mentre il 2022 si chiuderà con una sorprendente ripresa per il Belpaese, il 2023 inizierà pieno di incognite e con un
Pil in rallentamento. Il tutto, incorniciato con un freno dell’inflazione non abbastanza forte da potersi dire fuori dalla crisi.
La politica aggressiva della Bce con importanti rialzi dei tassi era stata messa sotto la lente critica da
Giorgia Meloni già al discorso di insediamento alle Camere: il costo degli oneri di debito così alti frenerà la crescita e aumenterà la spesa statale. Questi gli allarmi per il nostro Paese.
Con un
debito elevato e il rischio che la banca centrale fermi presto i suoi acquisti di obbligazioni, chi comprerà i nostri bond? E quanto peserà sul Pil il tasso di interesse che lo Stato dovrà pagare a chi detiene il debito, considerando il suo aumento?
Queste domande sono molto insidiose per l’Italia e per questo il finale 2022 potrebbe annunciare brutte sorprese per il 2023.
Lagarde ha già detto che bisognerà rischiare un rallentamento economico pur di frenare i prezzi.
L’Italia è avvisata. Nel mentre, la crisi energetica, la recessione, lo spread in possibile aumento sono tutte nubi che si addensano.