La «strana» reazione dei mercati: ecco perché volano nonostante la stretta Bce
La «strana» reazione dei mercati: ecco perché volano nonostante la stretta Bce
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Sarei curioso di sapere cosa ne pensano quelli del sole 24 ore
Capire i mercati finanziari, a volte, è quasi come cercare di interpretare i sogni. La Bce ha mantenuto un’atteggiamento duro, da «falco». Ha già preannunciato il prossimo rialzo dei tassi di 50 punti base a marzo. Ha fatto capire che altre strette potrebbero arrivare, tanto che c’è chi - come Fitch - prevede ulteriori 100 punti base nel 2023. Insomma: la Bce ha annunciato bastonate. E i mercati cosa fanno? Volano.
Letteralmente volano: le Borse europee sono salite tra l’1,26% di Parigi, l’1,49% di Milano e il 2,16%% di Francoforte, i titoli di Stato sono stati colpiti da forti acquisti che hanno fatto scendere i rendimenti (quelli dei BTp sono caduti di 30 punti base tra le 14 e le 15) e l’euro è scivolato sotto 1,09 sul dollaro (per poi tornare sopra in serata). Perché? Cosa ha detto Christine Lagarde per infondere un tale entusiasmo tra gli investitori? L’aspetto curioso è che leggendo i commenti dei vari economisti, ognuno offre motivazioni diverse a questo comportamento apparentemente poco coerente.
La riffa delle motivazioni
Gli economisti di Mps Capital Services sostengono che «il mercato festeggia i minori rischi dello scenario inflattivo». Filippo Diodovich, Senior Market Strategist di IG Italia, sostiene invece che «il mercato non crede alle parole da falco di Lagarde». E più o meno la stessa lettura la offre Jamie Niven, Senior Fund Manager di Candriam: il mercato - scrive - «non crede davvero che la Bce possa mantenere questo tono da falco più a lungo di quanto già previsto». Poi c’è il partito di chi ritiene che la Bce sia stata - nonostante tutto - meno dura del previsto. È l’opinione di Antonio Cesarano, chief global strategist di Intermonte: «Lagarde falco in fase di addolcimento», scrive.
Poi c’è chi - come Dave Chappell, gestore di Columbia Threadneedle - pensa che la Bce non potrà restare sola ad alzare i tassi, per cui dovrà fermarsi prima del previsto. «La fine sembra essere prossima e i mercati lo hanno percepito», scrive. Infine c’è chi, come Pimco, che guarda fuori dall’Europa: «La reazione da colomba del mercato non è del tutto intuitiva e probabilmente è stata influenzata anche dalle riunioni della Fed e della Banca d’Inghilterra». Tante idee, ben confuse.
Le ragioni dietro le quinte
Probabilmente tutte queste motivazioni hanno giocato a favore dei mercati. Sicuramente hanno avuto un ruolo anche le ricoperture di investitori che - alla vigilia - speculavano su un andamento opposto dei mercati: sui BTp, per esempio, il movimento è stato fatto in buona parte da investitori ribassisti che si sono presi lo schiaffo in faccia e hanno dovuto comprare BTp in fretta e furia per chiudere le posizioni.
Così sono cambiate le aspettative sulla Bce
Ma a prescindere dai motivi tecnici (che hanno avuto un ruolo), la sostanza non cambia: gli investitori hanno percepito nelle parole di Christine Lagarde la prospettiva di minori rialzi dei tassi in futuro rispetto a quanto non fosse previsto fino a due giorni fa. Lo dimostrano i futures sui tassi della Bce: le aspettative in un giorno sono infatti scese di 22 punti base. Tantissimo. Significa che oggi i mercati scontano praticamente un rialzo in meno rispetto a quanto non prevedessero due giorni fa. Oggi il mercato crede infatti che i tassi Bce saliranno dal 2,50% attuale al 3,20% tra tre mesi (dunque è scontato il rialzo da 50 punti base a marzo e non del tutto un secondo rialzo da 25) e crede che poi arriveranno al 3,40% tra sei mesi. Tra un anno, invece, è già previsto sul mercato un taglio dei tassi per riportarli al 3,20%.
Reazione coerente con le nuove aspettative
Questa convinzione si è riflessa sui mercati. Che si sono mossi con coerenza con queste previsioni (giuste o sbagliate che siano). Infatti sono scesi i rendimenti dei titoli di Stato. Soprattutto quelli dei BTp italiani, che sono più sensibili alla politica monetaria: dal 4,29% di mercoledì sera, i rendimenti (che si muovono in direzione opposta rispetto ai prezzi) sono caduti a un minimo di 3,87% per chiudere al 3,89%. Così lo spread sui Bund è calato da 200 a 181 punti base. Poi sono scese in Borsa le banche (nell’indice Eurostoxx quello creditizio è stato l’unico settore in calo), perché scontano minori rialzi dei tassi. E anche la curva dei rendimenti si è mossa con coerenza con le nuove aspettative della Bce.
La domanda da porsi, però, è un’altra: se le nuove aspettative dei mercati siano coerenti con quello che ha detto Christine Lagarde...