Calcolo correlazione tra ETF

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fabiospark

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Sto per iniziare il cosiddetto "fai da te". Per adesso solo per la parte azionaria che vale il 30% del mio portafoglio totale.
Il mio orizzonte temporale è medio (non ho necessità a breve quindi posso fare le mie valutazioni dopo non meno di un anno o anche due) e mi auspico un risultato medio globale non inferiore al 5% annuo.
La mia propensione al rischio è... sconosciuta!
Intendo dire che, non avendo mai provato a gestire degli investimenti (anch'io ex "vittima" di GPF della banca sotto casa) non so quanto fastidio proverò al vedere performance negative di qualche punto. Per adesso ritengo di poter sopportare un -5% sul portafoglio e un -15% sul singolo titolo.
Staremo a vedere.


Sto progettando un portafoglio con diversi ETF. In particolare avrei pensato ad un paniere così composto:

30% Azio europa (Ly DJ ESTOXX 50)
20% Azio USA (S&P 500)
20% Azio World (GLOB TIT 50)
10% Azio China (FTXIN 25)
10% Azio Japan (MSCI JAPAN)
10% Azio Est EU (LY EAST EU)

In seguito vorrei aggiungere un ETF LY EU MTS GLOBAL per un valore pari a circa il 60% del valore investito in ETF azionari.

Cosa ne pensate?

Il mio dubbio (freno) maggiore è che non conosco il grado di correlazione fra i vari ETF e ho paura di scoprire che ho puntato sia sul rosso che sul nero.

E' possibile conoscere o calcolare questo grado di correlazione fra ETF?
Se sì, come? (Oppure, Dove?)

Grazie per l'ascolto.
 
Ciao Fabio e bienvenido

Non so se online ci sia nulla del genere già pronto.
L'indice di correlazione è calcolabile con Excel, avendo lo storico delle quotazioni degli strumenti in oggetto. Non penso sia molto difficile, dovrebbero essere su Yahoo.
Beh diversificare diversifica :) Ma magari dai anche un'occhiata ai grafici per valutare il momento di ingresso. Un anno o due potrebbero essere tanti o pochi a seconda del momento in cui entri (cerca di comprare sulle debolezze).

Saluti
Dark
 
fabiospark ha scritto:
Sto per iniziare il cosiddetto "fai da te". Per adesso solo per la parte azionaria che vale il 30% del mio portafoglio totale.
Il mio orizzonte temporale è medio (non ho necessità a breve quindi posso fare le mie valutazioni dopo non meno di un anno o anche due) e mi auspico un risultato medio globale non inferiore al 5% annuo.
La mia propensione al rischio è... sconosciuta!
Intendo dire che, non avendo mai provato a gestire degli investimenti (anch'io ex "vittima" di GPF della banca sotto casa) non so quanto fastidio proverò al vedere performance negative di qualche punto. Per adesso ritengo di poter sopportare un -5% sul portafoglio e un -15% sul singolo titolo.
Staremo a vedere.


Sto progettando un portafoglio con diversi ETF. In particolare avrei pensato ad un paniere così composto:


30% Azio europa (Ly DJ ESTOXX 50)
20% Azio USA (S&P 500)
20% Azio World (GLOB TIT 50)
10% Azio China (FTXIN 25)
10% Azio Japan (MSCI JAPAN)
10% Azio Est EU (LY EAST EU)

In seguito vorrei aggiungere un ETF LY EU MTS GLOBAL per un valore pari a circa il 60% del valore investito in ETF azionari.

Cosa ne pensate?

Il mio dubbio (freno) maggiore è che non conosco il grado di correlazione fra i vari ETF e ho paura di scoprire che ho puntato sia sul rosso che sul nero.

E' possibile conoscere o calcolare questo grado di correlazione fra ETF?
Se sì, come? (Oppure, Dove?)

Grazie per l'ascolto.

A mio avviso potresti diversificare il 60% anche in CA (max 30.000) e dei CCT (magari scad. 09/08).
 
gianky70 ha scritto:
A mio avviso potresti diversificare il 60% anche in CA (max 30.000) e dei CCT (magari scad. 09/08).


ciao , ora sto affacciandomi a queste altre opportunità, cioè gli ETF .
ma non ci sono i grafici del rendimento, come le altre altre azioni ?
 
gianky70 ha scritto:
A mio avviso potresti diversificare il 60% anche in CA (max 30.000) e dei CCT (magari scad. 09/08).

Ma perchè si deve intervenire per dire qualunque cosa?

L'OP ha specificato chiaramente che quelle percentuali fanno 100 sul 30% del patrimonio, quindi il resto è già protetto.
CA e CCT come cavolo possono fare a battere il 5% di performance (attesa da quella parte di portafoglio)?
Se uno parte già sconfitto, allora tanto vale non partire.

Tornando in tema:
Ci si sta concentrando sulla diversificazione dell'asset, ossia sul picking dell'ETF più o meno adeguato al momento, ma manca a mio parere una visione più corretta della gestione del denaro.

Intendo che ci vuole una regola chiara, da seguire QUALUNQUE cosa succeda. Una che a me piace, è quella qui sotto, ma uno può anche personalizzarsela o ribaltarla, basta che ci creda e la segua:
Quando un mercato, qualunque esso sia, 'rampa', lo fa per 20, 30, 40%.
Quando crolla, lo fa per 20, 30, 40%.
Per cui, è poco sensato accettare un -15% su un singolo ETF. Nel senso che se un ETF si porta a -5%, è molto probabile che prosegua la sua corsa al ribasso. Quindi si esce, accettando la perdita. Meglio un -5% certo che un -20% probabile.
Al contrario, finchè l'ETF va, lascialo andare...
Con una strategia di questo tipo, dopo un tempo X ci si ritroverà, automaticamente e senza averci perso il sonno, ad essere usciti dai mercati perdenti e ad essere pesati sui mercati vincenti. E se un mercato inverte, la stessa disciplina di prima ci porterà ad uscire, dopo averne sfruttato l'intero rally, su un ripiegamento tollerabile.
E, altro vantaggio, se tutti i mercati crollano (vedi 2000-2002), sempre con la stessa regoletta, ci si ritrova al 100% in liquidità ad attendere che qualche mercato si rimetta in salita.

Tornando all'argomento della diversificazione, il mix proposto inizialmente è estremamente pesato sul dollaro. Il che rappresenta un elemento di volatilità. Rischio o opportunità, si vedrà, l'importante è esserne consapevoli.
Personalmente peserei qualcosa in più l'Europa (che se lo si vede come singolo mercato, sembra di sovrappesarlo, ma se si pensa che è composto da 4-5 mercati assolutamente maturi, diventa più affrontabile), e qualcosa in meno gli USA.
Ma, ripeto, non mi preoccuperei tanto della scelta, adesso che si è in un periodo di trend grossomodo rialzista. Cioè, tutto, chi più chi meno, sta salendo. Con una buona disciplina, fra due mesi si sarà automaticamente ribilanciato tutto sui trend.

Ciao

Nikkei
 
Nikkei ha scritto:
Ma perchè si deve intervenire per dire qualunque cosa?

L'OP ha specificato chiaramente che quelle percentuali fanno 100 sul 30% del patrimonio, quindi il resto è già protetto.
CA e CCT come cavolo possono fare a battere il 5% di performance (attesa da quella parte di portafoglio)?
Se uno parte già sconfitto, allora tanto vale non partire.

Tornando in tema:
Ci si sta concentrando sulla diversificazione dell'asset, ossia sul picking dell'ETF più o meno adeguato al momento, ma manca a mio parere una visione più corretta della gestione del denaro.

Intendo che ci vuole una regola chiara, da seguire QUALUNQUE cosa succeda. Una che a me piace, è quella qui sotto, ma uno può anche personalizzarsela o ribaltarla, basta che ci creda e la segua:
Quando un mercato, qualunque esso sia, 'rampa', lo fa per 20, 30, 40%.
Quando crolla, lo fa per 20, 30, 40%.
Per cui, è poco sensato accettare un -15% su un singolo ETF. Nel senso che se un ETF si porta a -5%, è molto probabile che prosegua la sua corsa al ribasso. Quindi si esce, accettando la perdita. Meglio un -5% certo che un -20% probabile.
Al contrario, finchè l'ETF va, lascialo andare...
Con una strategia di questo tipo, dopo un tempo X ci si ritroverà, automaticamente e senza averci perso il sonno, ad essere usciti dai mercati perdenti e ad essere pesati sui mercati vincenti. E se un mercato inverte, la stessa disciplina di prima ci porterà ad uscire, dopo averne sfruttato l'intero rally, su un ripiegamento tollerabile.
E, altro vantaggio, se tutti i mercati crollano (vedi 2000-2002), sempre con la stessa regoletta, ci si ritrova al 100% in liquidità ad attendere che qualche mercato si rimetta in salita.

Tornando all'argomento della diversificazione, il mix proposto inizialmente è estremamente pesato sul dollaro. Il che rappresenta un elemento di volatilità. Rischio o opportunità, si vedrà, l'importante è esserne consapevoli.
Personalmente peserei qualcosa in più l'Europa (che se lo si vede come singolo mercato, sembra di sovrappesarlo, ma se si pensa che è composto da 4-5 mercati assolutamente maturi, diventa più affrontabile), e qualcosa in meno gli USA.
Ma, ripeto, non mi preoccuperei tanto della scelta, adesso che si è in un periodo di trend grossomodo rialzista. Cioè, tutto, chi più chi meno, sta salendo. Con una buona disciplina, fra due mesi si sarà automaticamente ribilanciato tutto sui trend.

Ciao

Nikkei


OK!
 
Nikkei come sei messo sul Giappone?
 
Canados ha scritto:
Nikkei come sei messo sul Giappone?

Sto passando da una briciola a due briciole.

Cioè, il trend è partito, ma siccome Mosca e HongKong non cedono, resto pesato su questi (solo Large Cap), su Francoforte e Parigi (sia large che small cap), Milano (solo small cap).
Recentemente ho chiuso America e Italia (Large cap) per timeout (cioè, concedo un po' di tempo per riprendersi, poi, se restano su rendimenti infimi, chiudo).

Lato obbligazionario, ho chiuso da qualche mese coi LungoT, ho ridotto i BreveT, incrementato pesantemente i convertibili e i monetari (solo in EURO).

Altre briciole, oltre che su Tokyo, le ho su Asia generica, Pacifico non-Jap, Emergenti generici, settoriali finanziari e utilities.

Niente su America Latina (di cui mi è sfuggito il trend quando era il momento giusto e adesso li vedo in inversione).

Ciao

Nikkei
 
Nikkei ha scritto:
Sto passando da una briciola a due briciole.

Cioè, il trend è partito, ma siccome Mosca e HongKong non cedono, resto pesato su questi (solo Large Cap), su Francoforte e Parigi (sia large che small cap), Milano (solo small cap).
Recentemente ho chiuso America e Italia (Large cap) per timeout (cioè, concedo un po' di tempo per riprendersi, poi, se restano su rendimenti infimi, chiudo).

Lato obbligazionario, ho chiuso da qualche mese coi LungoT, ho ridotto i BreveT, incrementato pesantemente i convertibili e i monetari (solo in EURO).

Altre briciole, oltre che su Tokyo, le ho su Asia generica, Pacifico non-Jap, Emergenti generici, settoriali finanziari e utilities.

Niente su America Latina (di cui mi è sfuggito il trend quando era il momento giusto e adesso li vedo in inversione).

Ciao

Nikkei
Complimenti per il coraggioso approccio tattico all'investimento. :clap:
Quali sono le basi teoriche o l'algoritmo su cui fondi il tuo TS?Hai avuto dei riscontri positivi in termini di volatilità e performance rispetto al benchmark che hai adottato.
 
Nikkei ha scritto:
Sto passando da una briciola a due briciole.

Cioè, il trend è partito, ma siccome Mosca e HongKong non cedono, resto pesato su questi (solo Large Cap), su Francoforte e Parigi (sia large che small cap), Milano (solo small cap).
Recentemente ho chiuso America e Italia (Large cap) per timeout (cioè, concedo un po' di tempo per riprendersi, poi, se restano su rendimenti infimi, chiudo).

Lato obbligazionario, ho chiuso da qualche mese coi LungoT, ho ridotto i BreveT, incrementato pesantemente i convertibili e i monetari (solo in EURO).

Altre briciole, oltre che su Tokyo, le ho su Asia generica, Pacifico non-Jap, Emergenti generici, settoriali finanziari e utilities.

Niente su America Latina (di cui mi è sfuggito il trend quando era il momento giusto e adesso li vedo in inversione).

Ciao

Nikkei

ok...io ho l'ETF MSCI sul Giappone,l'ho preso per restarci su per qualche mese
 
Rosencranz ha scritto:
Complimenti per il coraggioso approccio tattico all'investimento. :clap:
Quali sono le basi teoriche o l'algoritmo su cui fondi il tuo TS?Hai avuto dei riscontri positivi in termini di volatilità e performance rispetto al benchmark che hai adottato.

Credo sia un approccio tutt'altro che coraggioso.
Io ho, di fatto, rinunciato a pensare.
Beh, non esageriamo.
Diciamo che mi sono posto delle regole che mi consentono di non rovinarmi il sonno se le cose girano male. Esco e basta. Lo so già, l'ho già messo in conto, so che qualche volta sono uscito su un ripiegamento tecnico e ho perso parte della ripartenza, so che accadrà mille volte in futuro, ma fa parte del gioco.
Tutto nasce da una riflessione sul caso 2000-2002. Avevo due portafogli, abbastanza speculari, all'epoca. Su uno ho deciso di uscire perchè stava perdendo. Sull'altro sono rimasto a fare il cassettista. Inutile dire che dove sono rimasto ho perso il 30%, dove sono uscito ho perso il 5%. Quando le cose sono ripartite, il portafoglio ancora esposto si è preso l'inizio del trend, e quindi ha fatto un 5% in più dell'altro, che è rimasto liquido ancora per un po'.
Ma quando fai -30%, dopo ti serve un +45% solo per fare pari. Alla fine, non c'è stata storia.
Ci voleva un po' di sangue, per farmi realizzare di essere un pisquano. Allora, occorreva darsi una regolata.
Ho iniziato studiando alcune teorie di money management, sperando di trovare la bacchetta magica.
Ma non esiste. Ho capito che l'unica bacchetta magica è la disciplina, perchè la psiche porta SEMPRE ad operare al contrario di come si dovrebbe. E quando dico sempre, intendo sempre. Quando si inizia a perdere, ci si convince che 'quel prodotto' deve risalire, PERCHE' è sceso. E invece è il contrario. Con i prodotti di investimento collettivi, l'aspetto 'rimbalzo' è minimo. Se un prodotto scende, è perchè il trend è in ribasso. Punto e basta. Quindi, se scende oltre un x%, probabilmente scenderà ancora. Meglio uscire.
Per rientrare c'è sempre tempo.

Per rispondere alla domanda dei riscontri: beh, il portafoglio cui accennavo sopra è stato un esempio lampante. Altro esempio è stato settembre 2005, quando io sono uscito su quasi tutte le posizioni, poi queste hanno continuato a scendere (senza di me), e quando sono ripartite BENE sono risalito. Alla fine, grossomodo non ho nè perso nè guadagnato, essendo risalito al livello in cui ero sceso (cioè, qualcuna l'ho presa sotto e qualcuna sopra, ma mediamente siamo lì), ma nel momento in cui tutto sembrava crollare io ero liquido, e sorseggiavo allegramente il tè mentre leggevo le quotazioni. Altre persone non erano così serene, in quel momento. E questo ha un valore.

Il benchmark che mi sono posto è battuto costantemente, ma per un motivo semplicissimo: è un povero benchmark (+2.5% netto annuo), e effettuo frequenti consolidamenti (ossia se un prodotto si discosta dal benchmark oltre un x%, lo 'resetto' virtualmente a 100, cioè lo riattacco al benchmark. Questo porta a consolidare i guadagni (senza però liquidarli), e a tagliare le perdite in maniera molto 'stretta' sul benchmark.
Ovvio, che se (rispetto al +2.5% del banchmark) un prodotto fa +5% e l'altro -5%, io faccio +3%, perchè quello perdente l'ho tagliato a -2%.

La tecnica di calcolo è banale, utilizzo lo schema delle obbligazioni strutturate a capitale garantito. Basta prendersi un prospettino, studiarselo, farsi un foglio di excel che simuli l'operato del gestore (che, su quei prodotti, è come un croupier del casinò, non pensa ed agisce solo su regole fisse), e poi metterci dentro il paniere che si vuole e lasciarlo agire.
Se le banche, che NON RISCHIANO MAI MA GIOCANO SEMPRE SUL SICURO, usano questa tecnica e si permettono anche di darti delle cedole oltre al capitale garantito, qualcosa di valido ci sarà...

Ciao

Nikkei
 
Nikkei ha scritto:
Credo sia un approccio tutt'altro che coraggioso.
Io ho, di fatto, rinunciato a pensare.
Beh, non esageriamo.
Diciamo che mi sono posto delle regole che mi consentono di non rovinarmi il sonno se le cose girano male. Esco e basta. Lo so già, l'ho già messo in conto, so che qualche volta sono uscito su un ripiegamento tecnico e ho perso parte della ripartenza, so che accadrà mille volte in futuro, ma fa parte del gioco.
Tutto nasce da una riflessione sul caso 2000-2002. Avevo due portafogli, abbastanza speculari, all'epoca. Su uno ho deciso di uscire perchè stava perdendo. Sull'altro sono rimasto a fare il cassettista. Inutile dire che dove sono rimasto ho perso il 30%, dove sono uscito ho perso il 5%. Quando le cose sono ripartite, il portafoglio ancora esposto si è preso l'inizio del trend, e quindi ha fatto un 5% in più dell'altro, che è rimasto liquido ancora per un po'.
Ma quando fai -30%, dopo ti serve un +45% solo per fare pari. Alla fine, non c'è stata storia.
Ci voleva un po' di sangue, per farmi realizzare di essere un pisquano. Allora, occorreva darsi una regolata.
Ho iniziato studiando alcune teorie di money management, sperando di trovare la bacchetta magica.
Ma non esiste. Ho capito che l'unica bacchetta magica è la disciplina, perchè la psiche porta SEMPRE ad operare al contrario di come si dovrebbe. E quando dico sempre, intendo sempre. Quando si inizia a perdere, ci si convince che 'quel prodotto' deve risalire, PERCHE' è sceso. E invece è il contrario. Con i prodotti di investimento collettivi, l'aspetto 'rimbalzo' è minimo. Se un prodotto scende, è perchè il trend è in ribasso. Punto e basta. Quindi, se scende oltre un x%, probabilmente scenderà ancora. Meglio uscire.
Per rientrare c'è sempre tempo.

Per rispondere alla domanda dei riscontri: beh, il portafoglio cui accennavo sopra è stato un esempio lampante. Altro esempio è stato settembre 2005, quando io sono uscito su quasi tutte le posizioni, poi queste hanno continuato a scendere (senza di me), e quando sono ripartite BENE sono risalito. Alla fine, grossomodo non ho nè perso nè guadagnato, essendo risalito al livello in cui ero sceso (cioè, qualcuna l'ho presa sotto e qualcuna sopra, ma mediamente siamo lì), ma nel momento in cui tutto sembrava crollare io ero liquido, e sorseggiavo allegramente il tè mentre leggevo le quotazioni. Altre persone non erano così serene, in quel momento. E questo ha un valore.

Il benchmark che mi sono posto è battuto costantemente, ma per un motivo semplicissimo: è un povero benchmark (+2.5% netto annuo), e effettuo frequenti consolidamenti (ossia se un prodotto si discosta dal benchmark oltre un x%, lo 'resetto' virtualmente a 100, cioè lo riattacco al benchmark. Questo porta a consolidare i guadagni (senza però liquidarli), e a tagliare le perdite in maniera molto 'stretta' sul benchmark.
Ovvio, che se (rispetto al +2.5% del banchmark) un prodotto fa +5% e l'altro -5%, io faccio +3%, perchè quello perdente l'ho tagliato a -2%.

La tecnica di calcolo è banale, utilizzo lo schema delle obbligazioni strutturate a capitale garantito. Basta prendersi un prospettino, studiarselo, farsi un foglio di excel che simuli l'operato del gestore (che, su quei prodotti, è come un croupier del casinò, non pensa ed agisce solo su regole fisse), e poi metterci dentro il paniere che si vuole e lasciarlo agire.
Se le banche, che NON RISCHIANO MAI MA GIOCANO SEMPRE SUL SICURO, usano questa tecnica e si permettono anche di darti delle cedole oltre al capitale garantito, qualcosa di valido ci sarà...

Ciao

Nikkei
Ho utilizzato il termine coraggioso riferendomi all'approccio che usi per avvicinarti all'investimento:personale,slegato dalle views e dai consensus panels dei gestori di turno.Inoltre non mi sembra tu abbia adottato una visione strategica,quanto abbia riversato la tua attenzione sull'aspetto tattico dell'investimento.
Da quello che leggo il tuo TS è di tipo quantitativo e non discrezionale nel market timing,ma diventa qualitativo e soggettivo nella selezione dei mercati di riferimento.
Tuttavia mi chiedo come il tuo TS potrebbe reagire in un mercato laterale molto stretto,oppure in una fase aciclica in cui non è possibile evidenziare un trend definito.
In questi casi stai fuori o dentro il mercato?Come imposti gli stop loss?E su quali basi stabilisci i take profits?Su considerazione fondamentali o tecniche?
Non capisco l'utilizzo che fai del benchmark?Quello che hai scelto è omogeneo alle caratteristiche del tuo TS e del tuo profilo di rischio od al tuo orizzonte temporale?Non sarebbe più utile adottare un benchmark di mercato,tosto che uno absolute return così grossolano? OK!
 
Questo approccio dei mercati denotano una cultura finanziaria molto alta dovuta a quali esperienze?
 
Quante domande :)

Rosencranz ha scritto:
Da quello che leggo il tuo TS è di tipo quantitativo e non discrezionale nel market timing,ma diventa qualitativo e soggettivo nella selezione dei mercati di riferimento.

Premetto che non mi piace chiamarlo TS, termine che associo mentalmente a roba intraday.
Comunque, l'approccio è assolutamente quantitativo e non discrezionale IN USCITA.
E' invece discrezionale, anche se ovviamente basato su analisi di trend, quindi quantitative, IN ENTRATA.
Cioè, esco quando me lo dice Excel, ma entro quando e dove ritengo ci sia un trend robusto, meglio se già ben avviato. Non faccio il ragionamento "oramai è tardi, mi è scappato il treno", a meno che non veda una inversione supportata dai fondamentali.


Rosencranz ha scritto:
Tuttavia mi chiedo come il tuo TS potrebbe reagire in un mercato laterale molto stretto,oppure in una fase aciclica in cui non è possibile evidenziare un trend definito.

Se il laterale inizia senza uno storno, resto in posizione. Ovvio, però, che il benchmark intanto sale, per cui dopo un tot di tempo potrei trovarmi in stop-loss anche senza ribasso del NAV. E' il caso di questa settimana con l'Italia Large Cap. Non è calato gran che, il NAV. Ma dall'ultimo consolidamento, il banchmark è salito piano piano fino a superare il fondo azionario. Per me, quello è stop-loss.


Rosencranz ha scritto:
In questi casi stai fuori o dentro il mercato?

Spesso, prima di un laterale c'è uno storno. Se questo storno è significativo, mi sono scattati gli stop-loss e sono uscito. Se è stato una cosa da poco, sono ancora dentro. Poi, alla rottura del laterale, rientro se il trend che rompe è al rialzo, e resto fuori (o esco se non l'ho già fatto) se la rottura è al ribasso.


Rosencranz ha scritto:
Come imposti gli stop loss? E su quali basi stabilisci i take profits?Su considerazione fondamentali o tecniche?

Fondamentali.
Cioè, sono consapevole che certi fondi abbiano una volatilità intrinseca maggiore di altri. Per questi, devo evitare che il segnale di uscita scatti troppo presto, quindi per ogni prodotto ho due valori da personalizzare: la sovraperformance che mi impone un consolidamento, e la sottoperformance che mi impone l'uscita. In linea di principio, imposto -1% come 'under', appena entro (giusto per dar tempo al prodotto di allontanarsi dal benchmark), poi imposto 0% come under (ossia, il benchmark non deve mai superare il prodotto per due giorni consecutivi o per uno se lo supera più di 0.5%). Come consolidamento, imposto DeltaMax=+1% per prodotti obbligazionari, +3% per azionari poco volatili, +5% per azionari molto volatili, e consolido solo se il prodotto ha sovraperformato benchmark+deltaMax per 3gg consecutivi.

Rosencranz ha scritto:
Non capisco l'utilizzo che fai del benchmark?Quello che hai scelto è omogeneo alle caratteristiche del tuo TS e del tuo profilo di rischio od al tuo orizzonte temporale?

E' quello che usano le banche per i prodotti strutturati di cui parlavo. Non so perchè abbiano scelto quello, ma non li ritengo ********.

Rosencranz ha scritto:
Non sarebbe più utile adottare un benchmark di mercato,tosto che uno absolute return così grossolano? OK!

No, quello no.
A me non interessa sovraperformare il mercato quando questo perde (esito che avrei con un benchmark fluttuante).
A me interessa non perdere e, quando le cose vanno, performare come il paniere di fondi scelto.

Ciao

Nikkei
 
feliceanima ha scritto:
Questo approccio dei mercati denotano una cultura finanziaria molto alta dovuta a quali esperienze?

In realtà credo di capirne discretamente di alcune cose, ma di ignorarne molte altre. Del resto non si può sapere tutto.

Scolasticamente, ho avuto la fortuna di fare Ingegneria in un momento di rivoluzione dei piani di studio, per cui mi sono trovato 5 esami di economia (macro, micro, politica, lavoro, matematica fin.), che mi hanno dato l'infarinatura di base.
Successivamente, fortuna ha voluto che finissi a lavorare all'estero, e questo mi ha dato modo di vedere il mondo con un'ottica meno paesana, di conoscere culture e organizzazioni economiche anche molto lontane dalle nostre, nonchè di rendermi in grado di leggere testi in tedesco, inglese, francese, spagnolo e portoghese, consentendomi di accedere anche oggi, attraverso internet, a risorse informative di livello, altrimenti non disponibili in Italia.
Basti pensare che, attraverso il mulo, riesco a scaricare decine di libri di finanza in inglese o tedesco, e di divorarli, mentre se dovessi acquistarli presumibilmente ne leggerei un decimo (più che altro per ignavia).

Ma la fortuna più grande è stata quella di perdere tanti soldi, fra borsa e fondi, quando ancora guadagnavo poco. Ho così limitato i danni (materiali), ma ho ricevuto delle pugnalate morali che, devo riconoscerlo, fanno molto molto bene...

Ciao

Nikkei
 
Scusami ma la mia osservazione era per l'altro interlocutore senza nulla togliere alle tue esperienze scusami se sono stato poco preciso
 
feliceanima ha scritto:
Scusami ma la mia osservazione era per l'altro interlocutore senza nulla togliere alle tue esperienze scusami se sono stato poco preciso

Ah ah ah...
:) :) :)

Mi sembrava strano...


Nikkei
 
Grazie per la risposta: ponderata e stimolante!
Nikkei ha scritto:
Ci si sta concentrando sulla diversificazione dell'asset, ossia sul picking dell'ETF più o meno adeguato al momento, ma manca a mio parere una visione più corretta della gestione del denaro.
Considerate che sono proprio un novellino. Fino a tre mesi fa ero "costretto" dalla mia ignoranza in materia a scegliere la classica GPF con sensi di colpa, frustrazioni e ripensamenti.
Poi ho cercato di acquisire qualche conoscenza e dopo un po' mi sono sentito sufficientemente ferrato per partire con qualche ETF. Naturalmente ero e sono consapevole di essere partito comunque al buio (almeno al 50%) però è un rischio che ho voluto correre. Ho deciso che sarebbe stato meglio approfondire le conoscenze strada facendo e con un po' di soldi in campo.
Per quanto riguarda la configurazione da me indicata, in realtà è già attiva dal 3 febbraio (ho copiato in parte un mio vecchio post fatto ai tempi su altro forum e non ho cambiato il tempo dei verbi perchè mi imbarazzava un poco chiedere consigli su investimenti già fatti... sorry, non lo farò più).

Tornando all'argomento della diversificazione, il mix proposto inizialmente è estremamente pesato sul dollaro. Il che rappresenta un elemento di volatilità. Rischio o opportunità, si vedrà, l'importante è esserne consapevoli.
Per esempio, questo è un aspetto che non avevo considerato a sufficienza e quindi confesso che quella consapevolezza di cui parli non c'era. Ci ragionerò su e poi probabilmente mi nascerà qualche dubbio: preparatevi!

Successivamente ho fatto alcune variazioni che portano la situazione a questa configurazione e con questi rendimenti dalla rispettiva data di acquisto:

Codice:
Azionari      Peso       Rendimento da data acquisto

EU stoxx     10.5%    1,95%
sp500          7%        1.13%
global tit      7%        0.75%
japan          11%        3.27%
china            3.5%      8.20%
est euro      11%        0.99%
sp EU 350   15%        1.30%

Monetario

EU global   35%      -2.81%

Totale portafoglio = 0.27%

Giorni medi   =  55 circa

Come si vede, il totale non è esaltante.

Ora, il mio timore è che questa situazione sia fisiologica con qualunque andamento dei mercati.
So che l'andamento del monetario è legato anche all'aspettativa di rialzo dei tassi ma capisco di non avere una reale comprensione dei fenomeni in gioco e men che meno del grado di correlazione tra le parti.
Purtroppo, io non sono ancora stato in grado di sviluppare regole di gestione passiva come tu, nikkei, indichi poco più sopra.
Mi piacerebbe farlo: è il mio target.
Sono pienamente daccordo che la serenità sia un valore da tenere in considerazione nei calcoli.

Per quel che riguarda il picking, mi ero riproposto di fare una sorta di auto PAC a scadenza circa trimestrale ma:
1 - avevo il capitale pronto sul cc
2 - non vedevo l'ora di partire

e così... sono partito!

In origine, china, japan ed est eu avevano lo stesso peso. Jap ed est li ho aumentati quando erano più bassi ma il china è sempre stato su e mi sembra sbagliato integrarlo adesso: che ne dite?

Tornando alle regole, un poco irrazionalmente ho fissato dei rendimenti target a 1 anno per ognuno dei singoli prodotti e costantemente faccio il monitoraggio di questi tenendo conto dei giorni di valuta media. Se ho a disposizione del nuovo capitale da integrare, fermo restando il rispetto dei pesi per area geografica, valuto di acquistare un prodotto solo se il suo rend annuo (proiettato) è inferiore a quello da me fissato come target. Esempio:

per china ho fissato un target annuo al +20%.
Per ora non sono riuscito ad aumentarne le quote perchè la proiezione annua del rendimento che ha avuto finora è sempre stata sopra il 20%.
Per il jap ho fissato il target al 18% e, dopo circa un mese e mezzo l'ho aumentato perchè la proiezione del suo rend annuo era a meno del target da me fissato.
Idem per l'est eu.
I target li ho fissati anche in funzione dei rendimenti degli ultimi 12 mesi.

Ahia! Che botta sulle orecchie!
Si, lo so che il passato non implica un uguale futuro ma dopo aver letto un po' mi sono sembrati valori in parte ripetibili. Spero che ciò non si riveli pericoloso.
In ogni caso, con le componenti più a rischio non voglio superare il valore del monetario.

Scusate la lunghezza e le eventuali sciocchezze.

Grazie.
 
Nikkei ha scritto:
Ma perchè si deve intervenire per dire qualunque cosa?

L'OP ha specificato chiaramente che quelle percentuali fanno 100 sul 30% del patrimonio, quindi il resto è già protetto.
CA e CCT come cavolo possono fare a battere il 5% di performance (attesa da quella parte di portafoglio)?
Se uno parte già sconfitto, allora tanto vale non partire.

Tornando in tema:
Ci si sta concentrando sulla diversificazione dell'asset, ossia sul picking dell'ETF più o meno adeguato al momento, ma manca a mio parere una visione più corretta della gestione del denaro.

Intendo che ci vuole una regola chiara, da seguire QUALUNQUE cosa succeda. Una che a me piace, è quella qui sotto, ma uno può anche personalizzarsela o ribaltarla, basta che ci creda e la segua:
Quando un mercato, qualunque esso sia, 'rampa', lo fa per 20, 30, 40%.
Quando crolla, lo fa per 20, 30, 40%.
Per cui, è poco sensato accettare un -15% su un singolo ETF. Nel senso che se un ETF si porta a -5%, è molto probabile che prosegua la sua corsa al ribasso. Quindi si esce, accettando la perdita. Meglio un -5% certo che un -20% probabile.
Al contrario, finchè l'ETF va, lascialo andare...
Con una strategia di questo tipo, dopo un tempo X ci si ritroverà, automaticamente e senza averci perso il sonno, ad essere usciti dai mercati perdenti e ad essere pesati sui mercati vincenti. E se un mercato inverte, la stessa disciplina di prima ci porterà ad uscire, dopo averne sfruttato l'intero rally, su un ripiegamento tollerabile.
E, altro vantaggio, se tutti i mercati crollano (vedi 2000-2002), sempre con la stessa regoletta, ci si ritrova al 100% in liquidità ad attendere che qualche mercato si rimetta in salita.

Tornando all'argomento della diversificazione, il mix proposto inizialmente è estremamente pesato sul dollaro. Il che rappresenta un elemento di volatilità. Rischio o opportunità, si vedrà, l'importante è esserne consapevoli.
Personalmente peserei qualcosa in più l'Europa (che se lo si vede come singolo mercato, sembra di sovrappesarlo, ma se si pensa che è composto da 4-5 mercati assolutamente maturi, diventa più affrontabile), e qualcosa in meno gli USA.
Ma, ripeto, non mi preoccuperei tanto della scelta, adesso che si è in un periodo di trend grossomodo rialzista. Cioè, tutto, chi più chi meno, sta salendo. Con una buona disciplina, fra due mesi si sarà automaticamente ribilanciato tutto sui trend.

Ciao

Nikkei

Senza fare considerazioni di carattere tecnico ti posto una tabella dove ipotizzo l'applicazione di uno stop loss al 5% sugli ETF nell'Ottobre 2005 (andando indietro nel tempo si potrebbero trovare anche altri casi) e cosa è successo nel periodo immediatamente successivo..

Bye!Y2K
:D :D :D
 

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