Milano Finanza Numero 202 pag. 19 del 13/10/2012
Battaglie
Primo round a Tronchetti
L'azione legale dei Malacalza per invalidare la delibera sul bond poteva frenare i piani del presidente della Bicocca.
Invece il convertibile da 150 mln è andato a ruba. E sul 5,8% di Pirelli continuerà a votare Camfin
di Andrea Di Biase
Marco Tronchetti Provera si aggiudica il primo round nella sfida lanciata dalla famiglia Malacalza sugli assetti al vertice di Camfin e Pirelli.
Nonostante l'atto di citazione depositato lunedì 8 ottobre al Tribunale di Milano dalla famiglia genovese, per ottenere l'annullamento delle delibere del cda di Camfin del 10 e del 29 agosto propedeutiche all'emissione del prestito obbligazionario convertibile in azioni Pirelli, potesse in teoria rappresentare un ostacolo all'emissione del bond, la determinazione di Tronchetti, supportato dai pareri del collegio sindacale, del comitato di controllo e dei legali della società (Labruna Mazziotti Segni e Latham Watkins per la holding della Bicocca), di procedere comunque con il collocamento dell'obbligazione è stata premiata. Alla luce dell'esposto dei Malacalza, il rischio che la risposta del mercato potesse non essere all'altezza della aspettative era stato messo in considerazione. L'iniziativa della famiglia genovese, che puntava a trovare le risorse necessarie per rimborsare i 132 milioni di debito in scadenza a fine anno (su un ammontare complessivo di 382 milioni) attraverso un aumento di capitale di Camfin, aveva infatti costretto il cda della holding, riunitosi inizialmente martedì 9, a rimandare la delibera sul bond il giorno successivo per consentire ai propri legali e a quelli delle banche (Linklaters per i collocatori e Dla Piper per il pool degli istituti finanziatori) di inserire nelle 9 paginette che compongono il term-sheet del bond una serie di avvertenze relative al possibile impatto dell'azione legale dei Malacalza. Azione che il cda di Camfin, forte dei pareri legali acquisiti, ritiene non «possa pregiudicare l'operazione», anche se non esclude che il socio dissenziente e i suoi tre rappresentanti nel board (Vittorio e Davide Malacalza e Antonio Castelli) possano avviare nuove iniziative legali anche in relazione alla delibera di giovedì 11 ottobre che ha dato il via libera al collocamento del convertibile.
Nonostante il forcing legale dei Malacalza, assistiti dall'avvocato Sergio Erede, abbia esarcebato i toni dello scontro interno alla società, la risposta del mercato di fronte al bond offerto da Camfin è stata invece calorosa. Anche perché le caratteristiche dei titoli emessi, strutturati nelle ultime settimane dai team di Unicredit (joint lead manager), Banca Imi e Bnp Paribas (joint bookrunner), ha ingolosito molti investitori professionali, prevalentemente fondi hedge esteri, che nella prima mattina di venerdì 12 hanno fatto la corsa per accaparrarsi almeno un pezzo del bond. Alla fine il collocamento, iniziato attorno alle 9, è durato meno di un'ora e per le tre banche, che dovevano piazzare un ammontare di 150 milioni di euro, non è stato possibile soddisfare tutta la domanda, che è stata di circa 450 milioni. Secondo quanto appreso da fonti di mercato, gli investitori che hanno partecipato al collocamento puntavano a ottenere in media tagli del convertibile compresi tra 10 e 12 milioni, ma a causa della forte domanda si sono dovuti accontentare di pacchetti compresi tra 6 e 7 milioni.
A rendere appetibile il bond, emesso dal veicolo Cam 2012 (costituito nel giugno scorso, prima dunque dello scontro Malacalza-Tronchetti), ma integralmente garantito da Camfin, avrebbe contribuito non solo il rendimento annuale, fissato al 5,625%, ma anche la possibilità per questo genere di investitori professionali, da un lato di scommettere sull'apprezzamento del titolo Pirelli sottostante (il premio di conversione rispetto al valore del titolo Pirelli, fissato in 8,74 euro, è del 30%) e dall'altro di costruire posizioni in derivati sugli stessi titoli in modo da separare il destino del bond da quello dei titoli sottostanti. Titoli i cui diritti di voto rimarranno per tutta la durata dell'emissione (la scadenza è fissata al 26 ottobre 2017) in capo alla stessa Camfin. Quel 5,9% di Pirelli non conferito da Camfin al patto di sindacato della Bicocca (che controlla complessivamente il 45,52%) rimarrà dunque nella disponibilità di Tronchetti Provera e dei suoi alleati. Anche se, almeno a giudicare della ultime mosse dei Malacalza, non sembra che la famiglia genovese punti a prendere il controllo di Pirelli attraverso un'operazione di mercato. Qualche pensiero in questo senso le banche più vicine a Tronchetti l'avevano fatto quando sul mercato si era sparsa la voce che i Malacalza avessero chiesto assistenza alla Ubs di Sergio Ermotti e Andrea Orcel. Per ora, tuttavia, questa circostanza non sembra essere confermata. Sembra anzi che l'iniziativa dell'ex alleato di Tronchetti sia al momento esclusivamente legale. Almeno così pensa il mercato, che vede venire meno l'appeal speculativo sul titolo Camfin (-5,8% a 0,46 euro in chiusura venerdì 12). La battaglia però è solo all'inizio. (riproduzione riservata)