China's giant step: Red moon rising

Re Dollaro alle prese con l'economia di guerra

Ma c'è un'altra strada attraverso cui la valuta cinese potrebbe guadagnare spazio alla svelta anche a livello internazionale. «Pechino è all'avanguardia per quanto riguarda la moneta digitale sovrana», spiega la Amighini. Si tratta di moneta depositata in portafogli digitali (per esempio in dispositivi mobili) invece che in conti bancari, con transazioni che possono passare da un telefonino all'altro senza coinvolgere banche o carte di credito. «In Cina gli acquisti via dispositivo mobile sono già il 16% contro l'1% degli Usa, conclude Amighini. Se Europa e America rimarranno a guardare, il futuro dei pagamenti via telefonino potrebbe passare proprio dalla moneta cinese.

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Very simple: studiare il cinese

What is the CIA going to do? If you want to disrupt China, first cultivate "traitors"

2022-04-26 01:48 HKT

As we all know, the United States has an "Indo-Pacific strategy" and intends to achieve the goal of containing China through various measures. Economically, technologically, financially, etc., the United States is fighting a "war without gunpowder smoke" with China.

Now the United States wants to curb China's development, and also thinks of this trick that the Japanese once used, using "traitors" to achieve the purpose of "using China to control China". What does the US Central Intelligence Agency (CIA) want to do when it established the "China Mission Center" in early October 2021? Very simple, recruit Chinese to be "traitors" and "spies". It is not easy to be an American "traitor" or "spy". There are strict requirements. The most basic "skill" is to be able to speak different Chinese languages, such as Mandarin, Cantonese, Shanghainese, and Northern Fujian. language, Hokkien, Hunan, Gan, Hakka, Mongolian, Guangxi Zhuang, Tibetan, Uyghur, etc., put these "Chinese" into different places, Different departments, through training to master "spy" skills, serve the Americans. Are there such people around us? It is very likely that some sanctimonious scholars, professors and even civil servants actually eat American food.


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Fuga dagli asset made in China

Cina: tra Russia e politica zero Covid e fuga investitori, si scappa da azioni e bond - FINANZA.COM

Ma ci sono altri due fattori, al di là di quello geopolitico, che hanno provocato la fuga dagli asset made in China. Uno è rappresentato dal rialzo dei tassi Usa lanciato lo scorso marzo dalla Fed di Jerome Powell, come confermato anche da Chorzempa.

"L'aumento dei tassi di interesse, specialmente negli Stati Uniti, ha reso il ritorno nominale associato agli asset cinesi del reddito fisso relativamente meno appetibile".

Il secondo fattore è l'ostinazione con cui Pechino sta portando avanti la sua lotta contro la nuova ondata di Covid - la più forte dal 2020, dai tempi del lockdown di Wuhan - e che sta avendo un impatto economico notevole, alimentando anche l'incertezza sulla crescita futura del paese.

Gli effetti sono già sotto gli occhi di tutti: l'economia cinese è stata colpita da un forte rallentamento nel mese di marzo, con i consumi scesi per la prima volta in più di un anno, a fronte di un balzo del tasso di disoccupazione a valori record nelle 31 principali città cinesi, sulla scia dei lockdown che hanno colpito Shanghai e altre città principali.

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CINA. Pechino rimodella il Medio Oriente

Il commercio con gli stati del Golfo ha superato i 200 miliardi di dollari l’anno scorso, rendendolo il principale partner della regione ricca di petrolio. Nel frattempo, si stima che ben il 60% delle esportazioni cinesi verso i paesi del Medio Oriente transitano negli Emirati Arabi Uniti. La Cina è la più grande fonte di importazioni per Egitto, Israele e Libano, e la seconda per Turchia, Siria e Giordania. In soli due decenni, il valore delle esportazioni cinesi verso questi sei paesi è aumentato di quasi dodici volte, da 4,2 miliardi di dollari nel 2000 a 53,4 miliardi di dollari nel 2020.Quando gli Usa hanno ritirato le loro truppe dall’Afghanistan nel 2021, la Cina ha raddoppiato la cooperazione economica. La Siria ha recentemente firmato un accordo di cooperazione Belt & Road con Pechino, mentre il Marocco ha firmato un piano di attuazione dell’iniziativa con Pechino. Queste mosse suggeriscono che tale impegno continuerà ad aumentare per tutto il 2022.

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Nuovo timoniere

Cina, l'economia spaventa Xi (e mondo): disoccupazione record, consumi a picco - Affaritaliani.it

Lunedì, 16 maggio 2022

La causa principale dei preoccupanti numeri sull'economia cinese sembra essere, oltre agli effetti della guerra in Ucraina, soprattutto la strategia zero Covid di Xi Jinping. Sono infatti proprio i lockdown imposti per contenere la diffusione della variante Omicron ad affondare l'economia cinese. Tanto che l'establishment del Partito comunista cinese ha espresso serie preoccupazioni, a partire dal premier Li Keqiang. E nonostante le direttive di Xi Jinping, che ha deciso di proseguire fino alla fine con la sua strategia anche a fronte delle conseguenze economiche.

Sin dall'inizio Xi ha presentato quella contro il coronavirus come una guerra da vincere contro il "demone" Covid. Una guerra da vincere a tutti i costi non solo e non tanto per aspetti economici, ma anche e (forse, iniziano a temere in molti) soprattutto per avere una importante medaglia da presentare sul campo in vista del XX Congresso del Partito in programma il prossimo autunno. Ma per appuntarsi quella medaglia sta rischiando di pregiudicare la crescita economica.
Per questo, secondo diverse voci, frammenti del Partito stanno cercando di allentare le politiche di Xi e rivedere quantomeno dei pezzi della sua campagna di rettificazione, lasciando una briglia meno stretta ai colossi immobiliari o a quelli digitali. Anche perché è proprio sulla tenuta economica che si fonda il patto sociale tra Partito e popolazione cinese. E c'è anche chi parla di trame più o meno reali che potrebbero a mettere a rischio il terzo mandato del "nuovo timoniere".

Cover di repertorio :o

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Posso dire una cosa?
Il 2022 sarà l'anno in cui diventerà palese come i cinesi tarocchino i loro numeri economici.
Pure con il lockdown massiccio di questi mesi a fine anno proclameranno un +5.4% e tanti saluti
 
Precedenti spaventosi

Commissario per i Diritti umani: "Rapporti tra Germania e Cina devono essere ripensati" - Berlino Magazine

“Abbiamo bisogno di instaurare un dibattito aperto sulle nostre dipendenze economiche dagli Stati che hanno precedenti così spaventosi di violazione dei diritti umani”. È quanto è stato dichiarato da Luisa Amtsberg, Commissaria per i Diritti umani del Governo federale tedesco, durante un’intervista rilasciata a RND mercoledì 25 maggio. Amstberg si riferisce soprattutto ai crimini perpetrati dal Governo cinese nei confronti della minoranza etnica degli uigiri. Le dichiarazioni della funzionaria tedesca sono arrivate dopo aver visionato un rapporto, che verrà presto pubblicato, redatto dalla Commissaria delle Nazioni Unite per i diritti umani Michelle Bachelet sulle violazioni dei diritti umani nella provincia cinese dello Xinjiang.

Amstberg ha dichiarato che il cambiamento dei rapporti bilaterali tra Germania e Cina deve arrivare dal Governo federale, ma anche dalle aziende tedesche. Entrambi, secondo la funzionaria, “sono direttamente responsabili” per attuare questo profondo cambiamento. Amstberg, durante il suo intervento a Rnd ha specificato che, per prima cosa, le aziende tedesche che comprano acquistano merci da società cinesi devono assicurarsi che i prodotti non siano il risultato dello sfruttamento dei lavoratori. Secondo Amtsberg, la Cina deve essere contrastata in maniera più decisa nei forum internazionali. Inoltre per l’incaricata del Governo federale per i Diritti umani è “un problema” il fatto che la Cina “sfugge alla giurisdizione internazionale”.

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Molteplici provocazioni

Il piano diplomatico della Cina per silenziare Taiwan

Fino a questo momento Pechino si è limitata a lanciare molteplici provocazioni all’indirizzo di Taipei, con sconfinamenti di jet e arei da guerra nello spazio taiwanese, minacciosi movimenti navali lungo lo stretto di Taiwan e, soprattutto, con dichiarazioni di fuoco. Alle parole non sono mai seguiti fatti.

Anche perché il governo cinese non avrebbe alcun vantaggio nello sferrare un assalto diretto all’isola nel tentativo di conquistarla militarmente. In primis perché la Cina non ha un’adeguata esperienza per reggere uno sbarco come quello che servirebbe per prendere Taiwan; poi perché le difese militari di Taipei sono di primissimo livello, visto che provengono oltreoceano dal cuore degli Stati Uniti. Terza e ultima ragione: dal punto di vista geopolitico (ed economico), la Repubblica Popolare non ha interesse nello scatenare una guerra a due passi dai propri confini.

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Posso dire una cosa?
Il 2022 sarà l'anno in cui diventerà palese come i cinesi tarocchino i loro numeri economici.
Pure con il lockdown massiccio di questi mesi a fine anno proclameranno un +5.4% e tanti saluti

Il mondo e' da molto tempo che non crede ai dati cinesi, ora sta ai cinesi rendersi conto che non e' utile continuare con queste politiche comuniste.

China’s growth miracle increasingly looks as if it’s coming to an end | Business | The Times
 
Battaglia navale

La scacchiera del Pacifico - HuffPost Italia

È una partita a scacchi quella tra Cina e la coppia Australia-Stati Uniti, Paesi che recentemente insieme al Regno Unito hanno dato vita a un’alleanza militare, l’Aukus, in chiave anticinese. Pechino sta lavorando da anni per ottenere in concessione basi navali che le consentano di estendere virtualmente le proprie frontiere in funzione difensiva, mentre gli alleati degli Stati Uniti vorrebbero schiacciarla entro i propri confini continentali, garantendo inoltre l’indipendenza di Taiwan. Stiamo assistendo a una delle prime puntate di una nuova Guerra Fredda, che in Ucraina e in Africa è già diventata molto calda.

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Ambiguita' strategica

La questione Taiwan pronta a esplodere: è li che si rischia la terza guerra mondiale - Il Quotidiano del Sud

È un tema di lungo corso che risale al 1949, quando l’esercito di Mao ebbe il sopravvento nella guerra civile cinese e costrinse i nazionalisti a rifugiarsi nell’isola di Formosa: da allora il Partito comunista cinese reclama e ritiene Taiwan la sua 23ª provincia.

In verità, dal 1992 Pechino e Taipei riconoscono l’esistenza di “una sola Cina” comprendente quella continentale e l’isola; eppure, i due governi non sono d’accordo su chi debba amministrarla: per Xi Jinping, leader della Repubblica Popolare, l’unificazione dei due territori sotto la sua guida è la prerogativa del “rinnovamento della nazione” cinese.

Per Pechino, quindi, far rientrare Taiwan nell’alveo della Cina ha profonde radici storiche, quasi identitarie.

L’ambiguità strategica è stata invece il pilastro della politica americana su Taiwan da quando, nel 1979, gli Usa – allora desiderosi di separare gli interessi cinesi da quelli dell’Unione sovietica – scelsero, da un lato, di riconoscere ufficialmente una sola Cina e riconobbero ufficialmente Pechino (a discapito di Taiwan) e, dall’altro, vararono il Taiwan Relations Act, ovvero una legge volutamente vaga, secondo cui gli Stati Uniti non hanno un obbligo di difendere Taiwan in caso di attacco ma devono fornire le armi necessarie per la sua difesa.

Di fatto, quindi, Taiwan rappresenta un “ambiguo e non ufficiale avamposto armato americano” funzionale alla politica di contenimento della Cina nel Pacifico, dove gli Usa, come noto, vantano basi militari consolidate in Giappone e in Corea del Sud.

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Nel lungo termine

Xi Jinping, la profezia di Francis Fukuyama: "Un pericolo, cosa farà la Cina" – Libero Quotidiano

Fukuyama mette in guardia dal modello cinese, a suo dire, molto più pericoloso di quello russo: "La Russia non è un problema, il problema è Putin, uno che ha commesso errori enormi, mandando truppe in tutto il mondo, dal Venezuela alla Siria, fino a questa assurda invasione di un paese sovrano come l'Ucraina. I cinesi sono molto più consapevoli nell'uso del loro potere e soprattutto hanno un'economia più sofisticata, più tecnologia, più differenziazione, non solo gas e petrolio, e nel lungo termine possono porre più problemi alle democrazie occidentali di quanto non possa fare la Russia". E le ultime tensioni tra Pechino e Washington per Taiwan dimostrano quanto Pechino faccia affidamento sulla sua forza in una regione determinante per gli equilibri mondiali.

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Dalla padella nella brace

Per rompere la dipendenza da Mosca, l'Ue ha bisogno di rinnovabili. Per le quali dipende da Pechino | Euronews

L'invasione russa dell'Ucraina ha messo in luce la dipendenza dell'Unione Europea dai combustibili fossili russi e ha accelerato la transizione del blocco verso le energie rinnovabili.

Ma mentre nessun paese ha il monopolio del sole e del vento, l'UE è fortemente dipendente dalla Cina per quanto riguarda la tecnologia necessaria a catturarne l'energia.
Oltre l'80% della fornitura mondiale di moduli fotovoltaici prodotti annualmente dal 2010 è stato prodotto in Asia. La Cina da sola ha fornito il 67% della produzione di moduli nel 2020, secondo il Fraunhofer Institute for Solar Energy Systems.

Infatti, otto delle 10 maggiori aziende e produttori mondiali di pannelli solari sono ora cinesi con Canadian Solar e la società statunitense First Solar che occupano rispettivamente l'ottavo e il decimo posto.

Il controllo di Pechino sul settore delle rinnovabili si fa ora sentire lungo l'intera catena di approvvigionamento. Circa l'80% dei componenti necessari per fabbricare una turbina eolica sono prodotti in Cina così come il 97% dei wafer di silicio necessari per costruire un pannello solare.

Il quarantacinque per cento della produzione mondiale di polisilicio, materia prima fondamentale nella filiera del solare fotovoltaico, viene prodotto nello Xinjiang, la regione nel nord-ovest della Cina dove il regime cinese è accusato dal governo statunitense di aver compiuto un genocidio contro la minoranza musulmana uigura.

La Cina è anche un attore chiave in altre materie prime, compresi i minerali delle terre rare che entrano nelle tecnologie rinnovabili. Più del 70% delle batterie agli ioni di litio entrate nel mercato lo scorso anno sono state prodotte in Cina.

"Dato che l'ambiente geopolitico sta cambiando, queste dipendenze stanno creando rischi reali", ha detto a Euronews la dott.ssa Janka Oertel, direttrice del programma Asia e ricercatrice senior presso il Consiglio europeo per le relazioni estere (ECFR).
"Non possiamo permetterci di dipendere dalla Cina nei settori più sostenibili e nelle reti più sostenibili come le telecomunicazioni e la nostra infrastruttura energetica che in futuro sarà sempre più incredibilmente connessa e molto digitalizzata, molto guidata da un tipo di software dove il rischio è solo più alto", ha aggiunto.

:rolleyes: :(

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Ondata di orgoglio nazionalista

Wolf warrior diplomacy: cos’è e come va interpretato il nuovo corso della diplomazia cinese

Il nome “Wolf warrior” è tratto da una saga cinematografica campione d’incassi in Cina, che ha provocato un’ondata di orgoglio nazionalista narrando la storia di un agente delle forze speciali cinesi impegnato a combattere contro mercenari stranieri. Il termine indica quindi un modo di fare diplomazia più aggressivo e assertivo, sia nella retorica che nella pratica. Gli esempi pratici non mancano: dal caso emblematico del Mar Cinese Meridionale alla questione di Taiwan, passando per le sanzioni all’Australia, la repressione di Honk Kong, l’attivismo nella disputa per le Senkaku/Diaoyu e molto altro.

La wolf warrior diplomacy nasce quindi come difesa da attacchi dall’esterno, ma viene subito declinata come un’estensione del nazionalismo cinese. In un capovolgimento della classica strategia cinese di gestione dell’informazione, tradizionalmente limitata al controllo e alla repressione del dissenso, gli account legati al Partito Comunista Cinese lanciano ora campagne di hashtag contro gli Stati Uniti (significativo l’uso estensivo di #BlackLivesMatter dopo la morte di George Floyd), diffondono teorie del complotto supportati da orde di troll e account falsi e creano contenuti virali che spaziano dai meme satirici ai video di panda alle storie di “uiguri felici” per migliorare la propria immagine all’esterno.

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Beijing will miss its GDP target

China Growth Slows Sharply, Putting GDP Target Out of Reach

Bloomberg News
15 luglio 2022 04:00 CESTUpdated on15 luglio 2022 09:06 CEST

China’s economy grew at the slowest pace since the country was first hit by the coronavirus outbreak two years ago, making Beijing’s growth target for the year increasingly unattainable as economists downgrade their forecasts further.

The slowdown means Beijing will miss its GDP target of about 5.5% by a wide margin this year, the first time that’s likely to happen.

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