Ecco qualcosa sulla piega nel mio lavoro
notando per caso una foto di giornale accartocciata e gettata in un angolo dello studio e osservandola veramente per la prima volta , avevo “scoperto” ( quasi una rivelazione ) in una cosa così banale potenzialità espressive inaspettate - come una particolare plasticità unita alla possibilità di variazioni e applicazioni pressoché infinite
Era il 1970 e iniziai a riprodurre graficamente immagini spiegazzate , a fotocopiarle (prima in bianco e nero quando le fotocopiatrici erano ancora a “carbonella” e successivamente , dalla fine degli anni ’70 , a colori),a realizzare pieghe con carta ma anche con materiali come polipan, pvc, plexiglas o altro simile trattati a caldo o disciolti con solventi.
Con le foto da giornale e le fotocopie come un frame , potevo creare sequenze che componessero quasi un’immagine in movimento.
Già agli anni ’70 risalgono pure le immagini di sequenze tratte da un unico foglio di carta bianca diversamente spiegazzato dove la luce faceva emergere dall' uniformità configurazioni differenti e plasticamente dinamiche
Negli anni ’80 , per strutture di una serie intitolata ” Sistemi ” , fra materiali vari utilizzai anche le fotocopie plastificate e a volte vi applicai pure quelle pieghe che più spesso lasciavo libere a parete in bilico tra peso apparente e leggerezza.
Mi fermo qui , con qualche foto