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Per continuare a leggere visita questo LINKE tu, Stato di Giorgio Gaber E tu, Stato E tu, Stato e tu, Stato che tu sia ministro, politico o magistrato o al limite impiegato comunque pagato inevitabilmente coi soldi del contribuente cioè dalla gente. E tu, Stato che ci chiedi aiuto e che ci corteggi coi tuoi soliti imbecilli che passano per saggi. E tu, Stato che hai sprecato, hai sperperato, hai gozzovigliato pubblicamente mi hai rovinato che se un giorno mi nasce un figlio, povero figlio è già indebitato. E tu, Stato così goffo e impacciato che continui a fare i tuoi soliti giochi di potere davanti ai cittadini un po’ imbarazzati che si domandano stupiti perché non sciolgono i partiti. E tu, Stato così contorto, complicato che per riempire un modulo, una scheda, un tabulato bisogna essere dei maghi è quasi come fare un cruciverba di Bartezzaghi. E tu, Stato così preciso e protocollato che per avere un passaporto, un permesso, una licenza si sbaglia sempre ufficio c’è sempre un’altra stanza e se non ci hai un amico o qualche conoscenza stai fermo per tre giri e torni al punto di partenza. E tu, Stato che tu sia dottore che tu sia ingegnere o anche avvocato s’intende dello Stato che dopo anni di lavoro serio e ore e ore di straordinario hai risolto scientificamente il sistema più efficiente per non far funzionare niente. E tu, Stato così incosciente e disgraziato così compromesso, così invischiato e se ancora qualcuno un po’ ingenuo si chiede chi è stato ma come chi è stato? Lo Stato! E tu, Stato ti vedo un po’ ammosciato perdi i colpi, te la vedi brutta sei, come dire, un po’ alla frutta nel senso che ormai la gente normale da un punto di vista morale ha assai più rispetto per un travestito o uno spacciatore che per un assessore. E tu, Stato che ti sei sorpreso, ti sei scandalizzato per tutti quelli che han rubato che per farcelo vedere hai riempito le galere delle tue pecore nere e noi che lo sappiamo lo possiamo indovinare come va a finire perché è una cosa delicata e dolorosa per cui fra poco tutti a casa. E tu, Stato così giusto e imparziale col tuo onesto sistema fiscale s’intende demenziale che affronti i problemi più urgenti con tasse nuove geniali e stravaganti ancora non mi è chiaro cosa ci fai del mio denaro non vedo né ospedali, o tribunali ma solo allegri e spiritosi i servizi sociali generalmente se uno paga e non ha indietro niente se non è proprio i_diota rivuole indietro la sua quota. E tu, Stato inginocchiato e impaurito sempre più incerto e cupo che gridi disperato ‘al lupo! al lupo!’ sempre più depresso, sempre più codardo te la sei fatta addosso per colpa di un balordo lombardo. E tu, Stato che tu sia ministro, politico o magistrato ci avete rovinato mettendoci di fronte ad una tragedia inaspettata e sconvolgente e noi che lo vediamo come vi agitate per far pagare a noi quarant’anni di ca_zzate. Ma la sola vera riforma delle istituzioni è che ve ne andiate tutti fuori dai co_glioni. |