L'idea di google è fare l'algoritmo meglio degli altri. Era la stessa idea di tutti i motori di ricerca, solo che google ci è riuscito meglio.
Non mi pare ci sia nulla di particolarmente creativo nel pensare "se faccio quello che fanno loro, ma meglio, la gente viene da me"; la parte creativa è nel come quindi nell'execution.
Quel che voglio dire è che l'idea non significa niente di per sè, e tipicamente è sempre già stata pensata e spesso già provata da altri prima.
Scusa, ma il ragionamento è completamente sbagliato.
L'idea non è "facciamo un algoritmo meglio degli altri".
L'algoritmo
è l'idea.
A parte che, come viene ricordato da fdg 86, l'idea è venuta a un italiano, il punto è che i geni, o le persone di grandissima intelligenza, hanno idee.
Marchiori si è sentito dentro di sé la capacità di fare una certa cosa.
Poi non sempre la cosa riesce, ma l'algoritmo non è certo un'execution.
Poi lavorare 24 ore su 24 tutta la vita ma se non ti vengono le idee non fai meglio di Google né di nessun altro.
Beethoven non si è messo lì e ha deciso di comporre la IX° Sinfonia con determinate caratteristiche per stupire i posteri e poi è passato all'esecuzione. Non c'è separazione fra idea ed esecuzione. Sono i musicisti mediocri che inventano il motivetto e poi ci appiccicano l'armonia. I grandi musicisti hanno una visione di insieme dell'opera, completa di armonia e trattamento orchestrale.
Quindi l'idea è "ho meno costi quindi faccio pagare meno e sbaraglio la concorrenza". La stessa idea di tipo il 95% dei business di successo in tutti i campi (il resto del 5% invece va upmarket e fa tipo apple etc).
Il valore di amazon è nel COME è stato in grado di fare profitti pur con sconti importanti; lì'idea di far sconti non mi pare innovativa.
In america (home depot etc etc) era già diffusa.
No. L'idea è: posso vendere online e battere le librerie se raggiungo certi standard di logistica che mi permettono di avere certi prezzi.
La logistica non è l'execution, fa parte dell'idea. Online + logistica: è un'idea sola.
Poi si è conquistato il mercato facendo delle condizioni eccezionali che però non ha mantenuto: dopo diversi anni ha alzato parecchio i prezzi perché è diventato troppo grosso per avere una concorrenza che lo impensierisse e quindi se lo può permettere.
Morale della favola: le buone condizioni sono spesso un'illusione.
Un caso personale: sono costretto ogni tre anni a cambiare assicurazione online perché le buone condizioni iniziali vengono ribaltate in condizioni punitive.
Sì e di nuovo, l'idea "se faccio oggetti belli me li pagano di +" non è innovativa
Il punto è "come faccio a fare oggetti nel settore X decisamente + belli di tutti i concorrenti, in maniera sistematica?" e qui la risposta non è mai in 2-3 omini che si son svegliati con la lampadina accesa, ma in 2-3k professionisti top con un management top che li dirige e sistematici improvement quotidiani.
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2-3k sta per due o tre mila? Beh, quelli che decidono sono comunque molti meno.
Comunque, secondo me tu sopravvaluti gli uomini di azienda.
Gli uomini d'azienda, intendo dire quelli che comandano, parlano di cose come la vivibilità, l'ambiente, la bellezza, il design, ma non ci credono.
Sono cose che gli hanno / si sono messi in bocca, ma in realtà non gliene frega nulla e questo traspare da tutte le cose che fanno.
Infatti i computer sono brutti perché
devono essere brutti.
Il lavoro deve essere gravoso e penoso, se no non è lavoro. La gente deve stare male e i computer devono rispecchiare questa ideologia di fondo.
E così è stato. La Apple si è quindi trovata - sul piano del design - senza concorrenti.
Zero virgola zero concorrenti. Curioso no?
Quando è voluta uscire dal settore lavorativo e proporre telefoni o altre cose in campo ricreativo la proposta è stata di una semplicità disarmante: lo compri da me o preferisci prenderlo da quei loschi figuri che ti hanno costretto a vivere in un ambiente tutto nero senza un raggio di sole o di colore?
1) I creativi sono rispettati nella moda, design etc. Meno nel business ordinario, vero.
2) Non conosco la tua situazione personale ma nella maggior parte dei casi è possibile pianificare di ANDARSENE dall'italia, se credi di poter aver sbocchi professionali molto preferibili altrove.
Se il lavoro fosse il mio interesse principale, sì, penserei seriamente di andarmene dall'Italia.
Guarda io non credo niente. Non è nemmeno quotata quindi si sa poco/nulla. Quel che so è che forbes stima il patrimonio personale del suo fondatore a cifre irrealmente alte e tanto mi basta: ha stampato soldi in maniera incredibile, legalmente, quindi per quel che mi riguarda è una "grande impresa".
Mi sono espresso male. Intendevo dire che è un'impresa attaccabilissima.
Si può fare molto, ma di molto meglio e dovrebbero farlo gli italiani, se avessero un po' di sale in zucca.
A un'anti-Ikea pensavo come azienda da 10 miliardi di fatturato.
Mi fai un esempio di una start up, i cui 10-15 soci fondatori/dipendenti per il primo anno abbondante hanno lavorato 2500 ore a testa o + ? io ho solo un esempio ed è nel poker online (giocodigitale, venduto dopo 2 anni a bwin per 80M , partendo dal niente. Alcuni soci fondatori erano anche stati soci fondatori di virgilio).
Non manca la "voglia di lavorare" in Italia. Manca la voglia di sacrificarsi completamente per un progetto senza che ci sia la certezza di un reddito. L'italiano le 14 ore nel bar di cui è proprietario se le fa, ma a sviluppare un progetto... io non ne ho praticamente mai visti nè sentiti dire.
E non capisco come l'arretratezza culturale del middle management aziendale tipico possa essere un problema. Anzi, quello è il motivo per cui se per sbaglio fai qualcosa che funziona i tuoi competitors saranno lentissimi ad adattarsi.
Certo se la lamentela è sul "non essere capito" allora... però se l'azienda tipica italiana è arretrata, questo è un VANTAGGIO per chi vuole aprire qualcosa di nuovo non uno svantaggio.
Ma se invece è il mercato che "non ti apprezza", beh allora ha ragione lui sempre e cmq. I soldi si fanno soddisfando il mercato.
Non so, su questo hai senz'altro più esperienza di me.
Secondo la tua idea, all'italiano difetta l'accettazione del rischio.
Se è sicuro di portare a casa la pagnotta lavora anche 14 ore al giorno.
Altrimenti non si imbarca in un'attività che può non riuscire.
Quindi il problema sarebbe più psicologico/culturale.
Paura del fallimento? Incapacità di sacrificarsi? Intolleranza alle frustrazioni? Un mix di queste tre cose?
Riguardo alla mancanza di cultura, non è più un problema di singola azienda. Secondo me è più una questione di settore. A volte non basta che innovi una singola azienda, deve innovare tutto il comparto perché vi sono situazioni in cui più i miei concorrenti stanno bene, meglio sto anch'io. Poi, se ti vuoi internazionalizzare con successo, in molti casi ti devi unire.
Riguardo al mio caso personale, sì, il mercato non mi apprezza e fa di molto male. Peggio per lui.