Con te partiro'...



VASKO POPA
Il sogno del sasso


Dalla terra si protese una mano
Tirò in alto un sasso

Dov’è il sasso
Sulla terra non è tornato
Su in ciel’ non è arrivato

Cos’è successo al sasso
Forse l’altezza s’ha mangiato
Forse in un uccello s’è trasformato

Eccolo il sasso
Rimasto testardamente in sé stesso
Ne sulla terra ne su in cielo

Ascolta se stesso
Mondo tra i mondi


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Vasko Popa è uno dei poeti più tradotti ed apprezzati della ex Jugoslavia ed anche oggi è uno dei poeti serbi più tradotti e riconosciuti nel mondo.
Era nato a Grebenac, un villaggio della Vojvodina al confine con la Romania nel 1922, in una famiglia per metà serba e per metà romena. Nel 1940 si trasferì a Belgrado (città dove trascorse gran parte della sua vita e dove morì nel 1991) per studiare all’università ma con lo scoppio della Seconda guerra mondiale fu costretto a continuare i suoi studi a Vienna e Bucarest. Durante la guerra combatté per i partigiani di Tito e venne internato in un campo di concentramento nazista.
Dopo la guerra riprese gli studi a Belgrado, dove si laureò nel 1949 in lingue romanze (francese). Dal 1948 al 1951 lavorò per Radio Belgrado e nel 1954 entrò nella redazione della casa editrice Nolit, dove lavorò per venticinque anni. Al 1953 risale il suo debutto con la raccolta di poesie Kora (in it. “La corteccia”), ma aveva già cominciato a pubblicare, a partire dal 1951, sulle riviste «Književne novine» e «borba».
Il suo linguaggio scarno ed essenziale ma denso, aprirono degli spazi nuovi nella poesia serba.
Nel dopoguerra Popa fu uno dei poeti serbi più tradotti all’estero.

Belgrado è la città balcanica del divertimento, ma offre anche delle perle tutte da scoprire, come architettura, gallerie, negozietti e librerie nascosti in graziose vie interne, i fiumi Sava e Danubio



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DARGAVS , la città dei morti , sorge in Ossetia una regione caucasica attualmente facente parte della Federazione russa (si era staccata nel 1989 dalla Georgia causando la reazione di Tbilisi e l'intervento conseguente dell'esercito russo che arrivò fino alle porte della capitale georgiana per poi annettersi sia l'Ossetia che l'Inguscetia).
Questo antico villaggio abbandonato era abitato da un'antica popolazione conosciuta col nome di Alani , un posto che è tuttora difficilmente raggiungibile unicamente tramite una strada che spesso è immersa nella nebbia , ciò che contribuisce a rendere questa meta misteriosa e non poco inquietante. Sopra un colle sorgono 97 casupole in pietra , vere e proprie cripte tutte adibite a sepolcro. Pare ospitasse circa 10.000 defunti. L'unico altro edificio presente è una torre di guardia in rovina che secondo alcune leggende al tempo era destinata a vigilare sul riposo delle anime. Le cripte per lo più sviluppate su due o quattro piani hanno forma circolare ed un tetto conico, sostenuto da una struttura piramidale. Le mura erano interamente in pietra e stuccate con argilla o calce e presentano tutte una piccola apertura , pensata per introdurvi i corpi.La leggenda vuole che un giorno una ragazza bellissima vi si recò e portò lo scompiglio tra gli abitanti di Dargavs tanto da suscitare le ire delle donne del posto che gelose di lei l'accusarono di essere una strega. Gli uomini erano tutti molto attratti dalla straordinaria bellezza di costei e piuttosto di mandarla via decisero di ucciderla così che non fosse preda di nessuno di loro e altresì non sarebbe andata in altri villaggi a fare innamorare di lei altri uomini , ma sarebbe potuta andare solamente da Dio . Dopo alcuni anni , guarda caso , a Dargavs scoppiò un'epidemia di peste che ne decimò gli abitanti : ma la terra non accolse i corpi delle persone morte e li respinse verso l'esterno , facendo comparire delle cripte. Durante un' altra epidemia di peste scoppiata nel sec. XVIII , che vide la poplazione diminuire da 20.000 a 16.000 abitanti , si narra che molti decisero di autosegregarsi in queste piccole abitazioni (per non diffondere il contagio) che divennero così il loro sepolcro in quanto ben presto , finite le scorte, morirono di fame per mancanza di cibo e acqua. E così i loro corpi rimasero per sempre nelle ripte.Per questi motivi Dargavs è considerata al giorno d'oggi la più inquietante delle "città dei morti".
In epoca sovietica questa cittadina era diventata una meta turistica, attirando gente da ogni parte del mondo. Vi era addirittura un chiosco dove si potevano acquistare dei biglietti, gestito da una vecchia signora del posto. A Dargavs vi è infatti un gran numero di monumenti di importanza storica e architettonica risalenti a epoche diverse. Lo stesso stato e gli archeologi riconoscono la rilevanza di questo luogo ai fini dello studio delle vecchie popolazioni che abitavano l’Ossezia. Grazie all’intervento degli archeologi, infatti, le generazioni odierne possono farsi un’idea di come vivevano le persone in Ossezia molti secoli fa.
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Dopo essere stati quasi decimati dai Mongoli e dai Tartari durante il Medioevo, la maggior parte degli Alani si convertì al cristianesimo e passò alla denominazione di 'Osseti'.
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La Slovenia è il Paese verde ricco di foreste, riserve naturali, valli silenziose, cime montuose, laghi cristallini e coste incontaminate.
La Slovenia ha porti veneziani sulle coste, fattorie in stile ungarico e paesini bavaresi sulle Alpi Giulie.

Il lago di Bled assomiglia ai laghi della fiabe.
Si trova nella parte nord, vicino al Parco Nazionale del Triglav, ed è un lago alpino, piccolo ma molto scenografico.
Il lago è uno dei luoghi più suggestivi della Slovenia, da esplorare con passeggiate tra sentieri e rifugi nel verde o con un giro sulle carrozze dei fijakerji, i cocchieri tipici di Bled. Vicino alle sponde del lago si nasconde l’incantevole paesino di Bled.

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Al centro del lago sorge l'unica isola slovena, da secoli una località mondana che incanta per la bellezza della natura, le antiche storie e i poteri benefici.

Tra le tante leggende sull’isola si racconta che se suonate e ascoltate la campana della chiesa si avverano i vostri desideri.
Si può raggiungere l’isola di Bled con le tradizionali imbarcazioni in legno, le pletne di Bled, che i barcaioli da secoli spingono a remi stando in piedi. Una volta sbarcati sull’isola di Bled, 99 gradini in pietra vi porteranno alla chiesa dell’Assunzione di Maria.

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In questo specchio d’acqua cristallino che è il lago di Bled, inoltre, si riflette il castello di Bled, il più antico castello della Slovenia.
Questo magnifico castello del XII secolo incanta per la pittoresca architettura e la bellezza dei suoi interni tra affreschi e opere d’arte.
Affacciato sul lago, il castello è un eccellente punto panoramico per ammirare Bled, l’isola e l’area circostante della Gorenjska con le sue alte vette. Inoltre, al castello potrete scoprire le tradizionali tecniche di stampa manuali nella stamperia del castello e realizzare il vostro documento-ricordo da portare con voi o riempire una boccetta di vino e sigillarla con la ceralacca nelle cantine del castello. Se durante tutto l’anno il castello viene spesso scelto come luogo di ricevimenti, incontri e matrimoni, d’estate diventa teatro di rappresentazioni in costume e gare di tiro con l’arco. Poco distante da Bled c'è la alla Gola di Vintgar.

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Anche la Slovenia ha il suo grande poeta, nato a una manciata di chilometri da quel lago di Bled che, anni dopo, avrebbe definito l’immagine stessa del paradiso. France Prešeren sta alla Slovenia come Goethe sta alla Germania, o come Dante Alighieri sta all’Italia. Non a caso l’inno nazionale è tratto da uno dei suoi poemi più famosi: Zdravljica, che in italiano significa Brindisi. Nato da una famiglia modesta in un contesto rurale, Prešeren ebbe un’ottima istruzione nel Ginnasio di Lubiana e poi all’Università di Vienna. E sebbene abbia vissuto in molte città diverse, da Lubiana a Kranj, fu il lago di Bled a ispirargli alcune delle sue opere più importanti. E non è difficile immaginare il poeta affacciato alle mura del Castello di Bled mentre osserva la quiete incantata del lago cercando sollievo dalle sue pene d’amore.

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O Vrba!
Felice, caro paese natio,
dove si trova la casa di mio padre;
non mi allontanasse dal tuo mondo la sete del sapere,
serpente ingannatore..

Non avrei imparato, come si trasforma in veleno
tutto ciò che il cuore desidera dolcemente,
non avrei perso la fiducia in me
stesso
non sarei stato vittima dei tormenti dentro di me!

Avrei trovato con una vergine prescelta,
un cuore fedele e una manina laboriosa
per una dote che non è posseduta da una donna ricca.

La mia barca avrebbe navigato in pace,
San Marco il mio vicino di casa, mi avrebbe protetto la casa dagli incendi e il grano dalla grandine.




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Wow ! Grande Maf :yes::bow: che mi offri lo spunto per segnalare un posto stupendo a pochi km dal confine sloveno , in Friuli!
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I laghi di Fusine in Valromana.
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Un'escursione magnifica tra vallate e boschi , lunga poco più di 50 km da Pontebba fino a sconfinare in Slovenia, passando da Fusine:yes:OK!
 


Il viaggio non finisce mai. Solo i viaggiatori finiscono. E anche loro possono prolungarsi in memoria, in ricordo, in narrazione.
Quando il viaggiatore si è seduto sulla sabbia della spiaggia e ha detto: “Non c’è altro da vedere”, sapeva che non era vero.
La fine di un viaggio è solo l’inizio di un altro. Bisogna vedere quel che non si è visto, vedere di nuovo quel che si è già visto,
vedere in primavera quel che si è visto in estate, vedere di giorno quel che si è visto di notte, con il sole dove la prima volta
pioveva, vedere le messi verdi, il frutto maturo, la pietra che ha cambiato posto, l’ombra che non c’era.
Bisogna ritornare sui passi già fatti, per ripeterli, e per tracciarvi a fianco nuovi cammini.
Bisogna ricominciare il viaggio. Sempre.

Josè Saramago, Viaggio in Portogallo



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Praia da Marinha: la spiaggia degli innamorati
Rocce che creano una forma a cuore a Praia da Marinha in Algarve, Portogallo meridionale



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Allegati

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Lago del Predil L’escursione perfetta per immergersi nei colori autunnali delle Alpi Giulie e perdersi nelle profondità cristalline delle acque del lago.

TURISMO FVG
 
Vedi l'allegato 2856136
Lago del Predil L’escursione perfetta per immergersi nei colori autunnali delle Alpi Giulie e perdersi nelle profondità cristalline delle acque del lago.

TURISMO FVG



Luoghi da favola e leggende....:)

Racconta la leggenda che un tempo al posto del lago del Predil vi fosse un paesino. Gli abitanti erano persone insensibili e durante una fredda notte d'inverno si rifiutarono di ospitare una donna e un bimbo giunti da lontano. Solo una famiglia povera offrì loro un tetto ricoprendo di attenzioni la madre e il bambino. Il mattino dopo il lago aveva ricoperto tutto il paese, tranne un'isoletta con la casa della famiglia ospitale, mentre la donna e il piccolo erano scomparsi.

A pochi passi dal confine sloveno il lago del Predil (o di Raibl) copre un'antica conca glaciale e per dimensioni è il secondo lago naturale della regione dopo il lago dei 3 comuni.
Adagiato ai piedi delle slanciate vette delle Alpi Giulie il bacino è alimentato dalle acque dei tanti ruscelli che scendono dalle montagne circostanti. Affluenti che grazie alla loro purezza donano alle acque una tinta di verde-azzurro intensa. Acque limpide e fredde che si fanno ghiaccio nella lunga stagione invernale,


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"Cuando yo me muera guarda, dorada Salamanca mia, tu mi recuerdo": così cantava il poeta basco Unamuno che lì visse


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Infatti soprattutto al tramonto la città intera si tinge di un colore caldo, che crea un'atmosfera avvolgente.
É l'uniformità della pietra di arenaria la cosa che più colpisce, perché la sua particolare morbidezza ha reso possibili capolavori di scultura e di cesello nelle cresterie che incorniciano le sommità dei palazzi.

Arrivando dal Ponte Romano, che regala una vista d'insieme, ci s’addentra nelle vie di Salamanca: ogni facciata, ogni portale, chiostro o angolo di strada merita di essere ammirato in tutti i suoi dettagli.

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Le due cattedrali, una romanica e l'altra in stile gotico con elementi rinascimentali e barocco

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il salotto di Plaza Mayor, vicino alla quale si trova uno dei migliori gelati di Spagna

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e, fra l'altro, un bel Museo di Art Nouveau e Art Deco (Casa Lis)

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"LA SLOVENIA OFFRE MOLTE ATTRAZIONI IN UNO SPAZIO MOLTO RISTRETTO"

GROTTE DI POSTUMIA
Tra le grotte più visitate in Slovenia ci sono le grotte di Postumia. Un trenino da ben 140 anni conduce attraverso stalattiti magici, sculture insolite e sale sotterranee. La visita vi farà scoprire le peculiarità carsiche più importanti: la stalagmite più grande, chiamata il Grattacielo, alta 16 metri, e il Brillante, simbolo delle grotte di Postumia di color bianco cristallino. Inoltre le grotte di Postumia hanno un Vivaio che ospita 150 specie animali, tra cui il proteo, l’unico vertebrato europeo che vive nel mondo sotterraneo fino a cento anni e può resistere senza cibo anche per diversi anni. Il primo cucciolo di drago è nato nel 2016 ed è stato un evento seguito dai biologi di tutto il mondo. Sopra le grotte di Postumia, infine, sorge il favoloso castello di Predjama, da non perdere.

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GROTTE DI SAN CANZIANO

Anche le grotte di San Canziano, patrimonio mondiale dell’Unesco, attirano visitatori da tutto il mondo. Questa è la grotta carsica con il più grande canyon sotterraneo d’Europa, alto ben 146 metri. Lungo il percorso vedrete stupefacenti ponti, cascate sotterranee, stalattiti giganti alte fino a 15 metri e altre opere del fiume sotterraneo Timavo. Intorno alle Grotte di San Canziano si trova un parco regionale con sentieri didattici e piste ciclabili.

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GROTTE DI KOSTANJEVICA
Ai piedi dei monti Gorjanci, si nascondono le grotte di Kostanjevica, meno conosciute ma altrettanto interessanti. Qui l'acqua piovana, i flussi d'acqua sotterranei e i movimenti tettonici hanno creato nel corso di millenni bellissime formazioni di sedimenti dalle incredibili forme.

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GROTTA DI VILENICA
Più misteriosa è la grotta di Vilenica di cui ancora non si conosce con esattezza la sua età. Scendendo nella grotta entrerete nella cosiddetta Sala da ballo, dove ogni anno si tiene l’evento di chiusura del Premio internazionale di letteratura di Vilenica. La varietà di stalattiti dai meravigliosi colori e forme hanno ispirato molti artisti.

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GROTTA KRIŽNA JAMA
Infine, la grotta Križna jama ospita un sistema di laghi sotterranei dalle acque turchesi da esplorare in gommone con la guida di esperti speleologi che vi condurranno fino a maestose cavità carsiche. Ritroverete, inoltre, i resti dell’orso delle caverne che, durante l’era glaciale, svernava nella grotta Križna jama.

http://www.liceopetrarcats.it/old_site/sperimentazione/sitocarso/letteratura.htm

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Nella Francia orientale, ai confini con la Germania, Colmar è una delle città più incantevoli d’Europa, soprattutto grazie al suo aspetto urbano tipicamente medievale rimasto intatto. Un susseguirsi di casette colorate in pietra o in legno, stradine acciottolate, piazzette, chiesette gotiche e piccoli ponti sui corsi d’acqua che attraversano il centro storico.


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Le rinomate case a graticcio (o a traliccio) hanno la struttura portante formata da grandi travi di legno a vista e terminano con un tetto spiovente. Le travi dell’intelaiatura sono disposte in senso orizzontale, verticale ed obliquo; ad esse se ne aggiungono altre a scopo solo decorativo. Hanno colori pastello o molto vivaci, balconi e scuri impreziositi da intagli, decori alle pareti che cambiano durante le stagioni. Un bijou.

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Uno degli edifici più famosi è la Maison Pfister, che è invece un tipico palazzo alsaziano dalla struttura in pietra e legno che sorge all’angolo della Rue des Marchands. Il nome deriva dalla famiglia che la abitò tra il 1841 e il 1892. La caratteristica principale di questa casa è il tipico “erker”, la finestra sporgente a due piani percorsi da balconate che si allungano su entrambe le facciate, presente soprattutto nelle antiche case tedesche. Sul lato sinistro, invece, spicca una torretta ottagonale, con estremità a graticcio. Le facciate sono decorate con degli importanti affreschi dipinti da Christian Vacksterffer, che raffigurano la Fede e la Giustizia, imperatori germanici del XVI secolo, i Quattro Evangelisti, i Dottori della Chiesa e Scene bibliche.

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Questa cittadina inoltre è situata, ai piedi dei Vosgi, sulla Route du Vin, la strada più antica di Francia dove si producono i più rinomati vini al mondo. A pochi chilometri da Colmar si trovano, infatti, dei meravigliosi vigneti, circondati da verdi montagne, castelli medievali e villaggi ridenti.

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Galway, una città portuale sulla costa occidentale dell’Irlanda, sorge nel punto in cui il fiume Corrib sfocia nell’Oceano Atlantico. Il cuore pulsante della città è Eyre Square, una piazza risalente al XVIII secolo, circondata da negozi e pub tradizionali in cui, spesso, si può ascoltare musica folk suonata dal vivo. Non molto distante si trovano i caffè rivestiti in pietra, le boutique e le gallerie d’arte che costeggiano i vicoli tortuosi del quartiere Latino, dove è conservata una parte delle mura medievali della città.

Ed Sheeran ha scelto Galway per la sua “Galway girl”.
Galway Girl è una canzone dal sapore folk, un pezzo che racconta di una notte brava passata dall’artista con un’affascinante
ragazza originaria della cittadina irlandese.

Sai, suonava il violino in una band irlandese
ma si è innamorata di un uomo inglese
l’ho baciata sul collo poi l’ho presa per mano
E ho detto, "Piccola, voglio solo ballare"
Con la mia carina e piccola ragazza di Galway
Tu sei la mia piccola ragazza carina di Galway
Sai lei mi ha battuto a freccette e poi mi ha battuto a biliardo
E poi mi ha baciato come se non ci fosse nessun altro nella stanza


Il video si apre con la chiusura del concerto di Ed a Dublino, che si teletrasporta in Eyre Square per un drink all’O’Connell’sBar.
Da qui, correndo per le vie del centro, si passa davanti al delizioso negozio “The treasure Chest”, al Lynch Castle e si approfitta
per ballare un po’ insieme a un gruppo di ballerine di danza irlandese.
Poi il fiume Corrib, in bicicletta nei pressi dello Spanish Arch e di nuovo in un pub, con qualche pinta di Guinness e molta musica.
Infine da una delle meravigliose casette del quartiere Claddagh inizia una ripresa aerea dall’area che fa venire voglia di essere
sul prato nell’altra sponda del fiume.


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"Stupida allegria", è un brano musicale di Emma Marrone, il video è girato a Marrakech

Un video dove colori, l’atmosfera e l’architettura della città della Medina si alternano a ritratti di uomini, donne e bambini, dagli sguardi intensi e profondi , incrociati per le strade di Marrakech.

«Dovremmo renderci conto di quante volte diamo per scontate tante cose, la bellezza, i sentimenti, le persone – Forse ci accorgiamo della loro importanza quando ci allontaniamo o quando inevitabilmente vanno via da noi. Non è mai tardi per tornare indietro soprattutto se si ha la possibilità di guardarsi negli occhi o di vedere la realtà attraverso lo sguardo degli altri. Stupida allegria è passionale e scanzonata e la malinconia è poesia».

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Marrakesh, un tempo città imperiale del Marocco Occidentale, è oggi un importante centro economico ricco di moschee, palazzi e giardini. La Medina è una cittadella medievale fortificata che risale ai tempi dell’Impero berbero; le sue stradine labirintiche molto affollate sono un susseguirsi di souk (mercati), che vendono stoffe, ceramiche e gioielli. Visibile anche a grande distanza, il minareto moresco della moschea della Kutubiyya del XII secolo è considerato uno dei simboli della città.


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bello OK!

Da Marrakech si può prendere la strada a sud in direzione dell'Alto Atlante. Superata Ouarzazate, si attraversano paesaggi con molte kasbah di terra rossa e distese di altopiani sassosi, punteggiati da cespugli di lavanda selvatica, ciuffi di timo e dromedari, sino alla gole del Dadès.

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E qui si apre la Valle delle Rose.

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Trovandosi sulle vie di pellegrinaggio e sulle rotte commerciali che dal Maghreb portavano verso l’Arabia e l’Oriente, era usanza diffusa che mercanti e pellegrini portassero con loro piante e semi che li avevano colpiti per bellezza o profumo o che potevano divenire una fonte di guadagno.


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Così è avvenuto per la celebre Rosa di Damasco e per la Rose de Mai dalla Provenza. Queste rose del deserto sono particolari non solo per il loro colore, ma soprattutto per il profumo, molto marcato rispetto agli altri tipi di rosa che si possono trovare nella zona. Sono invisibili in inverno, ma in primavera i loro petali rosa acceso colorano i villaggi.

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Le donne e i bambini le raccolgono per farne ghirlande da vendere, per abbellire le case, per estrarne oli e profumi. Una volta raccolti, i fiori vengono portati nella kasbah principale di Kelaat M’Gouna, dove alcuni petali vengono seccati per produrre il potpourri e altri vengono usati per la distillazione di essenze e profumi. L’essenza più pregiata è la Assoluta di rosa. A maggio si raccolgono oltre 3 mila tonnellate di fiori, trasportati e lavorati nei laboratori di Kelaat M’Gouna, per lo più gestiti da cooperative femminili.
 
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“L’amore è un sentimento silenzioso: si prova ma non si dice”.
Credo non ci sia introduzione migliore di questa risposta, datami da una contadina di ventidue anni nel Kiangsu, ad alcune osservazioni sull’amore in Cina. Innanzitutto questa frase contiene in così poche parole tutta intera la concezione orientale dell’amore; poi spiega come e perché i cinesi evitano sempre le domande dirette; infine è bella e basta.
Ho fatto molte domande sull’amore, a moltissime persone, giovani o vecchie, donne e uomini. Non ho mai ricevuto una vera risposta ma sempre frasi che preludevano e infine suggerivano il silenzio. Tuttavia, pure vergognandomi per la mia indiscrezione occidentale di fronte a tanta discrezione orientale, ho spesso insistito per pura smania di conoscenza. Infine ho smesso di insistere perché i contadini cinesi, gli operai cinesi, gli studenti cinesi mi hanno insegnato, senza mai dirmelo, che agli effetti proprio della conoscenza sono molto più utili due strumenti apparentemente ambigui e oscuri come la discrezione e l’intuito che la chiara, limpida, matematica e apparentemente esatta ragione. Mi hanno insegnato altresì che la realtà che si vuole conoscere mostra ampie zone d’ombra in cui la ragione può perdersi e l’intuito invece orientarsi. Infine mi hanno insegnato che queste zone d’ombra, che discrezione e intuito possono non illuminare ma solo percorrere avvertendone le dimensioni, i pieni e i vuoti come fanno i ciechi, danno soddisfazioni tanto più intense e belle quanto più l’ombra si fa profonda e rifugge la luce".

Goffredo Parise

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Buon :) giorno Maf.
Oggi la città ventosa: sulle sponde del Lago Michigan, Chicago

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La maglia city edition della locale squadra di basket professionistico, i Bulls, ne sottolinea un elemento fortemente identitario.


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Troviamo infatti stilizzata su fondo antracite la celebre skyline, e soprattutto il carattere tipografico utilizzato è Art Deco in oro con ombreggiatura rossa. Segno di una volontà di celebrare l’epoca d’oro dell’architettura della città, perché l'Art Deco ha pervaso la configurazione di almeno 10 grattacieli, soprattutto intorno ai favolosi anni '20 del secolo scorso.

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La più importante città dell'Illinois è stata la prima a conquistare il cielo con vetro e cemento, inventandosi il grattacielo: con i suoi 55 metri e dieci piani, l’Home Insurance Building, classe 1885, ha dato il via allo sviluppo verticale della metropoli. Da Louis Sullivan a Frank Lloyd Wright, da Mies van der Rohe a Rem Koolhaas e Frank Gehry, i grandi nomi dell’architettura e dell’ingegneria hanno reso lo skyline di questa metropoli uno dei più celebri del mondo.

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La dedica dei Bulls è in partiolare all'architetto Daniel Burnham, responsabile della ricostruzione e del rinnovamento urbano della città dopo il Grande Incendio del 1871: egli aveva contribuito proprio a creare la cosiddetta “Scuola di Chicago”, stimolando nuove sperimentazioni sui materiali e le strutture. Dopo aver messo la firma anche sul famoso Flat Iron Building (1902) di New York, si è dedicato principalmente all’urbanistica, seguendo i dettami dello stile neoclassicista europeo e contribuendo a stimolare la formazione del movimento americano “City Beautiful”, mettendo anche in pratica alcune teorie con il piano urbanistico per la città di Chicago nel 1909.

Le incredibili facciate e gli intricati interni degli edifici della città son basati su superfici snelle, forme lineari e geometriche, simmetria e una dose di glamour. L'era dell'Art Déco è arrivata ruggendo negli anni '20: queste strutture opulente catturano perfettamente l'esuberante ottimismo del dopoguerra


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Da Daniel Burnham è preso il motto del team, ricamato nell'angolo in basso: “No little plans“, una frase che l’architetto ripeteva spesso: «Non fate piccoli progetti, non hanno magia e non stimolano l’entusiasmo di un uomo».


 
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La Città Murata di Kowloon: l'area più densamente popolata mai esistita sulla Terra

L'area più densamente popolata mai esistita sulla Terra è stata la Città Murata di Kowloon, un isolato di Hong Kong auto-governato e infestato dal crimine. Nel 1987, circa 33.000 persone vivevano nei suoi 0,026 km²: la Città Murata aveva una densità di circa 1.255.000 abitanti per km quadrato.


«Qui, le prostitute si installavano da un lato della strada mentre un prete predicava e distribuiva il latte in polvere ai poveri dall'altro; assistenti sociali davano consigli mentre i tossicodipendenti si accovacciavano sotto le scale che portavano ai piani superiori; quelli che erano i centri giochi per bambini di giorno diventavano locali per spogliarelli di notte. Era un luogo molto complesso, difficile da generalizzare, un luogo che sembrava spaventoso ma dove la maggior parte delle persone continuava a condurre una vita normale. Un posto proprio come il resto di Hong Kong.» (Leung Ping-kwan, City of Darkness.)
La Città Murata di Kowloon (in inglese: Kowloon Walled City) era un antico forte cinese sulla punta della Penisola di Kowloon. Venne costruito su antico avamposto commerciale a partire dal 1843, e conteneva caserme in grado di ospitare 150 soldati, oltre ad un ufficio per il mandarino, un funzionario della Cina imperiale. Il forte era circondato da un muro lungo 213 metri e largo 121, ed era stato realizzato per costituire una presenza militare visibile accanto alla nuova colonia britannica, dopo che una porzione del territorio era stato ceduto alla Gran Bretagna durante la Prima Guerra dell'Oppio nel 1839.
Nel 1860 venne firmato un nuovo trattato che cedeva l'intera penisola di Kowloon ai Britannici, con l'eccezione della Città Murata. Infine, nel 1899, gli inglesi acquistarono il completo controllo della città, ma la Cina non rinunciò mai completamente a rivendicare un'influenza sul territorio. Missionari ed agricoltori sciamarono nella città, costruendo scuole, chiese e fattorie. Visto che nessuno, tecnicamente, governava la città, essa divenne presto un luogo di malcostume.
La città di Hong Kong voleva abbattere il quartiere e trasformarlo in un parco, ma il governo cinese continuò a contrapporsi. Quando iniziò la Seconda Guerra Mondiale, le forze giapponesi che occupavano la penisola di Kowloon abbatterono le mura.
Dopo la guerra, moltissimi rifugiati accorsero nella penisola, entrando nel vecchio forte, di cui rimaneva soltanto una traccia fatiscente della antica residenza del mandarino
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La Città Murata di Kowloon continuò ad accogliere immigrati, e il numero di abitanti superò i 2000 residenti nel 1947. Le autorità di Hong Kong cercarono più volte di rimuovere gli abusivi e di demolire le loro abitazioni, ma andò incontro a tali rivolte da essere costretto a rinunciare. Da allora, Kowloon divenne una residenza più stabile.

Venne anzi deciso che il governo non avrebbe più esercitato alcuna autorità sulla Città Murata, e Kowloon divenne presto, come disse il Governatore di Hong Kong del tempo, un "pozzo nero di iniquità, con bordelli e tutto poco raccomandabile". La cittadella scivolò nella più completa anarchia. Gli abitanti non pagavano le tasse, non c'erano né sistemi sanitari né polizia.
Fu allora che la Città Murata cominciò ad attrarre chiunque volesse vivere una vita immorale e al di fuori della legalità. Alcune delle organizzazioni criminali più temibili della Cina vi trovarono una nuova, fruttuosa dimora. Lì potevano produrre, vendere e consumare tutta la droga che desideravano, senza temere conseguenze.

Moltissimi operai vi si stabilirono con le loro famiglie, avviando svariate imprese di produzione di beni. Ben presto Kowloon si riempì di plastiche, tessuti e cibo.
Mentre sempre più persone si trasferivano a Kowloon, lo spazio divenne un problema. I residenti mostrarono un'incredibile capacità di adattamento, e la città si trasformò rapidamente. Non potendo espandersi in orizzontale, vennero costruite nuove abitazioni in verticale.

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I vicoli della città avevano una larghezza di 1-2 metri. Ai livelli superiori si era formata una rete informale di scale e passaggi, così estesa che si poteva attraversare l'intera città senza mai toccare terra.

I palazzi aumentavano in altezza e cominciarono a "fondersi" l'uno con l'altro. La città assunse quasi l'aspetto di un'unica, enorme struttura. Venne chiamata "La Città delle Tenebre" (City of Darkness), dal momento che la luce del sole non riusciva più a penetrare tra gli stretti spazi che separavano gli edifici.

Nel 1963, le autorità di Hong Kong annunciarono nuovamente di avere in programma di demolire parte della città. Sentendo la notizia, la città si diede per la prima volta un governo, fondando un comitato anti-demolizione. Quest'ultimo funzionò fino al 1987, quando i funzionari di Hong Kong entrarono nella città e iniziarono a contattare ogni singolo residente di Kowloon. Venne deciso che la città doveva essere demolita, per far spazio ad un parco pubblico. Hong Kong ricompensò profumatamente ogni residente disposto a trasferirsi, e sgombrò con la forza gli altri.


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TEL AVIV È LA CITTÀ CON PIÙ EDIFICI IN STILE BAUHAUS AL MONDO

Tel Aviv è la città con più edifici in stile Bauhaus al mondo, oltre 4.000.
Bauhaus è la scuola architettonica nata nel 1919 in Germania, che ha esercitato decisiva influenza sulla architettura moderna, inclusa quella italiana, ancorché chiamata fascista.
Nella loro versione originale, i giovani architetti della Bauhaus erano di sinistra. La scuola fu riconosciuta dal Governo di Weimar nel 1919. Due anni prima c’era stata la rivoluzione in Russia, l’Europa, Italia compresa, era tutta un fermento. Il centenario della Bauhaus, nel 2019, fu annunciato dal New York Times con un paio di articoli ma complessivamente l’evento cadde nel silenzio mondiale.



Con l’avvento di Hitler al potere, per quelli della Bauhaus fu il momento della chiusura e della persecuzione. Molti erano ebrei, una indubbia aggravante. La maggior parte di loro (Van der Rohe in testa) emigrarono in America, esercitando una notevole influenza sulla architettura del dopoguerra. Esemplare il grattacielo noto come Seagram Building, il cui pianterreno, occupato dal ristorante Four Seasons per mezzo secolo, ospitava a pranzo e cena il top della politica e dell’editoria americana.



Alcuni seguaci della Bauhaus scelsero come meta Israele, che in quell’epoca iniziava ad assumere i caratteri di nuova terra promessa che diventò realtà dopo la guerra e la fine del nazismo e del fascismo. Le case in stile Bauhaus di Tel Aviv sono concentrate in un quartiere conosciuto come la Città Bianca di Tel Aviv, costruìto negli anni ’30 del secolo scorso. Fu voluta dall’allora sindaco di Tel Aviv, Meir Dizengoff, col beneplacito degli inglesi, da cui dipendeva Israele fino al 1948 (anno di nascita del nuovo stato ebraico).
 
La Cornovaglia, una lingua di terra incantata che si protende verso il sud-ovest della Gran Bretagna.


A una cinquantina di chilometri dalla cittadina di Salisbury incontriamo lo splendido parco di Stourhead Garden, che rappresenta il giardino inglese per eccellenza.

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Ma l'attrattiva maggiore della regione sono ovviamente le coste. Qui sorge il Minack Theatre, considerato come uno degli anfiteatri all'aperto più spettacolari del mondo. Costruito in pietra a picco sulle scogliere, sovrastante il mare e la vista è assolutamente mozzafiato.

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Ai suoi piedi, infatti, si estende la spiaggia di Portchurno, la più bella dell'intera area. Inaspettatamente ci accoglie con una sabbia bianchissima bagnata da un mare dai colori caraibici

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In Cornovaglia si recò durante la prima guerra mondiale D.H. Lawrence per fuggire da Londra, dove l'opinione pubblica era molto sfavorevole al fatto che vivesse con Frieda, una donna tedesca che aveva lasciato il marito e due bambini piccoli. Dopo essere stati a casa di un amico, hanno trovato il Tregerthen Cottage vicino a Zennor, più a valle di St Ives, che potevano affittare per 5 pound all'anno.

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Lo scrittore disse: “A Zennor, si vede l'Atlantico infinito, tutti i colori del pavone mescolati e la ginestra è il sole stesso. Zennor è un posto bellissimo; un minuscolo villaggio di granito annidato sotto alte colline ispide di brughiera e una distesa di mare incantevole al di là.
 
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ho visitato 70 paesi in 40 anni di viaggi
ho lasciato il mio cuore in Guatemala (lago Atitlan e Chichicastenango)
a Rio de Janeiro al sambodromo vedendo la sfilata delle scuole di samba e nelle sue spiagge
a Cuba (Vinales, Trinidad, Baracoa)
a Kathmandu tra tempi e pagode antiche
a Bali a Ubud tra le risaie ed i vari templi sparsi per l'isola
nelle acque ricche di pesci colorati e coralli delle Maldive
nelle spiagge e templi della Tailandia
nelle isole splendide delle Filippine
nel tempio di Angkor Wat in Cambogia
fra i parchi nazionali della Tanzania
nelle città imperiali del Marocco
lungo i siti archeologici dell'Egitto percorrendo il Nilo
nei parchi nazionali degli USA e a San Francisco e Los Angeles
percorrendo in lungo e largo la splendida India dal Kerala al Sikkim
e poi in Europa; Parigi, Londra, Barcellona, Cracovia, Berlino, Praga, Budapest, Vienna, Amsterdam
e nella nostra bella Italia, ci vorrebbe troppo spazio, mi limito a due città dove ho vissuto a lungo
e amato infinitamente; Trieste e Milano
 
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