Considerazioni e Riflessioni: Le spade di Democle.

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maxlago

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Sul "soffitto" delle economie occidentali gravano e sono appese non una ma due pericolose, preoccupanti e luccicanti spade di "Democle"

una si chiama "caro energia" ed un'altra "caro commodities"

il caro energia ha già iniziato da mesi a fare effetto sulle tasche di un pò tutto il mondo...

la costante e lenta "erosione" di redditi provoca un impoverimento dell'Occidente e non solo ...i profit warning di colossi del calibro di INTC, DELL, MSFT ecc... ne sono una iniziale e preoccupante prova.

i produttori di beni strumentali stanno pagando a caro prezzo il lievitare delle materie prime,

normale. per pagare le bollette energetiche dovremo tagliare altri consumi. quali? telefonino, internet, acquisto pc, cambio autovettura.

ed è quello che già sta succedendo... basta vedere i bilanci (ed i grafici) delle multinazionali high tech e/o produttrici di autovetture e confrontarli con quelle energetiche e/o estrattrice di minerali.

nella realtà quindi le popolazioni sono costrette a spendere meno per i beni non indispensabili

Mettiamocelo in testa, non ci può essere crescita con materie prime in costante e vertiginosa crescita... tutto costerà più caro

Quindi a mio parere non è detto che sia una buona mossa "non preoccuparsi" come a volte capita di leggere ...anzi!

Cominciamo a guardare anche il grafico del nasdaq ed i suoi "gap" aperti ...sul breve/medio la chiusura di questi.

breve:



medio:



...guardiamo e meditiamo insieme :rolleyes:

Almeno sul medio/breve, dopo questo break down "tecnico" non la vedo molto bene :mmmm:

Fidarci ad occhi chiusi di ciò che ci raccontano le grandi banche d'affari e del Fondo Monetario quando fanno a gara nel tranquillizzarci commentando sull'ennesimo e consueto ritornello dell’aumento costante del prezzo del greggio è molto pericoloso.

Ormai infatti vediamo alla tv o leggiamo su articoli in rete solo di aumenti, aumenti, aumenti e contemporaneamente qualche supremo ente che ci tranquillizza con frasi di questo genere: "è tutto sotto controllo" , "prenderemo le misure necessarie", "è molto improbabile che il prezzo del greggio persista a questo livello" e bla bla bla...

Stiamo attenti o rischiamo di trovarci seduti davanti alla tastiera di un pc o con il telecomando tra le mani di monitor spenti perchè non abbiam pagato la bolletta.


Ciao ;)
 
Ciò che dici è vero Max ma credo anche che la borsa sia stata troppo generosa fino ad ora, questa situazione da te descritta nasce 2 anni fà dove un barile era 18$ mi sembra, adesso avremo una salutare correzione che vedo sulla trend di agosto, oltre li inizierei a preoccuparmi.
Da trader guarderò le opportunità

bravo pittore heheheheh
 
Sono d'accordo sull'analisi generale e sono d'accordo che il movimento di ieri del NASDAQ è molto preoccupante!
 
Anche oggi sembra mettersi maluccio:

AP
Stock Futures Suggest More Losses Ahead
Friday May 12, 7:12 am ET
Stock Futures Suggest More Losses Ahead After Last Session Decline

LONDON (AP) -- U.S. stock futures on Friday pointed to further losses after the last session's tailspin, with the dollar's slide continuing on expectations of a widening gap between imports and exports.

per il seguito:
http://biz.yahoo.com/ap/060512/wall_street.html?.v=3
 
è tutto condivisibile....


tanto peggio tanto meglio.
Bush ha capito che non può dipendere dagli arabi e spinge sull'etanolo e le altre fonti di energia...la Cina sul nucleare...al momento c'è poco da sverzare, verissimo.
Però le cose stanno cambiando, in meglio.
La Cina avrà il suo bel da fare...lo hanno capito da tempo: investono le riserve in un dollaro che si svaluta? non potranno andare avanti per molto ancora con lo yuan così basso...


Le cose si sistemano sempre. Resta da capire come ciò avverrà.


saluti
 
copio e incollo
*Alessandro Fugnoli e' lo strategist di Abaxbank. Il contenuto di questo articolo esprime il pensiero dell' autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

(WSI) – Al Polo Nord fa freddo. Se vi portate dietro una stufa da campo e ve la mettete in tenda, la notte farà ancora freddo. Se ne accendete dieci, invece di una, a un certo punto rischierete di soffrire il caldo.

Nell’agosto 1998 Greenspan annunciò che il mondo, dopo avere vissuto per decenni in un clima mediterraneo, era appena entrato, con la crisi asiatica, in una lunga fase di glaciazione deflazionistica. L’economia globale avrebbe vissuto il ventunesimo secolo nel rischio costante di congelarsi, esattamente come era accaduto nel diciannovesimo.


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Mentre l’Europa, che non aveva capito niente, diceva che bisognava continuare la strenua lotta contro l’inflazione, Greenspan ebbe la prontezza di riflessi di usare quello che aveva sotto mano, la bolla della borsa, per cercare di non fare scendere la temperatura sotto lo zero.

Due anni dopo la bolla scoppiò e il mondo vide aprirsi per la seconda volta sotto i piedi il crepaccio azzurro della deflazione. Per evitare il raffreddamento globale la fornace americana fu messa a lavorare a ritmi inauditi, ben al di là di quanto avevano pensato i suoi costruttori. Il risultato sono stati tre anni di crescita globale eccellente e altri due, il 2006 e il 2007, che si profilano altrettanto positivi. Nei tre anni trascorsi tutti si sono rallegrati per il clima di nuovo mite, salubre e piacevole.

Da qualche mese, però, comincia a serpeggiare il timore che con il riscaldamento si stia cominciando a esagerare. Cresce il sospetto che l’America ci marci un po’ troppo e cerchi di sistemare i suoi problemi con un di più di inflazione e svalutazione. Certo, l’America rende un servizio al mondo tenendo alta la domanda globale, ma ci fa su la cresta, come si usa dire, in modo sempre più sospetto e spregiudicato.

I termometri, a dire il vero, non indicano un’accelerazione particolare nel rialzo della temperatura, ma tutti gli osservatori si ripetono l’un l’altro che fa caldo e cominciano a vestirsi più leggeri. Molti soffrono di colpi di calore e dicono di sentirsi soffocare. Cercano refrigerio nell’oro e svendono le vecchie pellicce, il dollaro e i bond. Uomini intelligenti come Marc Faber vedono l’oro a 6000 dollari fra dieci anni, i bond americani al 15 per cento e la Fed trasformata in una centrale termonucleare pronta a intervenire a ogni ribasso di borsa allagando il mondo di acqua bollente e radioattiva.

Questo atteggiamento è al tempo stesso risultato di un’analisi almeno in parte corretta da una parte e di una psicosi dall’altra. Chi sta sui mercati farà bene a non sposare tesi estreme e questo non per moderatismo di principio ma perché è la realtà stessa ad essere borderline.

Intanto c’è un precedente storico che pesa. L’architettura di Bretton Woods fu concepita da Keynes in modo tale da dare agli Stati Uniti, e solo a loro, la possibilità di imbrogliare le carte a fin di bene. Il sistema era ancorato al dollaro, che a sua volta era ancorato all’oro, ma l’America poteva di fatto stampare più dollari di quelli cui avrebbe avuto diritto sulla base dell’oro che aveva. In questo modo l’America avrebbe costretto anche i paesi europei a stampare più marchi, franchi e sterline (pena una rivalutazione che nessuno voleva). Il sistema sarebbe così risultato sempre ben oliato e mai a corto di liquidità, con il risultato di accelerare una crescita che, in presenza di un output gap ampio, non sarebbe stata inflazionistica.

Tutto funzionò bene fino all’inizio degli anni Sessanta, poi il meccanismo cominciò a deteriorarsi, prima in modo quasi impercettibile, poi in modo sempre più veloce ed evidente. L’offerta globale prese a crescere più lentamente, perché il mondo stava avviandosi verso la piena occupazione. Dall’altra parte, la domanda saliva senza tregua. L’America pensò bene di finanziare le spese sociali e militari abusando del privilegio di Bretton Woods, barando in modo sempre più spudorato sulla sua politica monetaria. Alla fine il sistema collassò, con il dollaro in caduta libera, l’inflazione al galoppo e la dissoluzione di Bretton Woods.

La lezione che si può trarre da quella esperienza è che il sistema tollera, o addirittura gradisce, una modica quantità di gioco sporco. Questo è tanto più vero nel mondo di oggi, che si trova a galleggiare sul permafrost polare della deflazione strutturale. Il “better right than tight” di Greenspan è del resto sempre andato in questa direzione. Meglio stampare qualche soldo in più del necessario che commettere l’errore opposto.

La seconda lezione di Bretton Woods è che, a un certo punto, la tentazione di abusare può prendere il sopravvento, ma solo se le condizioni al contorno si deteriorano in modo significativo. Oggi non siamo a quel punto. In primo luogo non siamo ancora in piena occupazione. In secondo luogo i disavanzi pubblici non sono fuori controllo (nemmeno negli Stati Uniti). Tutto potrebbe cambiare se ai 100 miliardi all’anno di spesa per l’Iraq se ne dovessero aggiungere altrettanti (o molti di più) per (in ipotesi) l’Iran, ma al momento in questo non c’è nulla di concreto.

Lo scenario su cui lavorare, per chi opera sui mercati, è quello di una continuazione della politica americana di moderato abuso della condizione di privilegio in cui gli Stati Uniti si trovano sulla base della cosiddetta seconda Bretton Woods.

L’abuso moderato, del resto, non sta iniziando adesso, ma è iniziato due anni fa. Sono due anni che l’inflazione americana si mantiene alta ma, attenzione, costante. Ora, quando si parla d’inflazione non si sa più bene di che cosa si parla. Una volta c’erano il PPI e il CPI, poi sono arrivati l’headline e il core, poi il PCE, l’ECI e tutte le varianti possibili immaginabili. C’è stato da una parte un affinamento dei metodi di rilevazione, ma dall’altra c’è stata una certa manipolazione non dei numeri, ma degli indicatori che si suggeriva di seguire a discapito di quelli che si cercava di fare dimenticare.

In realtà ci sono studi che mostrano come tutti i principali indicatori di inflazione tendono nel tempo a convergere, per cui su un arco di dieci anni sono praticamente indistinguibili. A noi sembra comunque che il più onesto e completo sia il deflatore del Pil, che nel 2004, 2005 e inizio 2006 è stato costantemente tra il 3 e il 3.5 per cento, mentre i mercati, a furia di guardare solo i termometri distribuiti dalla Fed, pensano che siamo al 2 per cento.

Non troviamo nulla di scandaloso nel 3-3.5 per cento, a condizione che sia costante e non acceleri. L’importante è saperlo e calcolare le performance reali su questa base.

La nostra idea è che la Fed accetta come inevitabile questo sovrappiù di inflazione. In primo luogo è una garanzia in più contro la deflazione. In secondo luogo è un modo per ridurre nel tempo il peso reale dell’indebitamento americano, che è molto preoccupante se si va ad attualizzare il debito sanitario e previdenziale dei prossimi decenni.

Un punto e mezzo di extra-inflazione e un susseguirsi di periodiche minisvalutazioni del dollaro (come quella cui stiamo assistendo) e di tassi (da qui in avanti) in lento o lentissimo rialzo permetteranno al sistema di scaricare per strada una parte importante delle tensioni strutturali e di evitare collassi drammatici nei prossimi anni.

Da una parte, quindi, è meglio abbandonare la finzione dell’inflazione americana al due per cento. Dall’altra non ci sembra ci siano elementi per lasciarsi prendere dal panico e riempirsi di oro a qualsiasi prezzo. La situazione ci sembra destinata a rimanere sotto controllo ancora per un pezzo.


Copyright © Il Rosso e il Nero, settimanale di strategia di Abaxbank per Wall Street Italia, Inc. Riproduzione vietata. All rights reserved
 
Quote

Lo scenario su cui lavorare, per chi opera sui mercati, è quello di una continuazione della politica americana di moderato abuso della condizione di privilegio in cui gli Stati Uniti si trovano sulla base della cosiddetta seconda Bretton Woods.

L’abuso moderato, del resto, non sta iniziando adesso, ma è iniziato due anni fa. Sono due anni che l’inflazione americana si mantiene alta ma, attenzione, costante. Ora, quando si parla d’inflazione non si sa più bene di che cosa si parla. Una volta c’erano il PPI e il CPI, poi sono arrivati l’headline e il core, poi il PCE, l’ECI e tutte le varianti possibili immaginabili. C’è stato da una parte un affinamento dei metodi di rilevazione, ma dall’altra c’è stata una certa manipolazione non dei numeri, ma degli indicatori che si suggeriva di seguire a discapito di quelli che si cercava di fare dimenticare.

In realtà ci sono studi che mostrano come tutti i principali indicatori di inflazione tendono nel tempo a convergere, per cui su un arco di dieci anni sono praticamente indistinguibili. A noi sembra comunque che il più onesto e completo sia il deflatore del Pil, che nel 2004, 2005 e inizio 2006 è stato costantemente tra il 3 e il 3.5 per cento, mentre i mercati, a furia di guardare solo i termometri distribuiti dalla Fed, pensano che siamo al 2 per cento.

Non troviamo nulla di scandaloso nel 3-3.5 per cento, a condizione che sia costante e non acceleri. L’importante è saperlo e calcolare le performance reali su questa base.

La nostra idea è che la Fed accetta come inevitabile questo sovrappiù di inflazione. In primo luogo è una garanzia in più contro la deflazione. In secondo luogo è un modo per ridurre nel tempo il peso reale dell’indebitamento americano, che è molto preoccupante se si va ad attualizzare il debito sanitario e previdenziale dei prossimi decenni.

Un punto e mezzo di extra-inflazione e un susseguirsi di periodiche minisvalutazioni del dollaro (come quella cui stiamo assistendo) e di tassi (da qui in avanti) in lento o lentissimo rialzo permetteranno al sistema di scaricare per strada una parte importante delle tensioni strutturali e di evitare collassi drammatici nei prossimi anni.

Da una parte, quindi, è meglio abbandonare la finzione dell’inflazione americana al due per cento. Dall’altra non ci sembra ci siano elementi per lasciarsi prendere dal panico e riempirsi di oro a qualsiasi prezzo. La situazione ci sembra destinata a rimanere sotto controllo ancora per un pezzo.

Unquote

Verissimo!!!

Il Dow e lo S&P sono tornati quasi ai valori pre collasso del 2000. Questo in presenza di una crescita startosferica del costo del petrolio che, mia modestissima opinione, è un falso problema. L'unico indice che non è cresciuto con lo stesso gradiente è il Nasdaq.
L'unico aspetto finanziario veramente preoccupante non è il costo del petrolio.
Durante la grande crisi petrolifera il costo energetico sull'icome della famiglia americana incideva per il 9,1%. Ora siamo con il dollaro a 70$ a poco più del 6%. Solo andando a 5 dollari il gallone potremo avere una reale diminuzione della domanda che costituisce il motore economico mondiale di questo modello di sviluppo. Poi si può anche discutere se questo modello sia quello più giusto ma è un'altra grande questione. Andare a questi livelli di incidenza sulla domanda significa supporre il barile a 90-110 dollari. Quindi tranquilli.
Un altro aseptto che ho verificato è l'elevatissimo livello di net income sull'equity sia dei titoli del Dow e sia dei titoli del Nasqaq 100. Siamo a valori altissimi di oltre il 20% o giù di lì e non mi sembra che gli earnings stiano diminuendo e ciò significa ancora che l'elasticità del sistema produttivo è tuttora altissima.
Altro discorso si applica alla leva finanziaria e au questo il tasso di indebitamento è molto alto e ciò è stato incoraggiato dalla politica della FED e dalla bolla speculativa sull'incremento del mercato immobiliare, mqa ci sono ampi margini per rientrare a livelli compatibili.
La convergenza di un crollo di questo mercato ed il raggiungimento dei valori al barile di 100 dollari avranno sì una notevole influenza sulla domanda.
Questi utili sono in gran parte dovuti al basso costo della manodopera e allo sfruttamento del lavoro nero tutte cose che non entrano nella statistiche ufficiali. E' proprio vero che gli Americani stanno imparando molto da noi!!!!.
Quello che è estremamente preoccupante non è quindi il costo delle materie prime ma piuttosto il livello mostruoso dei derivati a livello finanziario mondiale che ha raggiundo la stratosferica cifra di 271 trillioni di dollari. Basta pensare che la somma investita da tutti i mutual fund americani assomma a 10 trillioni di dollari!!! Variazioni consistenti dei sottostanti dovuti a nuove crisi internazionali ed in grado di superare la capacità elastica del sistema globalizzato che fa da grande ammortizzatore, potranno produrre effetti devastanti sul sistema finanziario nel suo complesso, ma devono succedere vere catastrofi al riguardo.
In linea di massimo credo che investire in aziende americane di medium e small cap nei settori tecnologici e con basso indebitamento sia una buona idea per i prossimi tre anni.

Quanto indicato nell'intervento sopra è pertanto perfettamente corretto.
 
ciao Value è un piacere leggerti

saluti coffeman
 
ma ...............

secondo voi ,vi sembra coretto come crolla il nasdaq per chiudere i gap????????????????????????????????????????????????????????????
Tanto il gap a 2150 lo puo chiudere anche domani,basta perdere piu di 1%
Il maestro maxlago ha ragione in tante cose,pero se i "grandi" voglionno fare chiudere un c........zzzzz di gap cosi,facendo scendere tutto per 7 giorni di fila penso che la borsa e diventato come scomesse sportive........
Ho smesso di fare scomesse sportive di 2 anni,pero come vedo che in borsa diventa peggio delle scomesse forse ricomincio di nuovo,tanto li se hai un po di fortuna ti puo andare bene-----------in borsa ti "succhia" anche fortuna e sangue insieme
Come fa uno a tenere una posizione per piu tempo diciamo 6 mesi,se in pocchi giorni nasdaq da 2350 arriva a2150,perde quasi 200 punti????????????????????????????????????????
Tanto in agosto,prima di andare in ferie chiudo tutte le posizione,lascio solo liquidita,cosi a ritorno non mi sveglio vedere che nasdaq e andato a chiudere il gap a 2000,come fa vedere maxlago

QUESTI GIORNI HO CAPITO CHE NASDAQ FA PROPIO "SCHIFFF" O, E UN ULTIMA COSA------VA IN GIU,CROLLA PER CHIUDERE DEI GAP PERO LASCIA APERTO INDIETRO UN ALTRO GAP A 2260!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
 
è sempre stato che le borse salgono lentamente e scendono velocemente.La discesa è sempre due tre cinque volte più rapida della salita .Sarebbe troppo facile uscirsene pian piano ; invece c'è la folla che spinge

Anche allo stadio o in un grande magazzino che brucia ,non ci sono mai morti calpestati per entrare , sempre per uscire
 
manx ha scritto:
è sempre stato che le borse salgono lentamente e scendono velocemente.La discesa è sempre due tre cinque volte più rapida della salita .Sarebbe troppo facile uscirsene pian piano ; invece c'è la folla che spinge

Anche allo stadio o in un grande magazzino che brucia ,non ci sono mai morti calpestati per entrare , sempre per uscire

:bow: verissimo, a volte suonano poi la campana " Fine dell'esercitazione", a volte invece senza neanche dare l'allarme sono i primi a fuggire.
Morale:
Lasciate ogni speranza oh voi che entrate........ :D
 
in questi tempi.......

E verissimo quello che mi diceva maxlago:quando mercato crolla i titoli con problemi(cioe con debiti e senza utili) scenderanno molto di piu di quelli con fondamentali buoni.
Studiando un po di titoli in questi giorni,ho visto che tanti titoli con buoni fondamentali(utili,debiti minori o senza,p/e basso etc) riesconno a difendersi molto bene------un essempio HURC che ieri i volumi eranno in crescita.
grazie max,i tuoi consiglii per me stanno diventando "oro"--HURC e un titolo che lo conosciutto diretamente da lui ..........
 
mkasist ha scritto:
E verissimo quello che mi diceva maxlago:quando mercato crolla i titoli con problemi(cioe con debiti e senza utili) scenderanno molto di piu di quelli con fondamentali buoni.
Studiando un po di titoli in questi giorni,ho visto che tanti titoli con buoni fondamentali(utili,debiti minori o senza,p/e basso etc) riesconno a difendersi molto bene------un essempio HURC che ieri i volumi eranno in crescita.
grazie max,i tuoi consiglii per me stanno diventando "oro"--HURC e un titolo che lo conosciutto diretamente da lui ..........

guarda che ieri HURC ha dato la trimestrale :rolleyes:
 
Grecale ha scritto:
Ciò che dici è vero Max ma credo anche che la borsa sia stata troppo generosa fino ad ora, questa situazione da te descritta nasce 2 anni fà dove un barile era 18$ mi sembra, adesso avremo una salutare correzione che vedo sulla trend di agosto, oltre li inizierei a preoccuparmi.Da trader guarderò le opportunità

bravo pittore heheheheh

il min odierno ha testato esattamente quella trend partente da agosto 2004 sia per il nasdaq che per il 100, se la rompe sono cavoli amari, ma forse gli scivola su per qualche seduta, occhio vivo
 
champagne,please.................

nasdaq chiude il gap piu importante a 2145!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! con "una doji-hammer" come lo chiamo io------------yes,yes,yes
Secondo me da domani ci sta un rimbalzo perche una doji-hammer dopo un trend al ribasso e un segnale di inversione,quindi.........champagne,please........................................
(altri gap non li chiudera piu)
 
ed ecco oggi......

mkasist ha scritto:
nasdaq chiude il gap piu importante a 2145!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! con "una doji-hammer" come lo chiamo io------------yes,yes,yes
Secondo me da domani ci sta un rimbalzo perche una doji-hammer dopo un trend al ribasso e un segnale di inversione,quindi.........champagne,please........................................
(altri gap non li chiudera piu)
Il seganale di inversione segnalato da me ieri,ecco confermato!!!!!!
ce un gap da chiudere a 2260,lasciato aperto.secondo me il rimbalzo durerra per 2-5 giorni,a cominciare da oggi.
 
maxlago ha scritto:
Sul "soffitto" delle economie occidentali gravano e sono appese non una ma due pericolose, preoccupanti e luccicanti spade di "Democle"

una si chiama "caro energia" ed un'altra "caro commodities"

il caro energia ha già iniziato da mesi a fare effetto sulle tasche di un pò tutto il mondo...

la costante e lenta "erosione" di redditi provoca un impoverimento dell'Occidente e non solo ...i profit warning di colossi del calibro di INTC, DELL, MSFT ecc... ne sono una iniziale e preoccupante prova.

i produttori di beni strumentali stanno pagando a caro prezzo il lievitare delle materie prime,

normale. per pagare le bollette energetiche dovremo tagliare altri consumi. quali? telefonino, internet, acquisto pc, cambio autovettura.

ed è quello che già sta succedendo... basta vedere i bilanci (ed i grafici) delle multinazionali high tech e/o produttrici di autovetture e confrontarli con quelle energetiche e/o estrattrice di minerali.

nella realtà quindi le popolazioni sono costrette a spendere meno per i beni non indispensabili

Mettiamocelo in testa, non ci può essere crescita con materie prime in costante e vertiginosa crescita... tutto costerà più caro

Quindi a mio parere non è detto che sia una buona mossa "non preoccuparsi" come a volte capita di leggere ...anzi!

Cominciamo a guardare anche il grafico del nasdaq ed i suoi "gap" aperti ...sul breve/medio la chiusura di questi.

breve:



medio:



...guardiamo e meditiamo insieme :rolleyes:

Almeno sul medio/breve, dopo questo break down "tecnico" non la vedo molto bene :mmmm:

Fidarci ad occhi chiusi di ciò che ci raccontano le grandi banche d'affari e del Fondo Monetario quando fanno a gara nel tranquillizzarci commentando sull'ennesimo e consueto ritornello dell’aumento costante del prezzo del greggio è molto pericoloso.

Ormai infatti vediamo alla tv o leggiamo su articoli in rete solo di aumenti, aumenti, aumenti e contemporaneamente qualche supremo ente che ci tranquillizza con frasi di questo genere: "è tutto sotto controllo" , "prenderemo le misure necessarie", "è molto improbabile che il prezzo del greggio persista a questo livello" e bla bla bla...

Stiamo attenti o rischiamo di trovarci seduti davanti alla tastiera di un pc o con il telecomando tra le mani di monitor spenti perchè non abbiam pagato la bolletta.


Ciao ;)


come non detto, da quel giorno gap down ed in 44 sedute -11%!!! :eek: :eek:



ancora una spintarella e chiudiamo quel maledetto gap.

Un annotazione, non ho mai visto, MAI, le aziende tecnologiche (anche le big non soltanto le mid e le small) cosi sottovalutate.
Tante, in questi ultimi 6 anni hanno generato vendite in continuo aumento ed utili sempre superiori, nonostante ciò hanno ricominciato a crollare ed il tutto inizia a non avere alcun senso.

Questo credo sia la conseguenza del sentiment di settore generato dopo il crollo traumatico 2000/2002. Le "Tecnologiche" sono ormai snobbate ed "odiate" dal "parco".

Ulteriore conferma della "psicologia da parco" e più precisamente come il rialzo è stato irrazionale e si è scostato dalla realtà nel 1997/2000 ora stà accadendo l'esatto contrario.

Buon week end a tutti.
 
max quindi pensi che siamo a buon mercato e teoricamente sarebbe da accumulare qualcosina?? poi l'america ha un bel pil qui' sembra che si va in recessione bhoo,non ci capisco piu' nulla..
 
george soros ha scritto:
max quindi pensi che siamo a buon mercato e teoricamente sarebbe da accumulare qualcosina?? poi l'america ha un bel pil qui' sembra che si va in recessione bhoo,non ci capisco piu' nulla..

Sto dicendo che si creano speculazioni rialziste (crescite eccessive rispetto al reale progresso dei business) durante i lunghi mercati toro (1995/2000)e, parallelamente si creano speculazioni ribassiste (ribassi eccessivi rispetto al reale ridimensionamento dei business) durante i lunghi mercati orso (ora).

Le tecnologiche mi pare siano in un mercato orso da 6 anni in quanto, nonostante addirittura l'ulteriore crescita delle vendite e degli utili rispetto al 2000 vengono vendute o salgono di prezzo meno che la reale crescita ormai da anni.

Il "rialzo" :rolleyes: dei listini in questo ultimo triennio è stato generato da settori non crollati nel 2000 (energia, materie prime, oro ecc..).

Basta guardare il $sox.x che è un pò il sottoindice "padre" dei tecnologici quanto stia sottoperformando da anni.

Ci sarebbero centinaia di esempi da fare per spiegare ciò che sto sostenendo.

Per esempio guarda le vendite, rapportate al prezzo, di DELL degli ultimi 17 anni.

Quando il grafo saliva si ammazzavano a comprarla anche se il prezzo lievitava maggiormente delle vendite effettive. Ora continuano a venderla anche se in effetti le vendite stanno continuando ad aumentare.

Questo, analizzando è chiaramente una reazione ILLOGICA e pare il classico comportamento da parco buoi della massa che non è attenta a questi particolari (quanti investitori credi guardino i bilanci?).



ciao ;)
 
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