Cosa c'è dietro il nuovo scandalo di San Marino?

  • Ecco la 60° Edizione del settimanale "Le opportunità di Borsa" dedicato ai consulenti finanziari ed esperti di borsa.

    Questa settimana abbiamo assistito a nuovi record assoluti in Europa e a Wall Street. Il tutto, dopo una ottava che ha visto il susseguirsi di riunioni di banche centrali. Lunedì la Bank of Japan (BoJ) ha alzato i tassi per la prima volta dal 2007, mettendo fine all’era del costo del denaro negativo e al controllo della curva dei rendimenti. Mercoledì la Federal Reserve (Fed) ha confermato i tassi nel range 5,25%-5,50%, mentre i “dots”, le proiezioni dei funzionari sul costo del denaro, indicano sempre tre tagli nel corso del 2024. Il Fomc ha anche discusso in merito ad un possibile rallentamento del ritmo di riduzione del portafoglio titoli. Ieri la Bank of England (BoE) ha lasciato i tassi di interesse invariati al 5,25%. Per continuare a leggere visita il link

opinionist75

Nuovo Utente
Sospeso dallo Staff
Registrato
2/2/09
Messaggi
1.828
Punti reazioni
83
Almeno stavolta non c’è stato il silenzio assordante dei media sulla seconda parte dell’operazione Re Nero del sostituto procuratore della Repubblica, Fabio di Vizio nei confronti dei vizi e vizietti del sistema bancario sanmarinese, già colpito al cuore nel dicembre del 2007 la Banca Assett portando in carcere l’intero gruppo dirigente, così come quello della controllata banca monosportello romagnola, mentre venivano indagati per vari reati una trentina di imprenditori italiani che avevano scelto di utilizzare la stessa Assett come lavanderia di una rilevante quantità di denaro dalla provenienza quanto meno incerta.

Stavolta, nel mirino del magistrato di Forlì e del folto numero di funzionari della Banca d’Italia sono finiti i vertici al completo della potentissima Cassa di Risparmio San Marino, dal presidente, Gilberto Ghiotti, all’amministratore delegato, Mario Fantini, entrambi spediti difilato in carcere, mentre hanno ottenuto il beneficio degli arresti domiciliari il direttore generale, Luca Simoni, il consigliere di amministrazione Paola Stanzani e Gianluca Ghini, direttore di Carifin Sa.

Ma la il gruppo dirigente della Cassa di Risparmio sanmarinese era presente pressoché al completo anche al vertice della controllata società di credito al consumo Delta, con sede a Bologna e con un organico di tutto rispetto per una entità operante in questo lucrosissimo settore che ha conosciuto negli ultimi anni tassi di crescita davvero esponenziali, una trasposizione di top manager che vedeva l’amministratore delegato di Carisp svolgere il ruolo di presidente di Delta, la consigliera Stanzani quello di amministratore delegato e il direttore di Carifin Sa quello di consigliere di amministrazione.

Insomma, come nota l’inviato del quotidiano La Repubblica, Luciano Nigro, “un intreccio di cariche e di interessi (basta aprire il sito del gruppo per scoprire che l’azionista tutt’altro che occulto è la Cassa sanmarinese) quanto sospetto visto che un’ispezione della Banca d’Italia su Delta, conclusa nel febbraio 2009, ha portato alla sospensione delle autorizzazioni a operare come gruppo bancario. Un intervento senza precedenti motivato dal fatto che la cassa del Titano ha un’influenza determinante sulla gestione e il controllo del gruppo bolognese. Influenza al di fuori delle regole, poiché non sono consentite le operazioni bank to bank con la Repubblica di San Marino che gode di un segreto bancario più impenetrabile di quello svizzero e di una legislazione che non prevede il reato di evasione fiscale”.

Come accade sempre più di sovente, Milena Gabannelli, autrice della bellissima trasmissione televisiva Report non casualmente piazzata nei palinsesti della terza rete della RAI nell’alquanto sonnolenta domenica sera, ha bagnato ancora una volta il anso ai colleghi della carta stampata, in quanto è riuscita a intervistare prima dell’ondata di arresti e perquisizioni proprio al presidente di Delta e amministratore delegato di Carisp, Mario Fantini, il quale, evidentemente disorientato dalla pesante iniziativa dell’istituto governato da Mario Draghi, pur ammettendo il controllo della società di credito al consumo italiana, sosteneva che il gruppo di dirigenti che ne detiene il 40 per cento delle azioni gode della massima autonomia nelle deleghe (sic).

Non vorrei essere troppo malevolo, ma credo proprio che senza quella registrazione di Milena molto, ma molto difficilmente l’ennesimo scandalo bancario sanmarinese sarebbe uscito da quelle pagine locali dei quotidiani nella quale venne relegata, e senza troppa evidenza, l’operazione avvenuta sedici mesi orsono e che pure era stata preceduta dal sequestro molto anomalo di un imprenditore italiano cui vennero sottratti 500 mila euro che il malcapitato aveva prelevato proprio dalla banca monospetello romagnola controllata integralmente da Assett Bank, notizia riportata con risalto dai telegiornali pubblici e privati, omettendo il singolare particolare che vedeva il sequestrato non disporre di un conto corrente nella piccola banca, una circostanza che dice poco o nulla ai non addetti, ma che accese più di un campanello nella mente del magistrato di Forlì e negli ambienti della Guardia di Finanza e della Banca d’Italia che da tempo tenevano sotto controllo il paradiso fiscale posto nel cuore della Repubblica italiana, peraltro non il solo alla luce dell’altrettanta impermeabilità del segreto bancario vigente nella Città del Vaticano.

Non vi è dubbio, che la sterzata imposta da Francia e Germania sulla scottante questione dei paradisi fiscali nel corso dell’ultimo vertice del G20/G21, una virata che ha portato alla pubblicizzazione della lista nera e di quella grigia da parte dell’OCSE (anche se va detto che i quattro paesi presenti nella lista nera hanno ottenuto a tempo di record di essere trasferiti in quella grigia, avendo i rispettivi governi prontamente accettato di impegnarsi a fare i bravi in futuro) e che ha sostanzialmente benedetto le iniziative dei governi dei paesi maggiormente industrializzati volte a contrastare il massiccio deflusso di capitali verso questi confortevoli lidi, incluse le note operazioni di intelligence dei servizi segreti tedeschi che permisero di ottenere da un dipendente di una banca del principato del Liechetenstein una lunghissima lista di depositanti tedeschi e di altri paesi, con il corollario dell’invio delle liste relative ai cittadini francesi, italiani, spagnoli, britannici e via discorrendo ai rispettivi governi, spesso non del tutto lieti di trovarsi tra le mani una bella gatta da pelare!

Va detto che i giornali italiani, una volta tanto prodighi di notizie sul lato sanmarinese della vicenda, omettono di fornire qualsivoglia dettaglio sull’identità delle sedici banche italiane ispezionate, limitandosi a dire che la maggior parte delle sedi bancarie visitate sono situate in quel di Roma, né tanto meno alcun dettaglio viene fornito sull’identità dei banchieri coinvolti a vario titolo nell’indagine, una circostanza che appare ancor più grave alla luce del’attivismo delle donne e degli uomini alle dipendenze di Mario Draghi che avevano ‘scoperto’ che molti istituti di credito italiani non classificavano le banche e le finanziarie del Titano come banche straniere.

Passato l’effetto della spettacolarizzazione degli arresti in carcere o ai domiciliari di una parte significativa del gotha bancario della Repubblica di San Marino, un’operazione ovviamente disposta dalle autorità giudiziarie italiane al termine di un lungo e paziente lavoro di indagini svolte in tandem dalla polizia e dalla guardi di finanza, ma supportata dal vaglio della Vigilanza della Banca d’Italia, la maggior parte dei quotidiani italiani ha ripreso a voltare la testa dall’altra parte, relegando in trafiletti o non parlando affatto della conferenza stampa tenuta ieri dal sostituto procuratore della Repubblica Fabio di Vizio e dal collega che lo ha affiancato nelle indagini, così continua a restare ignota l’identità delle sedici banche italiane che sono state perquisite su ordine dei due magistrati, un particolare non di poco conto, alla luce del fatto che, dopo il precedente scandalo della Assett Bank nel dicembre del 2007, la Banca d’Italia aveva efficacemente operato in termini di moral suasion e non solo, affinché le entità protagoniste del sistema bancario italiano non facessero ulteriormente da sponda al gigantesco movimento di capitali che avviene da tempo con direzione la piccolissima Repubblica del Titano.

Come ho avuto modo di spiegare ieri, buona parte della risonanza mediatica della mega operazione di polizia giudiziaria svoltasi all’alba di lunedì è dovuta alla centralità della Cassa di Risparmio sanmarinese nello sviluppatissimo tessuto finanziario e creditizio del mini stato posto nel cuore dell’Italia, una banca di antica tradizione e che non aveva, come la Assett, soltanto una piccola testa di ponte in Romagna, ma era proprietaria di una rilevante entità con sede a Bologna e operante nel lucrosissimo e stranamente regolamentato settore del credito al consumo, un’entità, la Delta, che occupa 800 persone e nei confronti della quale la Banca d’Italia ha disposto, dopo accurata attività ispettiva, la sospensione delle autorizzazioni necessarie per continuare a svolgere la propria attività.

Quello che colpisce nell’intreccio esistente tra la Cassa sanmarinese e la società di credito al consumo italiana è la trasposizione massiccia dei vertici, seppure a ruoli invertiti, con l’anziano amministratore delegato della Carisp Mario Fantini, nel ruolo di presidente, mentre nella massima carica operativa era collocata Paola Stanzani, che di Carisp è ‘soltanto’ consigliere di amministrazione, mentre il ruolo di consigliere di amministrazione viene qui svolto dal giovane direttore generale di Carifin Sa, braccio armato finanziario di Carisp.

Questa presenza dominante delle donne e degli uomini della Cassa sanmarinese colpisce perché dimostra fino in fondo la necessità di controllare direttamente l’operatività della Delta, cosa che normalmente viene del tutto delegata ai dirigenti italiani ai quali erano state, non si sa a quale titolo, il quaranta per cento delle azioni della società e, almeno a detta dello stesso Fantini, ampie deleghe operative, una vera e propria anomalia rispetto a quanto avviene nelle entità finanziarie italiane facenti capo a gruppi bancari o assicurativi stranieri, che tendono notoriamente a lasciare la gestione e le relative responsabilità a manager con cittadinanza italiana!

Non vorrei proprio rassegnarmi al fatto di dover aspettare la prossima trasmissione della bravissima Milena Gabanelli, già autrice dello scoop preventivo ottenuto con l’intervista a Fantini effettuata prima dell’ondata di arresti, per scoprire cosa accade realmente nel Titano e negli immediati dintorni, un’ipotesi molto mortificante per i tanti giornalisti che si fregiano del titolo di cronisti investigativi e che continuano a credere di essere ad alto tasso di autonomia rispetto alle rispettive proprietà e a quel male davvero sottile che prende il nome di autocensura, una malattia che, come scrivevo nei giorni scorsi in occasione della giornata dedicata dall’Unesco alla libertà di informazione, è molto più diffusa di quanto si creda!

Al posto dei giornalisti economici non commetterei l’errore di sottovalutare l’importanza e l’impatto sugli scenari futuri derivanti dallo scontro al calor bianco verificatosi ieri alla prima riunione dell’Ecofin successiva al recente summit del G20/G21 di Londra che ha deciso di spingere l’OCSE a pubblicizzare la black e la grey list dei paesi non pienamente collaborativi in materia di reati finanziari, evasione fiscale e riciclaggio, ha messo in luce le contraddizioni esistenti in ambito europeo tra paesi come l’Austria e il Lussemburgo, inseriti a pieno titolo nella lista grigia, e Germania, Francia, Spagna e Italia che non sono proprio felici di fronte alla massiccia esportazione di capitali attratti sia dal molto benevolo regime fiscale che dell’alquanto impenetrabile segreto bancario esistenti nei due paesi che pure dell’Unione europea sono membri a pieno titolo.

Le cronache dei giornali si diffondono in particolari sulla richiesta di scuse avanzata dal lussemburghese Junker nei confronti dei paesi di maggiori dimensioni e pertanto presenti al summit londinese per non essersi opposti all’inclusione del suo paese e dell’Austria nell’infamante lista, una richiesta davvero originale alla luce del fatto che Francia e Germania sono stati i due paesi più determinati perché si assumesse tale iniziativa, una circostanza che ha fatto sì che, in risposta alle scuse avanzate dal presidente di turno dell’Ecofin, ceco ma anche sordo, l’irascibile ministro delle finanze tedesco sentisse la necessità di negare qualsivoglia scusa e di rivendicare fino in fondo le ragioni che spingono il suo e gli altri grandi paesi dell’Unione a rivendicare comportamenti collaborativi in materia da parte di tutti, ma proprio tutti i paesi che del collettivo europeo vogliono continuare a essere membri

.Noto con piacere che la posizione espressa dal per la terza volta ministro italiano dell’Economia, Giulio Tremonti, è stata perfettamente in linea con quella espressa dai suoi colleghi presenti per la Francia e per la Germania, anche se aspetto di vedere quali saranno le mosse concrete del Governo italiano in materia di lotta al riciclaggio di denaro più o meno sporco favorito dai cosiddetti paradisi fiscali!

Marco Sarli

http://diariodellacrisi.blogspot.com/
 
......Va detto che i giornali italiani, una volta tanto prodighi di notizie sul lato sanmarinese della vicenda, omettono di fornire qualsivoglia dettaglio sull’identità delle sedici banche italiane ispezionate, limitandosi a dire che la maggior parte delle sedi bancarie visitate sono situate in quel di Roma, né tanto meno alcun dettaglio viene fornito sull’identità dei banchieri coinvolti a vario titolo nell’indagine, una circostanza che appare ancor più grave alla luce del’attivismo delle donne e degli uomini alle dipendenze di Mario Draghi che avevano ‘scoperto’ che molti istituti di credito italiani non classificavano le banche e le finanziarie del Titano come banche straniere....
Scusa ma secondo me i giornali e pure tu vi siete confusi con 16banca che è la banca del gruppo Delta che hanno ispezionato!;)
 
2 Giugno 2009

Inchiesta San Marino
Ghini:«Tutti sapevano»


di Lionello Mancini

Un mese fa, nella notte tra il 3 e il 4 maggio, la magistratura di Forlì decapitava la Cassa di Risparmio di San Marino, arrestandone il vertice al completo, il direttore della società Carifin (al 99,98 della Cassa) e il vicepresidente del gruppo Delta. Cinque arresti shock per San Marino, da mesi nel mirino delle istituzioni europee per la sua finanza disinvolta. Ma anche un'occasione per disvelare il «Titano-pensiero» unico e imperante fino a ieri: quello che «l'illecito è un punto di vista», il giro di assegni è il discreto supporto agli italianissimi evasori fiscali, quello per cui il cliente veneto o calabrese, pari sono. Ecco cosa emerge dal verbale dell'unico indagato che ha diffusamente risposto ai magistrati: il cinquantenne riminese Gianluca Ghini, direttore di Carifin.

Clienti
«Lavoro a San Marino da sei anni e mezzo, ma sono riminese, conosco le dinamiche: la fortuna di San Marino è cominciata all'inizio degli anni '70, quando alcuni facoltosi imprenditori italiani nascondevano lì le loro somme, perché temevano un sequestro di persona, oppure erano fissati che sarebbe arrivata l'Armata rossa. Sono sicuro che dall'anagrafe di Carifin e di Cassa di Risparmio, risulteranno i nomi di questi clienti da vent'anni, o magari del nonno o del bisnonno».

Verifiche
«Innanzitutto accertiamo l'identità, per evitare il più possibile di avere davanti un prestanome. Sapeste quanto spesso si presentano professionisti che agiscono per conto di uomini politici... Poi chiediamo al cliente di produrci l'ultima denuncia dei redditi, il Modello Unico; se notiamo una scarsa consistenza, chiediamo anche l'ultimo bilancio, così da escludere che quella persona non tratti soldi dei crimini di mafia, piuttosto che traffico d'armi, droga ecc. Se proprio non c'è attinenza fra redditi prodotti e quanto viene versato, blocchiamo il conto: o ce le spiega, o lo chiudiamo. Da novembre ne abbiamo chiusi cinque».

Assegni
«Carifin negoziava i titoli di credito di clientela italiana. Ma da metà novembre, dopo le nuove leggi e soprattutto a causa delle indagini della Procura di Forlì, non svolgiamo più quell'attività. Quando era attivo quel "servizio", i clienti versavano assegni e prelevavano contanti. Però, meglio precisarlo, non è più da tempo un "versa e preleva". Magari è denaro depositato da cinque, dieci o vent'anni. Ma ci sono anche quelli che portano soldi perché sono indebitati, perché ce li devono restituire e non per accumulare danaro in frode a qualcuno».

Banconote
«Carifin non ha una tesoreria propria, la liquidità la prendeva da Cassa di San Marino(Crrsm) che, a sua volta, la prendeva tramite Mps dalla Banca d'Italia di Forlì. Ma questo io l'ho saputo dai giornali. Sei anni e mezzo fa, quando sono arrivato in Carifin, il mio predecessore mi raccontava che la provvista era quella della Cassa, e mi ha sempre detto che Crrsm andava ad attingere alla Banca d'Italia di Forlì. Ho saputo con le indagini che, in realtà, era il Monte dei Paschi di Forlì a fornire il contante. Ma ripeto: a me hanno sempre detto che era Bankitalia di Forlì».

Fiduciarie
«Mi chiedete chi sapeva, conosceva e verificava questi meccanismi? Tutti. Dal direttore generale in giù. Ho consultato i vecchissimi consiglieri di Cassa di Risparmio, gli anziani commercialisti o avvocati, che esercitano da 60 anni e oltre, anche se non sono stati consiglieri, o nella Fondazione Cassa di Risparmio. La negoziazione fiduciaria degli assegni, quel lavoro becero stigmatizzato dalle indagini, e l'intestazione fiduciaria di quote di Srl o di SpA italiane, è un lavoro nato nel 1957. In questi ultimi mesi, c'è stato un grandissimo dibattito al nostro interno, che ha portato a dire «basta», dopo l'avvio delle indagini. Prima era un'attività vista positivamente».

Prassi
«La prassi che funziona di più a San Marino, si basa su tre elementi: Mario Rossi è un imprenditore, quindi avrà un Modello unico per sé, avrà un bilancio per la società, avrà una base imponibile Ires e una base imponibile Iva. Noi lavoriamo su quei tre elementi, molto artigianalmente. Il bilancio Ias è confezionato bene, ma non è che sia molto diverso dal sistema che utilizziamo noi».

Incoerenze
«Cosa significa per San Marino l'illecito fiscale? Che se un soggetto mi presenta una documentazione da cui risulta una certa capacità reddituale, non mi spavento se a un certo punto comincia a depositare somme un po'... incoerenti. Ma non è nel nostro stile, Carifin o Cassa, prendere quel denaro. Certo, quando le carte mi dicono che tu ogni anno produci 10mila euro, però me ne porti mediamente 100mila, il dato diventa problematico: dev'esserci un rapporto tra capacità economica ufficiale e una che sia ragionevole».

Dipendenti
«Ci sono persone che portano addirittura il Modello 730, quindi sono lavoratori dipendenti. Un anno fa, si presenta una persona che, rogito alla mano, aveva venduto tre appartamenti a Rimini. Fatto 100 il prezzo, 40 li aveva presi in nero e voleva depositarli. Quell'operazione l'abbiamo fatta, perché era chiaro che quella persona non era il prestanome di chissà chi, magari di uno spacciatore. Era verificabile che questo soggetto aveva venduto il bene a un certo prezzo e che c'era una parte di pagamento riservato. Ai fini dell'antiriciclaggio questo ci ha tranquillizzato, anche se capisco che a chi indaga, questo caso può far venire i capelli dritti».

Russi
«Nel nostro mondo capita, è capitato di tanto in tanto (adesso è più raro, ma i primi tempi li vedevo con i miei occhi) che persone all'apparenza russe, che parlano un inglese scalcinato, arrivino con dei trolley pieni di dollari. Mai presi, quelli. Al nostro «no», i russi giravano un po', andando in banche sempre più piccole. Forse qualcuno che prendesse quei soldi lo trovavano. D'altra parte era raccolta, e raccolta buona».

Calabresi
«Nelle intercettazioni avete sentito clienti dire: «Mi chiamo Mario Rossi», «mi chiamo Carifin numero», oppure «sono il numero 1182». È un sistema che non si usa quasi più, quindi chi lo usa è sicuramente un vecchio cliente. Come quello che telefona da una cabina pubblica di Lamezia Terme e dice: «Sono Omega, preparatemi 100mila euro». So che quello è un cliente che si fa vivo una volta o due all'anno. Capisco che può fare uno strano effetto, comprendo che la vostra preoccupazione sia la 'ndrangheta. Però su un cliente così, se ci sono temi di criticità, basta una rogatoria e rispondiamo in 20 giorni».

Angolazioni
«Come spiego il comportamento di quell'imprenditore in difficoltà con la sua azienda che continua a fare versamenti da noi? È un problema di angolazioni. Secondo voi, se l'amministratore di un gruppo in difficoltà porta dei conti non intestati alla società, ma a titolo personale, sta mettendo al riparo i soldi dal fisco italiano. Però, magari, quell'imprenditore sta solo cercando di restituire soldi alla nostra e ad altre banche. Io so che quella persona risponde anche in proprio, sta vendendo suoi immobili per far fronte. È un imprenditore che non è scappato, è ancora lì. Speriamo ce la faccia».

Fonte: Il Sole 24 Ore
 
IL TITANO SULL’ICEBERG – LA CASSA DI RISPARMIO DI S. MARINO HA DRENATO IN 20 ANNI ENORMI QUANTITà (OLTRE 1 MLD IN 4 ANNI) DI BANCONOTE DA 500 € (CON ASSEGNI MPS) - NESSUNO SEMBRA SAPERE NIENTE – perché NON è MAI SCATTATO L’ALLARME ANTI-RICICLAGGIO?...

Lionello Mancini per "Il Sole 24 Ore"

Per 20 anni la Cassa di Risparmio della Repubblica di San Marino (CrRsm) ha drenato quantitativi imbarazzanti di banconote di grosso taglio, ordinandole alla filiale forlivese della Banca d'Italia, grazie agli assegni della succursale del Monte dei Paschi di Siena e alla discrezione della società portavalori Battistolli (si veda «Il Sole-24 Ore» di ieri).

A quantificare l'ingombrante lasso di tempo è Andrea Venturi, responsabile cesenate della Battistolli, interrogato dai Pm di Forlì il 18 giugno 2008. Pochi giorni prima, un suo furgone era stato fermato mentre portava a San Marino 2,6 milioni € in contanti.

Interrogato, Venturi conferma di non aver mai informato la Banca d'Italia che il contante, corrispettivo di assegni Mps, veniva trasportato direttamente a San Marino; ribadisce che le mazzette prelevate dal suo personale sono «tutte timbrate e firmate Monte Paschi » come pure il (poco) denaro versato sul conto c/c 1630 di Mps in Bankitalia, partiva dal Titano già impacchettato con fascette e timbri Mps, tutta cancelleria che la Cassa non dovrebbe proprio avere.

Ma, conclude Venturi, «guardate che questo servizio lo svolgiamo da circa 20 anni». Una datazione confermata da Andrea Badino, direttore di Mps Forlì il quale, sentito tre giorni dopo, trasecola nell'apprendere la quantità di banconote da 500 À che la sua banca favorisce al Titano via Bankitalia,ma - precisa - «io non ne sapevo niente».

Con Badino, si stupiscono i funzionari della Banca d'Italia di Forlì, mentre apprendono dai soliti Pm quanto per anni è avvenuto nei loro uffici. «È assolutamente falso sostenere che la CrRsm abbia trasparentemente versato o prelevato biglietti» mette a verbale il capo divisione di cassa, Giuseppe Spada; «non riesco a individuare una ragione economica che possa indurre la Cassa di San Marino a non figurare nei movimenti di contante» commenta Patrizia Alessandrini, responsabile degli incassi, pagamenti e controlli; «assolutamente no!» sbotta il direttore, Rosario Coppola, richiesto se sapesse che Battistolli prelevava il contante per San Marino. Anzi, precisa Coppola, «ho cominciato a sospettarlo 15 giorni fa, dopo quello che mi avete detto voi». Negli ultimi quattro anni, la CrRsm ha prelevato oltre un miliardo e versato 90 milioni.

Intanto, a partire da giugno 2008, sul tavolo dei magistrati affluiscono le analisi sulle anomalie finanziarie rilevabili nell'area. Anche Via Nazionale si decide a inviare gli ispettori che "scoprono" come «la dimensione e la frequenza dei prelevamenti del taglio da 500 À è un fenomeno di tutto rilievo», perché «nella media del biennio 2006 2007» viene richiesto «il 6% del totale nazionale, che arriva nei primi 5 mesi del 2008 addirittura all'8,8%».

Non solo: «Negli ultimi tre anni dalle filiali di Forlì, Bologna e Reggio Emilia sono usciti 7,1 mln di pezzi da 500 À , il 17% del totale nazionale, che sale al 24% nel gennaio- maggio 2008». Nel periodo 2006-2008, le tre dipendenze forniscono 4,6 mln di pezzi da 500 À
in più di quelli che ritirano, formando così «il 38% dell'intero sbilancio nazionale di quel tipo di banconote, che ammonta a 12,3 mln di pezzi». Chissà dove vanno a finire...

Se in qualunque altra parte d'Italia o d'Europa si fossero rilevati numeri simili, sarebbe scattato almeno l'allarme antiriciclaggio. Perché qui no? Come è stato che per 20 anni nessuno abbia subodorato le liaisons dangereuses tra Cassa San Marino e Monte Paschi, oggi vagliate dal Codice penale? Alla ricerca di una risposta, i Pm hanno analizzato 54 banche attive nelle province di Forlì e Cesena- Rimini, e i loro rapporti con 63 soggetti finanziari del Titano.

È emerso, scrive il Gip, che «nella maggior parte dei casi» la registrazione delle istituzioni sammarinesi nel sistema Gianos ( che fa scattare l'allarme operazioni sospette), faceva apparire le banche extracomunitarie del Titano come soggetti italiani a tutti gli ef-fetti, senza perciò alcuna anomalia da rilevare. Gianos, un sistema d'allarme molto efficiente silenziato da codici di attivazione sbagliati.

[03-06-2009]

Fonte: Dagospia
 
TITANO-CRAC - LO SCUDO FISCALE PROSCIUGA I CONTI SULLA BANCA-STATO DI SAN MARINO - IL MINISTRO DELLE FINANZE: QUI STA MONTANDO L’ODIO CONTRO L’ITALIA - dati ufficiali: al 10 novembre scudati 995 milioni, il 7,3% della raccolta totale pari a 13,6 miliardi - 31 mila abitanti PRONTI A INVADERE RIMINI E RICCIONE A CACCIA DI TREMONTI?...

Mario Gerevini per il "Corriere della Sera"

Sos da San Marino. La Repubblica del Titano si sta avviando verso un fine anno tra i più difficili della sua secolare storia. Il pressing sull'Italia per firmare gli accordi di collaborazione fiscale e finanziaria è ormai asfissiante. Lo scudo fiscale drena preziosissima liquidità. Il salvataggio del gruppo Delta potrebbe avere un impatto devastante sulla Cassa di Risparmio di San Marino, la banca-Stato, anche perché ci sarebbe un imprevisto «buco» di bilancio.

L'agenzia di rating Fitch ha declassato lo Stato. Negli uffici giudiziari giacciono inevase 4.000 pagine di una rogatoria dei pm di Forlì Fabio Di Vizio e Marco Forte che fa paura e chiede conto, con nome e cognome, di centinaia di posizioni bancarie.

Nel frattempo il prezzo di una delle merci più preziose, la società anonima di diritto sammarinese, è crollato: da duecentomila euro a poche migliaia. Tra tutti è forse il segnale più allarmante. Il dubbio che sia in pericolo la stabilità stessa del piccolo Stato (31 mila abitanti) comincia a farsi strada. Ecco il punto: c'è il rischio di un «Titano-Crac»?

L'ipotesi non è nemmeno presa in considerazione dal segretario (ministro) alle Finanze, Gatti, politico di lungo corso e uomo forte del governo: «Non abbiamo debito pubblico e i deficit 2009 (43 milioni, ndr ) e 2010 ce li ripaghiamo senza accendere mutui: il rischio default semplicemente non esiste. Certo, sappiamo che da questa situazione usciremo più poveri di prima».

La sindrome da assedio si è diffusa a San Marino più del virus A. È questione di punti di vista capire chi siano i «buoni» e i «cattivi»: gli accerchiati sammarinesi che hanno prosperato per anni sull'evasione fiscale italiana o gli accerchiatori italiani che sembrano giocare al gatto col topo? Dice una fonte ad altissimo livello della Banca Centrale di San Marino (Bcsm): «I depositi delle nostre banche provengono in larga misura dall'evasione fiscale italiana».

Per questo lo scudo fa paura, molta paura. L'altro ieri la Bcsm ha diffuso alcuni dati ufficiali: al 10 novembre sono stati scudati 995 milioni, il 7,3% della raccolta totale pari a 13,6 miliardi.

Probabilmente la corsa agli sportelli avverrà a ridosso della scadenza, anche perché le banche locali prendono tempo nella speranza che la firma degli accordi con l'Italia trasformi il Titano in Paese collaborativo dove lasciare i patrimoni regolarizzati.

Pochi giorni fa Valerio De Molli, partner dello Studio Ambrosetti (organizzatore di un attesissimo «San Marino Forum» il 20-21 novembre), confermava le previsioni di un rimpatrio di capitali in Italia tra 2,2 e 4,5 miliardi. Secondo De Molli sul Titano un punto percentuale di raccolta in meno corrisponde a un analogo calo del pil. Se così fosse, in poche settimane di scudo se n'è andato il 7,3% del pil sammarinese. Del resto il 40% degli introiti dello Stato arrivano dal sistema bancario e finanziario che nel 2010 sarà inevitabilmente e drasticamente ridimensionato.

Le banche sono dodici ma non bisogna dimenticare che la Cassa di San Marino da sola vale la metà del sistema ed è controllata da una Fondazione pubblica. La Procura di Forlì a maggio aveva azzerato il vertice della banca che controllava occultamente il gruppo italiano Delta, un colosso del credito al consumo e della finanza. Intesa Sanpaolo sta trattando l'acquisto di Delta ma a quanto pare starebbe emergendo un'esposizione inattesa: si parla, senza conferma, di 1,5-2 miliardi di euro.

Insomma la trattativa sembra arenarsi e Intesa per andare avanti potrebbe chiedere alla Cassa cioè alla Fondazione cioè allo Stato di San Marino di coprire il «buco» se davvero c'è o comunque una manleva (garanzia) da eventuali sorprese di bilancio e giudiziarie. Queste ultime tutt'altro che escluse. Dunque Delta e la Cassa rischiano di diventare una zavorra troppo pesante per la barca sammarinese che già fatica a stare a galla.

Anche per questo i ministri Giulio Tremonti (Economia) e Franco Frattini (Esteri) sarebbero stati direttamente contattati nelle ultime ore dal governo del Titano per una firma che assomiglia sempre più a una scialuppa di salvataggio.

«Siamo pronti da luglio - aggiunge Gatti -. E su Delta, che è un gruppo italiano, è interesse di tutti arrivare a una soluzione: a me risulta che la trattativa sia in fase avanzata, comunque è una questione privata e il governo non scende in campo. Ma a parte tutto, il problema, mi dispiace dirlo, è che a San Marino sta montando un odio della nostra gente contro l'Italia. È una cosa terribile, si sentono aggrediti».

Non ha mai smesso di circolare negli ultimi giorni la voce che il governo sammarinese possa saltare da un momento all'altro. L'opposizione per bocca di Fiorenzo Stolfi, il «Bersani» sammarinese, dice: «La Cassa di San Marino non può essere lasciata sola, non si devono sottovalutare i problemi, basta minimizzare, ci vuole un governo di emergenza, loro da soli non ce la fanno».

Dietro l'angolo c'è una cosa che fa paura, anche all'Italia: il Titano-crac.

[17-11-2009]

Fonte: Dagospia
 
accidenti, a s.marino sta montando l'odio contro l'italia! roba da emergenza nazionale^^
è ridicolo che si lamentino pure, dopo che (per loro stessa ammissione) hanno campato per anni sulla nostra evasione. ma che vadano a lavorare
 
Non solo: «Negli ultimi tre anni dalle filiali di Forlì, Bologna e Reggio Emilia sono usciti 7,1 mln di pezzi da 500 À , il 17% del totale nazionale, che sale al 24% nel gennaio- maggio 2008». Nel periodo 2006-2008, le tre dipendenze forniscono 4,6 mln di pezzi da 500 À
in più di quelli che ritirano, formando così «il 38% dell'intero sbilancio nazionale di quel tipo di banconote, che ammonta a 12,3 mln di pezzi». Chissà dove vanno a finire...

Se in qualunque altra parte d'Italia o d'Europa si fossero rilevati numeri simili, sarebbe scattato almeno l'allarme antiriciclaggio. Perché qui no? Come è stato che per 20 anni nessuno abbia subodorato le liaisons dangereuses tra Cassa San Marino e Monte Paschi, oggi vagliate dal Codice penale?


MPS è la banca dei compagni......sono quasi 4 mld di euro spariti...

e bravi i compagni...:clap: :clap: :clap: :clap:
 
accidenti, a s.marino sta montando l'odio contro l'italia! roba da emergenza nazionale^^
è ridicolo che si lamentino pure, dopo che (per loro stessa ammissione) hanno campato per anni sulla nostra evasione. ma che vadano a lavorare

Perchè non leggi la stampa svizzera e non vedi le reazioni isteriche degli svizzeri.
 
dietrologia ...

e allora, se lo scudo di tremonti fa tanta paura all'estero, vuol dire che riporterà tanti soldini in italia ?

e allora perchè di pietro e il pd hanno fatto le barricate ??

davvero mi vien da chiedere: COSA C'E' DIETRO ??

dietro il disappunto di svizzera e san marino l'immagino ... ma dietro l'opposizione di di pietro e dei compagni ?? :confused::confused::confused::rolleyes::rolleyes::rolleyes:
 
e allora, se lo scudo di tremonti fa tanta paura all'estero, vuol dire che riporterà tanti soldini in italia ?

e allora perchè di pietro e il pd hanno fatto le barricate ??

davvero mi vien da chiedere: COSA C'E' DIETRO ??

dietro il disappunto di svizzera e san marino l'immagino ... ma dietro l'opposizione di di pietro e dei compagni ?? :confused::confused::confused::rolleyes::rolleyes::rolleyes:

che dipietro ne sta facendo una questione di principio... e forse ci sta ragionando in ottica di lungo periodo. perchè riportare soldi a casa è positivo, ovvio, ma se lo fai 1)premiando chi ha infranto la legge e 2)rinforzando l'idea che chi viola certi tipi di legge potrà contare sul condono, ovviamente stai danneggiando il paese (nel lungo periodo). la cosa migliore sarebbe che quei soldi nn fossero mai usciti.... o che chi li ha portati fuori illegalmente fosse stato inquisito e condannato. questo nuovo condono nn fa nè l'una nè l'altra cosa
 
dietro il disappunto di svizzera e san marino l'immagino ... ma dietro l'opposizione di di pietro e dei compagni ?? :confused::confused::confused::rolleyes::rolleyes::rolleyes:

cosa c'è dietro il "centro"-sinistra? semplice, rosicano perchè i risultati li porta il centrodestra e loro invece sono alla deriva su tutto, pensano solo a quale altro referendum fare per andare contro la maggioranza
 
SAN MARINO, UN PARADISO (FISCALE) ALL’INFERNO - IL COMMISSARIAMENTO DELLA CASSA DI RISPARMIO DI RIMINI È L’ATTO FINALE DELLA GUERRA TRA DRAGHI E IL TITANO: “SIAMO ASSEDIATI. ABBIAMO ESAGERATO, MA ADESSO CI VOGLIONO SCHIANTARE” - SI PARLA DI 80 MLN € DI BUCO IN BILANCIO, ALMENO IL DOPPIO NEL 2011 - LE AZIENDE TORNANO IN ITALIA, ALTRE NON ACCETTANO PIÙ LE FATTURE E INTANTO “IL GOVERNO ITALIANO SI RIFIUTA ANCORA DI PARLARE CON NOI”…

Marco Alfieri per "La Stampa"

Come muore un paradiso fiscale, sotto la prima nebbia di stagione che non ti fa vedere nemmeno la punta della rocca.

L'ultimo sfratto alla capitale dell'off-shore all'italiana arriva settimana scorsa quando Bankitalia commissaria la Cassa di risparmio di Rimini che ha in pancia il controllo del Credito industriale sammarinese, una delle 12 banche della Repubblica. Secondo gli ispettori di via Nazionale ci sarebbero violazioni palesi della normativa anti-riciclaggio.

San Marino in passato è stata terra di emigrazione. Il boom arriva sull'onda della riviera, il turismo, il commercio e poi l'industria nei Sessanta. Con il benessere circola il primo nero, albergatori e commercianti romagnoli che salgono sulla Rocca a depositare i propri guadagni. Fino all'overdose degli anni Novanta. Alle quattro banche storiche si affiancano 59 finanziarie e altri 8 istituti di credito che fanno essenzialmente raccolta e impieghi e pochissimi servizi finanziari, il Bengodi per chi vuol far transitare capitali illeciti.

Una bulimia che attira soldi marci ben oltre il piccolo nero di provincia (9 euro su 10 depositati arrivano da oltreconfine). Sbarcano i russi a comprare all'ingrosso, la malavita organizzata mette radici ed esplodono gli scandali finanziari, come quello che ha travolto il gruppo Delta, controllato dalla gloriosa Cassa di risparmio nata a fine Ottocento dalle collette di contadini e operai e trasformatasi in centrale del malaffare. Fino allo tsunami globale, la messa in mora dei paradisi fiscali, le liste nere dell'Ocse e l'embargo del governo italiano.

«Ma adesso quella stagione è chiusa: in passato San Marino ha esagerato», ammette Marco Arzilli, il ministro di stato all'Industria. Il governo attuale, una coalizione tardo democristiana in carica dal 2008, sta facendo del suo meglio per liberare la Rocca dall'etichetta di capitale delle frodi. «Siamo entrati in carica che eravamo in procedura rafforzata moneyval e in lista grigia Ocse e in due anni abbiamo fatto moltissimo», rincara il segretario agli Esteri, Antonella Mularoni.

«Abbiamo abolito le società anonime e il segreto bancario, ci siamo allineati agli standard internazionali sulla trasparenza bancaria, abbiamo chiuso molte imprese fasulle ed eravamo pronti a firmare due accordi sulla collaborazione tra la nostra polizia e quella italiana e sulla possibilità che gli ispettori di Bankitalia potessero entrare negli istituti della Repubblica. Solo che Tremonti sul punto non ci risponde». Lo ha fatto anche a Washington, ai lavori del Fmi. «È un atteggiamento incomprensibile».

Di certo, oggi a San Marino di bankers tornati a piede libero se ne vedono pochissimi. Sono tutti in ritirata. D'altronde il deflusso di capitali nell'ultimo anno è stato devastante. Il bollettino della banca centrale parla di 35% di minore raccolta. Gli evasori non si fidano più del Titano e lo scudo ha dissanguato i forzieri: quasi 6 miliardi sui 14 depositati sono fuggiti via. Nel frattempo la crisi spinge a tutta gli impieghi riducendo la leva e la liquidità degli istituti che non possono accedere all'interbancario. Non bastasse, un colosso come UniCredit vuole rompere il sodalizio storico con la Bac.

«Ci vogliono schiantare», ne è sicuro Marco Beccari, segretario del sindacato democratico dei lavoratori sammarinesi. «Certo chi ha operato scorrettamente ha devastato la nostra immagine ma sotto la crosta c'è una economia sana da tutelare. Trentuno mila abitanti, 20mila lavoratori di cui 6.500 frontalieri dalla Romagna».

Quattromila impiegati nel pubblico e 15mila tra commercio, meccanica, lavorazione del ferro, industria farmaceutica e ceramica al lavoro nelle zone industriali verso il confine. Tutto un microcosmo inviolato per anni oggi in sofferenza davanti alla stretta tremontiana.

Si parla di 80 milioni di euro di buco in bilancio dello stato quest'anno, almeno il doppio nel 2011. E di possibili interventi del Fmi con linee di credito a sostegno della Repubblica, come una Grecia o una Argentina qualunque. E poi il decreto incentivi ha già fatto strage: «Alcune aziende sono tornate in Italia, altre non accettano più le nostre fatture, siamo come appestati», si lamenta Beccali. Al pari della crisi economica. L'1% della forza lavoro ha perso il posto nell'ultimo anno.

E' esplosa la cassa integrazione per 1500 addetti e aumenta il lavoro nero (gli ultimi 2 morti in fabbrica erano irregolari). Forse piccoli numeri ma che pesano in un mondo di fiaba in cui vige un welfare generoso fatto di pensioni calcolate ancora sul metodo retributivo, mense aziendali a un euro e mezzo a pasto, buona sanità, il prestito sulla prima casa e sugli asili nido. Una copertura messa a rischio dall'embargo di Roma e aggravata da un'immobiliare che scricchiola. Sul Titano si è costruito in ogni strapuntino - l'edilizia era uno dei canali con cui ripulire i soldi sporchi- e oggi si conta il deserto di ben 7mila case sfitte.

«Il nostro obiettivo è salvare l'economia sana», spiegano dalla Camera di Commercio. «Altrimenti salta tutto anche per i lavoratori italiani e le imprese del comprensorio che lavorano su commesse sammarinesi».

L'ultima speranza si chiama Lega. Il Carroccio pesca molti voti nel frontalierato. «Sono gli unici che potrebbero far ragionare Tremonti», raccontano dal Titano. E dire che il ministro è stato consulente delle banche sammarinesi, «dovrebbe apprezzare il nostro lo sforzo...».

[14-10-2010]

Fonte: Dagospia
 
Indietro