Cosa succede oggi

  • Ecco la 60° Edizione del settimanale "Le opportunità di Borsa" dedicato ai consulenti finanziari ed esperti di borsa.

    Questa settimana abbiamo assistito a nuovi record assoluti in Europa e a Wall Street. Il tutto, dopo una ottava che ha visto il susseguirsi di riunioni di banche centrali. Lunedì la Bank of Japan (BoJ) ha alzato i tassi per la prima volta dal 2007, mettendo fine all’era del costo del denaro negativo e al controllo della curva dei rendimenti. Mercoledì la Federal Reserve (Fed) ha confermato i tassi nel range 5,25%-5,50%, mentre i “dots”, le proiezioni dei funzionari sul costo del denaro, indicano sempre tre tagli nel corso del 2024. Il Fomc ha anche discusso in merito ad un possibile rallentamento del ritmo di riduzione del portafoglio titoli. Ieri la Bank of England (BoE) ha lasciato i tassi di interesse invariati al 5,25%. Per continuare a leggere visita il link

jupa

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la notiziaccia e' che ormai e' quasi sicuro che non ci sara' un accordo per accomodare il fiscal cliff prima del 31 dicembre ..
il senato e' in sessione ma non ci sono i 60 voti per passare un compromesso..
Obama arriva a Washington in un paio d'ore..ma c'e' poco che potra' fare ..e la House e' in vacanza e anche se ci fosse un accordo in senato ..la house ha bisogno di almeno 48 ore di preavviso per essere riconvocata a votare...quindi se per caso ci fosse qualcosa da votare la House dovrebbe essere richiamata entro venerdi 28 sera per potre votare il 31 dicembre...
quindi quasi certamente non ci sara' accordo...

ma

la buona notizia e' che ...la borsa se ne frega......SI..per la borsa che l'accordo ci sia entro il 31 dicembre ...o in gennaio o anche in febbraio non e' importante ...la borsa scommette che entro i prossimi 3 mesi accordo ci sara'...:yes:

futures leggermente positivi

cieli bluOK!
 
Del debito che dici?
 
la notiziaccia e' che ormai e' quasi sicuro che non ci sara' un accordo per accomodare il fiscal cliff prima del 31 dicembre ..
il senato e' in sessione ma non ci sono i 60 voti per passare un compromesso..
Obama arriva a Washington in un paio d'ore..ma c'e' poco che potra' fare ..e la House e' in vacanza e anche se ci fosse un accordo in senato ..la house ha bisogno di almeno 48 ore di preavviso per essere riconvocata a votare...quindi se per caso ci fosse qualcosa da votare la House dovrebbe essere richiamata entro venerdi 28 sera per potre votare il 31 dicembre...
quindi quasi certamente non ci sara' accordo...


Se è così i rappresentati dei Democratici e Repubblicani faranno tutti una pessima figura.
 
la notiziaccia e' che ormai e' quasi sicuro che non ci sara' un accordo per accomodare il fiscal cliff prima del 31 dicembre ..
il senato e' in sessione ma non ci sono i 60 voti per passare un compromesso..
Obama arriva a Washington in un paio d'ore..ma c'e' poco che potra' fare ..e la House e' in vacanza e anche se ci fosse un accordo in senato ..la house ha bisogno di almeno 48 ore di preavviso per essere riconvocata a votare...quindi se per caso ci fosse qualcosa da votare la House dovrebbe essere richiamata entro venerdi 28 sera per potre votare il 31 dicembre...
quindi quasi certamente non ci sara' accordo...

....vuoi SAPERE COSA SUCCEDE?:eek::rolleyes:

Succede che stanno arrivando i nefasti:wall::wall:risultati:wall:del nefasto comportamento degli USA che crearono una guerra:yes:per fregarsi il peytrolio Iracheno e potersi permettere di consumare, con una q.uazzo di popolazione minima...il 60% delle risorse mondiali.:wall::rolleyes:




Cheney, energia per una guerra
di Ritt Goldstein da «Il Manifesto» 21 agosto 2003

Creata in fretta da Bush, presieduta dal suo vice e petroliere Cheney, integrata dal Pentagono, la task force Usa sull'energia è forse alla base della guerra contro l'Iraq. Di questa task force è segreto tutto: attività, scopi, partecipanti alle riunioni. C'è voluta una causa, ma i documenti cominciano a emergere
RITT GOLDSTEIN

«La task force di Cheney mira al petrolio iracheno», diceva un recente lancio d'agenzia della Associated Press. Mentre Bush non riesce a scrollarsi di dosso il dibattito sulla legittimità della guerra in Iraq, la Ap ha raccontato le accuse mosse all'amministrazione americana da Judicial Watch, un'organizzazione non governativa americana conservatrice che combatte le scorrettezze compiute dal governo. Attraverso mappe dettagliate e documenti, Judicial Watch sostiene che un gruppo di altissimo livello dell'amministrazione americana - la task force per l'energia del vicepresidente Cheney - aveva manifestato un decisivo interesse per il petrolio in Iraq. Una frase del presidente di Judicial Watch, Tom Fitton, riassume il significato delle rivelazioni: «Gli oppositori della guerra - dice Fitton - punteranno su questi documenti come prova che era il petrolio a muovere l'amministrazione Bush durante la costruzione della campagna in Iraq». Durante l'autunno del 2002 divenne noto che alla task force di Cheney era stato chiesto di concedere spazio al ministero della difesa, sebbene nessun membro del Pentagono risultasse ufficialmente nella pianta organica.

Solo recentemente è emerso che la «guerra del petrolio» era vista dal Pentagono come un'opzione possibile fin dal 1999, e che quindi la richiesta dei militari di partecipare alla task force di Cheney coincideva con l'idea di un intervento militare per assicurare forniture energetiche agli Stati uniti. Quello della Ap è quindi il primo articolo di un grande mezzo di comunicazione americano sul coinvolgimento della task force nella guerra del petrolio (chi scrive, invece, di questo coinvolgimento aveva già parlato: vedi il manifesto dello scorso settembre).
Nata nel gennaio del 2001, la task force è stata creata dal presidente Bush durante la sua seconda settimana alla Casa bianca, come sviluppo di «una politica energetica nazionale disegnata per assistere il settore privato», per citare la dichiarazione ufficiale con cui venne insediata. E le polemiche intorno a questo organismo sono esplose quasi subito, a partire dall'estate del 2001, quando la Casa bianca prese l'inusuale decisione di rifiutarsi di rendere pubblici i documenti interni della task force, e persino di fornire l'elenco dei partecipanti alle riunioni.
Bush disse che rivelare queste informazioni sarebbe stato in contrasto con il principio costituzionale della separazione dei poteri tra le diverse branche del governo. La posizione dell'amministrazione provocò una denuncia di Judicial Watch e di altre organizzazioni non governative, compreso il Sierra Club, con il risultato che l'organizzazione di Fitton potè acquisire i documenti richiesti.

Le denunce delle ong si sono moltiplicate a causa dei molti dubbi sollevati dall'influenza dell'industria dell'energia sulla task force di Cheney. A queste denunce se ne è aggiunta una senza precedenti, presentata dal General accounting office (Gao), il braccio investigativo del Congresso. La denuncia del Gao puntava a ottenere la lista dei nomi di tutti i partecipanti alle riunioni della task force. Evidenziando l'innaturale resistenza dell'amministrazione Bush a fornirli, il capo del Gao, David Walker, ha sottolineato che informazioni come queste vengono comunemente date al Congresso. Viste le pressioni per inserire il ministero della difesa nel gruppo di Cheney, che cosa la task force può aver discusso, con chi e quando, oggi sembrano diventate informazioni vitali ed esplosive.
Commentando l'interesse della task force per l'Iraq che emerge dai documenti ottenuti, Tom Fitton ha sottolineato la necessità di rendere pubblico tutto il materiale. «Questi documenti spiegano l'importanza della task force - ha detto il presidente di Judicial Watch - e il motivo perché le sue operazioni dovrebbero essere rese pubbliche».

Bisogna notare che i documenti della task force di Cheney resi pubblici fino a oggi sono stati ottenuti soltanto attraverso altri settori del governo entrati in contatto con la task force, e soltanto attraverso il ricorso ai tribunali. Se la task force rispetti le leggi anticorruzione assicurando la pubblica trasparenza è un argomento che sarà discusso in tribunale, ma i mezzi di comunicazione degli Stati uniti hanno già cominciato a denunciare l'influenza politica evidente dietro alcune decisioni-chiave dei tribunali, e dietro la futura strategia legale dell'amministrazione.
La prima questione riguardante la politicizzazione delle sentenze (a parte quella famosissima della Florida che diede la presidenza a Bush) è arrivata nel dicembre del 2002 quando la denuncia del Gao è stata archiviata dal giudice John Bates, un giudice appena nominato da Bush. La sentenza di Bates ha detto che il Gao «non era legittimato» a denunciare Cheney o qualsiasi altro dirigente dell'esecutivo per ottenere informazioni, una sentenza che ha spinto il giurista John Dean (un ex consigliere presidenziale repubblicano) a osservare che, in base a questo pronunciamento, nel cercare di ottenere informazioni l'organismo investigativo del Congresso ha meno potere di un comune cittadino americano. Ma una sentenza emessa da una corte d'appello federale lo scorso 8 luglio ha riacceso le polemiche politiche.

La corte d'appello ha rigettato la richiesta di Cheney di bloccare l'ordinanza di un tribunale che intimava alla task force di consegnare i documenti in suo possesso oppure dichiararli soggetti a segreto, e spiegare perché. Riportando la notizia il Washington Post ha evidenziato che la sentenza ha diviso politicamente la corte, composta da tre giudici: quelli nominati da Carter e Clinton hanno votato contro Cheney, quello nominato da Bush ha votato a favore. Il Post ha fatto notare che il caso può essere ridiscusso sia davanti a un tribunale d'appello federale che davanti alla Corte suprema, il più alto tribunale del paese, i cui giudici sono in maggioranza repubblicani.
Per spiegare le potenziali ramificazioni del materiale che l'amministrazione americana sta cercando di sopprimere, la Ap ha riportato le dichiarazioni di un portavoce del ministero del commercio. Secondo il portavoce, la task force «aveva preso in esame alcune regioni del mondo considerate vitali per le forniture globali di energia», aggiungendo che queste regioni comprendevano «il Medio oriente e il Caspio».

Riguardo al Caspio, nel luglio del 2002 l'Agence France Presse ha scritto che i piani bellici per la guerra in Afghanistan erano stati passati in rivista almeno quattro mesi prima dell'11 settembre. Era lo stesso periodo in cui la task force di Cheney rendeva pubbliche le proprie «raccomandazioni» sulla politica energetica nazionale. Oscurato dalle emozioni che hanno circondato l'11 settembre, un articolo del Guardian del 22 settembre rivelava che «gli Stati uniti hanno minacciato di attaccare i Taleban settimane prima degli attacchi su New York».
L'articolo riportava le minacce americane contro i Taleban per un attacco in ottobre, contraddicendo una volta di più le affermazioni dell'amministrazione americana (fatte il 18 novembre dal viceministro della difesa Paul Wolfowitz) secondo le quali «gli Usa hanno avuto tre settimane per preparare la campagna in Afghanistan».
Tornando alla questione Iraq, l'ex compagnia petrolifera di Cheney, la Halliburton, è la principale beneficiaria della munificenza dell'attuale amministrazione irachena. Secondo un titolo dell'Independent del 16 luglio, «Cheney è sotto pressione, chieste le dimissioni per le prove false della guerra». L'articolo rivelava l'esistenza di una lettera aperta indirizzata a Bush da un gruppo di «ex alti ufficiali dei servizi segreti». La lettera accusava Cheney di aver manipolato i fatti «per ottenere l'appoggio a una guerra per motivi politici». Altre accuse puntavano invece sui motivi economici della guerra. Questi critici dell'amministrazione continuano a ricordare che la principale missione della task force di Cheney era di «sviluppare una politica energetica nazionale disegnata per assistere il settore privato».

© goldstein/il manifesto


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Ci state succhiando anke...il sangue.:rolleyes::wall::wall:


Americani, ma quanta energia consumate!:rolleyes::eek:

Bolletta energetica della famiglia americana.:wall:


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Gli americani sono da anni sotto accusa per i loro eccessivi consumi :wall:energetici. Ecco quanto consuma ogni anno una famiglia media negli Stati Uniti e cosa potrebbe fare per ridurre il suo impatto sull’ambiente.:rolleyes:

“Il 29% dell’energia usata dagli americani serve per riscaldare casa”
Maiali energetici - Gli americani di ogg, cresciuti con il mito del petrolio a buon prezzo, sono il popolo più sprecone del mondo in fatto di energia. E ricevono infinite critiche perché i loro consumi energetici impattano in maniera consistente sulla qualità dell’ambiente del resto del pianeta e causano altissime emissioni di CO2. Ma la critica all’americano medio viene persino dalle stesse istituzioni statunitensi, come il Dipartimento dell’Energia che dal 2005 ha basato la sua campagna di informazione su un personaggio di animazione chiamato "Energy Hog". Cioè il maiale dell’energia, realizzato in gomma e vestito da motociclista, che è diventato protagonista di numerosi spot pro risparmio energetico.

Energia USA e getta - I consumi degli statunitensi, in effetti, sono molto alti. La bolletta annuale della famiglia media americana, secondo lo stesso governo a stelle strisce, supera i 2.200 dollari. Che potrebbero sembrare anche pochi rispetto ai 2.500 euro degli italiani, se non fosse però che negli Stati Uniti l’energia ha un costo molto basso e in Italia costa tantissimo.:cool: Di questi 2.200 dollari quasi un terzo, il 29% per la precisione, va a finire nel riscaldamento delle case. Il 17% nel raffreddamento - gli americani amano l’aria condizionata - il 14% serve a riscaldare l’acqua, il 13% lo divorano gli elettrodomestici, il 12% l’impianto di illuminazione, il 4% gli apparecchi elettronici e il restante 11% si sparge in altre applicazioni.

Risparmiare si può - Il fatto che quasi un terzo dell’energia consumata finisca in calore per riscaldare casa non è poi una notizia così brutta per gli Stati Uniti. Il valore molto alto significa anche che molto si può fare nell’ottica del risparmio energetico. Con una buona coibentazione del tetto e con finestre termiche, per esempio, si risparmiano già diversi punti percentuali nel consumo di energia. Quel 17% usato per il raffreddamento, invece, è tutta una questione culturale: prima dell’invenzione dei condizionatori gli americani vivevano lo stesso. Il 14% che serve per riscaldare l’acqua, infine, potrebbe essere notevolmente ridotto con dei normali pannelli solari termici. Cambiare si può, lo vorranno gli americani? (sp)

Peppe Croce

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la notiziaccia e' che ormai e' quasi sicuro che non ci sara' un accordo per accomodare il fiscal cliff prima del 31 dicembre ..
il senato e' in sessione ma non ci sono i 60 voti per passare un compromesso..
Obama arriva a Washington in un paio d'ore..ma c'e' poco che potra' fare ..e la House e' in vacanza e anche se ci fosse un accordo in senato ..la house ha bisogno di almeno 48 ore di preavviso per essere riconvocata a votare...quindi se per caso ci fosse qualcosa da votare la House dovrebbe essere richiamata entro venerdi 28 sera per potre votare il 31 dicembre...
quindi quasi certamente non ci sara' accordo...

ma

la buona notizia e' che ...la borsa se ne frega......SI..per la borsa che l'accordo ci sia entro il 31 dicembre ...o in gennaio o anche in febbraio non e' importante ...la borsa scommette che entro i prossimi 3 mesi accordo ci sara'...:yes:

futures leggermente positivi

cieli bluOK!
Ciao Jupa, la cosa che mi dispiace è che non vuoi dire che gli usa stanno continuando a rinviare i problemi così come abbiamo fatto in Europa di mese in mese e di anno in anno.
poi che la borsa faccia quello che vuole.
ma voi dovevate essere l'esempio
 
Ciao Jupa, la cosa che mi dispiace è che non vuoi dire che gli usa stanno continuando a rinviare i problemi così come abbiamo fatto in Europa di mese in mese e di anno in anno.
poi che la borsa faccia quello che vuole.
ma voi dovevate essere l'esempio

Si vede che sei un'anima pura:bow::bow:...ma non hai ancora capito che dopo aver scaricato la merd.@ dei supbrime, cartolarizZANDOLI ALLE BANCHE EUROPEE...GLI usa SONO...la causa:yes::wall::wall::wall::wall::wall::wall::wall::wall::wall::wall::wall::wall: della crisi sistemica in atto?:eek::(:rolleyes:
 
Ciao Jupa, la cosa che mi dispiace è che non vuoi dire che gli usa stanno continuando a rinviare i problemi così come abbiamo fatto in Europa di mese in mese e di anno in anno.
poi che la borsa faccia quello che vuole.
ma voi dovevate essere l'esempio

Sì, l'esempio di come saccheggiare e distruggere il mondo con la forza delle armi e della finanza, il resto sono zero come la farina :D:D:D:D
 
Si vede che sei un'anima pura:bow::bow:...ma non hai ancora capito che dopo aver scaricato la merd.@ dei supbrime, cartolarizZANDOLI ALLE BANCHE EUROPEE...GLI usa SONO...la causa:yes::wall::wall::wall::wall::wall::wall::wall::wall::wall::wall::wall::wall: della crisi sistemica in atto?:eek::(:rolleyes:
io sono puro.
ma a me sembra che i mercati dipendano solo ed esclusivamente dalla fed o dalle banche centrali.
ci si potrebbe scrivere un libro.
avete presente "tipo 2013 la fortezza?"
potremmo intitolarlo "2013, la mano oscura della Fed"
 
Sì, l'esempio di come saccheggiare e distruggere il mondo con la forza delle armi e della finanza, il resto sono zero come la farina :D:D:D:D
poi se tagliano al pentagono manco le guerre possono più fare.............
non gli resta che questo...........
scapoo o m,i licenziano.
ciao
 
la buona notizia e' che ...la borsa se ne frega......

a volte sembra che se ne freghi

poi torna alla realtà di colpo

comunque io penso che invece il mercato deve lanciare un forte e sonoro messaggio a questo stallo dei politici americani con una bella staffilata al ribasso, magari una seduta da meno 400 punti per dare la sveglia
 
la borsa fa passare da biskeri tutti ;)

stamani sembrava fregarsene se si risolve il cliff entro fine anno o a gennaio..
adesso invece sembra alla borsa interessi

il senatore Reid una ventina di minuti fa ha detto che probabilmente non si risolvera' il cliff

e la borsa la ha presa male;)
 
ACCUMULATE
DOPO 4 SEDUTE NEGATIVE AMERICA DOMANI SI VOLA DOPO LA SOLUZIONE SICURA DEL BUFALA CLIF....è TUTTA UNA MESSA IN SCENA...

MA CHE SHORT
LONG SICURO FINO A 1550 SP500
NQ 3000
MA NON VEDETE LE TESTA E SPALLA RIALZISTE
DOMANI IL BUFALA CLIF SARà RISOLTO E SI VOLA
SPMIB 17500/18000

OKKIO AD ANDARE SHORT

tranquilli sotto 1400 sp500 non va...
poi domani quando Obama mette le cose a posto con la bufala clif si volaaaaaaaaaaaaaaaaaaccumulate eni enel intesa generali spmib stm...levspmib si va dritti x il botto di fine anno a 16800
 
l'aereo presidenziale e' atterrato 5 minuti fa at Andrews ...
adesso vediamo se Obama in citta' riesce a manifatturare un accordo...

la sua testa e' bacata dal virus

ma non si sa mai..
a volte la consapevolezza che un giorno la storia giudichera' fa effetti strani;)

OK!
 
Il “baratro fiscale” è un’altra bufala progettata per spostare l’attenzione dei politici, dei media e del pubblico attento da problemi enormi verso quelli di piccole dimensioni.
Il “baratro fiscale” consiste in tagli alla spesa automatici e aumenti delle tasse al fine di ridurre il deficit di un ammontare insignificante nei prossimi dieci anni, almeno se il Congresso non agisce il tal senso prima. In altre parole, il “baratro fiscale” avverrà in entrambi i casi.....continua:segnali operativi trading
 
Il “baratro fiscale” è un’altra bufala progettata per spostare l’attenzione dei politici, dei media e del pubblico attento da problemi enormi verso quelli di piccole dimensioni.
Il “baratro fiscale” consiste in tagli alla spesa automatici e aumenti delle tasse al fine di ridurre il deficit di un ammontare insignificante nei prossimi dieci anni, almeno se il Congresso non agisce il tal senso prima. In altre parole, il “baratro fiscale” avverrà in entrambi i casi.....continua:segnali operativi trading

il baratro ce lo hanno nella testa chi vuole governo gigante..chi vuole che il governo decida invece del mercato...
chi pretende che il governo lo curi ..(coi soldi degli altri) chi pretende che il governo gli paghi le medicine ...(coi soldi degli altri) ...chi crede che il lavoro gli sia dovuto (dagli altri)

il socialismo e' un virus



altro che fiscal cliff:wall:
 
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