Cosa vi puo' capitare se stipulate una polizza

per chiarezza.. e dettaglio potete spiegare meglio i significati di:
PIP - FIP - FPA
grazie

FPA: prodotto apparentemente uguale ai PIP/FIP ma utilizzato per lo più per le collettive (situazione in cui tutta l'azienda decide di aderire con il trasferimento del TFR), salvo casi particolari. Costi bassi o nulli, rendimento trattenuto basso, stessa struttura e vincoli dei PIP/FIP. Dalla mia esperienza, le gestioni collegate spesso rendono meno di quelle dei FIP/PIP.. quindi il cliente che pensa di saperne sempre di più a volte chiede esplicitamente di sottoscrivere prodotti di questo tipo allettato dai caricamenti e di li a 1-2 anni va in pareggio con chi ha sottoscritto il più costoso "PIP".. Senza considerare che il costo di un FPA è solitamente legato al numero di adesioni.. aderire ad un FPA come singoli può in alcuni casi non essere nemmeno così conveniente. Per dare un'idea, da noi in INA un FPA fatto da un singolo costa 18 euro/anno e ha zero caricamenti.. se si intende versare tutti gli anni può convenire ma se si fanno versamenti una tantum non è detto (molti fanno 1 versamento e poi se ne "dimenticano" per anni).

FIP: le polizze pensionistiche ante 2007 (pre - D.lgs. 252/2005), solitamente se nella società si trovano polizze PIP e FIP, quelle FIP sono meno convenienti. Parlando di prodotti INA, il FIP prevedeva un maxicaricamento iniziale, restituito nel caso in cui fossero state versate almeno 3 annualità, un caricamento sui premi maggiore di 1 punto (rispetto all'attuale PIP) e gestione di riferimento non esclusivamente pensionistica (che si traduce in un adeguamento dei rendimenti a quelli di mercato molto più rapido, dato che i clienti non pensionistici possono versare milionate sulla stessa gestione e i nuovi soldi entrano a condividere il rendimento ma vengono investiti a rendimento minore, andando ad abbassare il rendimento medio retrocesso)

PIP: la versione uscita nel 2007, conforme alla attuale normativa (D.lgs. 252/2005) e con caricamenti ridotti rispetto alla FIP e maggiori rispetto all'FPA. E' lo strumento pensato per il singolo risparmiatore che sceglie di aderire alla previdenza complementare. La gestione separata al costo esclusivamente pensionistica tutela gli aderenti in termini di garanzie di rendimento.


La differenza fra i fondi pensionistici e quelli non esclusivamente pensionistici quest'anno si è sentita moltissimo: i grandi investitori che hanno capito come funziona il mercato in un momento come questo invece di investire in prodotti tipo PCT di chebanca o conto arancio portano i loro soldi in assicurazione. Le gestioni assicurative contabilizzano i contenuti al costo, quindi al momento acquistare 100 di gestione assicurativa obbligazionaria equivale ad acquistare 105-110 di titoli di stato trentennali ottenendone buona parte delle cedole ma senza il rischio legato al deprezzamento se l'inflazione dovesse tornare a correre. Per questo motivo quest'anno sono e stanno confluendo consistenti capitali verso le gestioni al costo. Questo fa felici gli assicuratori ma depaupera il rendimento dei piccoli, che invece aspettano ignari la fine anno per vedeer se il loro fondo gli ha retrocesso 100 o 150 euro di rendimenti. Le gestioni dedicate alla previdenza complementare invece per regolamento non possono accogliere capitali oltre il limite dei 5500 euro per aderente (salvo i casi di trasferimento da una compagnia all'altra, dove comunque il montante non è mai milionario ma si parla sempre di importi "piccoli").
 
E' il classico investimento travestito da polizza, comprendeva anche un rischio morte. Nulla per gli infortuni.

Rischio morte per quanto? Era una polizza mista? Perchè il conteggio dovresti farlo sul netto investito depurato della parte del premio che va a coprire il rischio morte.
 
1) vale la pena di vincolare il denaro per 20 anni per ottenere lo 0,4% in termini reali ?

La risposta è NO!

Ma come ti ha già detto qualcuno bisogna valutare anche altri aspetti, quali infortunii, caso morte.....

Se ad esempio il tuo collega fosse schiattato(cornabicornastracorna) 10 anni fa e la famiglia avesse preso 100.000€ come si doveva valutare la polizza???


Infatti per me ASSICURAZIONE= DA QUALCOSA O CONTRO IL VERIFICARSI DI UN EVENTO
INVESTIMENTO=PER QUALCOSA!!

Per logiche di mercato si sono confuse le due cose con risultati paradossali, truffaldini e miserrimi.:cool:
 
Le gestioni dedicate alla previdenza complementare invece per regolamento non possono accogliere capitali oltre il limite dei 5500 euro per aderente (salvo i casi di trasferimento da una compagnia all'altra, dove comunque il montante non è mai milionario ma si parla sempre di importi "piccoli").

Stai dicendo che, se voglio sottoscrivere un FIP o PIP(i nostri si chiamavano PIP già dall'inizio)non posso versare più di 5500 euro l'anno?
 
Stai dicendo che, se voglio sottoscrivere un FIP o PIP(i nostri si chiamavano PIP già dall'inizio)non posso versare più di 5500 euro l'anno?

Ni.. da noi c'è il limite esplicito dei 5500 euro l'anno (ci sono delle parziali deroghe in caso di versamento di TFR, contribuzione ridotta nei primi anni in caso di giovani appena entrati nel mondo del lavoro e affini), ma non tutte le compagnie pongono il vincolo.

Rimane il fatto che vincolando il denaro a medio-lungo termine e permettendo di ritirare il capitale solo con il limite del 50% del montante maturato se si superano determinate soglie, è strano trovare clienti interessati a versare 100.000 euro sulla gestione a cui è legato un PIP.

Alcune società pongono un vincolo esplicito, in altre viene semplicemente fatto presente che versare più di quanto sia possibile portare in deduzione è una scelta poco azzeccata.

Per le vecchie FIP, appoggiate sulle gestioni condivise con altri prodotti, il discorso era appunto completamente diverso.


Da voi può darsi che chiamassero "PIP" anche le vecchie polizze, ma dal decreto del 2005 (e prodotti di conseguenza usciti a fine 2006-inizio 2007) le regole del gioco sono cambiate. Se hai ancora un prodotto vecchio tipo ti potrebbe convenire considerare di trasferire la tua posizione "vecchia" su un prodotto (anche della stessa compagnia) di nuovo tipo per sfruttare la gestione pensionistica e probabilmente per ridurti i caricamenti sui nuovi versamenti.
 
Ni.. da noi c'è il limite esplicito dei 5500 euro l'anno (ci sono delle parziali deroghe in caso di versamento di TFR, contribuzione ridotta nei primi anni in caso di giovani appena entrati nel mondo del lavoro e affini), ma non tutte le compagnie pongono il vincolo.

Rimane il fatto che vincolando il denaro a medio-lungo termine e permettendo di ritirare il capitale solo con il limite del 50% del montante maturato se si superano determinate soglie, è strano trovare clienti interessati a versare 100.000 euro sulla gestione a cui è legato un PIP.

Alcune società pongono un vincolo esplicito, in altre viene semplicemente fatto presente che versare più di quanto sia possibile portare in deduzione è una scelta poco azzeccata.

Per le vecchie FIP, appoggiate sulle gestioni condivise con altri prodotti, il discorso era appunto completamente diverso.


Da voi può darsi che chiamassero "PIP" anche le vecchie polizze, ma dal decreto del 2005 (e prodotti di conseguenza usciti a fine 2006-inizio 2007) le regole del gioco sono cambiate. Se hai ancora un prodotto vecchio tipo ti potrebbe convenire considerare di trasferire la tua posizione "vecchia" su un prodotto (anche della stessa compagnia) di nuovo tipo per sfruttare la gestione pensionistica e probabilmente per ridurti i caricamenti sui nuovi versamenti.

E' tutto relativo; se è vero che le nuove polizze presentano dei vantaggi le vecchie(da noi)avevano il vantaggio di presentare i coefficenti di trasformazione in rendita definiti al momento della sottoscrizione; cosa che non avviene più.
Sul montante da trasformare in rendita sono d'accordo solo parzialmente:è vero che al di sopra dei 70.000 euro sei costretto a ritirare una parte sotto forma di rendita.
E' vero anche che questi prodotti hanno finalità pensionistiche e che, per molti sottoscrittori, avere una pensione integrativa è un problema reale al di là del vantaggio fiscale.
 






i grandi investitori che hanno capito come funziona il mercato in un momento come questo invece di investire in prodotti tipo PCT di chebanca o conto arancio portano i loro soldi in assicurazione. Le gestioni assicurative contabilizzano i contenuti al costo, quindi al momento acquistare 100 di gestione assicurativa obbligazionaria equivale ad acquistare 105-110 di titoli di stato trentennali ottenendone buona parte delle cedole ma senza il rischio legato al deprezzamento se l'inflazione dovesse tornare a correre. Per questo motivo quest'anno sono e stanno confluendo consistenti capitali verso le gestioni al costo. Questo fa felici gli assicuratori ma depaupera il rendimento dei piccoli, che invece aspettano ignari la fine anno per vedeer se il loro fondo gli ha retrocesso 100 o 150 euro di rendimenti.

I grandi investitori = gli istituzionali ? oppure da che cifra ? Il deprezzamento potrebbe avvenire non solo per l'inflazione, ma anche per sconquassi tipo Grecia o no ? e questo non incide nella valorizzazione del PIP ?
 
E' tutto relativo; se è vero che le nuove polizze presentano dei vantaggi le vecchie(da noi)avevano il vantaggio di presentare i coefficenti di trasformazione in rendita definiti al momento della sottoscrizione; cosa che non avviene più.

Occhio a un dettaglio: le polizze che determinano il coefficiente in polizza spesso nel caso in cui si applichi il coefficiente contrattualizzato danno poi una rendita NON RIVALUTABILE (leggi: tanto prendi il primo anno, tanto prenderai ogni anno finchè rimani in vita.. che a 30 anni può voler dire il prezzo di un caffè). Quindi le opzioni effettive sono:

- rendita NON rivalutabile con coefficiente inizialmente più conveniente
- rendita RIVALUTABILE con coefficiente iniziale dipendente dall'aspettativa di vita a scadenza (presumibilmente superiore a quella di oggi)

Il calcolo delle rendite nasconde molte insidie.. anche qui non è tutto oro quello che luccica
 

I grandi investitori = gli istituzionali ? oppure da che cifra ? Il deprezzamento potrebbe avvenire non solo per l'inflazione, ma anche per sconquassi tipo Grecia o no ? e questo non incide nella valorizzazione del PIP ?


Grandi investitori = non per forza istituzionali, diciamo "soggetti che dispongono di capitali consistenti" e che presumibilmente hanno un'idea del come convenga impiegare i soldi nelle varie fasi di mercato. Anche un cliente con un milione di capitale in questa definizione è un "grande investitore".

I PIP hanno le gestioni contabilizzate al costo, cioè quando vanno a calcolare i rendimenti non utilizzano il valore attuale della gestione ma solo l'ammontare di cedole/dividendi maturati e le plus/minusvalenze realizzate.

Questo vuol dire che la grecia avrebbe effetto sulle gestioni PIP solo nel caso in cui queste avessero titoli greci in portafoglio e solo nel caso in cui la grecia dovesse andare in default (supponendo che i portafogli non contengano cds e derivati affini per trasferire il rischio di insolvenza).

I tassi di interesse e l'inflazione non impattano il rendimento delle gestioni assicurative se non nel lungo termine.

Per semplificare, se il contenuto della gestione è composto da BTP trentennali al 5% comprati a 100 e con valroe attuale 100, il rendimento della gestione sarà tutti gli anni del 5%. Se i tassi di mercato salgono, vuol dire il prezzo dei BTP in gestione scenderà (varranno ad esempio 95), in caso contrario il loro valore salirà (esempio: 105). Il rendimento della gestione al costo sarà comunque del 5%.

All'ingresso di nuovi capitali il gestore si troverà a comprare altri BTP più o meno convenienti rispetto ai precedenti. Se i tassi scendono, i BTP al 5% saranno più cari e quindi il gestore comprerà i nuovi BTP "peggio", cioè pagando ad esempio 105 quegli stessi BTP che prima aveva pagato 100. Questi andranno a fare media in termini di rendimenti con i precedenti, facendo scedere un pochino il rendimento. Discorso opposto nel caso in cui i tassi di riferimento dovessero salire.

L'effetto dell'inflazione dell'anno e della variazione nel breve dei tassi di rendimento di mercato influisce quindi solo marginalmente sul rendimento delle gestioni assicurative.

Diverso è il rischio per l'eventuale default della Grecia perchè in quel caso la minusvalenza verrebbe contabilizzata in corso d'anno e andrebbe a impattare sul rendimento retrocesso.

Purtroppo non ho idea di quale sia l'esposizione a titoli greci delle varie gestioni ma suppongo sia ridotta (il debito greco è il 4% del debito complessivo comunitario e suppongo che in italia l'esposizione sia mediamente inferiore al 4% dato che le gestioni acquistano spesso una maggiore quantità di debito nazionale)
 
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