Charlie
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dedicato a quelli che sottovalutano il problema
https://www.repubblica.it/salute/2022/11/11/news/covid_i_rischi_delle_reinfezioni-373942905/
Il lavoro di un gruppo di ricercatori dell'Università di Washington pubblicato su Nature. Valutate su larga scala le possibili conseguenze*di*infezioni plurime da coronavirus: ad ogni nuovo contatto crescono le probabilità di andare incontro a complicanze
In assoluto determinano quadri meno gravi rispetto a quelli relativi al primo contagio, ma le reinfezioni da Sars-CoV-2 non è detto che evolvano sempre senza particolari conseguenze. Ragion per cui continuare ad adottare le misure*di*protezione non farmacologiche (distanziamento sociale, igiene delle mani e soprattutto utilizzo delle mascherine) in determinati contesti rimane uno dei tasselli da preservare anche in questa fase della pandemia da Covid. Evidenze e deduzioni che emergono da uno studio pubblicato sulla rivista Nature Medicine: il primo a valutare su larga scala le possibili conseguenze*di*infezioni plurime da coronavirus.
Un lavoro che non cancella l'esperienza acquisita in questi mesi e che, grazie anche alla protezione offerta dai vaccini, porta a considerare le reinfezioni mediamente meno rischiose rispetto alla prima esposizione al virus. Non per questo, però, le precauzioni sono*diventate inutili. A ogni nuovo contatto con il virus, infatti, crescerebbero le probabilità*di*andare incontro a complicanze, sia nella fase acuta dell'infezione, sia nei mesi a venire: con la comparsa*di*disfunzioni d'organo*diffuse, come probabili manifestazioni del Long-Covid.
Le reinfezioni causano più decessi e ricoveri
Ad aggiungere un nuovo tassello alla conoscenza nel campo delle reinfezioni è un gruppo*di*ricercatori della facoltà*di Medicina dell'Università*di*Washington, che ha lavorato su un ampio set*di*dati riportati nel database del*Dipartimento per gli Affari dei veterani degli Stati Uniti, che fornisce assistenza sanitaria ai militari del Paese.
I camici bianchi*hanno monitorato nel tempo le condizioni*di*salute*di*oltre 5 milioni*di*persone mai entrate a contatto con Sars-CoV-2 e*di*due campioni inferiori: il primo includeva oltre 440mila adulti che si sono infettati una sola volta, il secondo (oltre 40mila adulti) persone contagiatesi due, tre o più volte.
L'analisi è stata condotta sulla base dei casi*di*infezione registrati tra l'inizio*di*marzo 2020 e il 6 aprile*di*quest'anno. Un periodo ampio, che ha permesso*di*osservare anche le eventuali*differenze legate alla circolazione*di*una variante piuttosto che*di*un'altra.
I ricercatori si sono concentrati sulle*differenze nello stato*di*salute rilevabili tra gli appartenenti ai*diversi gruppi nei trenta giorni successivi all'infezione e a sei mesi*di*distanza. Così si è arrivati a quantificare un rischio aumentato*di*decesso (doppio) e*di*ricovero (tre volte superiore) tra i pazienti che si sono contagiati nuovamente rispetto a coloro che sono rimasti fermi a un solo contatto con Sars-CoV-2. Conseguenze che, questo aspetto non viene chiarito nel lavoro, potrebbero essere dovute a un'azione*diretta del virus o al peggioramento*di*condizioni cliniche già non ottimali al momento del contagio.
I postumi si vedono in quasi in tutto il corpo
Ma non solo. Le ricadute sono state osservate anche nel tempo: con una maggiore probabilità*di*sviluppare problematiche croniche a carico dell'apparato respiratorio, cardiovascolare,*digerente e muscolo-scheletrico, oltre che problemi di coagulazione del sangue.
"Nei mesi scorsi si è spesso respirata un'aria*di*eccessiva sicurezza tra coloro che avevano già avuto il Covid: e in particolare tra chi era pure al passo con la vaccinazione - commenta Ziyad Al-Aly, epidemiologo clinico all'Università*di*Washington e coordinatore della ricerca -. Senza alcuna ambiguità, il nostro studio ci*dice però che le successive reinfezioni aumentano i rischi per la salute: sia nella fase acuta sia nel medio termine. Aprendo,*di*fatto, la strada al Long-Covid".
Le probabilità*di*andare incontro a un evento avverso per la salute sono risultate crescenti con l'aumentare dei contagi. Tradotto: chi si infetta tre volte rischia più*di*chi si è fermato a due, che a sua volta potrebbe andare incontro a complicanze con maggiore facilità rispetto a chi si è infettato una sola volta o non è mai entrato a contatto con Sars-CoV-2. Ragion per cui "le misure per la prevenzione del contagio meritano*di*essere mantenute in vigore: soprattutto in vista del sopraggiungere dell'inverno e della*diffusione dell'influenza", aggiunge Al-Aly.
Anziani e fragili i più a rischio
Lo studio, il primo a descrivere in maniera così doviziosa e su un campione ampio le conseguenze delle reinfezioni, è giunto subito all'attenzione anche della comunità scientifica italiana. D'altra parte anche nel nostro Paese, complice la circolazione assoluta*di*Omicron (nelle sue*diverse subvarianti), il numero*di*persone che "colleziona" infezioni da Sars-CoV-2 è in crescita.
"Questo lavoro sancisce ciò che in realtà già sospettavamo: nelle persone con una malattia cronica o una fragilità dovuta alla contemporanea presenza*di*più condizioni patologiche, le reinfezioni non è detto che siano innocue - afferma Domenico Girelli,*direttore dell'Unità operativa complessa*di Medicina interna dell'azienda ospedaliero-universitaria integrata*di*Verona -. La fase che stiamo vivendo è delicata, perché*di*fatto la gestione della pandemia è affidata in larga parte alla sensibilità dei singoli. E se i ragazzi e i giovani adulti sani e regolarmente vaccinati possono sentirsi relativamente al sicuro, lo stesso non si può*dire per i grandi anziani e le persone ammalate: indipendentemente dall'età. Se si è in queste condizioni o si è a contatto con parenti molto fragili, è opportuno utilizzare ancora*il più possibile*la mascherina. Almeno nei luoghi chiusi".
Come proteggersi
Sulla base*di*questa evenienza, secondo gli esperti, ora sono tre le contromisure da adottare: utilizzare la mascherina nei luoghi chiusi e fare il possibile per vaccinare con il booster e nei confronti dell'influenza tutte le persone per cui vi è un'indicazione in questo senso. "Dubbi sull'efficacia e sull'utilità della quarta dose negli over 60 e nelle persone fragili non ce ne sono - chiarisce Girelli -. Se nonostante l'arrivo della variante Omicron i casi*di*malattia grave o decesso restano vicini allo zero, il merito è soprattutto della vaccinazione, che garantisce una protezione dai*rischi*connessi*a una reinfezione,*soprattutto riguardo allo sviluppo*di*forme gravi*di*Covid. È vero, non siamo nelle stesse condizioni né*di*due anni fa né dello scorso autunno, ma non dobbiamo*dimenticarci che il virus è ancora tra noi e che è solo un'illusione il poter tornare tutto a un tratto alla vita che conducevamo prima dell'arrivo della pandemia".
https://www.repubblica.it/salute/2022/11/11/news/covid_i_rischi_delle_reinfezioni-373942905/
Il lavoro di un gruppo di ricercatori dell'Università di Washington pubblicato su Nature. Valutate su larga scala le possibili conseguenze*di*infezioni plurime da coronavirus: ad ogni nuovo contatto crescono le probabilità di andare incontro a complicanze
In assoluto determinano quadri meno gravi rispetto a quelli relativi al primo contagio, ma le reinfezioni da Sars-CoV-2 non è detto che evolvano sempre senza particolari conseguenze. Ragion per cui continuare ad adottare le misure*di*protezione non farmacologiche (distanziamento sociale, igiene delle mani e soprattutto utilizzo delle mascherine) in determinati contesti rimane uno dei tasselli da preservare anche in questa fase della pandemia da Covid. Evidenze e deduzioni che emergono da uno studio pubblicato sulla rivista Nature Medicine: il primo a valutare su larga scala le possibili conseguenze*di*infezioni plurime da coronavirus.
Un lavoro che non cancella l'esperienza acquisita in questi mesi e che, grazie anche alla protezione offerta dai vaccini, porta a considerare le reinfezioni mediamente meno rischiose rispetto alla prima esposizione al virus. Non per questo, però, le precauzioni sono*diventate inutili. A ogni nuovo contatto con il virus, infatti, crescerebbero le probabilità*di*andare incontro a complicanze, sia nella fase acuta dell'infezione, sia nei mesi a venire: con la comparsa*di*disfunzioni d'organo*diffuse, come probabili manifestazioni del Long-Covid.
Le reinfezioni causano più decessi e ricoveri
Ad aggiungere un nuovo tassello alla conoscenza nel campo delle reinfezioni è un gruppo*di*ricercatori della facoltà*di Medicina dell'Università*di*Washington, che ha lavorato su un ampio set*di*dati riportati nel database del*Dipartimento per gli Affari dei veterani degli Stati Uniti, che fornisce assistenza sanitaria ai militari del Paese.
I camici bianchi*hanno monitorato nel tempo le condizioni*di*salute*di*oltre 5 milioni*di*persone mai entrate a contatto con Sars-CoV-2 e*di*due campioni inferiori: il primo includeva oltre 440mila adulti che si sono infettati una sola volta, il secondo (oltre 40mila adulti) persone contagiatesi due, tre o più volte.
L'analisi è stata condotta sulla base dei casi*di*infezione registrati tra l'inizio*di*marzo 2020 e il 6 aprile*di*quest'anno. Un periodo ampio, che ha permesso*di*osservare anche le eventuali*differenze legate alla circolazione*di*una variante piuttosto che*di*un'altra.
I ricercatori si sono concentrati sulle*differenze nello stato*di*salute rilevabili tra gli appartenenti ai*diversi gruppi nei trenta giorni successivi all'infezione e a sei mesi*di*distanza. Così si è arrivati a quantificare un rischio aumentato*di*decesso (doppio) e*di*ricovero (tre volte superiore) tra i pazienti che si sono contagiati nuovamente rispetto a coloro che sono rimasti fermi a un solo contatto con Sars-CoV-2. Conseguenze che, questo aspetto non viene chiarito nel lavoro, potrebbero essere dovute a un'azione*diretta del virus o al peggioramento*di*condizioni cliniche già non ottimali al momento del contagio.
I postumi si vedono in quasi in tutto il corpo
Ma non solo. Le ricadute sono state osservate anche nel tempo: con una maggiore probabilità*di*sviluppare problematiche croniche a carico dell'apparato respiratorio, cardiovascolare,*digerente e muscolo-scheletrico, oltre che problemi di coagulazione del sangue.
"Nei mesi scorsi si è spesso respirata un'aria*di*eccessiva sicurezza tra coloro che avevano già avuto il Covid: e in particolare tra chi era pure al passo con la vaccinazione - commenta Ziyad Al-Aly, epidemiologo clinico all'Università*di*Washington e coordinatore della ricerca -. Senza alcuna ambiguità, il nostro studio ci*dice però che le successive reinfezioni aumentano i rischi per la salute: sia nella fase acuta sia nel medio termine. Aprendo,*di*fatto, la strada al Long-Covid".
Le probabilità*di*andare incontro a un evento avverso per la salute sono risultate crescenti con l'aumentare dei contagi. Tradotto: chi si infetta tre volte rischia più*di*chi si è fermato a due, che a sua volta potrebbe andare incontro a complicanze con maggiore facilità rispetto a chi si è infettato una sola volta o non è mai entrato a contatto con Sars-CoV-2. Ragion per cui "le misure per la prevenzione del contagio meritano*di*essere mantenute in vigore: soprattutto in vista del sopraggiungere dell'inverno e della*diffusione dell'influenza", aggiunge Al-Aly.
Anziani e fragili i più a rischio
Lo studio, il primo a descrivere in maniera così doviziosa e su un campione ampio le conseguenze delle reinfezioni, è giunto subito all'attenzione anche della comunità scientifica italiana. D'altra parte anche nel nostro Paese, complice la circolazione assoluta*di*Omicron (nelle sue*diverse subvarianti), il numero*di*persone che "colleziona" infezioni da Sars-CoV-2 è in crescita.
"Questo lavoro sancisce ciò che in realtà già sospettavamo: nelle persone con una malattia cronica o una fragilità dovuta alla contemporanea presenza*di*più condizioni patologiche, le reinfezioni non è detto che siano innocue - afferma Domenico Girelli,*direttore dell'Unità operativa complessa*di Medicina interna dell'azienda ospedaliero-universitaria integrata*di*Verona -. La fase che stiamo vivendo è delicata, perché*di*fatto la gestione della pandemia è affidata in larga parte alla sensibilità dei singoli. E se i ragazzi e i giovani adulti sani e regolarmente vaccinati possono sentirsi relativamente al sicuro, lo stesso non si può*dire per i grandi anziani e le persone ammalate: indipendentemente dall'età. Se si è in queste condizioni o si è a contatto con parenti molto fragili, è opportuno utilizzare ancora*il più possibile*la mascherina. Almeno nei luoghi chiusi".
Come proteggersi
Sulla base*di*questa evenienza, secondo gli esperti, ora sono tre le contromisure da adottare: utilizzare la mascherina nei luoghi chiusi e fare il possibile per vaccinare con il booster e nei confronti dell'influenza tutte le persone per cui vi è un'indicazione in questo senso. "Dubbi sull'efficacia e sull'utilità della quarta dose negli over 60 e nelle persone fragili non ce ne sono - chiarisce Girelli -. Se nonostante l'arrivo della variante Omicron i casi*di*malattia grave o decesso restano vicini allo zero, il merito è soprattutto della vaccinazione, che garantisce una protezione dai*rischi*connessi*a una reinfezione,*soprattutto riguardo allo sviluppo*di*forme gravi*di*Covid. È vero, non siamo nelle stesse condizioni né*di*due anni fa né dello scorso autunno, ma non dobbiamo*dimenticarci che il virus è ancora tra noi e che è solo un'illusione il poter tornare tutto a un tratto alla vita che conducevamo prima dell'arrivo della pandemia".