Creare e lanciare una APP

Ciao Solidum noi che abbiamo provato a fare concretamente qualcosa nel giro di qualche considerazione ci troviamo subito sulla stessa linea di pensiero.

Qua si continua a prendere d'esempio i gates i musk gli zuckemberg oppure manager aziendali di multinazionali storiche con 1500 dipendenti, come se fossero esempi commerciali replicabili da chiunque abbia un minimo di spirito di iniziativa.

Senza capire che un'idea qualsiasi, e continuio a ribadire che non è migliore o più bella di quelle che ha un minatore o camionista.

Se non è supportata dalle condizioni tecniche (competenze) ambientali (periodo storico/luogo) economiche (capitali) e sociali (agganci) non vale assolutamente nulla...

Uno che riuscirebbe a dimostrare che un'idea qualsiasi ha del valore commerciale come quella di un minatore o camionista, andrebbe ad ottenere molti più soldi e fama (il nobel sarebbe subito di diritto) nel fare dei convegni dove dimostra questa dinamica rispetto al fare l'imprenditore.

A volte mi chiedo se i vari Sansiro ecc sono consapevoli che le stesse multinazionali hanno al loro interno dei poli di ricerca e spesso collaborano con le migliori università del mondo, se esiste qualcosa di valido e profittevole a livello commerciale sono loro i primi a recepirlo e concretizzarlo.
Se prima l'intuizione maturata dalla sera alla mattina nelle mura di casa non voleva niente ora vale ancora meno.

Non è (sempre) così,
di solito quelle realtà lavorano su grandi progetti o su parte di esse e non hanno la libertà di azione che invece un piccolo team può avere.Quelle grandi realtà inoltre spesso non hanno percezione di eventuali inefficienze da sfruttare a livello locale proprio perchè grandi realtà.

Ogni azienda,anche la più grande che esista al mondo è partita da zero,non dimentichiamocelo mai e anche in tempi recenti.Quello che cambia al giorno d'oggi rispetto al passato è la barriera in ingresso per poter sviluppare qualcosa che funzioni....ci vogliono competenze sempre maggiori,le risorse economiche e anche i canali sociali nell'era di internet se uno vuole li trova.

L'autosabotazione purtroppo è il peggior nemico che uno può avere e penso questo derivi dal fatto che uno non ha vera passione per quello che fa,uno fa certe cose perchè ha passione di farle,non perchè vuol diventare ricco e famoso,quella è (eventualmente) una conseguenza.
 
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Chiariamo subito una cosa: con tutto il rispetto per la categoria, i camionisti non hanno idee.

Non le hanno neanche gli uomini di azienda esperti di un settore.

Ho fatto l'esempio della Poretti. L'azienda va male, l'AD trova in casa un sistema per risparmiare soldi e fare anche un prodotto migliore.

Tutto facile, no? No. I dirigenti si mettono di traverso. È costretto a cacciarne un po' per poter fare quello che andava fatto.

Non è un'eccezione. Le aziende funzionano così.

Non tutte e non tutti i settori.

Prendete l'editoria. È appena uscito un libro che raccoglie le memorie del responsabile per molti anni dell'area libri della Mondadori, Gian Arturo Ferrari.

C'è un passaggio in cui descrive come decidono se pubblicare o no un libro. Pensate che ricorrano alle sottili arti della dialettica? Macché. La "trattativa" dura a malapena un paio di minuti e prevalentemente si esprime con versi ed espressioni del viso.

Il motivo è che sanno già se il libro va pubblicato o no, e quanto e come va sostenuto. I versi servono a verificare se si è sulla stessa lunghezza d'onda, e di solito è così.

Un ingenuo potrebbe pensare che si discuta, si esprima le proprie opinioni, si sostenga il proprio punto di vista.

No. Semplicemente le cose si sanno prima.

Ovviamente non tutti ci arrivano, ma chi lavora in quell'ambiente è stato selezionato fra molti, allevato e addestrato negli anni, fino a sviluppare quei talenti che gli consentano di comunicare e lavorare in quel particolare contesto.

Io ho lavorato tre anni come esterno per l'area libri e penso che questo aneddoto sia vero.

Un giorno passavo di lì e mi ricordo una discussione su alcuni libri: questo vende tot, quest'altro il 20% in più, questo non arriva a X e non ne pubblichiamo più, ecc.

Nessun viso contratto per lo sforzo, nessuna vanteria, semplicemente era come se ogni libro avesse una targhetta con scritto il prezzo e le copie vendute (che sarebbero state vendute).

Conoscevano il futuro?

No. Conoscevano il mercato e i gusti dei lettori, abituali e occasionali.

Conoscere il futuro è un'altra cosa, vuol dire individuare in anticipo fra tanti libri meritevoli quello che sarà un best Sellers da un milione di copie.

Ma nessuno finora ha dimostrato di saper vedere i Cigni Neri in anticipo.

A questo punto, facciamo passare il sistema editoriale presso le forche caudine de "l'idea non conta, conta la sua realizzazione".

Le case editrici sono state chiuse perché manifestamente inutili, una farraginosa burocrazia di bramini che si interponeva fra gli autori e il mercato.

Uno scrittore si presenta da un investitore e gli dice "ho quest'idea per un libro, ecco un estratto".

Senza neanche guardarlo (l'idea non conta, giusto?) gli risponde: va bene, finiscilo, stampane un po' di copie e comincia a farlo circolare nel tuo quartiere, magari allestisci una bancarella durante il mercatino del sabato, poi ci rivediamo.

Dopo un po' il tipo ritorna e gli dice tutto contento che il libro è stato bene accolto ed è piaciuto.

"Ottimo" è la risposta. "Posso vedere la copertina? Insomma... Andrebbe fatto qualcosa di meglio. Allora, fai una ristampa con una copertina decente e poi piazzalo in un po' di gruppi di lettura. Sì, lo so, sono infognati con un sacco di altri esordienti. Ma se fai una bella sinossi vedrai che ce la fai a entrare. Poi ci mandi un elenco di questi gruppi e al resto pensiamo noi."

Passa qualche mese, nuovo incontro. "Sai, abbiamo fatto un lavoro accurato. Il tuo libro non è che sia andato male. Solo che... molti lo hanno trovato troppo lungo. Altri decisamente violento e sboccato. Dovresti provvedere, perché così com'è non possiamo investirci."

Dopo altri cinque incontri e altrettanti rimaneggiamenti, l'autore si ritira dall'agone letterario.

Il "moderno" sistema delle startup - tranne quando vi sia una innovazione tecnica piuttosto evidente - funziona così.
 
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rimango in attesa di avere indicazioni sulle aziende ed app lanciate e gestite da oscarito e gli altri utenti che invece di provare ad informare i non addetti ai lavori intervengono in modo maleducato senza però dare evidenza alcuna di un percorso da svolgere

un saluto
Al di là delle polemiche, c'è un punto su cui mi trovo d'accordo, ovvero sul rischio di affidare la realizzazione della propria idea a una società esterna.

Non conosco le software house, non so come lavorano, che criteri qualitativi adottano, fino a che punto sono disposti ad andare incontro alle esigenze del cliente, ecc.

È infatti innegabile che anche un'idea semplice, per passare dallo stato di pensiero alla sua concreta realizzazione, va incontro a molti passaggi, e in ciascuno di essi vanno prese delle decisioni che si riverberano sugli altri aspetti del progetto.

Mano mano andiamo avanti troviamo tante problematiche che prima non avevamo pre/visto.

Il rischio con una società esterna è che ogni volta che ci si trova di fronte a uno snodo e occorre studiare una soluzione ad hoc, senza perdere il focus sull'idea di fondo, si cerchi la soluzione più agevole che non necessariamente è la migliore.

L'alternativa, quella del team, cioè di persone che partecipano in prima persona al progetto, assicura un impegno maggiore ma... ma occorre che tutti i componenti condividano la visione di fondo (all'inizio può sembrare che è così, per poi scoprire delle divergenze che in qualche modo andranno risolte.)

Poi c'è anche il resto, cioè una volta che la app è stata realizzata occorre commercializzarla.

E anche su questo punto si ripropone lo stesso problema incontrato con la software house.

Se posso darti un consiglio, prima di varcare il Rubicone devi trovarti una guida affidabile, qualcuno che conosca a menadito il settore. Visti da fuori tutti i fornitori mostrano la loro faccia migliore, ma solo chi è dell'ambiente ne conosce i pregi e i difetti e sa a chi si può affidare un lavoro e a chi no.
 
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