Critica e dogmatismo

  • ANNUNCIO: Segui le NewsLetter di Borse.it.

    Al via la Newsletter di Borse, con tutte le notizie quotidiane sui mercati finanziari. Iscriviti per rimanere aggiornato con le ultime News di settore, quotazioni e titoli del momento.
    Per iscriverti visita questo link.

nickilista

Siento el Sur...
Registrato
21/12/02
Messaggi
4.371
Punti reazioni
201
Cosa è che distingue questi due atteggiamenti?
Niente impedisce che io critichi in base ad un dogma, né che io dogmatizzi un risultato critico.
Secondo alcuni, la critica soccorre il dogmatismo perché quest'ultimo non è in grado da sé di -diciamo così- portarsi al di fuori del proprio "spazio" teoretico. Ma in un certo senso, da ciò non è immune neanche la riconduzione al proprio della critica.
Secondo voi?
 
Scritto da nickilist@
Cosa è che distingue questi due atteggiamenti?
Niente impedisce che io critichi in base ad un dogma, né che io dogmatizzi un risultato critico.
Secondo alcuni, la critica soccorre il dogmatismo perché quest'ultimo non è in grado da sé di -diciamo così- portarsi al di fuori del proprio "spazio" teoretico. Ma in un certo senso, da ciò non è immune neanche la riconduzione al proprio della critica.
Secondo voi?
Io sono al di fuori di ogni dogmatismo, sono per il libero pensiero, come Giordano.....
FR
 
io sono favorevole al pensiero anarchico, fondamentalmente basato sull'intuizione (da ciò discende fondamentalmente l'evoluzione del Pensiero Tondo, ma non vorrei ripetermi.... ) ;)
 
Scritto da nickilist@
Cosa è che distingue questi due atteggiamenti?
Niente impedisce che io critichi in base ad un dogma, né che io dogmatizzi un risultato critico.
Secondo alcuni, la critica soccorre il dogmatismo perché quest'ultimo non è in grado da sé di -diciamo così- portarsi al di fuori del proprio "spazio" teoretico. Ma in un certo senso, da ciò non è immune neanche la riconduzione al proprio della critica.
Secondo voi?

In ogni modo ti risponda potrei apparire esegeta ma il dogma è solo accettandolo come tale o termina di essere.....
 
Io sono per il pensiero a "inchiostro simpatico" (a proposito: bello l'articolo di Cordero su Repubblica di oggi): è l'unico che consente una certa dissoluzione; quello a inchiostro anti-patico "scambia" ed è, appunto, antipatico.
 
Ultima modifica:
Io sono per il pensiero metereopatico.
E poi, soffro anche di meteorismo.
Un caco-fonico meteorismo.

Enig Mistico
 
Scritto da nickilist@
Cosa è che distingue questi due atteggiamenti?
Niente impedisce che io critichi in base ad un dogma, né che io dogmatizzi un risultato critico.
Secondo alcuni, la critica soccorre il dogmatismo perché quest'ultimo non è in grado da sé di -diciamo così- portarsi al di fuori del proprio "spazio" teoretico. Ma in un certo senso, da ciò non è immune neanche la riconduzione al proprio della critica.
Secondo voi?

Il dogma è qualcosa che nasce per un atto di imposizione, ad esso bisogna assoggettarsi, è immodificabile, indimostrabile, tautologico.

La critica avanza ipotesi perfettibili, dimostrabili, mira ad analizzare, scomporre e ad evolversi.
L'uso dogmatico della critica è un uso distorto.
 
Re: Re: Critica e dogmatismo

Scritto da stele
Il dogma è qualcosa che nasce per un atto di imposizione, ad esso bisogna assoggettarsi, è immodificabile, indimostrabile, tautologico.

La critica avanza ipotesi perfettibili, dimostrabili, mira ad analizzare, scomporre e ad evolversi.
L'uso dogmatico della critica è un uso distorto.
A rigore, anche il dogma vede imperfezioni, e cerca di "correggere" queste distanze. Anch'esso è in vista di "perfettibilità".
Non trovi che, almeno il momento "criteriale", sia un'imposizione, o un'autoposizione? Beninteso, molto più "fluido".
 
Re: Re: Re: Critica e dogmatismo

Scritto da nickilist@
A rigore, anche il dogma vede imperfezioni, e cerca di "correggere" queste distanze. Anch'esso è in vista di "perfettibilità".
Non trovi che, almeno il momento "criteriale", sia un'imposizione, o un'autoposizione? Beninteso, molto più "fluido".

Il dogma io lo vedo molto parmenideo, secondo me non vede e non cerca niente all'infuori di se stesso. E' prigioniero della sua (presunta) perfezione.

Qualsiasi velleità di imposizione, nella critica (sana), non può richiamarsi al principio di autorità, deve basarsi sulla validità dei contenuti.
 
Re: Re: Re: Re: Critica e dogmatismo

Scritto da stele
Il dogma io lo vedo molto parmenideo, secondo me non vede e non cerca niente all'infuori di se stesso. E' prigioniero della sua (presunta) perfezione.

Qualsiasi velleità di imposizione, nella critica (sana), non può richiamarsi al principio di autorità, deve basarsi sulla validità dei contenuti.
Sì, ma il non richiamarsi ad un'"auctoritas" non per questo certifica la sua non assunzione.
Nietzsche, da qualche parte, dice di non "buttare troppo presto la parte migliore di sé, il giogo" (cito a braccio); in più, una vera critica "conosce" l'oggetto su cui si esercita ("ab integro nascitur ordo").
Quanto a Parmenide, bisogna vedere cosa c'è in quella assimilazione di "essere e pensiero". Secondo alcuni, non è propriamente un'assimilazione, ma un saper "Raccogliere" l'invio destinale dell'essere.
 
Il dogma non si conosce..... al massimo si impara a memoria.

Ho detto parmenideo ma avrei potuto dire leibniziano... tanto ambedue i riferimenti sarebbero stati molto approssimativi.
 
ma naturalmente da un punto divista squisitamente sintattico la differenza risulta estema :critica e dogmatismo appaiano segni diversissimi: uno molto più lungo, e diciamo caratterizzato da un' un suffisso che in ogni caso allontana di molto anche volendo per forza ragionarsi sù, qualsiasi possibile paragone o meglio contrapposizione col primo termine.
Si potrebbe equlibrare l' originario squilibrio dell' antitesi modificando il primo o il secondo termine: critica o dogma ;criticismo o dogmatismo.
Naturalmente ho modificato anche la congiunzione per mettere in evidenza la contrapposizione dei 2 termini e ho abbandonato la congiunzione che non aiuta in alcuna analisi...
Abbondonato qualsiasi ragionamento (di per se sicuramente più interessante e dibbattuto)sul suffisso...la mia opinione sarebbe in ogni caso ,se o anche ben interpretato il significato della domanda,di cambiare il primo termine in scetticismo:quindi:scetticismo o dogmatismo...
Detto questo mi avvio a concludere che personalmente certe classificazioni sono inutili e appartengono a un modo di schematizzare la materia che si tratta didascalico e approssimativo......
comunque sono per la complementarietà
 
Sulla congiunzione: e, o, oppure e/o.

Essendo questa "frase nominale" un atto positivo al livello linguistico, la scelta tra congiunzione e/o disgiunzione è un atto "libero" del predicante (che "fuoriesce" da un livello antepredicativo). In sostanza, le vedo (in via teorica) congiungibili, per via di un atto sintetico positivo, e non disgiuntivo (come traspare dal 3d). E poi, anche se avessi posto la disgiunzione, avrei posto una sintesi che andrebbe comunque disgiunta (almeno stando a quanto scrivi)

Sulla scelta dei termini: è vero che su un piano "formale" a critica dovrei sostituire "criticismo" (ma questa è propriamente una corrente filosofica, non un atteggiamento. Anzi, a questo punto bisognerebbe indagare se non comporta già una "intensità" dogmatica, un principio non interrogato), per fare il paio, oppure, meglio, avrei dovuto scrivere "critica e dogmatica" (intendendo quest'ultima, però, come la scienza che sistematizza sulla base di un dogma, ma in senso lato anche lo "scivolamento" e la cristallizzazione, sempre possibile, di un risultato critico), ma il problema è che il "dogmatismo" (credo, tra l'altro che per ragioni eufoniche si utilizzi come "radicale" la forma "genitiva" di "dogma, dogmatos) è già, e forse solo, una "posizione", che dà per scontato un principio - per dir così - non interrogato e pertanto posso portare nei suoi confronti una "qualsiasi" critica.

Mi riservo di indagare occorrenze "frequentative" dei termini (derivati di dokeo, e di krino)
 
Potreste giungere ad una catarsi autogenerativa......fuori c'è il sole.......produce ottima Vitamina......
 
Indietro