ALLORA FACCIO UN PUO' DI PUBBLICITA ALLE POSTE
VIA CON IL PRIMO SPOT...
Dipendenti tentano truffa alle Poste
In un ufficio postale del Bolognese, gli impiegati "gonfiavano" il numero di buoni fruttiferi postali che avevano venduto per intascare i premi di produttività
BOLOGNA - Un ufficio postale nel Bolognese, nel giro di appena un mese, avrebbe raddoppiato le sottoscrizioni di buoni fruttiferi postali, magia replicata da un altro ufficio nel pesarese. Erano però funzionari e impiegati - secondo le inchieste avviate da alcune Procure di diverse città - a mettersi dall’altra parte dello sportello, salvo poi restituire i buoni il giorno seguente. L’obiettivo era di far lievitare l’ammontare della raccolta, per poi vedersi assegnare i premi di produttività individuali.Per questo la Procura di Bologna sta indagando sull’ipotesi di tentata truffa, con l’aggravante, per le decine di persone già coinvolte (a Bologna anche un alto funzionario), di essere pubblici ufficiali: stesse inchieste sono state avviate da altre Procure, fra cui quelle di Pesaro e Udine, anche se il sospetto degli investigatori è che il fenomeno possa aver toccato uffici sparsi in altre regioni della penisola. La potenziale parte lesa erano le Poste Italiane, dal cui servizio ispettivo è partito l’allarme, su segnalazione di alcuni increduli dipendenti: il rischio era quello di sborsare premi di produttività per sottoscrizioni gonfiate. Altra eventuale parte lesa poteva esserlo la Cassa depositi e prestiti che - secondo la ricostruzione fatta degli investigatori - a fine anno avrebbe potuto corrispondente un «aggio» alle Poste, sempre collegato alle performance sull’emissione dei buoni fruttiferi.L’indagine è partita circa tre mesi fa dal capoluogo emiliano, dove era arrivata una prima segnalazione di stratosferiche sottoscrizioni di buoni postali fatte registrare in alcune agenzie: sono scattati i primi accertamenti coordinati dal Procuratore aggiunto di Bologna Luigi Persico, responsabile del pool contro i reati economici, che ha poi informato i colleghi nelle altre procure competenti. Intanto i servizi Ispettivi della Direzione generale delle Poste hanno avviato accertamenti interni per valutare quali siano i buoni regolarmente sottoscritti e quelli invece oggetto della tentata truffa. Accertamenti che sono ancora in corso e che si annunciano piuttosto complessi visto anche il numero delle filiali, oltre diecimila, presenti sul territorio.In pratica - ha spiegato un investigatore - il trucco era piuttosto semplice: Poste italiane pagava premi alle filiali capaci di registrare notevoli performance sulla vendita di buoni postali, calcolando l’ammontare lordo delle emissioni e non invece la durata dell’investimento. In effetti un normale buono postale matura un apprezzabile interesse dopo circa un anno e un giorno dall’emissione: nel caso invece delle ipotizzate tentate truffe, le sottoscrizioni, che sono nominali, venivano fatte da impiegati e funzionari degli uffici per poi essere ritirate già il giorno seguente. «Era da qualche mese che si sentivano queste voci - ha confidato un dipendente delle Poste a Bologna - uffici che all’improvviso sottoscrivevano una montagna di buoni postali». Resta anche da chiarire - ha osservato ancora un investigatore - se poi effettivamente ci fosse il passaggio di denaro fra il sottoscrivente e l’ufficio postale.Gli accertamenti della Procura di Bologna, che ha agito in coordinamento con la Direzione generale delle Poste, hanno comunque impedito che gli eventuali premi di produzione venissero pagati, evitando così un potenziale danno alle Poste Italiane e, successivamente, alla Cassa dei depositi e prestiti.Non ci sono però stati brividi per i clienti, hanno assicurato Procura di Bologna, Poste Italiane e Cassa dei depositi e prestiti: «Nessun danno, in nessun modo, è stato arrecato ai risparmiatori e ai clienti. Le strutture ispettive interne di Poste Italiane - ha informato una nota - stanno effettuando verifiche da circa due mesi su eventuali comportamenti illeciti verso l’azienda posti in essere da alcuni dipendenti per alterare le performance legate al riconoscimento dei premi di produttività individuali». Idem dalla Cassa depositi e prestiti che ha confermato come «il suo personale collabora attivamente con Poste Italiane e con la magistratura per accertare l’accaduto, che vede la Cdp come eventuale parte lesa. E non sussiste alcun rischio per i sottoscrittori del risparmio postale».