Derivati, nota del tesoro smentisce, non c'è pericolo per i conti dello stato

  • ANNUNCIO: 36° Edizione del settimanale "Le opportunità di Borsa" dedicato ai consulenti finanziari ed esperti di borsa.

    Sui mercati azionari prevale l’avversione al rischio, dopo i toni restrittivi della Fed che in settimana ha segnalato tassi più elevati e per più tempo. Mercoledì scorso la banca centrale americana ha deciso di mantenere i tassi invariati ma al tempo stesso le nuove proiezioni indicano che la maggior parte dei funzionari è favorevole ad un nuovo rialzo entro fine anno. Giovedì si è riunita la Bank of England che non ha toccato i tassi e c’è chi parla della fine del ciclo restrittivo. Al termine della riunione, i tassi sono rimasti invariati al 5,25%, interrompendo così la striscia di 14 strette consecutive. Venerdì, invece, è stato il turno della Bank of Japan che ha mantenuto i tassi negativi e ha lasciato inalterata la politica monetaria, confermando la visione secondo cui l’inflazione sta decelerando. Per continuare a leggere visita il link

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Derivati: Mini Fin., non esiste nessun pericolo per conti Stato

MILANO (MF-DJ)--I derivati a protezione dal rischio di interesse oggi gestiti non comportano perdite. Pertanto non esiste alcun pericolo per i conti dello Stato.

E' quanto si legge in una nota diffusa dal Ministero dell'Economia e delle Finanze "in merito alle illazioni avanzate da alcune testate" in merito ad alcune operazioni "condotte in strumenti di finanza derivata".

La filosofia di fondo dell'operativita' in derivati della Repubblica, spiega ancora la nota, si basa su criteri ispirati al perseguimento dell'interesse dello Stato, mirando alla protezione dai rischi di mercato, primi fra tutti il rischio di cambio e il rischio di tasso di interesse. Con riferimento in particolare a quest'ultimo, l'attivita' in derivati e' stata mirata a conseguire l'allungamento della duration complessiva del debito, al fine di proteggere da un eventuale rialzo dei tassi, pagando tasso fisso e ricevendo variabile.

Questa funzione prettamente assicurativa e' stata perseguita attraverso Irs (interest rate swap) e opzioni su tassi di interesse (swaption), fissando tassi a lungo termine che, al momento della sottoscrizione, risultavano storicamente ai minimi per la scadenza cui si riferivano. Bloccare attraverso derivati un tasso fisso "a pagare" in contropartita di un tasso variabile "a ricevere" rappresenta una protezione verso futuri shock sui tassi di interesse, situazione peraltro sperimentata dallo Stato italiano a piu' riprese e con un'evidenza particolarmente significativa a seguito della grave crisi monetaria e finanziaria del 1992. Infatti, se in simili frangenti si devono emettere titoli a breve termine, il rischio di aumento del tasso pagato sul debito all'atto del rinnovo dei titoli in scadenza viene neutralizzato, per la parte coperta, dalla gamba "a ricevere" dello swap (a tasso variabile) ed il costo effettivo viene limitato al corrispettivo tasso fisso "a pagare" nello swap. Come ogni assicurazione, peraltro, ove l'evento verso il quale ci si protegge non si verifichi, si sopporta un costo, che rimane tuttavia giustificato dalla priorita' attribuita alla prevenzione di gravi conseguenze in caso di scenari avversi. Il valore di mercato degli strumenti derivati in uno specifico momento, il cosiddetto mark to market, non e' in nessun caso assimilabile a una perdita realizzata. Esclusivamente in presenza di specifiche clausole le controparti possono reciprocamente esigerne la corresponsione secondo le modalita' previste nei contratti.

Sempre secondo il Ministero e' assolutamente priva di ogni fondamento l'ipotesi che la Repubblica Italiana abbia utilizzato i derivati alla fine degli anni Novanta per creare le condizioni richieste per l'entrata nell'euro. Le operazioni poste in essere all'epoca sono state sempre registrate correttamente secondo una prassi consolidata, nel rispetto dei principi contabili sia nazionali che europei. I controlli effettuati sistematicamente dall'Eurostat a far tempo dalla seconda meta' degli anni Novanta, anche quelli conseguenti all'introduzione in piu' fasi di nuove linee guida sugli strumenti finanziari derivati, hanno sempre confermato la regolarita' della contabilizzazione di queste operazioni.

Il Tesoro, conclude il documento, fornisce regolarmente ogni sei mesi alla Corte dei Conti tutta la documentazione relativa alle operazioni condotte in strumenti di finanza derivata. La Corte dei Conti a marzo 2013, tramite la Guardia di Finanza, ha chiesto la documentazione inerente alla sola attivita' di chiusura di un gruppo consistente di operazioni con Morgan Stanley. A fronte di questa richiesta, il Tesoro ha fornito tutta la documentazione richiesta, secondo tempi concordati con la Guardia di Finanza stessa, per ciascuna operazione, inclusi i contratti pregressi dai quali ciascuna operazione ha avuto origine corredata da una circostanziata relazione esplicativa.

com/lab

(END) Dow Jones Newswires

June 26, 2013 06:08 ET (10:08 GMT)
 
tanto fanno e dicono quello che vogliono, chi è che andrà a controllare se ci saranno o ci son state perdite ?

la fiducia in costoro dovrebbe essere la prima pietra del sistema ma ...:bye:
 
Ma io gli credo :o

Però spero non si offendano se continuo a tirar fuori i soldi dalle banche :D
 
Non aspettavamo altro che ce lo dicessero loro per crederci.
 
Derivati, nota del tesoro smentisce, non c'è pericolo per i conti dello stato

si è dimenticato di aggiungere:

...fin che c'è ancora qualche spicciolo nei conti privati... :o:censored::mad:
 
Derivati: Mini Fin., non esiste nessun pericolo per conti Stato

MILANO (MF-DJ)--I derivati a protezione dal rischio di interesse oggi gestiti non comportano perdite. Pertanto non esiste alcun pericolo per i conti dello Stato.

E' quanto si legge in una nota diffusa dal Ministero dell'Economia e delle Finanze "in merito alle illazioni avanzate da alcune testate" in merito ad alcune operazioni "condotte in strumenti di finanza derivata".

La filosofia di fondo dell'operativita' in derivati della Repubblica, spiega ancora la nota, si basa su criteri ispirati al perseguimento dell'interesse dello Stato, mirando alla protezione dai rischi di mercato, primi fra tutti il rischio di cambio e il rischio di tasso di interesse. Con riferimento in particolare a quest'ultimo, l'attivita' in derivati e' stata mirata a conseguire l'allungamento della duration complessiva del debito, al fine di proteggere da un eventuale rialzo dei tassi, pagando tasso fisso e ricevendo variabile.

Questa funzione prettamente assicurativa e' stata perseguita attraverso Irs (interest rate swap) e opzioni su tassi di interesse (swaption), fissando tassi a lungo termine che, al momento della sottoscrizione, risultavano storicamente ai minimi per la scadenza cui si riferivano. Bloccare attraverso derivati un tasso fisso "a pagare" in contropartita di un tasso variabile "a ricevere" rappresenta una protezione verso futuri shock sui tassi di interesse, situazione peraltro sperimentata dallo Stato italiano a piu' riprese e con un'evidenza particolarmente significativa a seguito della grave crisi monetaria e finanziaria del 1992. Infatti, se in simili frangenti si devono emettere titoli a breve termine, il rischio di aumento del tasso pagato sul debito all'atto del rinnovo dei titoli in scadenza viene neutralizzato, per la parte coperta, dalla gamba "a ricevere" dello swap (a tasso variabile) ed il costo effettivo viene limitato al corrispettivo tasso fisso "a pagare" nello swap. Come ogni assicurazione, peraltro, ove l'evento verso il quale ci si protegge non si verifichi, si sopporta un costo, che rimane tuttavia giustificato dalla priorita' attribuita alla prevenzione di gravi conseguenze in caso di scenari avversi. Il valore di mercato degli strumenti derivati in uno specifico momento, il cosiddetto mark to market, non e' in nessun caso assimilabile a una perdita realizzata. Esclusivamente in presenza di specifiche clausole le controparti possono reciprocamente esigerne la corresponsione secondo le modalita' previste nei contratti.

Sempre secondo il Ministero e' assolutamente priva di ogni fondamento l'ipotesi che la Repubblica Italiana abbia utilizzato i derivati alla fine degli anni Novanta per creare le condizioni richieste per l'entrata nell'euro. Le operazioni poste in essere all'epoca sono state sempre registrate correttamente secondo una prassi consolidata, nel rispetto dei principi contabili sia nazionali che europei. I controlli effettuati sistematicamente dall'Eurostat a far tempo dalla seconda meta' degli anni Novanta, anche quelli conseguenti all'introduzione in piu' fasi di nuove linee guida sugli strumenti finanziari derivati, hanno sempre confermato la regolarita' della contabilizzazione di queste operazioni.
Il Tesoro, conclude il documento, fornisce regolarmente ogni sei mesi alla Corte dei Conti tutta la documentazione relativa alle operazioni condotte in strumenti di finanza derivata. La Corte dei Conti a marzo 2013, tramite la Guardia di Finanza, ha chiesto la documentazione inerente alla sola attivita' di chiusura di un gruppo consistente di operazioni con Morgan Stanley. A fronte di questa richiesta, il Tesoro ha fornito tutta la documentazione richiesta, secondo tempi concordati con la Guardia di Finanza stessa, per ciascuna operazione, inclusi i contratti pregressi dai quali ciascuna operazione ha avuto origine corredata da una circostanziata relazione esplicativa.

com/lab

(END) Dow Jones Newswires

June 26, 2013 06:08 ET (10:08 GMT)

l'eurostat chi? quello che ha controllato anche i conti della grecia????:D
 
Ogni volta che rimoduli un contratto ti cacci sempre di più nei guai.
Ne ho esaminati che partivano con una perdita di 10k € e rimodulando per non voler accettare la perdita e chiudere finivano con 200k € di perdita.
 
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