Scardanelli
MEMber
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Mi sono imbattuto in questa descrizione che di sè fa un uomo vissuto nella seconda metà del Seicento.
Ne emerge un'umanità intensa: un sentire il proprio corpo che oggi appare sorprendente, una semplicità disarmante nel descrivere la propria indole, fin nei dettagli più minuti.
"E' di media statura e gracile; ha il volto pallido; le mani per lo più fredde; i piedi, al pari delle dita delle mani, troppo lunghi e sottili in rapporto al restante del corpo; non ha alcuna disposizione a sudare. I capelli sono di colore bruno scuro, il corpo tuttavia non è molto peloso. Gli occhi ci vedono poco fin dalla giovinezza; la voce è esile e più alta e chiara che forte, mutevole, ma non abbastanza duttile, in quanto ha difficoltà a pronunziare le gutturali e la lettera K. Ha polmoni non forti, il fegato secco e caldo e le mani sono attraversate da innumerevoli linee. Gli piacciono le cose dolci, come lo zucchero, che è solito mescolare al vino. Trae piacere anche dagli odori, che recano conforto allo spirito, in quanto è fermamente convinto che, per ricreare gli spiriti, gli odori siano ottimi, purchè non caldi. Non è molestato dalla tosse, raramente starnutisce. Non è afflitto da catarro: raramente emette muco, anche se sovente ha intensa salivazione, soprattutto dopo una bevuta e in proporzione all'acidità di quel che beve. Gli occhi non nuotano nel liquido, bensì sono più secchi del normale, dal che deriva la difficoltà a veder bene le cose lontane, mentre la vista è tanto più acuta riguardo alle cose più vicine. Il sonno notturno non viene interrotto, poichè va a letto tardi, e preferisce di gran lunga protrarre lo studio nella notte anzichè alzarsi presto al mattino.
Fin da bambino assunse un genere di vita sedentario e di poco moto. Fin dall'inizio dell'adolescenza lesse moltoe ancor più meditò, comportandosi nella maggior parte dei casi da autodidatta. Desidera penetrare le cose più a fondo di quanto siano solite farlo le persone comuni, e compiere nuove scoperte. Non molto è il desiderio di conversazione; maggiore quello di meditare e di leggere in solitudine. Tuttavia, una volta implicato in una conversazione, la continua abbastanza lietamente, traendo maggior diletto dai discorsi divertenti e piacevoli, anzichè dal gioco o dagli esercizi che comportino moto. E' tuttavia facile ad adirarsi, ma l'ira, come è sorta, altrettanto facilmente svanisce. Non è dato vederlo mai troppo triste nè troppo ilare. Prova con moderazione dolore e gioia. Il riso gli fa piegare la bocca, piuttosto che sussultare il petto. E' timido nel cominciare qualcosa, audace nel portarla avanti. Essendo miope, non ha una vivida immaginazione. A causa della debolezza della memoria, il minimo guaio presente lo affligge più che uno grandissimo passato."
Gottfried W. Leibniz
Ne emerge un'umanità intensa: un sentire il proprio corpo che oggi appare sorprendente, una semplicità disarmante nel descrivere la propria indole, fin nei dettagli più minuti.
"E' di media statura e gracile; ha il volto pallido; le mani per lo più fredde; i piedi, al pari delle dita delle mani, troppo lunghi e sottili in rapporto al restante del corpo; non ha alcuna disposizione a sudare. I capelli sono di colore bruno scuro, il corpo tuttavia non è molto peloso. Gli occhi ci vedono poco fin dalla giovinezza; la voce è esile e più alta e chiara che forte, mutevole, ma non abbastanza duttile, in quanto ha difficoltà a pronunziare le gutturali e la lettera K. Ha polmoni non forti, il fegato secco e caldo e le mani sono attraversate da innumerevoli linee. Gli piacciono le cose dolci, come lo zucchero, che è solito mescolare al vino. Trae piacere anche dagli odori, che recano conforto allo spirito, in quanto è fermamente convinto che, per ricreare gli spiriti, gli odori siano ottimi, purchè non caldi. Non è molestato dalla tosse, raramente starnutisce. Non è afflitto da catarro: raramente emette muco, anche se sovente ha intensa salivazione, soprattutto dopo una bevuta e in proporzione all'acidità di quel che beve. Gli occhi non nuotano nel liquido, bensì sono più secchi del normale, dal che deriva la difficoltà a veder bene le cose lontane, mentre la vista è tanto più acuta riguardo alle cose più vicine. Il sonno notturno non viene interrotto, poichè va a letto tardi, e preferisce di gran lunga protrarre lo studio nella notte anzichè alzarsi presto al mattino.
Fin da bambino assunse un genere di vita sedentario e di poco moto. Fin dall'inizio dell'adolescenza lesse moltoe ancor più meditò, comportandosi nella maggior parte dei casi da autodidatta. Desidera penetrare le cose più a fondo di quanto siano solite farlo le persone comuni, e compiere nuove scoperte. Non molto è il desiderio di conversazione; maggiore quello di meditare e di leggere in solitudine. Tuttavia, una volta implicato in una conversazione, la continua abbastanza lietamente, traendo maggior diletto dai discorsi divertenti e piacevoli, anzichè dal gioco o dagli esercizi che comportino moto. E' tuttavia facile ad adirarsi, ma l'ira, come è sorta, altrettanto facilmente svanisce. Non è dato vederlo mai troppo triste nè troppo ilare. Prova con moderazione dolore e gioia. Il riso gli fa piegare la bocca, piuttosto che sussultare il petto. E' timido nel cominciare qualcosa, audace nel portarla avanti. Essendo miope, non ha una vivida immaginazione. A causa della debolezza della memoria, il minimo guaio presente lo affligge più che uno grandissimo passato."
Gottfried W. Leibniz