Die blaue welt

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“Si vedeva sulla soglia della lontananza in cui aveva spesso
guardato dalle prossime montagne e che s’era dipinta con
portentosi colori. Era in procinto di bagnarsi in quell’onda azzurra.”

NOVALIS
 

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C’è una piantina che cresce timida timida e alla quale basta anche poca terra ai lati di un marciapiede per crescere, ma che può rendere azzurro un prato con i suoi piccoli fiorellini azzurri.

C’è la bellezza della semplicità negli Occhi della Madonna, fiorellini minuscoli color del cielo, 4 petali azzurri di cui uno più chiaro, quasi bianco. Ha foglie dentate e pelosette e il nome botanico è Veronica comune (Veronica persica), una tappezzante di spazi erbosi e incolti che predilige gli orti e fiorisce tutto l’anno.

Io li trovo incantevoli e li amo in modo particolare.
 

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I feel so bad I got a worried mind
I'm so lonesome all the time
Since I left my baby behind
On Blue Bayou

Saving nickels saving dimes
Working til the sun don't shine
Looking forward to happier times
On Blue Bayou

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Ringrazio Monsieur Tubicina per aver inaugurato il mio spazio blu...:)
...e poichè so che a Monsieur piacciono i fiordalisi, ricambio la gentilezza postando questi fiori dalle meravigliose sfumature blu.... che De Andrè ha reso molto romantici nella sua "Marinella"
 

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Garrard, l’antica gioielleria che si occupa da sempre di soddisfare i desideri dei monarchi, è l’autrice dell’anello di fidanzamento che Lady Diana ricevette all’epoca delle sue nozze.

Carlo lo consegnò alla sua futura sposa e anche il figlio, principe William, lo ha donato a Kate Middleton, sua attuale consorte. Sembra la sceneggiatura di una soap opera e invece si tratta di una situazione reale. Reale in tutti i sensi poiché i protagonisti sono tutti di alto lignaggio.

Il celebre anello del valore di 30.000 sterline è uno zaffiro blu ovale di 18 carati circondato da quattordici brillanti montati su oro bianco.

Dopo il matrimonio di Will e Kate si sono immediatamente scatenate le richieste del prestigioso gioiello, in Europa e all’estero. Kennet Jay Lane, il designer americano, ne ha ideato un ottimo duplicato in ottone e argento che sostituisce gli zirconi ai diamanti e ricorda con una pietra cobalto il prezioso zaffiro.

Anche i Cinesi si sono organizzati riproducendone subito una copia perfetta, piuttosto gettonata per il convincente effetto finale e il costo irrisorio di pochi euro.

Lo zaffiro deve il suo colore a ferro e titanio che unendosi danno vita alla tipica sfumatura del corindone mentre la luminosità dipende dal luogo di origine.
 

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Il Cachemire produce gli zaffiri più pregiati, dal colore blu intenso, che ricordano un morbido tessuto di seta mentre in Birmania gli zaffiri sono noti per lo splendore del colore che tuttavia le luci artificiali tendono a scurire eccessivamente.

Simbolo della purezza e dell’eleganza, viene spesso donato come anello di fidanzamento poiché secondo la cultura delle pietre, indica fedeltà in amore.

Reca grande fortuna a chi lo indossa ed è usato come talismano per allontanare l’invidia da chi lo possiede.

Apporta pace e protegge dalle ferite
 

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Zaffiro -Lo zaffiro è una gemma pregiata: il tipo più raro e apprezzato è quello di colore blu fiordaliso, detto blu Kashmire.
Dal latino sapphirus, dal greco sáppheiros, di origine orientale. Varietà di corindone di colore azzurro, utilizzato nelle forme limpide e trasparenti per gemme di grande bellezza e valore.

Il colore degli zaffiri è svariato con una gamma di tonalità dall'azzurro tenue al blu scuro.

Come le altre varietà di corindone (rubino e smeriglio) lo zaffiro può essere ottenuto per via sintetica.
 

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Cosa c'entra questo cielo lucido
Che non è mai stato così blu
E chi se ne frega delle nuvole
Mentre qui manchi tu

Pomeriggio spompo di domenica
Come fanno gli altri a stare su
Non arriva neanche un po' di musica
Quando qui manchi tu

E adesso che sei dovunque sei
Chissà se ti arriva il mio pensiero
Chissà se ne ridi o se ti fa piacere

Cosa c'entra quel tramonto inutile
Non ha l'aria di finire più
E ci tiene a dare il suo spettacolo
Mentre qui manchi tu

Così solo da provare panico
E c'è qualcun\'altra qui con me
Devo avere proprio un aria stupida
Sai come è manchi te

E adesso che sei dovunque sei
Chissà se ti arriva il mio pensiero
Chissà se ne ridi o se ti fa piacere

E adesso che sei dovunque sei
Ridammelo indietro il mio pensiero
Deve esserci un modo per lasciarmi andare

Cosa c'entra questa notte giovane
Non mi cambia niente la tv
E che tristezza che mi fa quel comico
Quando qui manchi tu

E adesso che sei dovunque sei
Chissà se ti arriva il mio pensiero
Chissà se ne ridi o se ti fa piacere

E adesso che sei dovunque sei
Ridammelo indietro il mio pensiero
Deve esserci un modo per lasciarmi andare
 

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;) ....un vaso di pandora rovesciato ... :rolleyes: blu?:rolleyes:....blu!! :yes:

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Blu jeans, maglietta bianca
sei entrato nella stanza, e lo sai che mi hai fatto bruciare gli occhi
era come fossi James Dean, di certo
sei di una bellezza incredibile e malata come un cancro
eri una specie di punk rock, io sono cresciuta con l’hip hop
ma ti indosso meglio della mia felpa preferita, e io so
che questo amore è cattivo e l’amore ferisce
ma ricordo ancora quel giorno di dicembre in cui ci siamo incontrati, oh piccolo!
....

 
die Sehnsucht

Il fiore azzurro (die blaue Blume) è la metafora del raggiungimento, ed in sé raccoglie tutte le forme della conoscenza che l'individuo deve acquisire per poter raggiungere la perfezione. Una maturazione che si sviluppa attraverso la ricerca personale, l'iniziativa, e non certo aspettando gli eventi, con la casualità.

Heinrich von Ofterdingen di Novalis - Questo romanzo incompiuto di Novalis – solo la prima parte è completa, della seconda esiste solo il capitolo iniziale – è ambientato nell'alto Medioevo e racconta l'iniziazione del giovane Enrico di Ofterdingen.

All'inizio della storia uno straniero racconta ad Enrico di luoghi remoti misteriosi e di un fiore azzurro.

Quando questo meraviglioso fiore – quintessenza della capacità intuitiva di comprendere la realtà e della nostalgia (Sehnsucht) tutta romantica per l'infinito - gli appare in sogno e si trasforma nel viso di una fanciulla, Enrico presagisce quale sarà lo scopo della sua vita, ovvero seguire la vocazione per la poesia e l'amore.

Guidato da questa visione e da un suo presentimento, Enrico inizia un viaggio che lo porterà a conoscere, tramite racconti e dialoghi, il senso della sua stessa vita e del suo tempo: il mondo delle esperienze della mitica preistoria, dell'Oriente e della guerra, ma anche della natura e della storia gli appare via via attuale. Tutte queste conoscenze contribuiscono a "plasmare le forze interne" che dispiegano lo "spirito della poesia".

Essì, la Sehnsucht...
Una continua inquietudine, un senso di perpetuo inappagamento un desiderio struggente di non si sa bene cosa è lo stato d'animo che accompagna l'uomo in questo viaggio che è la vita, è quello che i romantici tedeschi chiamano Sehnsucht, “desiderio del desiderio” o “male del desiderio”.
Sehnsucht, che deriva etimologicamente da sehnen (desiderare) è di fatto un desiderio innalzato alla seconda potenza, un desiderio del desiderio.

E a proposito del suo simbolo per eccellenza, il fiore azzurro, che tu hai citato, ti segnalo, se non lo conosci già, un libriccino che è una vera delizia per l'intelletto, e che il traduttore Masolino D'Amico nella svelta nota finale non esita a definire il capolavoro dell'autrice, Penelope Fitzgerald.

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Il libro, una piccola biografia romanzata, narra la vita di Novalis prima di lavorare e di essere conosciuto con questo nome. L’autrice narra di Sophie, della vita, della morte, dell’amore, dipinge un piccolo quadro di un interno, un cenacolo vivace e fantastico, una famiglia, una storia d’amore fuori dal comune. Si consiglia la lettura di questo gioiello della letteratura critica prima della lettura delle stesse opere di Novalis perché solo perdendosi nel sogno che fu la sua vita si potrà apprezzare l’opera desta di un visionario.

Il materiale è ricavato da lettere da lui inviate e ricevute, da diari, documenti ufficiali e privati, pubblicati in cinque volumi fra il 1960 e il 1988.

Affascinato da sempre dal "fiore azzurro" romantico, ho trovato per caso la recensione di questo autentico gioiellino su "La Repubblica" del lontano 28 ottobre 1998, recensione che custodisco ancora con cura in questo libriccino.
 
Grazie Enea per il tuo contributo!:)

"Il colore è un mezzo di esercitare sull'anima un'influenza diretta. Il colore è un tasto, l'occhio il martelletto che lo colpisce, l'anima lo strumento dalle mille corde.
Il Blu e` profondo e nostagico e ci ricorda del cielo."
(Kandinsky Vassily)








Celeste è la nostalgia....un rimpianto idealizzato di oggetti, luoghi o persone di cui si sente fortemente la mancanza e che ci procura uno struggimento indefinito, "celeste" appunto , e un desiderio di risentire antichi profumi !


Avevi ragione tu mia cara
la vita non dura mai, una sera
il tempo di una follia
che breve poi fugge via
e poi
cosa rimane dentro noi
questa celeste nostalgia
questo saperti da sempre ancora
ancora mia
mia...
Il bene profondo non si offende
si spegne se è il caso
e poi si accende
passione violenta sia
comprendimi amica mia
tu puoi
tutto normale tra di noi
cara celeste nostalgia
dolce compagna di storie d'amore
sempre mia
sempre mia
Vedete un'estate sopra un treno
partire su un auto
e andar lontano
quel lampo negli occhi, ciao!
fa male d'accordo, ciao
ma tu
dentro di me non muori più
azzurra celeste nostalgia
qualche parola affettuosa
un po' contro però
per noi, forse no...
Amore più grande amica mia
cara celeste nostalgia
un'ora, un giorno, una vita
che cosa vuoi che sia
che sia
Amore più grande amica mia
cara celeste nostalgia
un'ora, un giorno, una vita
che cosa vuoi che sia
 

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BLU & AZZURRO

...aspetti simbolici...
Distensione, quiete, cielo, infinito, mare profondità, serenità, raccoglimento, armonia, silenzio, incontro con il trascendente, saggezza, protezione madre, amore, legame, fusione dolcezza, unione, fedeltà, sentimento, introversione, malinconia, nostalgia, abbattimento.

...nell'abbigliamento...
Se abbiamo bisogno di essere distesi e rilassati, se vogliamo trovare la pace e la serenità nel rapporto con gli altri indossiamo l’azzurro; indossiamo invece il blu se abbiamo bisogno di un rilassamento più profondo o se soffriamo d’insonnia. Quando c’è bisogno di rilassarsi e ritrovare armonia dopo una giornata dura che ci lascia tesi indossare il blu fa ritrovare l’equilibrio e l’armonia interiore. Non lo indossiamo, invece, dopo una rottura affettiva, perché evoca gli affetti che si sono perduti o quando vogliamo dimagrire perché sollecita il rallentamento del metabolismo e, quindi, l’ingrassamento.





Sotto: Piatto in porcellana bianca e blu, con dipinto un dragone cinese,
della Dinastia Ming
 

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Il colore Azzurro, collocato tra il verde e l’indaco nello spettro luminoso, è simbolo di comunicazione attraverso la creatività. Colore emblema della lealtà e dell’idealismo, trasmette senso di pacatezza aiutando la meditazione e l’estroversione. Inoltre stimola il sonno e favorisce i rapporti di diplomazia. Associato al quinto Chackra il colore azzurro tende, inoltre, a favorire l’abbassamento della pressione arteriosa.


Chi ama l'azzurro è portato ad avere un comportamento armonioso verso l’ambiente e le persone che lo circondano.
Anche se non è mai soddisfatto pienamente del mondo in cui vive ha piena fiducia nelle proprie capacità e trova nell’espressione artistica e psichica pieno appagamento. Molto abile a far tesoro delle proprie esperienze, chi si avvicina all’azzurro ha un’innata capacità di riflessione che si esplica sia prima di una sua azione che dopo. Capace di stringere legami molto profondi con le persone che ama, si fa coinvolgere molto frequentemente nella sfera psichica più che in quella fisica. Chi rifiuta il colore azzurro è tendenzialmente poco tollerante e poco accomodante, reagendo sovente con animosità ed ermetismo alle situazioni spiacevoli e poco soddisfacenti. Incline ad essere aggressivo e iroso, se impossibilitato a sfogarsi o a scaricare la tensione accumulata, si rifugia nell’autocommiserazione. Chi rifugge dall’azzurro tende, tra le altre cose, a non imparare dai propri errori e trova molta difficoltà a stare solo con se stesso
 

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Iris tra le tue poesie
Ho trovato qualcosa che parla di me
Le hai scritte tutte col blu
Su pezzi di carta trovati qua e là
Dimmi dove, dimmi come
E con che cosa ascoltavi la mia vita
Quando non stavo con te
E che sapori e che umori
Che dolori e che profumi respiravi
Quando non stavi con me

Iris mi viene da dirti
Ti amo e lo sai non l'ho detto mai

Quanta vita c'è
Quanta vita insieme a te
Tu che ami e
Tu che non lo rinfacci mai
E non smetti mai
Di mostrarti come sei
Quanta vita c'è
In questa vita insieme a te

Il mio nome, dillo piano
Lo vorrei sentire sussurrare adesso
Che ti sono vicino
La tua voce mi arriva
Suona come un'onda che mi porta al mare
Ma che cosa di più

Iris ti ho detto ti amo
E se questo ti piace rimani con me

Quanta vita c'è
Quanta vita insieme a te
Tu che ami e
Tu che non lo rinfacci mai
E non smetti mai
Di mostrarti come sei
Quanta vita c'è
In questa vita insieme a te

Dimmi dove, dimmi come
E con che cosa ascoltavi la mia vita
Quando non stavo con te
I sapori e gli umori
Che dolori e che profumi respiravi
Quando non stavi con me

Iris ti amo davvero
E se questo ti piace rimani con me
 

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«Lunghe sono le strade dei secoli
senza fine è la vita dei popoli.
Segni miracolosi della tua lingua splendente,
o popolo mio, ho scoperto
nel contemplare l'azzurro
delle tue acque e del tuo cielo puro.
Tante e tante tempeste, tante grida,
tante parole all'orecchio nostro sconosciute.
Lunga è stata la notte e cupo l'orizzonte
ma quanto è meraviglioso ora il risveglio.
Soffiamo nel flauto: dalla sua melodia
scendono perle più belle di quelle
dormienti nella notte dei mari.
Sulle lande di questa terra
parola kurda, tu sola non sei effimera».

Malaye Jaziri nato a Jazira nel 1570 (morì nel 1640).
Ja zira era allora capitale del principato di Botan, e importante centro di cultura. Jaziri fu soprattutto un poeta mistico, ma ha dedicato anche versi appassionati alla bellissima Selma, figlia o sorella del principe di Jazira. In alcune liriche si riferisce al Kurdistan con passione patriottica
 

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Dance With Wolf.....per te!:)





La «foresta sacra» dei Mongoli
Anord e a occidente massicci nevosi dove appaiono, sulle pendici settentrionali, i «larici pazienti al freddo»; e verso sud, cedri, pioppi tremuli, betulle, abeti, ontani, salici, e un intricato sottobosco di muschi e di rododendri. .
Ai piedi dei monti, pascoli rigogliosissimi, erbe alte che arrivano al petto. Poi la steppa, la steppa senza limiti, dove a giugno l'erba fitta è punteggiata di fiori - il giallo acceso delle crocifere e dei bottoni d'oro, il violetto del timo e degli iris, il bianco purissimo delle stellarie, il tenue velluto degli edelweiss.

Ma «il sorriso della steppa non dura a lungo». A metà luglio, sopraggiunge il caldo feroce, spazzato, a mezzogiorno, da violentissimi temporali. A ottobre, le tormente di neve. A novembre, il ghiaccio imprigiona i corsi d'acqua, che si libereranno soltanto ad aprile.

Questo paesaggio di ghiacci, alberi e fiori era dominato da una coppia di animali sacri: il Lupo blu-grigio e la Cerbiatta fulva. Tutti i Mongoli si sentivano lupi blu-grigi e cerbiatte fulve. In primo luogo, erano lupi: gli animali inviati dal Cielo, gli archetipi della stirpe, i possenti antenati.

Il lupo, colore del cielo, si incontrava con la cerbiatta, fulva come la steppa. Si amavano furiosamente: il loro connubio era l'incontro della fiera e della selvaggina, del divoratore e del divorato, dell'assassino e della vittima; connubio così spesso raffigurato negli ori della Scizia.

Attraverso il lupo e la cerbiatta, i Mongoli diventavano animali. Erano come i cavalli, dai quali suggevano il sangue: come «falconi affamati»: come «cani dalla fronte di bronzo»: come «corvi notturni»: come gru «dalle zampe azzurre e dalle penne color cenere»; come marmotte, talpe, pesci.
 

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«Lunghe sono le strade dei secoli
senza fine è la vita dei popoli.
Segni miracolosi della tua lingua splendente,
o popolo mio, ho scoperto
nel contemplare l'azzurro
delle tue acque e del tuo cielo puro.
Tante e tante tempeste, tante grida,
tante parole all'orecchio nostro sconosciute.
Lunga è stata la notte e cupo l'orizzonte
ma quanto è meraviglioso ora il risveglio.
Soffiamo nel flauto: dalla sua melodia
scendono perle più belle di quelle
dormienti nella notte dei mari.
Sulle lande di questa terra
parola kurda, tu sola non sei effimera».

Malaye Jaziri nato a Jazira nel 1570 (morì nel 1640).
Ja zira era allora capitale del principato di Botan, e importante centro di cultura. Jaziri fu soprattutto un poeta mistico, ma ha dedicato anche versi appassionati alla bellissima Selma, figlia o sorella del principe di Jazira. In alcune liriche si riferisce al Kurdistan con passione patriottica

Accidenti, sembrano i girono dell'inferno... lasciatemi nel mio condominio privo di poesia...
 
Accidenti, sembrano i girono dell'inferno... lasciatemi nel mio condominio privo di poesia...

Ciao Ste! In questo pomeriggio di caldo tropicale ti dedico ....;)






Cerco l'estate tutto l'anno
e all'improvviso eccola qua.
Lei è partita per le spiagge
e sono solo quassù in città,
sento fischiare sopra i tetti
un aeroplano che se ne va.
Azzurro,
il pomeriggio è troppo azzurro
e lungo per me.
Mi accorgo
di non avere più risorse,
senza di te,
e allora
io quasi quasi prendo il treno
e vengo, vengo da te,
ma il treno dei desideri
nei miei pensieri all'incontrario va.
Sembra quand'ero all'oratorio,
con tanto sole, tanti anni fa.
Quelle domeniche da solo
in un cortile, a passeggiar...
ora mi annoio più di allora,
neanche un prete per chiacchierar...
Azzurro,
il pomeriggio è troppo azzurro
e lungo per me.
Mi accorgo
di non avere più risorse,
senza di te,
e allora
io quasi quasi prendo il treno
e vengo, vengo da te,
ma il treno dei desideri
nei miei pensieri all'incontrario va.
Cerco un po' d'Africa in giardino,
tra l'oleandro e il baobab,
come facevo da bambino,
ma qui c'è gente, non si può più,
stanno innaffiando le tue rose,
non c'è il leone, chissà dov'è...
Azzurro,
il pomeriggio è troppo azzurro
e lungo per me.
Mi accorgo
di non avere più risorse,
senza di te,
e allora
io quasi quasi prendo il treno
e vengo, vengo da te,
ma il treno dei desideri
nei miei pensieri all'incontrario va.
 

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Cosa fanno 13 cubani in mare su un taxi azzurro?
Cosa fanno quando le lance della Guardia Costiera Usa abbordano a 32 chilometri dall' agognata Florida la loro Mercury del 1949, trasformata in barca di fortuna con tanto di ruote e di prua?


Prima cosa, tirano su i finestrini. L' hanno detto i reporter del canale NBC6 che hanno ripreso la scena da un elicottero.
I 13 fuggiaschi hanno tirato su i finestrini, come per evitare ogni contatto con gli agenti, fare finta di niente e proseguire nel loro incredibile viaggio. Chiaramente non ha funzionato.

Per i clandestini che cercano asilo negli Usa vale la legge del « wet foot dry foot » . Piede bagnato o asciutto. Se toccano terra, rimangono. Altrimenti sono rimpatriati.

I cubani sono intercettati nei 140 chilometri di mare che separano l' isola di Fidel Castro dalla Florida. Sono balseros , da balsa che significa zattera. Molti annegano, o muoiono di sete. Non c' è niente da ridere, di solito. Ma i 13 del taxi azzurro un sorriso l' hanno strappato.
Puntavano sull' « effetto simpatia » , ha detto alla tv il signor Diaz, cubano residente a Miami nonché padre di Rafael, l' uomo al volante della « balsamobile » .

Tra i passeggeri, c' erano la moglie e due figli. Un' auto d' epoca trasformata in chiatta, senza il motore, alla deriva con la prua e forse una chiglia a fendere le onde. Una Mercury del ' 49, ha detto la tv. Con la targa taxi sul tetto. Una delle auto americane che circolavano a Cuba prima della Rivoluzione e che arrancano ancora oggi, anacronistici miracoli di meccanica yankee e manutenzione comunista.

Quel taxi azzurro in mare è un doppio miracolo. Non l' unico. L'anno precedente avevano fermato al largo un' elegante Buick del ' 59. I passeggeri rimpatriati, il mezzo affondato. E' il destino che attende gli ultimi 13 balseros in taxi. La loro Mercury fa simpatia. Ma forse la prossima volta meglio una zattera più tradizionale. Dà meno nell' occhio.
 

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