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"Aspettami, tornerò domani"
era un giorno d'estate
quello giusto per amare
pieno di promesse
abbagliante di blu
tu te ne andavi
lasciandomi sola
in un giardino sempre più spoglio
di rami secchi
senza un germoglio
ma dopo l'inverno
eccoti qui
mentre dalle spine
nasceva una rosa
con l'aria di timo profumosa
finalmente insieme
non fui più timorosa...
"Aspettami, tornerò domani"
era un giorno d'estate
quello giusto per amare
pieno di promesse
abbagliante di blu
tu te ne andavi
lasciandomi sola
in un giardino sempre più spoglio di rami secchi senza un germoglio
ma dopo l'inverno
eccoti qui
mentre dalle spine
nasceva una rosa
con l'aria di timo profumosa
finalmente insieme non fui più timorosa...
"Aspettami, tornerò domani"
era un giorno d'estate
quello giusto per amare
pieno di promesse
abbagliante di blu
tu te ne andavi
lasciandomi sola
in un giardino sempre più spoglio di rami secchi senza un germoglio
ma dopo l'inverno
eccoti qui
mentre dalle spine
nasceva una rosa
con l'aria di timo profumosa
finalmente insieme non fui più timorosa...
Grazie 2001-2010... un divertissement ispirato dal gioco di parole timo + rosa = timorosa. Ma ora voglio parlare del Giappone e del fascino dei suoi "colori poetici"
Hanno nomi poetici come color foschia (kasumi-iro), color sguardo furtivo alla brocca (kamenozoki-iro), color arcobaleno (niji-iro, che corrisponde tuttavia a un arancio rosato), color nubi d’oriente (shinonome-iro), color azuki, color retro delle foglie (uraha-iro), color foglia morta (kuchiba-iro), color [guscio di] uccellino (torinoko-iro), color tè bruciato (kogecha-iro), color caramella (ame-iro un marroncino ambrato che ricorda lo sciroppo di amido da cui si ricava un dolcificante per dolci) etc.
Essi conservano al loro interno parole della tradizione, eredità antichissime che ribadiscono la forte connessione tra la vita quotidiana del Paese e il mutamento delle stagioni.
Di questi, uno, che ho lungamente studiato e raccontato nel mio ultimo romanzo. Un colore ossessione. Un innamoramento. Nando-iro 納戸色, il blu ripostiglio
«Nando-iro 納戸色, il blu ripostiglio, nel modo in cui Mio lo spiegò ad Alma e Rui tre giorni dopo Il nome proviene dalla parola «ripostiglio». Vi domanderete quale mai possa essere il color ripostiglio. Tuttavia, bambine, a volte è proprio da queste associazioni misteriose che hanno origine i colori piú suggestivi.
Questa tinta è catalogata tra i blu: mescola il grigio, un cobalto e un pizzico di verde. Ci sono tante ipotesi sul nome. Immaginate il fondo di un armadio di casa, di sera.
Forse, si dice, il nando-iro era il colore dell’oscurità che s’intravedeva nel ripostiglio. O forse era la tinta della tenda che si usava al posto delle ante nei guardaroba di un tempo, una sorta di sipario.
Forse, invece, il nome deriva dalla tinta della divisa che indossava l’addetto ai ripostigli nel Castello Edo...»
da "Le vite nascoste dei colori" Laura Imai Messina