Non tutti sanno che i "dissidenti" grillini sono tutti confinati tra le provincie di Bologna e Ferrara.
Il leader dei dissidenti, estenuo combattente, è Valentino Tavolazzi.
Tavolazzi non è certo una persona qualunque. Oltre ad un pluridecennale impegno politico, orientato a sinistra, ha ricoperto ruoli importanti nelle Coop e come dirigente della Cmc, un colosso ravennate del cemento.
Una persona con una storia di rilievo, e di una certa influenza. Un'influenza che non mancò di esercitare all'interno del Movimento dopo l'elezione a consigliere comunale nel 2009 a Ferrara.
Ben presto Tavolazzi esprime dissenso su due punti: il ruolo di garante di Grillo, e la (non) possibilità di indicare un leader per le nazionali (individuato in Giovanni Favia).
Altre vicissitudini poco chiare portano Grillo ad espellere Tavolazzi dal movimento.
Quest'ultimo però non molla affatto la presa. Favia, che gli era molto amico, cova un crescente astio per l'espulsione di Tavolazzi, e (a detti di molti grillini bolognesi) non manca di esprimere più riprese tale dissenso verso il duo Grillo-Casaleggio, creando una corrente interna al Movimento contro il duo-garante.
Tutto sfocia nel fuori onda (intenzionale?) di Settembre, che porta ad una definitiva rottura con Grillo. Favia inoltre, nei mesi seguenti, continua ad esprimere con toni più pacati le sue perplessità.
Come ciliegina sulla torta arriva poi Federica Salsi, grillina fino ad allora sconosciuta a livello nazionale, che mancando a diverse regole non-scritte del movimento fa scattare l'ira di Grillo, che con un post poco diplomatico condanna la Salsi.
A questo punto la grillina, come illuminata sulla via di Damasco, si accorge che in realtà il Movimento è un organizzazione perfino peggiore dei vecchi partiti, dove due dittatori eliminano ogni possibilità di discussione e decidono ogni cosa.
Ma fino a questo punto ancora nessuna scomunica da parte di Grillo.
Poi arriva Ivano Mazzacurati, attivista bolognese anche lui, che attacca (a torto) Casaleggio sulla gestione dei soldi per la parte eccedente lo stipendio dei futuri parlamentari.
Purtroppo quello che appare chiaro è che c'è un legame molto forte tra queste persone.
Quello che mi fa ancora più pensare è l'"illuminazione" della Salsi, che nell'arco di pochi giorni (forse ore), passa dall'andare a Ballarò per santificare il Movimento, al rinnegare tutto, tanto da compararlo ad un regime fascista.
Vogliamo fare un'analisi saggia? Grillo ha esagerato, il Movimento ha dei problemi, ma non si può sputare nel piatto dove si mangia.
Il "covo dei dissidenti" esagera all'opposto.
Le critiche non si fanno nei giornali venduti al linciaggio del Movimento. Le critiche si fanno all'interno, nei canali predisposti.
Attendo da Grillo un riscatto di qualità. Adesso mi interessa unicamente la piattaforma, che sia facilmente accessibile ed usabile, e soprattutto open-source.
Mi basta questo. Bisogna ricominciare a costruire e lasciare indietro le favie salsate.

Il leader dei dissidenti, estenuo combattente, è Valentino Tavolazzi.
Tavolazzi non è certo una persona qualunque. Oltre ad un pluridecennale impegno politico, orientato a sinistra, ha ricoperto ruoli importanti nelle Coop e come dirigente della Cmc, un colosso ravennate del cemento.
Una persona con una storia di rilievo, e di una certa influenza. Un'influenza che non mancò di esercitare all'interno del Movimento dopo l'elezione a consigliere comunale nel 2009 a Ferrara.
Ben presto Tavolazzi esprime dissenso su due punti: il ruolo di garante di Grillo, e la (non) possibilità di indicare un leader per le nazionali (individuato in Giovanni Favia).
Altre vicissitudini poco chiare portano Grillo ad espellere Tavolazzi dal movimento.
Quest'ultimo però non molla affatto la presa. Favia, che gli era molto amico, cova un crescente astio per l'espulsione di Tavolazzi, e (a detti di molti grillini bolognesi) non manca di esprimere più riprese tale dissenso verso il duo Grillo-Casaleggio, creando una corrente interna al Movimento contro il duo-garante.
Tutto sfocia nel fuori onda (intenzionale?) di Settembre, che porta ad una definitiva rottura con Grillo. Favia inoltre, nei mesi seguenti, continua ad esprimere con toni più pacati le sue perplessità.
Come ciliegina sulla torta arriva poi Federica Salsi, grillina fino ad allora sconosciuta a livello nazionale, che mancando a diverse regole non-scritte del movimento fa scattare l'ira di Grillo, che con un post poco diplomatico condanna la Salsi.
A questo punto la grillina, come illuminata sulla via di Damasco, si accorge che in realtà il Movimento è un organizzazione perfino peggiore dei vecchi partiti, dove due dittatori eliminano ogni possibilità di discussione e decidono ogni cosa.
Ma fino a questo punto ancora nessuna scomunica da parte di Grillo.
Poi arriva Ivano Mazzacurati, attivista bolognese anche lui, che attacca (a torto) Casaleggio sulla gestione dei soldi per la parte eccedente lo stipendio dei futuri parlamentari.
Purtroppo quello che appare chiaro è che c'è un legame molto forte tra queste persone.
Quello che mi fa ancora più pensare è l'"illuminazione" della Salsi, che nell'arco di pochi giorni (forse ore), passa dall'andare a Ballarò per santificare il Movimento, al rinnegare tutto, tanto da compararlo ad un regime fascista.
Vogliamo fare un'analisi saggia? Grillo ha esagerato, il Movimento ha dei problemi, ma non si può sputare nel piatto dove si mangia.
Il "covo dei dissidenti" esagera all'opposto.
Le critiche non si fanno nei giornali venduti al linciaggio del Movimento. Le critiche si fanno all'interno, nei canali predisposti.
Attendo da Grillo un riscatto di qualità. Adesso mi interessa unicamente la piattaforma, che sia facilmente accessibile ed usabile, e soprattutto open-source.
Mi basta questo. Bisogna ricominciare a costruire e lasciare indietro le favie salsate.