Diritto

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Bonny

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La parola italiana diritto deriva dal tardo latino dirictum.
Dirictum aveva sostituito il classico directum, participio passato del verbo dirigere - composto da de e regere - che aveva il valore originario di eseguire un movimento in linea retta, e in particolare di indicare una direzione o tracciare la via.

Da questi significati primitivi di dirigere hanno avuto luogo i collegamenti tra i termini diritto, dritto, diretto e anche retto, in senso sia proprio che figurato, come avviene per il suo opposto, la parola storto.

Quando si parla di diritto, tuttavia, si pensa soprattutto all’impiego giuridico che il vocabolo assunse già in epoca medievale, quando equivaleva a ciò che è giusto, equo secondo la legge, per cui ancora oggi si dice a buon diritto.

Troviamo spesso il termine diritto accanto alla parola dovere: si parla di diritti e doveri in riferimento alle relazioni di rispetto reciproco e di conseguente tutela della giustizia stabilite dalle persone che costituiscono una società civile.

In generale con diritto si indica il complesso delle prescrizioni di legge, specifico per un determinato settore come il diritto costituzionale, commerciale, fallimentare, il diritto di famiglia o del lavoro.

E esistono il diritto penale, privato e pubblico, in un’ottica sempre più ampia, fino ad arrivare al diritto naturale e al diritto divino, mentre si può parlare inoltre di storia del diritto o di filosofia del diritto.

Il termine diritto giunge così ad equivalere a legge, per cui si può dire che si insegna o si studia diritto - cioè materie giuridiche - nella Facoltà di Legge o di Giurisprudenza che anticamente si chiamava Facoltà di Diritto.

La locuzione di diritto significa infatti per legge.

Su un altro piano si può parlare di diritti d’autore, o nel linguaggio burocratico, per alcune tassazioni si invocano i diritti doganali o di cancelleria o anche di segreteria.

Un diritto specifico è quanto viene riconosciuto lecito dalla legge: ad esempio il diritto di associazione o di sciopero, il diritto di voto o al voto, e in generale l’insieme dei diritti politici e civili che caratterizzano le moderne società democratiche.

Su un piano etico i diritti sono prerogative irrinunciabili degli esseri umani, del loro vivere in una collettività e della loro libertà, come hanno sancito solennemente e più volte nel corso della storia le tante Dichiarazioni dei diritti dell’uomo, a partire da quelle della Rivoluzione americana del 1776 e di quella francese del 1789, fino a giungere alla Dichiarazione universale dei diritti umani approvata dalle Nazioni Unite nel 1948.

Molte sono poi le espressioni collegate al significato originario del termine diritto che vuol dire eseguire movimenti in linea retta: si dice ad esempio che chi abbandona la retta via si svia, si travia, e può diventare un deviato, cioè un uomo non retto.

La mano destra è chiamata anche mano dritta, e la dritta è il lato destro di un’imbarcazione.

Nel tennis il colpo che si gioca muovendo la racchetta da destra è il diritto che si oppone al rovescio portato da sinistra.

Sappiamo inoltre tutti che ogni medaglia oltre al diritto ha il suo rovescio, e tecnicamente le due facce di una moneta si chiamano anche recto e verso, così come le facciate dei fogli degli antichi manoscritti.
 
DOVERE

L’italiano dovere - usato sia come sostantivo che come verbo - deriva dall’infinito dal verbo latino debere, composto da de che sta per da e habere cioè avere, con il valore complessivo di avere, ottenere da qualcuno qualcosa che si dovrà restituire.

Il significato primario di dovere è quello di ciò che si deve fare, vale a dire che si ha l’obbligo di fare o che le circostanze impongono di fare, e questo è il senso del verbo dovere in modi di dire come comportarsi come si deve, cioè come ci si aspetta da noi.

Più precisamente il temine dovere - spesso usato al plurale - indica il complesso dei compiti e degli obblighi inerenti ad una determinata condizione, cioè i doveri del proprio stato.

Nelle società moderne e democratiche, come la nostra Repubblica, l’accento viene posto sui doveri civici, che sono alla base della convivenza civile, e rappresentano il necessario presupposto perché giustizia e legge possano affermarsi ed essere rispettate.

Senza giungere a praticare una vera e propria religione del dovere, è di importanza fondamentale che ciascuno di noi assolva i propri doveri, a volte richiamando al dovere chi vi si vuole sottrarre.

Va ricordato che non si hanno diritti senza corrispondenti doveri: la nostra Costituzione dedica tutta la sua prima parte ai diritti e i doveri dei cittadini.

L’adempimento del proprio dovere richiede spesso abnegazione e può giungere anche al sacrificio di se stessi.

Un esempio e un modello in questo senso è il carabiniere Salvo D’Acquisto, che, durante l’occupazione tedesca, pur innocente, si fece fucilare per salvare 22 ostaggi civili condannati a morte per un atto di rappresaglia.

In questo gesto eroico possiamo individuare anche altri aspetti del concetto di dovere, come quello specifico del dovere militare, tipico dell’Arma dei Carabinieri ma che la Costituzione impone a ciascuno di noi quando sancisce che la difesa della Patria è dovere di ogni cittadino.

Nel sacrificio di Salvo D’Acquisto è poi rappresentato in modo esemplare il valore più alto della parola dovere, cioè quello di legge morale, etica che guida le scelte più nobili dell’individuo.

E’ una concezione del dovere che pone le sue basi nel profondo di ciascuno di noi e si deve realizzare poi nei riguardi del prossimo, attraverso la lealtà e la correttezza.

In questa accezione del termine, il dovere non è solamente il riconoscimento e il rispetto dei diritti altrui, ma anche apertura solidale verso i nostri simili, unica vera salvaguardia dei nostri diritti, e quindi di una effettiva libertà per tutte le persone che costituiscono una collettività.

Tra i modi di dire in cui è presente la parola, troviamo ad esempio agire più del dovere, del dovuto o di ciò che è debito.

Una richiesta ufficiale va indirizzata a chi di dovere, ovvero a chi ne ha competenza, e si dice che un lavoro va realizzato a dovere, o come è doveroso.
 
VOTARE

è un diritto o un dovere?
 
Per me è un diritto.
Altrimenti diventa impositivo, invece devo essere libera di scegliere se votare o meno, non solo chi e che cosa.

Masca
 
ci vorrebbe la mia amica waston con i copincolla

ciao :)



il profugo
 
Scritto da Masca
per me è un diritto.
Altrimenti diventa impositivo, invece devo essere libera di scegliere se votare o meno, non solo chi e che cosa.

Masca

Sbaglio Masca, o una volta se non votavi per un tot di volte, eri escluso dai pubblici concorsi?

p.s: per il profugo.

E' una donna? Con due palle così?
 
Così si diceva, ma non ho mai capito se fosse vero o meno.

Masca
 
Scritto da Bonny
Sbaglio Masca, o una volta se non votavi per un tot di volte, eri escluso dai pubblici concorsi?

p.s: per il profugo.

E' una donna? Con due palle così?

credo che sia vero..

se non andavi a votare per 3 volte venivi escluso


ciao mascarin :p

e bonna ;)
 
Scritto da Bonny
Sbaglio Masca, o una volta se non votavi per un tot di volte, eri escluso dai pubblici concorsi?

p.s: per il profugo.

E' una donna? Con due palle così?

Non credo che ci fosse l'esclusione dai concorsi. però da qualche parte (non so dove) veniva scritto. "Non ha votato ".

Ciao.
 
Scritto da Bonny

p.s: per il profugo.

E' una donna? Con due palle così?


Lo dicevo io che ci eravamo già visti da qualche parte.
 
Scritto da Imarorro
credo che sia vero..

se non andavi a votare per 3 volte venivi escluso


ciao mascarin :p

e bonna ;)

si ma non vale per i referendum

Civ.
 
Re: VOTARE

Scritto da Bonny
è un diritto o un dovere?

E' sostanzialmente una rappresentazione a meta' tra la Commedia dell'Arte (che non a caso e' nata in Italia) e il Dramma (con sceneggiature d'autore).

La tassonomia elettorale nostrana fa spavento.
Abbiamo (almeno), trascurando per amor di sintesi e di decenza le orrende mutazioni genetiche dei referendum abrogativi e confermativi, sei specie diverse, ognuna delle quali richiede un sistema diverso (che spesso si ritrova ad essere il risultato di contaminazioni successive, regolate e determinate, a seconda dei casi, da articoli della Costituzione, Leggi dello Stato, Leggi Regionali, ...).

Parlamento Europeo (proporzionale), Senato (maggioritario al 75%, proporzionale - a livello regionale - al 25%, metodo d'Hondt), Camera (due schedine, maggioritario al 75%, proporzionale - con sbarramento al 4% - al 25%, scorporo).

Poi per le (sedicenti) Amministrative c'e' tutto un fiorire locale (ed indipendente) di doppi turni, proporzionali (senza o con preferenze, su base aggregata o articolata in collegi, anche uninominali) e maggioritari a quote variabili, separazioni (a volte ortogonali) tra presidenti o sindaci e liste collegate, premi di maggioranza, variazioni ulteriori per regioni speciali... .

Detto questo, e' chiaro che il voto e' libero.
Liberissimo.

Enig Mistico
 
E' così. Hai ragione.
Il maggioritario non ha senso.
Questo vuol dire far sì che il primo partito d'Italia sia quello dell'astensione.

Non hanno senso i referendum per ogni pisciata di cane.

Ma quello che non ha senso Enig, è accendere la tv sul satellite e guardare i canali Camera e Senato dove trasmettono in diretta le migliori trasmissioni comiche mai trasmesse: una massa di comici
degni di Oscar, da qualsiasi parte siano essi seduti.

Ci sarebbe da sganasciarsi se non fosse che quegli attori ce li glieli abbiamo mandati noi (io almeno sì), ma la nostra "parte", quello che avevamo assegnato loro, non l'hanno nemmeno letta.

E' cosi, te l'ho detto che hai ragione.
Ma mi chiedo se nessuno, davvero nessuno ci andasse, che succederebbe?
 
immagino che sarebbe il crollo della democrazia, ma credo che non si verificherà mai, perchè oggi la democrazia è pilotata dalle tv, le quali decidono pure quanta gente è opportuno far andare a votare
 
Scritto da Enig Mistico
Io sono nato che avevo (gia') ragione.

Enig Mistico

Cosa non direbbe una mamma, pur di far felice il suo bambino...
 
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