Discorso fine anno: Napo si scusa con gli italiani per aver nominato Monti PdC

  • Callable Equity Protection 100 di Societe Generale – capitale protetto a scadenza e premio lordo di richiamo dell’1% mensile (12% su base annua)

    Da Société Générale un tris di Callable Equity Protection 100 con premio di richiamo dell’1% mensile e protezione del 100% a scadenza. Per questa emissione SG ha deciso di puntare su un meccanismo detto “Callable”, innovativo per il mondo dei certificati, che prevede che il possibile richiamo anticipato non sia legato ad una determinata barriera, ma possa avvenire in un qualsiasi mese a discrezione dell’emittente. I possibili sottostanti sono Enel (ISIN certificato XS2395029114), ENI (ISIN certificato XS2395029205) e Intesa Sanpaolo (ISIN certificato XS2395029387)
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Integrale. per gli amici del FOL :o:D

Di passaggio in via del Quirinale a Roma, abbiamo raccolto dei fogli caduti da una finestra della ex residenza estiva dei Papi, come se fossero stati improvvisamente buttati via. In testa al primo di essi abbiamo letto: "Intervento del Presidente della Repubblica, 31 dicembre 2012. Prima bozza, 30 dicembre ore 17,30". Per non dare ai turisti diretti alle Scuderie del Quirinale l'idea che non fossimo attenti al decoro della Capitale d'Italia, in omaggio al citizen journalism e consapevoli dell'importanza del documento che chiude il settennato del Presidente Giorgio Napolitano, abbiamo deciso di pubblicarlo, avvertendo che le parole che il Presidente effettivamente pronuncerà la sera del 31 dicembre in televisioni a reti unificate potranno anche essere diverse, in tutto o in parte, da quelle contenute nel testo .


Italiane e italiani,
poiché a causa delle incombenze di fine legislatura non ho fatto in tempo il giorno della vigilia di Natale a recarmi dal mio amico Joseph Ratzinger a confessarmi, lo faccio ora davanti a tutti voi. Troppo grande e' infatti il peso che avverto sulla mia coscienza per i "peccati" che ho commesso dal novembre dello scorso anno. Voglio percio' esprimere tutto il mio ravvedimento e pentimento di fronte a voi, per alleviare le mie pene e non certo perché ambisco ad avere l'assoluzione.


Chiedo per la prima cosa perdono ai milioni di cittadini provenienti dalla mia stessa tradizione post¬ comunista, socialista e socialdemocratica, perché è ormai chiaro che sono stato raggirato anch'io e gli effetti della mia azione rischiano di impedire la salita a palazzo Chigi del caro compagno Pierluigi Bersani, il primo post comunista che poteva arrivarci attraverso un percorso democratico e una legittimazione popolare inedita nella storia dl nostro Paese e di quel partito che è stato anche il mio.

Vi sembrera' strano, ma poiché sono una persona corretta chiedo scusa anche a Silvio Berlusconi. Sia chiaro, con le sue "cene eleganti" aveva dato ben piu' di un pretesto ai nostri competitor internazionali per attaccare il nostro Paese e la situazione non era piu' sostenibile. Dovevo quindi intervenire, ma mai avrei pensato (ed è solo di questo che chiedo scusa anche a lui) scegliendo Mario Monti di imbattermi in un cattolico falso, cortese e deferente ma servo dei poteri forti nazionali e internazionali.


Poiche' tale giudizio riecheggia spesso e poiché io lo sto usando per la prima volta, ho il dovere di spiegare a voi, italiane e italiani, cosa significa, o almeno quello che io penso significhi per il nostro Paese. Secondo me, significa essenzialmente due cose: mettere fuori gioco il made in Italy a favore del made in Germany, a favore cioè delle imprese tedesche di cui noi siamo i principali concorrenti nel mondo, anche e soprattutto nella tecnologia e non soltanto, com'è evidente, nella moda e nel cibo.


Avete mai sentito una volta il professor Monti parlare di industria, di manifattura, di prodotti italiani? Io no. Il secondo motivo è questo: sapete che oggi si possono comprare case in Grecia con uno sconto del 70 per cento rispetto al valore che esse avevano prima della tempesta finanziaria scatenata dai famosi mercati. Noi non siamo (ancora) la Grecia, ma i mercati da noi vogliono mettere le mani non solo sugli immobili ma sui pochi gioielli industriali, soprattutto pubblici, che ci sono rimasti.

Il professor Monti è il cavallo di ***** di entrambi i disegni, per i quali si è addirittura presentato alla elezioni insieme a compagni di viaggio a dir poco impresentabili
. Egli, ho il dovere di dirlo ma voi lo sapete gia', ha parlato di vocazione maggioritaria ma non riuscira' nemmeno ad arrivare secondo. In tal caso, i famosi mercati subito dopo le elezioni, quando magari sara' difficile formare un governo se il Pd non dovesse avere la maggioranza anche al Senato, sono pronti a scatenare una nuova offensiva contro l'Italia.


Le banche tedesche e francesi venderanno i nostri titoli di Stato, quelli per i quali paghiamo 80 miliardi di euro di interessi all'anno e di cui ho parlato spesso per difendere il fatto di aver scelto Mario Monti in quanto amico dei mercati, proprio per costringerci a recuperare il professore alla guida del governo, in modo che egli possa portare a termine il suo programma di vendita dei gioielli italiani, trasformando davvero l'Italia nel sud della Germania. So che quanto vi sto dicendo è grave, ma è mio dovere avvertire i cittadini di quanto è avvenuto e, soprattutto, di quanto potra' avvenire. E di questo vorrei che vi ricordaste nel giudicare il mio settennato.
monti papa ratzinger
Debbo anche chiedere scusa a voi italiane ed italiani, al mondo produttivo, alle associazioni del commercio e dell'artigianato, al volontariato e alle forze sindacali perché mai e poi mai avrei immaginato di dover essere io a mettere la firma sotto una serie di provvedimenti che hanno cosi terribilmente impoverito il nostro Paese, messo in grave difficolta' le famiglie, aumentato contemporaneamente disoccupazione e debito pubblico come non mai nella storia economica dell'Italia.

I miei collaboratori mi hanno preparato le schede con tutti i provvedimenti del governo Monti che hanno fatto stramazzare l'Italia con la scusa di salvarla, ma ve li risparmio perché immagino li conosciate benissimo.

Chiedo scusa a tutti voi. Non chiedo assoluzione ma solo comprensione e, soprattutto, il riconoscimento della mia buona fede. Buona fede migliorista di chi crede nell'Italia e nell'Europa, in una Europa solidale senza discriminazioni sociali e non certo un ‘Europa dei potenti contro i deboli, dei prevaricatori contro la stragrande maggioranza dei cittadini.

Chiedo scusa a tutti, tranne ad uno, al quale rivolgo il più fermo e convinto anatema per aver tradito la mia fiducia, strumentalizzato il mio spirito di servizio al Paese, ignorato il senso dello Stato, il rispetto delle istituzioni e delle regole e, talvolta, persino la buona educazione.

Cari italiane e cari italiani, nella storia del nostro Paese si annoverano molti salvatori della Patria, alcuni veri, altri presunti. Ma gli uomini della Provvidenza non esistono più da 2000 anni, se si esclude Gesu' per i credenti. E neppure l'improvvida, opportunistica e poco meditata benedizione vaticana per Mario Monti può sopperire a tale rappresentazione della storia: neppure Pio XII arrivò a fare ciò che le alte gerarchie della Chiesa hanno fatto in queste ore con una ingerenza senza precedenti in affari tutt'altro che spirituali e molto mi meraviglia che Papa Benedetto XVI abbia consentito questa deriva che va ben oltre il relativismo e che provochera' inevitabilmente un corto circuito nello storico rapporto tra Stato e Chiesa in Italia.
Che farà domani Santa Madre Chiesa se legittimamente una forza politica espressione della sovranita' popolare dovesse rivendicare anche in Italia l'adozione di una normativa sulle nozze gay? Con quale credibilita' si potrebbe opporre a politiche di un governo in contrasto con una Chiesa schierata, almeno in Italia, non con i deboli ma con i potenti?

Tutto ciò vi dico, con grande preoccupazione per il futuro del nostro Paese e, se mi consentite, con grande rammarico e dolore. Caro professor Monti, fosse stato vivo Aldo Moro oggi Le avrebbe senz'altro detto che lei è un misto di grande opportunismo e di piccolo cinismo. Fossero vivi oggi i grandi padri della patria, da De Gasperi a Fanfani, da Berlinguer ad Almirante, da Pertini a Cossiga e tanti altri, Lei sarebbe ancora al posto che più di tutti avrebbe ancora titolo a ricoprire: consulente dell'onorevole Paolo Cirino Pomicino (il quale, guarda caso, ha bocciato inesorabilmente la sua agenda).

Prima di avviarmi alla conclusione, prima di augurarvi un anno sereno compatibilmente con la grave situazione che vi sto esponendo, debbo davanti a voi fare un pubblico elogio per Luca Cordero di Montezemolo: Il presidente della Ferrari ha capito in tempo con quale compagnia si stava mettendo, ha lasciato i suoi alle prese con l'agenda Monti e ha scelto per l'agenda di fine anno sua e della sua famiglia le Maldive. Sì, le isole nell'Oceano indiano dove le acque sono trasparenti e dove, mi dicono, hanno svernato in passato anche Belen Rodriguez e il suo fidanzato dell'epoca, quello con i tatuaggi.


Dico, senza infingimenti, che si tratta di una scelta che gli fa onore e che non è stata nascosta in quanto l'ha annunciata ufficialmente Carlo Rossella nella rubrica Alta Società del Foglio. Essa ha il sapore di un atto politico vero e proprio, a fronte delle miserie dei centrini, un atto politico che lo riscatta di tante incertezze e tentazioni del passato.

Care italiane cari italiani, ho inteso dirvi la verità. Sono consapevole che di per sé essa non basta a cambiare la nostra situazione presente, ma voglio sperare che su di essa, a cominciare dalle elezioni dove il vostro voto potrà e dovrà contare, si possa costruire una nuova stagione di benessere e giustizia sociale per le nostre famiglie e il nostro Paese, la nostra Italia.

PS. Una piccola vendetta l'ho consumata, però: rifiutare le dimissioni di Mario Monti all'indomani della sua "salita" in politica, cosa che l'avrebbe sciolto da lacci e lacciuoli per poter correre meglio la campagna elettorale. Un no che è motivato, da un lato, dall'inutilità di mettere su un governo per appena 10 giorni; dall'altro, dalla mia volontà di far cadere sul premier un bel macigno di polemiche, come ha sottolineato il mio carissimo amico Eugenio Scalfari:

"Da venerdì scorso comunque Mario Monti è a capo della coalizione centrista. La panchina è vuota, perfino i palazzi del governo sono semivuoti, eppure nei 60 giorni che mancano alle elezioni ce ne sarebbero di cose da fare, di provvedimenti già approvati ma privi di regolamentazione, di pratiche da portare avanti, per quanto mi risulta in ufficio c'è rimasto soltanto Fabrizio Barca, ministro della Coesione territoriale. Lui ha idee di sinistra, quella buona per capirci, non quella di Ingroia dove si parla solo della rivoluzione guidata dalle Procure e dell'agenda di Marco Travaglio.

Perfino il commissario Bondi ha smesso di occuparsi di "spending review" per il nuovo compito sulla formazione delle liste. Lo fa nel tempo libero o in quello d'ufficio? Ecco una domanda alla quale si vorrebbe una risposta".

1. ABBIAMO RINVENUTO, PERCHE' BUTTATO VIA DA UNA FINESTRA DEL QUIRINALE, LA BOZZA DEL
 
Vediamo se mantiene la bozza che vi ho anticipato :cool: :D:D


Io non lo guardo per abitudine e scelta, mi hanno sempre intristito e innervosito..... leggerò i commenti domani.......

Buon ultimo anno( come presidente s'intende ), Re Giorgio ........ non mi mancherai
 
.
 

Allegati

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dal vostro incubo alla realtà

come vedete Napo ha parlato di ben altro

vi lascio alle vostre fantasie


Giovani, cittadinanza, Ue e speranza
Napolitano: “E’ il momento di reagire”

Il presidente della Repubblica Napolitano nel suo studio
pdf Il discorso integrale del Capo dello Stato


fotogallery
Napolitano, ecco
le parole chiave
del discorso
video
Contromessaggio
di Capodanno
di Beppe Grillo
video
Napolitano, l’ultimo discorso
ecco il filmato
Il presidente della Repubblica:
«In Italia una vera questione sociale
i sacrifici inevitabili per il futuro»
E rilancia sui temi dell’evasione,
delle carceri e degli ospedali psichiatrici-giudiziari, «un orrore»

È l’ora di reagire. Il Paese ha dato una grande prova di maturità passando attraverso sacrifici pesantissimi. Grazie a questi la fiducia sull’Italia è tornata: tocca ora alla politica non sciupare l’occasione confermando la stessa maturità e concretezza nei programmi e mostrando «senso della misura e del limite». Perché il nuovo governo che uscirà dal voto di fine febbraio ha il dovere di affrontare il disagio della gente, lo sconcerto delle famiglie e la rabbia dei giovani. Cioè una vera e propria «questione sociale» che ormai paralizza l’Italia. E ciò può essere fatto solo con misure più eque ed equilibrate, con tagli che tutelino le fasce più deboli.

Con un discorso di 20 minuti, dal suo studio `alla Palazzina´ del Quirinale, Giorgio Napolitano ha scelto di guardare al futuro, al dopo-elezioni, con una riflessione aperta e pacata, lontana da ogni registro polemico. Il presidente della Repubblica - nel suo ultimo messaggio di fine anno - si è rivolto al Paese reale e ha affrontato quasi tutti i temi aperti dalla crisi economica, spiegando pazientemente quanto le politiche di rigore adottate dal Governo tecnico siano state efficaci.



C’è stato spazio anche per un passaggio tutto dedicato a Mario Monti, il professore chiamato a palazzo Chigi proprio da Napolitano dopo le dimissioni di Silvio Berlusconi del novembre 2011. Nessuna polemica, nessun giudizio. Né veti, ne avalli. «Il senatore Monti ha compiuto una libera scelta. Egli non poteva candidarsi al Parlamento, facendone già parte come senatore a vita. Poteva, e l’ha fatto - non è il primo caso nella nostra storia recente (successe a Lamberto Dini ndr.) - patrocinare, dopo aver presieduto un governo tecnico, una nuova entità politico-elettorale, che prenderà parte alla competizione al pari degli altri schieramenti. D’altronde - precisa Napolitano - non c’è nel nostro ordinamento costituzionale l’elezione diretta del primo ministro, del capo del governo».



Era un intervento atteso quello del presidente, caduto in un periodo difficilissimo della scena politica italiana. Il primo e l’unico pronunciato da Napolitano in piena campagna elettorale: una corsa verso il voto che sembra non voler risparmiare nessuno. Neanche l’inquilino del Colle, anch’egli attaccato da diverse parti politiche e tirato a forza nello scontro politico.



Ma è stato un discorso volutamente sereno, privo di spigoli nello spirito - spiegano al Quirinale - di una riflessione aperta che un Paese maturo non può non affrontare. Con l’obiettivo di ricordare alle forze politiche le tante riforme mancate nella passata legislatura che i cittadini attendono da anni.

Gran parte del discorso di fine anno del presidente è stato infatti dedicato a parlare al cuore degli italiani, esaltando l’importanza dei diritti civili senza nascondere gli effetti della più grave crisi dal dopoguerra. Ha cercato di infondere fiducia Napolitano, invitando i giovani ad «indignarsi» ma anche a «reagire». A non cedere alle sirene del populismo ma a vivere, magari in prima persona, la «nobiltà della politica». Non a caso Napolitano ha chiuso il suo discorso di 18 cartelle con una sottolineatura dedicata alle forze politiche con la quale sembra riferirsi sia al movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo che alla costruenda coalizione Monti: «al giudizio degli elettori si presenteranno anche nuove offerte, di liste e raggruppamenti che si vanno definendo. L’afflusso, attraverso tutti i canali, preesistenti e nuovi, di energie finora non rivoltesi all’impegno politico può risultare vitale per rinnovare e arricchire la nostra democrazia, dare prestigio e incisività alla rappresentanza parlamentare».



Ma c’è tanto altro nel discorso del capo dello Stato che ha spaziato dallo stato degradante delle carceri italiane al raccapricciante aumento degli omicidi di donne. Dall’ «indignazione» che «suscita la corruzione in tante sfere della vita pubblica e della società», alla repulsione che provoca «una perfino spudorata evasione fiscale o il persistere di privilegi e di abusi nella gestione di ruoli politici ed incarichi pubblici”.

Tutti tasselli di uno sdegno morale che l’Italia vuole superare. Tocca ora alla politica - conclude il presidente - non mancare l’appuntamento delle elezioni e mostrare finalmente di essere al passo con i sentimenti del Paese: «questione sociale» significa, «prima ancora di indicare risposte, come tocca fare a quanti ne hanno la responsabilità», «sentire nel profondo della nostra coscienza» i disagi della gente dei quali «ci si deve mostrare umanamente partecipi”. Poi bisogna «agire per affrontare le situazioni sociali più gravi». «Lo si può e lo si deve fare distribuendo meglio, subito, i pesi dello sforzo di risanamento indispensabile, definendo in modo meno indiscriminato e automatico sia gli inasprimenti fiscali sia i tagli alla spesa pubblica, che va, in ogni settore e con rigore, liberata da sprechi e razionalizzata”. Da questi doveri e dall’ancoraggio all’Europa non si può e non si potrà prescindere, assicura il presidente lasciando gli italiani al cenone che chiude un difficile 2012.

«Al di là delle situazioni più pesanti e dei casi estremi, dobbiamo parlare non più di «disagio sociale», ma come in altri momenti storici, di una vera e propria «questione sociale» da porre al centro dell’attenzione e dell’azione pubblica»

La Stampa - Giovani, cittadinanza, Ue e speranza Napolitano: “E’ il momento di reagire”
 
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Napolitano: “E’ il momento di reagire”

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di Capodanno
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Il presidente della Repubblica:
«In Italia una vera questione sociale
i sacrifici inevitabili per il futuro»
E rilancia sui temi dell’evasione,
delle carceri e degli ospedali psichiatrici-giudiziari, «un orrore»

È l’ora di reagire. Il Paese ha dato una grande prova di maturità passando attraverso sacrifici pesantissimi. Grazie a questi la fiducia sull’Italia è tornata: tocca ora alla politica non sciupare l’occasione confermando la stessa maturità e concretezza nei programmi e mostrando «senso della misura e del limite». Perché il nuovo governo che uscirà dal voto di fine febbraio ha il dovere di affrontare il disagio della gente, lo sconcerto delle famiglie e la rabbia dei giovani. Cioè una vera e propria «questione sociale» che ormai paralizza l’Italia. E ciò può essere fatto solo con misure più eque ed equilibrate, con tagli che tutelino le fasce più deboli.

Con un discorso di 20 minuti, dal suo studio `alla Palazzina´ del Quirinale, Giorgio Napolitano ha scelto di guardare al futuro, al dopo-elezioni, con una riflessione aperta e pacata, lontana da ogni registro polemico. Il presidente della Repubblica - nel suo ultimo messaggio di fine anno - si è rivolto al Paese reale e ha affrontato quasi tutti i temi aperti dalla crisi economica, spiegando pazientemente quanto le politiche di rigore adottate dal Governo tecnico siano state efficaci.



C’è stato spazio anche per un passaggio tutto dedicato a Mario Monti, il professore chiamato a palazzo Chigi proprio da Napolitano dopo le dimissioni di Silvio Berlusconi del novembre 2011. Nessuna polemica, nessun giudizio. Né veti, ne avalli. «Il senatore Monti ha compiuto una libera scelta. Egli non poteva candidarsi al Parlamento, facendone già parte come senatore a vita. Poteva, e l’ha fatto - non è il primo caso nella nostra storia recente (successe a Lamberto Dini ndr.) - patrocinare, dopo aver presieduto un governo tecnico, una nuova entità politico-elettorale, che prenderà parte alla competizione al pari degli altri schieramenti. D’altronde - precisa Napolitano - non c’è nel nostro ordinamento costituzionale l’elezione diretta del primo ministro, del capo del governo».



Era un intervento atteso quello del presidente, caduto in un periodo difficilissimo della scena politica italiana. Il primo e l’unico pronunciato da Napolitano in piena campagna elettorale: una corsa verso il voto che sembra non voler risparmiare nessuno. Neanche l’inquilino del Colle, anch’egli attaccato da diverse parti politiche e tirato a forza nello scontro politico.



Ma è stato un discorso volutamente sereno, privo di spigoli nello spirito - spiegano al Quirinale - di una riflessione aperta che un Paese maturo non può non affrontare. Con l’obiettivo di ricordare alle forze politiche le tante riforme mancate nella passata legislatura che i cittadini attendono da anni.

Gran parte del discorso di fine anno del presidente è stato infatti dedicato a parlare al cuore degli italiani, esaltando l’importanza dei diritti civili senza nascondere gli effetti della più grave crisi dal dopoguerra. Ha cercato di infondere fiducia Napolitano, invitando i giovani ad «indignarsi» ma anche a «reagire». A non cedere alle sirene del populismo ma a vivere, magari in prima persona, la «nobiltà della politica». Non a caso Napolitano ha chiuso il suo discorso di 18 cartelle con una sottolineatura dedicata alle forze politiche con la quale sembra riferirsi sia al movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo che alla costruenda coalizione Monti: «al giudizio degli elettori si presenteranno anche nuove offerte, di liste e raggruppamenti che si vanno definendo. L’afflusso, attraverso tutti i canali, preesistenti e nuovi, di energie finora non rivoltesi all’impegno politico può risultare vitale per rinnovare e arricchire la nostra democrazia, dare prestigio e incisività alla rappresentanza parlamentare».



Ma c’è tanto altro nel discorso del capo dello Stato che ha spaziato dallo stato degradante delle carceri italiane al raccapricciante aumento degli omicidi di donne. Dall’ «indignazione» che «suscita la corruzione in tante sfere della vita pubblica e della società», alla repulsione che provoca «una perfino spudorata evasione fiscale o il persistere di privilegi e di abusi nella gestione di ruoli politici ed incarichi pubblici”.

Tutti tasselli di uno sdegno morale che l’Italia vuole superare. Tocca ora alla politica - conclude il presidente - non mancare l’appuntamento delle elezioni e mostrare finalmente di essere al passo con i sentimenti del Paese: «questione sociale» significa, «prima ancora di indicare risposte, come tocca fare a quanti ne hanno la responsabilità», «sentire nel profondo della nostra coscienza» i disagi della gente dei quali «ci si deve mostrare umanamente partecipi”. Poi bisogna «agire per affrontare le situazioni sociali più gravi». «Lo si può e lo si deve fare distribuendo meglio, subito, i pesi dello sforzo di risanamento indispensabile, definendo in modo meno indiscriminato e automatico sia gli inasprimenti fiscali sia i tagli alla spesa pubblica, che va, in ogni settore e con rigore, liberata da sprechi e razionalizzata”. Da questi doveri e dall’ancoraggio all’Europa non si può e non si potrà prescindere, assicura il presidente lasciando gli italiani al cenone che chiude un difficile 2012.

«Al di là delle situazioni più pesanti e dei casi estremi, dobbiamo parlare non più di «disagio sociale», ma come in altri momenti storici, di una vera e propria «questione sociale» da porre al centro dell’attenzione e dell’azione pubblica»

La Stampa - Giovani, cittadinanza, Ue e speranza Napolitano: “E’ il momento di reagire”

a Budapest lo ascolterebbero con maggiore intensità KO!
 
Bello il discorso di Napolitano che ha incoronato monti come futUro presiDente del consiglio
 
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