Divorzio all'Italiana...

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Stiamo ragionando del divorzio tra banca d'italia e tesoro all'inizio degli anni '80... vediamo quindi di comprendere meglio cosa accadde e perché...

Prima notazione: trattare del tema divorzio tra tesoro e banca d'italia come fosse una questione specificatamente italiana, frutto di una scelta politica, addirittura copevole, di poche persone, "scordandosi" di descrivere il contesto di riferimento, un po' come quando si ragiona di inflazione post svalutazione del '92 della Lira, è scorretto... o quantomeno: molto parziale...

Seconda notazione: esistono vere e proprie "ere economiche", guarda caso gli anni '80 rappresentano gli anni dei tassi di interesse reale positivo e dell'incremento del debito, per tutti. Perché? Per comprendere ciò bisogna comprendere il contesto di riferimento precedente. Basti dire che ciò a cui si assiste sono 2 macro fenomeni:
1. riduzione inflazione
2. ritardo nell'adeguamento dei tassi di interesse

Per questo motivo allo scoccare degli anni '80 si avvia una dinamica di tassi reali positivi in tutto il mondo.
Perché?
Quale è il peso del divorzio italiano in italia in questo "scenario"?
E quale il peso sul debito italiano e sui problemi italiani attuali in quella scelta? Ma soprattutto: che cosa descrive il suddetto "scenario"?

Iniziamo quindi a rispondere alla prima domanda... perché?

breve notazione introduttiva: se cambia la politica monetaria FED... cambia la politica monetaria del mondo... fingere autonomia delle banche centrali nazionali... significa non comprendere che sei in una bacinella dove il flusso della corrente lo definisce, nuotando, il più grosso... quello che stampa il liquido in cui tu nuoti... che quindi metà dei discorsi sul "potessimo avere una banca centrale autonoma..." sono spesso privi di senso... poiché la tua libertà è solo quella di avere una banca centrale autonoma e libera di nuotare nel flusso prodotto dalla FED... se vuole restare a galla...

Quindi... la prima notazione da fare è... negli anni 70 la crisi di bretton woods segnò la svalutazione monetaria della valuta di scambio mondiale... con seguenti 2 crisi petrolifere... l'inflazione salì... come anche la disoccupazione... in termini reali del 1995 il barile passò da 15 a 50 dollari... gli effetti li conosciamo... e descrivono le conseguenze di una scelta di politica monetaria fed, più altri eventi sfavorevoli, più o meno legati... la crisi del sistema bretton woods avvenne in seguito ad una politica monetaria non accomodante tedesca... e segnò gli anni '70... gli anni '80 vivono sulla correzione degli effetti insostenibili delle scelte del decennio precedente...
Riduzione inflazione in USA e nel mondo... riduzione prezzi energia... riduzione tassi di interesse nominali... mobilità dei capitali finanziari... quindi fine della autarchia monetaria nazionale... in tutto il mondo... il sistema bancario diventa l'intermediario... il quarto potere di equilibrio della necessità di moneta da parte del potere politico... è un attacco al concetto di Stato vigente fino ad allora... il controllo della moneta viene effimeramente affidato al mercato... ma poiché il mercato è semplicemente un concetto vuoto... il caso... presupposto statisticamente efficiente... cioè è una esternalizzazione della possibilità di influire sul meccanismo... concordo... una forma di auto-schiavizzazione... poiché (dicevo) il mercato è un concetto... il sistema bancario divenne il referente transnazionale della movimentazione e del finanziamento degli stati...

Queste cmq... come chiunque può comprendere... sono decisioni mondiali... e l'italia... tantomeno l'italia dei primi anni '80... non era in grado di decidere autonomamente a riguardo...

In tutto ciò va inserito il contesto di creazione dell'euro, ancora in nuce, ma che necessitava della accettazione da parte di tutti di alcuni principi largamente condivisi (da europei e non) per poter proseguire...

Non fu quindi una scelta... forse alcuni possono ritenere che agli inizi degli anni '80 lo stato italiano avrebbe potuto dire no... restiamo fuori da tutte le partite importanti... ma forse sovrastima autonoma politica italiana del periodo... ma soprattutto, sovrastima vantaggi di un mancato divorzio in quel contesto... infatti credo non ci avrebbe portato alcuno dei presunti vantaggi stimati... (ma di ciò ci occupiamo dopo)

Gli anni '80 sono quindi anni (a livello mondiale) caratterizzati da alcuni fenomeni mondiali. Decrescita della inflazione. Riduzione traslata in avanti nel tempo dei tassi di interesse. Conseguente aumento dei tassi reali. Creazione di debito.

Iniziamo quindi ad analizzare questa dimanica... fu il fatto che Banca d'Italia non interveniva sul primario a produrre tassi di interesse reale positivi? Oppure fu questo slittamento temporale tra correzione della inflazione e tassi? Ed i due fenomeni sono correlati?
 
Stiamo ragionando del divorzio tra banca d'italia e tesoro all'inizio degli anni '80... vediamo quindi di comprendere meglio cosa accadde e perché...

Prima notazione: trattare del tema divorzio tra tesoro e banca d'italia come fosse una questione specificatamente italiana, frutto di una scelta politica, addirittura copevole, di poche persone, "scordandosi" di descrivere il contesto di riferimento, un po' come quando si ragiona di inflazione post svalutazione del '92 della Lira, è scorretto... o quantomeno: molto parziale...

Seconda notazione: esistono vere e proprie "ere economiche", guarda caso gli anni '80 rappresentano gli anni dei tassi di interesse reale positivo e dell'incremento del debito, per tutti. Perché? Per comprendere ciò bisogna comprendere il contesto di riferimento precedente. Basti dire che ciò a cui si assiste sono 2 macro fenomeni:
1. riduzione inflazione
2. ritardo nell'adeguamento dei tassi di interesse

Per questo motivo allo scoccare degli anni '80 si avvia una dinamica di tassi reali positivi in tutto il mondo.
Perché?
Quale è il peso del divorzio italiano in italia in questo "scenario"?
E quale il peso sul debito italiano e sui problemi italiani attuali in quella scelta? Ma soprattutto: che cosa descrive il suddetto "scenario"?

Iniziamo quindi a rispondere alla prima domanda... perché?

breve notazione introduttiva: se cambia la politica monetaria FED... cambia la politica monetaria del mondo... fingere autonomia delle banche centrali nazionali... significa non comprendere che sei in una bacinella dove il flusso della corrente lo definisce, nuotando, il più grosso... quello che stampa il liquido in cui tu nuoti... che quindi metà dei discorsi sul "potessimo avere una banca centrale autonoma..." sono spesso privi di senso... poiché la tua libertà è solo quella di avere una banca centrale autonoma e libera di nuotare nel flusso prodotto dalla FED... se vuole restare a galla...

Quindi... la prima notazione da fare è... negli anni 70 la crisi di bretton woods segnò la svalutazione monetaria della valuta di scambio mondiale... con seguenti 2 crisi petrolifere... l'inflazione salì... come anche la disoccupazione... in termini reali del 1995 il barile passò da 15 a 50 dollari... gli effetti li conosciamo... e descrivono le conseguenze di una scelta di politica monetaria fed, più altri eventi sfavorevoli, più o meno legati... la crisi del sistema bretton woods avvenne in seguito ad una politica monetaria non accomodante tedesca... e segnò gli anni '70... gli anni '80 vivono sulla correzione degli effetti insostenibili delle scelte del decennio precedente...
Riduzione inflazione in USA e nel mondo... riduzione prezzi energia... riduzione tassi di interesse nominali... mobilità dei capitali finanziari... quindi fine della autarchia monetaria nazionale... in tutto il mondo... il sistema bancario diventa l'intermediario... il quarto potere di equilibrio della necessità di moneta da parte del potere politico... è un attacco al concetto di Stato vigente fino ad allora... il controllo della moneta viene effimeramente affidato al mercato... ma poiché il mercato è semplicemente un concetto vuoto... il caso... presupposto statisticamente efficiente... cioè è una esternalizzazione della possibilità di influire sul meccanismo... concordo... una forma di auto-schiavizzazione... poiché (dicevo) il mercato è un concetto... il sistema bancario divenne il referente transnazionale della movimentazione e del finanziamento degli stati...

Queste cmq... come chiunque può comprendere... sono decisioni mondiali... e l'italia... tantomeno l'italia dei primi anni '80... non era in grado di decidere autonomamente a riguardo...

In tutto ciò va inserito il contesto di creazione dell'euro, ancora in nuce, ma che necessitava della accettazione da parte di tutti di alcuni principi largamente condivisi (da europei e non) per poter proseguire...

Non fu quindi una scelta... forse alcuni possono ritenere che agli inizi degli anni '80 lo stato italiano avrebbe potuto dire no... restiamo fuori da tutte le partite importanti... ma forse sovrastima autonoma politica italiana del periodo... ma soprattutto, sovrastima vantaggi di un mancato divorzio in quel contesto... infatti credo non ci avrebbe portato alcuno dei presunti vantaggi stimati... (ma di ciò ci occupiamo dopo)

Gli anni '80 sono quindi anni (a livello mondiale) caratterizzati da alcuni fenomeni mondiali. Decrescita della inflazione. Riduzione traslata in avanti nel tempo dei tassi di interesse. Conseguente aumento dei tassi reali. Creazione di debito.

Iniziamo quindi ad analizzare questa dimanica... fu il fatto che Banca d'Italia non interveniva sul primario a produrre tassi di interesse reale positivi? Oppure fu questo slittamento temporale tra correzione della inflazione e tassi? Ed i due fenomeni sono correlati?

Inizierei notando che l'inflazione scende più rapidamente dei tassi ovunque. Forse è un fenomeno spiegabile... Forse se negli ultimi 10 anni (dopo un periodo di inflazione contenuta) l'inflazione è stato il tuo principale problema economico... forse... prima di accettare tassi di interesse in linea con l'inflazione aspetti di vederla scendere. Tanto più le tue aspettative di inflazione alta (o relativamente alta) crescono, tanto più richiederai (nel mercato domestico) tassi alti...

Quando vedrai l'inflazione calare calerai le tue pretese di interessi... è così strano? Un cittadino del paese x (qualsiasi paese) compra un tds solo se percepisce che questo difende quantomeno il suo potere d'acquisto. Se la sua percezione della inflazione è distorta dal recente passato, se come san tommaso vuole vedere l'inflazione calare prima di comprare a tassi più bassi... si avrà, durante la fase di discesa, un costante ritardo dei tassi offerti...
Questo ragionando vale (per il momento) soltanto per il mercato dei tds interno del paese... In fasi di forte riduzione della inflazione i tassi di interesse nominali decrescono sulle aspettative di ridotta inflazione, quindi con un ritardo che al crescere della riduzione della inflazione incrementa quindi i tassi reali stessi...
Sul mercato domestico dei tds possiamo quindi ragionevolmente immaginare una condotta di questo genere. Ma gli anni '80 rappresentano proprio il passaggio da un sistema di autarchia finanziaria ad un sistema completamente aperto... quindi bisognerà affrontare la questione debito pubblico allocato all'estero per comprendere meglio le differenti dinamiche... e per questo c'è da considerare la variabile cambio...
 
Stiamo ragionando del divorzio tra banca d'italia e tesoro all'inizio degli anni '80... vediamo quindi di comprendere meglio cosa accadde e perché...

Prima notazione: trattare del tema divorzio tra tesoro e banca d'italia come fosse una questione specificatamente italiana, frutto di una scelta politica, addirittura copevole, di poche persone, "scordandosi" di descrivere il contesto di riferimento, un po' come quando si ragiona di inflazione post svalutazione del '92 della Lira, è scorretto... o quantomeno: molto parziale...

Seconda notazione: esistono vere e proprie "ere economiche", guarda caso gli anni '80 rappresentano gli anni dei tassi di interesse reale positivo e dell'incremento del debito, per tutti. Perché? Per comprendere ciò bisogna comprendere il contesto di riferimento precedente. Basti dire che ciò a cui si assiste sono 2 macro fenomeni:
1. riduzione inflazione
2. ritardo nell'adeguamento dei tassi di interesse

Per questo motivo allo scoccare degli anni '80 si avvia una dinamica di tassi reali positivi in tutto il mondo.
Perché?
Quale è il peso del divorzio italiano in italia in questo "scenario"?
E quale il peso sul debito italiano e sui problemi italiani attuali in quella scelta? Ma soprattutto: che cosa descrive il suddetto "scenario"?

Iniziamo quindi a rispondere alla prima domanda... perché?

breve notazione introduttiva: se cambia la politica monetaria FED... cambia la politica monetaria del mondo... fingere autonomia delle banche centrali nazionali... significa non comprendere che sei in una bacinella dove il flusso della corrente lo definisce, nuotando, il più grosso... quello che stampa il liquido in cui tu nuoti... che quindi metà dei discorsi sul "potessimo avere una banca centrale autonoma..." sono spesso privi di senso... poiché la tua libertà è solo quella di avere una banca centrale autonoma e libera di nuotare nel flusso prodotto dalla FED... se vuole restare a galla...

Quindi... la prima notazione da fare è... negli anni 70 la crisi di bretton woods segnò la svalutazione monetaria della valuta di scambio mondiale... con seguenti 2 crisi petrolifere... l'inflazione salì... come anche la disoccupazione... in termini reali del 1995 il barile passò da 15 a 50 dollari... gli effetti li conosciamo... e descrivono le conseguenze di una scelta di politica monetaria fed, più altri eventi sfavorevoli, più o meno legati... la crisi del sistema bretton woods avvenne in seguito ad una politica monetaria non accomodante tedesca... e segnò gli anni '70... gli anni '80 vivono sulla correzione degli effetti insostenibili delle scelte del decennio precedente...
Riduzione inflazione in USA e nel mondo... riduzione prezzi energia... riduzione tassi di interesse nominali... mobilità dei capitali finanziari... quindi fine della autarchia monetaria nazionale... in tutto il mondo... il sistema bancario diventa l'intermediario... il quarto potere di equilibrio della necessità di moneta da parte del potere politico... è un attacco al concetto di Stato vigente fino ad allora... il controllo della moneta viene effimeramente affidato al mercato... ma poiché il mercato è semplicemente un concetto vuoto... il caso... presupposto statisticamente efficiente... cioè è una esternalizzazione della possibilità di influire sul meccanismo... concordo... una forma di auto-schiavizzazione... poiché (dicevo) il mercato è un concetto... il sistema bancario divenne il referente transnazionale della movimentazione e del finanziamento degli stati...

Queste cmq... come chiunque può comprendere... sono decisioni mondiali... e l'italia... tantomeno l'italia dei primi anni '80... non era in grado di decidere autonomamente a riguardo...

In tutto ciò va inserito il contesto di creazione dell'euro, ancora in nuce, ma che necessitava della accettazione da parte di tutti di alcuni principi largamente condivisi (da europei e non) per poter proseguire...

Non fu quindi una scelta... forse alcuni possono ritenere che agli inizi degli anni '80 lo stato italiano avrebbe potuto dire no... restiamo fuori da tutte le partite importanti... ma forse sovrastima autonoma politica italiana del periodo... ma soprattutto, sovrastima vantaggi di un mancato divorzio in quel contesto... infatti credo non ci avrebbe portato alcuno dei presunti vantaggi stimati... (ma di ciò ci occupiamo dopo)

Gli anni '80 sono quindi anni (a livello mondiale) caratterizzati da alcuni fenomeni mondiali. Decrescita della inflazione. Riduzione traslata in avanti nel tempo dei tassi di interesse. Conseguente aumento dei tassi reali. Creazione di debito.

Iniziamo quindi ad analizzare questa dimanica... fu il fatto che Banca d'Italia non interveniva sul primario a produrre tassi di interesse reale positivi? Oppure fu questo slittamento temporale tra correzione della inflazione e tassi? Ed i due fenomeni sono correlati?

Di sicuro sono eventi volontari e non casuali, chi ci guadagna ad avere tassi sotto l'inflazione? Chi ha selettivamente accesso al credito?
Oppure chi si mette a decidere a quanto ti finanzi? Too big too jail nasce qua. Il quarto potere dello stato (nella tua metafora) non può essere eliminato. Scegliendo a quanto ti finanzi e fino a quando (anche infinito) alteri tutto il libero mercato con scelte 'politiche'. Vi sta antipatica la piccola e media impresa perchè è piu efficente delle multinazionali? bene allora facciamo che le multinazionali non pagano le tasse (cayman) mentre le altre le ammazzo, poi non felice alla multinazionale finanzio al 2.5 alla medio piccola a tre volte di più questo senza la minima aderenza alla solvibilità reale. Chi decide l'accesso al credito governa il mondo con scelte arbitrarie (chi sparte la torta ha la parte più grossa)

(senza bretton woods tutto questo non sarebbe stato possibile)
 
Ultima modifica:
Inizierei notando che l'inflazione scende più rapidamente dei tassi ovunque. Forse è un fenomeno spiegabile... Forse se negli ultimi 10 anni (dopo un periodo di inflazione contenuta) l'inflazione è stato il tuo principale problema economico... forse... prima di accettare tassi di interesse in linea con l'inflazione aspetti di vederla scendere. Tanto più le tue aspettative di inflazione alta (o relativamente alta) crescono, tanto più richiederai (nel mercato domestico) tassi alti...

Quando vedrai l'inflazione calare calerai le tue pretese di interessi... è così strano? Un cittadino del paese x (qualsiasi paese) compra un tds solo se percepisce che questo difende quantomeno il suo potere d'acquisto. Se la sua percezione della inflazione è distorta dal recente passato, se come san tommaso vuole vedere l'inflazione calare prima di comprare a tassi più bassi... si avrà, durante la fase di discesa, un costante ritardo dei tassi offerti...
Questo ragionando vale (per il momento) soltanto per il mercato dei tds interno del paese... In fasi di forte riduzione della inflazione i tassi di interesse nominali decrescono sulle aspettative di ridotta inflazione, quindi con un ritardo che al crescere della riduzione della inflazione incrementa quindi i tassi reali stessi...
Sul mercato domestico dei tds possiamo quindi ragionevolmente immaginare una condotta di questo genere. Ma gli anni '80 rappresentano proprio il passaggio da un sistema di autarchia finanziaria ad un sistema completamente aperto... quindi bisognerà affrontare la questione debito pubblico allocato all'estero per comprendere meglio le differenti dinamiche... e per questo c'è da considerare la variabile cambio...

Ci si potrebbe perdere nella analisi delle economie dei singoli paesi... ma temo sarebbe poco vantaggioso... per questo mi limito a fare una semplice notazione... parliamo del ritardo di adeguamento dei tassi di interesse rispetto alla inflazione... fenomeno comune... dal punto di vista dell'investitore interno può ragionarsi in termini di aspettative... dal punto di vista dei capitali esteri c'è da considerare il tasso di cambio...
Diciamo che un tasso di cambio che si svaluta obbliga lo stato ad allocare a tassi di interesse più alti dei concorrenti, fattore questo che influenza anche la discesa della inflazione, ritardando quindi sostanzialmente il fenomeno di aggiustamento, producendo quindi maggiori interessi reali... quindi... creazione di debito...

Svalutare il cambio ed aspettative quindi possono individuarsi come due macro dimensioni capaci di illustrare abbastanza bene le differenti dinamiche comuni di interessi reali positivi negli anni '80... paese per paese...

Ovviamente cause sono infinitamente di più e tutte meriterebbero una analisi a parte (seppur breve)... ma non ho voglia... :D

...prezzo del petrolio... settore informatica e telecomunicazioni e relativa deflazione indotta... utilizzo del mercato secondario e progressiva perdita di controllo (rispetto al sistema bancario) della moneta... deregolamentazione... globalizzazione... ruberie... malagestione... progetto euro sballato... e chi più ne ha più ne metta... ma tempo e voglia sono pochi... e forse qui si desidera soltanto mettere una pulce nell'orecchio di coloro i quali, rispetto alla moda tutta umana di credere a semplificazioni filastrocchesche poco serie... o parzialmente serie... :D ... preferiscono avere idee meno chiare... magari pure poco chiare... ma almeno: avere idee...
...avere... ed idee... ;)
Meno date e numeri... più interpretazioni... :yes:
 
Di sicuro sono eventi volontari e non casuali, chi ci guadagna ad avere tassi sotto l'inflazione? Chi ha selettivamente accesso al credito?
Oppure chi si mette a decidere a quanto ti finanzi? Too big too jail nasce qua. Il quarto potere dello stato (nella tua metafora) non può essere eliminato. Scegliendo a quanto ti finanzi e fino a quando (anche infinito) alteri tutto il libero mercato con scelte 'politiche'. Vi sta antipatica la piccola e media impresa perchè è piu efficente delle multinazionali? bene allora facciamo che le multinazionali non pagano le tasse (cayman) mentre le altre le ammazzo, poi non felice alla multinazionale finanzio al 2.5 alla medio piccola a tre volte di più questo senza la minima aderenza alla solvibilità reale. Chi decide l'accesso al credito governa il mondo con scelte arbitrarie (chi sparte la torta ha la parte più grossa)

(senza bretton woods tutto questo non sarebbe stato possibile)

Non sono ancora a trarre nessuna conclusione... e non sono a difendere nessun sistema... volontario e casuale sono termini che perdono significato quando si decide di non decidere... o meglio... di delegare il controllo ad un meccanismo...

Assunto che il meccanismo è disfunzionale... resta da comprendere se sia giusto o meno... utile o meno... attribuire il controllo ad un meccanismo... quali devono essere i metodi di selezione, premio e perdita, che regolano il meccanismo... se producono un equilibrio o se producono fallimenti, quanto spesso e perché... e come correggere le disfunzionalità occasionali che ogni sistema rigido (in quanto tale) produce... cmq sia strutturato...

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Non sono ancora a trarre nessuna conclusione... e non sono a difendere nessun sistema... volontario e casuale sono termini che perdono significato quando si decide di non decidere... o meglio... di delegare il controllo ad un meccanismo...

Assunto che il meccanismo è disfunzionale... resta da comprendere se sia giusto o meno... utile o meno... attribuire il controllo ad un meccanismo... quali devono essere i metodi di selezione, premio e perdita, che regolano il meccanismo... se producono un equilibrio o se producono fallimenti, quanto spesso e perché... e come correggere le disfunzionalità occasionali che ogni sistema rigido (in quanto tale) produce... cmq sia strutturato...

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La funzionalitè del sistema è la sua giustificazione etica, si autofonda. Ma sospendendo il giudizio etico possiamo almeno valutare il grado di funzionalità di un sistema. Ma non è tanto facile costruire indici che lo fanno in modo oggettivo, questo perchè dobbiamo costruirli secondo un principio teorico. Ma anche dando per buono che il pil è un indice di efficienza di un sistema (e freghiamocene del benessere delle persone, gini, mobilità sociale etc) e che sia costruito in maniera ogggettiva (lo strumento di misura non cambi) si vede che qualcosa non torna. In effetti qualunque indice costruisci purchè oggettivo e stabile nel suo metro di giudizio ti dice che qualcosa non va. In ultima analisi l'eccesso di scelte arbitrarie politiche sta impedendo che i normali sistemi di riequilibrio del mercato ridistribuiscano il valore (potere d'acquisto) nella migliore maniera possibile (funzionalmente parlando quella che massimizza la circolazione monetaria)
 
La funzionalitè del sistema è la sua giustificazione etica, si autofonda. Ma sospendendo il giudizio etico possiamo almeno valutare il grado di funzionalità di un sistema. Ma non è tanto facile costruire indici che lo fanno in modo oggettivo, questo perchè dobbiamo costruirli secondo un principio teorico. Ma anche dando per buono che il pil è un indice di efficienza di un sistema (e freghiamocene del benessere delle persone, gini, mobilità sociale etc) e che sia costruito in maniera ogggettiva (lo strumento di misura non cambi) si vede che qualcosa non torna. In effetti qualunque indice costruisci purchè oggettivo e stabile nel suo metro di giudizio ti dice che qualcosa non va. In ultima analisi l'eccesso di scelte arbitrarie politiche sta impedendo che i normali sistemi di riequilibrio del mercato ridistribuiscano il valore (potere d'acquisto) nella migliore maniera possibile (funzionalmente parlando quella che massimizza la circolazione monetaria)

Tutto vero e condivisibile.
Più nello specifico, rispetto al discorso che stiamo qui facendo, anni '80 vs anni '70... il tema, oggetto di azioni coordinate mondiali di politica economica e monetaria, è più precisamente: chi controlla la moneta?
E' di fatto la prima volta che si pone il problema, a livello mondiale, della gestione politica ed economica della moneta. Paradossalmente l'intenzione dichiarata è di porre un freno automatico, ciò che chiamo "meccanismo" e che altri chiamano mercato all'imperio politico (ovvero alla volontà politica).

Il sistema dei cambi fissati e convertibili è crollato per l'imperio statunitense, necessità si dirà, c'era una guerra in atto... ma di fatto tutto il mondo pagò quella scelta, fermo restando che il sistema di bretton woods non sarebbe sopravvissuto a lungo, indipendentemente dalla scelta...

Resta uno scontro tra volontà (imperio pubblico e politico) ed auto-regolamentazione. Affinché ciò avvenga serve una azione di imperio, una volontà, ovvero la strutturazione di un sistema differente, in cui non è nella possibilità del singolo Stato la creazione di moneta.

Sia chiaro... non affermo che una simile azione di espropriazione sia stata ben gestita od abbia funzionato... tutt'altro! Ma adesso è prematuro mettersi a fare valutazioni e dare giudizi.

A cavallo tra anni '70 ed '80 non è casuale cambi la lettura e la visione del ruolo stesso dello Stato. Cambia inizialmente nei paesi di linqua anglofona... la Thatcher prima... Regan poi... non soltanto! Per la prima volta tutte le banche centrali assumono (anche la Fed) come obiettivo principale il calmieramento dei prezzi... la riduzione della inflazione... la riduzione della massa monetaria in balia delle esigenze di auto-finanziamento statale...

Lo ammetto... è paradossale che dal tentativo di imporre un meccanismo (il mercato) di controllo della creazione di moneta sia sorta la più grande bolla finanziaria della storia umana... purtroppo accade spesso così nelle vicende umane... proprio il perseguimento di una azione formalmente atta a riformare il sistema per ottenere A... poiché regolata e regolamentata ad uso e consumo di alcuni... produce l'esatto opposto di A...

Qui il grande colpevole è quindi il sistema bancario mondiale e mondialista... ma ripeto... è prematuro ragionare di ciò, adesso... iniziamo a comprendere cosa si volle fare e perché.

La Fed (obbligando il mondo...) avviò una politica monetaria radicalmente differente. Tesa (prima che alla crescita, come sostiene il proprio mandato...) alla riduzione della inflazione. L'effetto fu immediato. I prezzi delle commodities crollarono, avviando il percorso di riduzione della inflazione planetaria. Il dollaro prese a rafforzarsi, incrementando il deficit commerciale usa e dando sfogo all'export di svariati paesi europei, tirandoli fuori dalle sabbie mobili della austerità e della stagflazione: Italia in primis.
Il contrappasso a questa azione fu l'idea che fosse necessaria una politica monetaria coordinata. Come l'abbandono della convertibilità aurea aveva prodotto (per la volontà politica di un paese) danni e tensioni economiche a livello mondiale, era necessario ristrutturare l'intera filiera di controllo della creazione e gestione della moneta.
L'europa fu semplicemente l'applicazione in chiave continentale di questo impulso. La separazione tra Tesoro e Banca d'Italia idem. Poiché la moneta deve pur crearla e controllarla qualche d'uno, la perdita del dominus nazionale, che ha ben valide motivazioni, incappò così nel più classico degli errori umani... visto che A non funziona... evidentemente un sistema non A funzionerà... se pubblico non funziona... funzionerà il privato... se il politico non funziona... funzionerà il "mercato"... se la banca centrale non funziona... funzionerà un sistema di allocazione mondiale organizzato e basato sulle banche private, i cui interessi si contrappongono a quelli dell'emittente... ovvero, come spesso accade, ad errore si contrappone altro errore, di senso contrario ed opposto... se per volontà... od in modo involontario... starà ad ognuno di noi valutarlo...

L'ideale indipendenza della Banca centrale dalla politica nazionale assume proprio in questa fase caratteristica di necessità... qualsiasi paese non volesse essere immediatamente estraniato da questo "esperimento" non avrebbe potuto sottrarsi da questa indicazione.

Ripeto... l'ideale spacciatoa quei tempi: controllo automatico della creazione della/delle monete da parte del mercato, poiché degli uomini, così liberi di cambiare idea, con interessi così divergenti, non c'è molto da fidarsi... diamo fiducia ad un meccanismo... una sorta di macchina... con sistemi auto-correttivi... Sia chiaro: non deve stupire tutto ciò abbia poi creato le basi per una quasi totale progressiva assenza di controllo e portato alla creazione (negli anni '80 e '90) della più grande bolla finanziaria nella storia umana... nell'istante in cui il meccanismo si presupone si auto-regoli... si auto-corregga... qualora non lo facesse... senza alcun controllo: il sistema (molto semplicemente) si schianta...
 
Stiamo ragionando del divorzio tra banca d'italia e tesoro all'inizio degli anni '80... vediamo quindi di comprendere meglio cosa accadde e perché...

Prima notazione: trattare del tema divorzio tra tesoro e banca d'italia come fosse una questione specificatamente italiana, frutto di una scelta politica, addirittura copevole, di poche persone, "scordandosi" di descrivere il contesto di riferimento, un po' come quando si ragiona di inflazione post svalutazione del '92 della Lira, è scorretto... o quantomeno: molto parziale...

Seconda notazione: esistono vere e proprie "ere economiche", guarda caso gli anni '80 rappresentano gli anni dei tassi di interesse reale positivo e dell'incremento del debito, per tutti. Perché? Per comprendere ciò bisogna comprendere il contesto di riferimento precedente. Basti dire che ciò a cui si assiste sono 2 macro fenomeni:
1. riduzione inflazione
2. ritardo nell'adeguamento dei tassi di interesse

Per questo motivo allo scoccare degli anni '80 si avvia una dinamica di tassi reali positivi in tutto il mondo.
Perché?
Quale è il peso del divorzio italiano in italia in questo "scenario"?
E quale il peso sul debito italiano e sui problemi italiani attuali in quella scelta? Ma soprattutto: che cosa descrive il suddetto "scenario"?

Iniziamo quindi a rispondere alla prima domanda... perché?

breve notazione introduttiva: se cambia la politica monetaria FED... cambia la politica monetaria del mondo... fingere autonomia delle banche centrali nazionali... significa non comprendere che sei in una bacinella dove il flusso della corrente lo definisce, nuotando, il più grosso... quello che stampa il liquido in cui tu nuoti... che quindi metà dei discorsi sul "potessimo avere una banca centrale autonoma..." sono spesso privi di senso... poiché la tua libertà è solo quella di avere una banca centrale autonoma e libera di nuotare nel flusso prodotto dalla FED... se vuole restare a galla...

Quindi... la prima notazione da fare è... negli anni 70 la crisi di bretton woods segnò la svalutazione monetaria della valuta di scambio mondiale... con seguenti 2 crisi petrolifere... l'inflazione salì... come anche la disoccupazione... in termini reali del 1995 il barile passò da 15 a 50 dollari... gli effetti li conosciamo... e descrivono le conseguenze di una scelta di politica monetaria fed, più altri eventi sfavorevoli, più o meno legati... la crisi del sistema bretton woods avvenne in seguito ad una politica monetaria non accomodante tedesca... e segnò gli anni '70... gli anni '80 vivono sulla correzione degli effetti insostenibili delle scelte del decennio precedente...
Riduzione inflazione in USA e nel mondo... riduzione prezzi energia... riduzione tassi di interesse nominali... mobilità dei capitali finanziari... quindi fine della autarchia monetaria nazionale... in tutto il mondo... il sistema bancario diventa l'intermediario... il quarto potere di equilibrio della necessità di moneta da parte del potere politico... è un attacco al concetto di Stato vigente fino ad allora... il controllo della moneta viene effimeramente affidato al mercato... ma poiché il mercato è semplicemente un concetto vuoto... il caso... presupposto statisticamente efficiente... cioè è una esternalizzazione della possibilità di influire sul meccanismo... concordo... una forma di auto-schiavizzazione... poiché (dicevo) il mercato è un concetto... il sistema bancario divenne il referente transnazionale della movimentazione e del finanziamento degli stati...

Queste cmq... come chiunque può comprendere... sono decisioni mondiali... e l'italia... tantomeno l'italia dei primi anni '80... non era in grado di decidere autonomamente a riguardo...

In tutto ciò va inserito il contesto di creazione dell'euro, ancora in nuce, ma che necessitava della accettazione da parte di tutti di alcuni principi largamente condivisi (da europei e non) per poter proseguire...

Non fu quindi una scelta... forse alcuni possono ritenere che agli inizi degli anni '80 lo stato italiano avrebbe potuto dire no... restiamo fuori da tutte le partite importanti... ma forse sovrastima autonoma politica italiana del periodo... ma soprattutto, sovrastima vantaggi di un mancato divorzio in quel contesto... infatti credo non ci avrebbe portato alcuno dei presunti vantaggi stimati... (ma di ciò ci occupiamo dopo)

Gli anni '80 sono quindi anni (a livello mondiale) caratterizzati da alcuni fenomeni mondiali. Decrescita della inflazione. Riduzione traslata in avanti nel tempo dei tassi di interesse. Conseguente aumento dei tassi reali. Creazione di debito.

Iniziamo quindi ad analizzare questa dimanica... fu il fatto che Banca d'Italia non interveniva sul primario a produrre tassi di interesse reale positivi? Oppure fu questo slittamento temporale tra correzione della inflazione e tassi? Ed i due fenomeni sono correlati?

Ma torniamo alle microscopiche questioni italiche...
Banca d'Italia interviene sul secondario... non più sul primario...
In pratica il concetto (così simile all'intervento attuale di svariate BC... BCE in primis) è chiaro... pago un servizio... finanzio il sistema bancario affinché lui regoli non certo l'emissione del debito... ma il costo della stessa.
E' evidente che in un sistema di questo tipo il costo del finanziamento statale sale, ma è proprio questo il punto, il tutto sorge come un controllo del debito. Il debito quindi viene pesato e valutato dal mercato e liberamente sottoscritto da quest'ultimo... i paesi sono sul mercato... il costo del finanziamento viene deciso dal mercato... se i capitali finanziari sono mobili... devono essere liberati dalle volontà distorcenti dei singoli agenti statali...

Ovviamente... nessuna regola ha impedito che altri agenti... differenti dagli stati approfittassero del vuoto di regole e potere venutosi volontariamente a creare... come nulla ha impedito che differenti stati avessero differenti trattamenti sul mercato... L'idea, molto limitata, che il denaro offerto al sistema bancario per svolgere la propria funzione di monitoraggio e controllo fosse sufficiente (sistema bancario che non si dimentichi, da questo ruolo veniva costantemente finanziato tramite emissione di debito e tasse... per via dei differenziali di cui poteva godere in via esclusiva...) inutile dire si dimostrò totalmente infondata...

Resta quindi la questione: quale fu il peso del divorzio Banca d'italia Tesoro?
Minimo... sicuramente non fu una scelta... e sicuramente i costi di non adeguarsi sarebbero stati difficilmente quantificabili... parimenti è indubbio che il sistema bancario mondiale ed italiano ricevettero molti soldi da questa scelta... quegli stessi soldi che in un solo decennio consentirono la crescita di un sistema di interessi nazionale e trans-nazionale potentissimo e la creazione di moneta finanziaria che (di fatto) produsse l'esatto opposto di quanto si voleva (a parole) creare... ovvero il controllo della moneta...

Fermo restando che qualsiasi sistema di controllo della moneta produce scompensi che vanno rimossi (e possono rimuoversi), se funziona, solo e soltanto con azioni di riforma e cambiamenti reali... strutturali... è cioè un sistema rigido... dove ci sono vincitori e vinti...
... quindi tutt'altro rispetto a quanto molti si immaginano... od a cui ambiscono...
 
Le parole di Andreatta, l'autore del divorzio:

"Naturalmente la riduzione del signoraggio monetario e i tassi di interesse positivi in termini reali si tradussero rapidamente in un nuovo grave problema per la politica economica, aumentando il fabbisogno del Tesoro e l'escalation della crescita del debito rispetto al prodotto nazionale.
Da quel momento in avanti la vita dei ministri del Tesoro si era fatta più difficile e a ogni asta il loro operato era sottoposto al giudizio del mercato. Il bilancio di competenza del 1982 e' la dimostrazione di questa nuova situazione: riuscii in pratica ad azzerare i fondi globali, cosa che non era successa prima ne successe dopo. Il saldo netto da finanziare del bilancio preventivo e il fabbisogno del consuntivo furono del 10% inferiore agli analoghi aggregati dell' anno precedente, anche se poi la Tesoreria, caricata nel recente passato, provocò un volume eccezionalmente elevato di indebitamento.

Lo stesso Andreatta riconosce il volume eccezionalmente ELEVATO di indebitamento.....
 
.....La politica monetaria italiana segue fedelmente il nuovo orientamento dominante e tra l’ottobre del 1979 e il marzo del 1981 l’allora Governatore della Banca d’Italia aumenta il tasso di sconto portandolo dal 10,5 al 19% e lo mantiene a livelli elevatissimi fino alla crisi della lira scoppiata nell’estate - autunno 1992; dal momento che nello stesso periodo il tasso di inflazione crolla dal 16,9% al 4,8%, il risultato è che i tassi di interesse reali diventano positivi....."


"....Proprio nel 1982 si manifestano i primi contraccolpi del “divorzio” con ripetuti sconfinamenti dal limite legale di utilizzo della linea di credito in conto corrente di cui il Tesoro beneficia presso la Banca centrale. Che cosa successe allora, e che cosa potrebbe succedere ancora? Che proprio poco dopo aver deciso di “legarsi le mani” per quanto riguarda l’emissione di titoli del debito pubblico l’economia occidentale era entrata in recessione e il governo non aveva tutti gli strumenti con cui combattere le conseguenze della fase negativa del ciclo. Il governo dell’epoca investì del problema il Parlamento, che autorizzò con una legge Bankitalia a concedere al Tesoro un’anticipazione straordinaria temporanea...."

"...Ma il vero contraccolpo del “divorzio” sull’economia italiana dei primi anni ottanta fu – come anticipato sopra - il brusco innalzamento dei tassi di interesse reali. Finì di colpo una condizione economica che durava dal 1972; ancora nel 1980, in Italia, il tasso di interesse depurato dall’inflazione osservata ex post (oltre il 20%), era negativo per qualcosa come cinque punti percentuali; nei tre anni successivi l’interesse divenne positivo per valori compresi tra il 2 e il 3%, fino a superare il 6% nel 1984: in quell’anno la spesa per interessi rappresentava il 12% del Pil italiano. Successivamente, anche se il rapporto tra deficit e Pil cominciava a calare (nel grafico a salire verso lo zero) i tassi di interesse italiani continuavano ad essere più alti che altrove in termini reali, e questo per sostenere la parità del cambio all’interno dello SME...."

E fin qui tutto sembra che combaci con l'analisi di istwine, ed e' anche la conclusione a cui si arriva nel sito da dove ho tratto questo copia incolla :

Economia e Politica | Tag Archive | tassi di interesse reali
 
Le parole di Andreatta, l'autore del divorzio:

"Naturalmente la riduzione del signoraggio monetario e i tassi di interesse positivi in termini reali si tradussero rapidamente in un nuovo grave problema per la politica economica, aumentando il fabbisogno del Tesoro e l'escalation della crescita del debito rispetto al prodotto nazionale.
Da quel momento in avanti la vita dei ministri del Tesoro si era fatta più difficile e a ogni asta il loro operato era sottoposto al giudizio del mercato. Il bilancio di competenza del 1982 e' la dimostrazione di questa nuova situazione: riuscii in pratica ad azzerare i fondi globali, cosa che non era successa prima ne successe dopo. Il saldo netto da finanziare del bilancio preventivo e il fabbisogno del consuntivo furono del 10% inferiore agli analoghi aggregati dell' anno precedente, anche se poi la Tesoreria, caricata nel recente passato, provocò un volume eccezionalmente elevato di indebitamento.

Lo stesso Andreatta riconosce il volume eccezionalmente ELEVATO di indebitamento.....

Anche io lo riconosco... ma per tutto il mondo... chi più chi meno...
 
.....La politica monetaria italiana segue fedelmente il nuovo orientamento dominante e tra l’ottobre del 1979 e il marzo del 1981 l’allora Governatore della Banca d’Italia aumenta il tasso di sconto portandolo dal 10,5 al 19% e lo mantiene a livelli elevatissimi fino alla crisi della lira scoppiata nell’estate - autunno 1992; dal momento che nello stesso periodo il tasso di inflazione crolla dal 16,9% al 4,8%, il risultato è che i tassi di interesse reali diventano positivi....."


"....Proprio nel 1982 si manifestano i primi contraccolpi del “divorzio” con ripetuti sconfinamenti dal limite legale di utilizzo della linea di credito in conto corrente di cui il Tesoro beneficia presso la Banca centrale. Che cosa successe allora, e che cosa potrebbe succedere ancora? Che proprio poco dopo aver deciso di “legarsi le mani” per quanto riguarda l’emissione di titoli del debito pubblico l’economia occidentale era entrata in recessione e il governo non aveva tutti gli strumenti con cui combattere le conseguenze della fase negativa del ciclo. Il governo dell’epoca investì del problema il Parlamento, che autorizzò con una legge Bankitalia a concedere al Tesoro un’anticipazione straordinaria temporanea...."

"...Ma il vero contraccolpo del “divorzio” sull’economia italiana dei primi anni ottanta fu – come anticipato sopra - il brusco innalzamento dei tassi di interesse reali. Finì di colpo una condizione economica che durava dal 1972; ancora nel 1980, in Italia, il tasso di interesse depurato dall’inflazione osservata ex post (oltre il 20%), era negativo per qualcosa come cinque punti percentuali; nei tre anni successivi l’interesse divenne positivo per valori compresi tra il 2 e il 3%, fino a superare il 6% nel 1984: in quell’anno la spesa per interessi rappresentava il 12% del Pil italiano. Successivamente, anche se il rapporto tra deficit e Pil cominciava a calare (nel grafico a salire verso lo zero) i tassi di interesse italiani continuavano ad essere più alti che altrove in termini reali, e questo per sostenere la parità del cambio all’interno dello SME...."

E fin qui tutto sembra che combaci con l'analisi di istwine, ed e' anche la conclusione a cui si arriva nel sito da dove ho tratto questo copia incolla :

Economia e Politica*|*Tag Archive*|*tassi di interesse reali

Questo è un evento prettamente nazionale... oppure è un evento mondiale?
La stessa cosa è successa in USA, Germania (in misura ridotta), UK, Jappone, Francia... tutti hanno cambiato approccio monetario... e tutti hanno pagato in termini di debito il rientro dalla svalutazione del dollaro sull'oro... chi ha pagato di più? Chi aveva inflazione più alta, chi era meno credibile nel rientro dalla inflazione, chi svalutava... noi eccellevamo in ognuno di questi difetti...
 
Stiamo ragionando del divorzio tra banca d'italia e tesoro all'inizio degli anni '80... vediamo quindi di comprendere meglio cosa accadde e perché...

......................


complimenti

.......intervento di altissima fattura.............
 
il problema attuale è che questo divorzio in america, in uk piuttosto che in giappone di fatto non c'è più e sta facendo risparmiare loro una barca di soldi mentre noi affondiamo con un debito sempre più alto alimentato da interessi sempre più onerosi...in questi anni una bce stile fed o boe-boj non avrebbe risolto i nostri problemi strutturali ma ci avrebbe fatto risparmiare veramente svariati miliardi che potevano essere utilizzati in modo migliore o per avere un indebitamento più contenuto

poi che l'italia con la classe politica che si ritrova non sia meritevole di fiducia è altrettanto vero....
 
Ultima modifica:
Articolo interessante.

Il debito pubblico italiano non è più ripagabile
draghi-monti(1)[1]

sensazionale: il debito pubblico italiano non è più ripagabile, perché ormai supera i 2.000 miliardi di euro, oltre il 130% del Pil. Per assorbirlo, l’Italia dovrebbe fare due cose, entrambe estreme: non fare più deficit (assoluto pareggio di bilancio: parità tra spesa pubblica e introito fiscale) e in più varare, per molti anni, ulterori manovre “lacrime e sangue” da 100 miliardi l’anno, irrealistiche perché palesemente insostenibili. «La verità che nessun politico è disposto ad ammettere è che il debito pubblico italiano non è più ripagabile»,
avverte Marcello Foa.

Ma c’è di peggio. La tragedia è che nessun politico – parafrasando Foa – è disposto ad ammettere che il debito pubblico non dovrebbe mai essere un problema, essendo infatti il vero “mestiere” dello Stato: che solo attraverso il deficit – la spesa pubblica, o spesa a deficit positiva – può continuare a pagare stipendi a medici e insegnanti e costruire strade, ferrovie, scuole e ospedali, cioè strutture e servizi avanzati senza cui non potrebbe vivere neppure l’economia di mercato.
In condizioni di normale salute socio-economica, quella che in Italia ha prodotto gli straordinari progressi del dopoguerra, il debito pubblico è Mario Draghiesattaente la “benzina” (l’unica possibile) dello sviluppo complessivo della comunità nazionale, pubblica e privata. Viceversa, se si pretende – come oggi, vigendo l’ideologia neoliberista di Bruxelles – che siano i cittadini, mediante le tasse, a “finanziare” i servizi pubblici, allora cessa virtualmente la funzione principale dello Stato: in teoria, a quel punto, i cittadini potrebbero saltare l’ostacolo e privatizzare direttamente i servizi di cui necessitano. Ed è esattamente l’obiettivo strategico dei neoliberisti: eliminare lo Stato democratico dalla faccia della terra e spogliarlo dei suoi beni strategici, che vengono privatizzati – non dai cittadini, ovviamente, ma dall’élite che ha progettato l’intera operazione, cioè la stessa oligarchia feudale che ha trasformato in dogma l’illusione che il mercato sia autosufficiente. Oligarchia che ha sempre colpevolizzato lo Stato, come se il debito pubblico (cioè il suo “mestiere” fisiologico) fosse una sorta di peccato, di malattia, di vergogna da nascondere.
Secondo Foa, che pure critica spesso le sleali e pericolose politiche di rigore promosse dall’élite mondiale attraverso gli obbedienti tecnocrati della Troika europea (Ue, Bce e Fmi), giustizia vorrebbe che per riequilibrare i bilanci in rosso si facesse “un’eccezione”, come quella che dal 2009 è stata fatta per salvare le grandi banche, tecnicamente fallite, a catena, dopo il crac di Wall Street del 2007. In via del tutto eccezionale, si dovrebbe cioè consentire un temporaneo alleggerimento finanziario costituito da «misure straordinarie, uniche, non ripetibili», per poi tornare a una «normalità» nella quale, tra le altre cose, gli Stati siano «messi nelle condizioni di non abusare del proprio potere».

Una “normalità” – mai esistita, peraltro – fatta di «mercati che funzionano senza correttivi o salvataggi indebiti», di tassazioni «ragionevoli, che incentivino il consumo e il risparmio e non penalizzino – anzi premino – gli imprenditori che creano ricchezza e posti di lavoro». Una normalità ideale, dunque, in cui «le banche e le banche centrali non siano più onnipotenti», e in cui «politici, cittadini, banchieri, Foaimprenditori siano chiamati a rispondere delle proprie azioni. Tutto questo è davvero irragionevole?».
No, certo: sarebbe un mondo perfetto, ancorché irrealistico. Specie se si tiene conto di un aspetto capitale: il debito pubblico – cioè quello che lo Stato contrae con i propri cittadini – è fatto apposta per non essere mai ripagato finanziariamente, perché la “paga” del debito pubblico sono i beni e i servizi che lo Stato crea per i cittadini, spendendo i loro soldi in anticipo, a deficit, per il benessere della cittadinanza. Storia: nessuno Stato moderno ha mai dovuto ripagare il suo debito pubblico. Quello italiano, poi, è esploso all’inizio degli anni ’80. Non per colpa delle “cicale” italiane, ma sotto la pressione della grande finanza anglossassone: che ha convinto la Banca d’Italia (Ciampi) a divorziare dal Tesoro (Andreatta), cessando di essere il “bancomat” del governo, cioè il fornitore a costo zero del denaro necessario alla nazione. Da quel momento, per sostenere infrastrutture e servizi per i cittadini, lo Stato ha dovuto attingere denaro dal mercato privato, a caro prezzo, mettendo in vendita titoli di Stato da ripagare (quelli sì) con gli interessi.
Risultato: il debito pubblico è praticamente raddoppiato di colpo, a vantaggio della speculazione finanziaria. Rimediare in modo naturale, cioè tornando indietro e rimettendo insieme Bankitalia e Tesoro? Operazione oggi tecnicamente impossibile, dopo l’adesione all’euro: la banca centrale italiana non è più comunque autorizzata ad emettere, per l’Italia, banconote spendibili. Di conseguenza, allo Stato – neutralizzato e paralizzato dalla finanza privata – non restano che le tasse (ora sì) per far funzionare i servizi. E non tasse qualsiasi, ma le super-tasse del rigore: quelle che strangolano le famiglie, fanno chiudere le aziende e seminano disoccupati. Un circolo mortale: se l’economia peggiora, cala di pari passo il volume dei contributi Montifiscali e quindi esplode il debito pubblico, col suo fardello cronico e ormai esponenziale di interessi passivi pluriennali.
Non è stato un incidente, ma un piano: solo così, disabilitando la funzione pubblica dello Stato sovrano – emissione di moneta per sostenere la spesa pubblica – sarebbe stato possibile privatizzare completamente la finanza e l’economia, e regalare profitti stellari ai “Masters of Universe”, i falsari di Wall Street che convocarono Mario Draghi sul Britannia per progettare la grande rapina che poi l’opinione pubblica avrebbe chiamato crisi economica, crisi finanziaria, crisi dell’Eurozona. Quando il paese cresceva, il debito pubblico era “nostro”, era decisivo per il progresso e il benessere della nazione. E’ questa la verità che conta, quella che “nessun politico è disposto ad ammettere”. Nessun politico di oggi, s’intende. Perché quelli di ieri – insieme alla loro economia e alla loro industria di Stato, così temuta dalla concorrenza tedesca e francese – sono stati spazzati via dalla cupola finanziaria non appena l’Italia, caduto il Muro di Berlino, ha cessato di avere importanza geopolitica. I politici di oggi non la ammettono, quella verità fondamentale, perché loro stessi sono stati selezionati, allevati, addomesticati e messi al potere proprio dai grandi pianificatori internazionali della rapina che continuiamo a chiamare crisi.
fonte: libreidee.org
 
il problema attuale è che questo divorzio in america, in uk piuttosto che in giappone di fatto non c'è più e sta facendo risparmiare loro una barca di soldi mentre noi affondiamo con un debito sempre più alto alimentato da interessi sempre più onerosi...in questi anni una bce stile fed o boe-boj non avrebbe risolto i nostri problemi strutturali ma ci avrebbe fatto risparmiare veramente svariati miliardi che potevano essere utilizzati in modo migliore o per avere un indebitamento più contenuto

poi che l'italia con la classe politica che si ritrova non sia meritevole di fiducia è altrettanto vero....

Noi affondiamo con un debito via via sempre più oneroso (alimentato anche da interessi maggiori)... loro affogano ugualmente per via di un debito sempre più oneroso (alimentato dall'allegra stamperia nazionale...)

mettiamola così... noi potremmo ancora stampare... loro cosa fanno?
Stampano di più?
 
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