gnoccolone
guardavaccaro di itw
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La scommessa di Dmt è nello sviluppo delle tecnologie che stanno rivoluzionando il mondo dei media e delle tlc. Ma se anche, per qualsiasi ragione, nessuna delle varie sigle dovesse decollare (Umts, Wi-Fi, Wi-Max, Dvb-H), per Dmt il futuro potrebbe comunque essere roseo. E' questa l'opinione di Morgan Stanley che, dopo aver confermato la propria raccomandazione di acquisto sul titolo (overweight), ha previsto tre diversi target a seconda degli scenari. Nell'ipotesi base in cui si prevedono target di crescita addirittura inferiori alle stime della società, il broker fissa un obiettivo di prezzo a 46 euro; nel caso invece di uno sviluppo, anche modesto, delle tecnologie Dvb-H e Wi-Max, il titolo potrebbe arrivare a valere 52 euro e, infine, nel migliore dei casi, con 4mila torri gestite, Dmt potrebbe raggiungere i 66 euro. Dmt vale oggi 43,8 euro, 16 volte circa Ebitda 2006 e 14 volte circa l'Ebita 2007, a sconto (del 17%) rispetto ai concorrenti americani.
Puntare su Dmt finora si è rivelata una mossa vincente. La società, nata da un ramo d'azienda di Mediaset inizialmente attivo nella sola distribuzione del segnale televisivo, ha debuttato in Borsa nel giugno del 2004 a 21 euro. E non accenna a rallentare il ritmo di crescita: nei primi tre mesi del 2006 il titolo ha guadagnato il 30%.
In meno di due anni Dmt ha già raggiunto, con parecchio anticipo, parte dei target previsti in sede di Ipo. E pochi giorni fa Alessandro Falciai, a.d. e azionista di controllo con il 42%, ha annunciato un imponente ritocco all'insù dei propri obiettivi, pur sempre nell'ambito di uno scenario di estrema prudenza per quanto riguarda il futuro eventuale sviluppo delle tecnologie wireless.
Quello che al momento dell'Ipo era un progetto ancora nella sua fase embrionale, la divisione tower (gestione dei tralicci dove sono piazzate le antenne radio, Tv e telefonia), si è trasformato nella attività più redditizia di Dmt, e per di più con enormi possibilità di sviluppo. Il gruppo, che conta sulla gestione di 800 torri di trasmissione, ha chiuso il 2005 con un fatturato di 81 milioni (+20%) di cui 25,6 milioni (+52%) provenienti dalla divisione tower. L'Ebitda si è attestato a 23,2 milioni (+25,9%), di cui addirittura 14,1 milioni derivanti dalla gestione di torri; l'Ebit ha toccato i 15 milioni (+13,5%), e di questi 10 provengono dal ramo tower, e infine il risultato netto è stato di 6,3 milioni (da 5,2 milioni). Numeri alla mano, sono evidenti le potenzialità di un simile business, in cui Dmt ha ormai conquistato una posizione di assoluta leadership.
Il business delle torri è estremamente difensivo, protetto da solide barriere all'entrata, con un elevato e prevedibile flusso di cassa portato da contratti a lungo termine (6+9 anni per le tlc e 3+3 anni per le emittenti) rinnovati nella grande maggioranza dei casi. L'unico rischio effettivo è quello di una "aggregazione tra più operatori mobili", afferma un esperto che preferisce l'anonimato.
Dmt ha annunciato pochi giorni fa di puntare alla gestione di 1.600 torri per il 2009 rispetto alle 1.000 inizialmente previste. Falciai ritiene che la divisione sia in grado di crescere del 6% all'anno a livello di fatturato, con un Ebitda aggiuntivo di 16 milioni circa al termine del periodo (con un'incidenza del 55% sul fatturato) e un flusso di cassa pari al 50-60% dell'Ebitda. Per il 2010 il gruppo d'affari della divisone dovrebbe attestarsi a 70 milioni e l'Ebitda a 40 milioni.
Più modesta la stima di crescita della divisione sistemi che dovrebbe chiudere il 2006 con un fatturato di 60 milioni e un Ebitda margin al 18-20%.
"E' un piano solido e realistico anche in considerazione della posizione di leadership raggiunta dalla società e della impressionate crescita portata avanti dal management negli ultimi due anni" scrive Nicola Tranquillini di Kepler che sul titolo ha un giudizio a buy (target in revisione). Certo, non manca chi raffredda gli entusiasmi, come Cheuvreux, che sul titolo ha un giudizio ad underperform ed un target a 34,4 euro. Per il broker gli obiettivi indicati dal management sono legati a duna crescita esterna più aggressiva piuttosto che a una migliore prospettiva sulla crescita interna.
Dmt ha chiuso il 2005 con un indebitamento pari a 48 milioni di euro, con un rapporto sul patrimonio netto pari al 43%. Falciai, grazie alla elevata produzione di flussi di cassa, ritiene di poter elevare il rapporto debt/equity all'80% (all'incirca fino a 100-110 milioni). "L'indicazione di una leva sostenibile all'80% dovrebbe portare la società alla distribuzione di dividendi non attualmente inclusi nel nostro modello" scrive Enrico Coco di Banca Leonardo. "Si tratta di una opportunità nascosta" scrive Anuj Mutreja di Morgan Stanley secondo cui Dmt potrebbe decidere di riequilibrare la propria situazione patrimoniale destinando la cassa ad un dividendo speciale. "In questo caso significherebbe già da adesso di un valore aggiuntivo di 5-7 euro per azione" sottolinea il broker.

Puntare su Dmt finora si è rivelata una mossa vincente. La società, nata da un ramo d'azienda di Mediaset inizialmente attivo nella sola distribuzione del segnale televisivo, ha debuttato in Borsa nel giugno del 2004 a 21 euro. E non accenna a rallentare il ritmo di crescita: nei primi tre mesi del 2006 il titolo ha guadagnato il 30%.
In meno di due anni Dmt ha già raggiunto, con parecchio anticipo, parte dei target previsti in sede di Ipo. E pochi giorni fa Alessandro Falciai, a.d. e azionista di controllo con il 42%, ha annunciato un imponente ritocco all'insù dei propri obiettivi, pur sempre nell'ambito di uno scenario di estrema prudenza per quanto riguarda il futuro eventuale sviluppo delle tecnologie wireless.
Quello che al momento dell'Ipo era un progetto ancora nella sua fase embrionale, la divisione tower (gestione dei tralicci dove sono piazzate le antenne radio, Tv e telefonia), si è trasformato nella attività più redditizia di Dmt, e per di più con enormi possibilità di sviluppo. Il gruppo, che conta sulla gestione di 800 torri di trasmissione, ha chiuso il 2005 con un fatturato di 81 milioni (+20%) di cui 25,6 milioni (+52%) provenienti dalla divisione tower. L'Ebitda si è attestato a 23,2 milioni (+25,9%), di cui addirittura 14,1 milioni derivanti dalla gestione di torri; l'Ebit ha toccato i 15 milioni (+13,5%), e di questi 10 provengono dal ramo tower, e infine il risultato netto è stato di 6,3 milioni (da 5,2 milioni). Numeri alla mano, sono evidenti le potenzialità di un simile business, in cui Dmt ha ormai conquistato una posizione di assoluta leadership.
Il business delle torri è estremamente difensivo, protetto da solide barriere all'entrata, con un elevato e prevedibile flusso di cassa portato da contratti a lungo termine (6+9 anni per le tlc e 3+3 anni per le emittenti) rinnovati nella grande maggioranza dei casi. L'unico rischio effettivo è quello di una "aggregazione tra più operatori mobili", afferma un esperto che preferisce l'anonimato.
Dmt ha annunciato pochi giorni fa di puntare alla gestione di 1.600 torri per il 2009 rispetto alle 1.000 inizialmente previste. Falciai ritiene che la divisione sia in grado di crescere del 6% all'anno a livello di fatturato, con un Ebitda aggiuntivo di 16 milioni circa al termine del periodo (con un'incidenza del 55% sul fatturato) e un flusso di cassa pari al 50-60% dell'Ebitda. Per il 2010 il gruppo d'affari della divisone dovrebbe attestarsi a 70 milioni e l'Ebitda a 40 milioni.
Più modesta la stima di crescita della divisione sistemi che dovrebbe chiudere il 2006 con un fatturato di 60 milioni e un Ebitda margin al 18-20%.
"E' un piano solido e realistico anche in considerazione della posizione di leadership raggiunta dalla società e della impressionate crescita portata avanti dal management negli ultimi due anni" scrive Nicola Tranquillini di Kepler che sul titolo ha un giudizio a buy (target in revisione). Certo, non manca chi raffredda gli entusiasmi, come Cheuvreux, che sul titolo ha un giudizio ad underperform ed un target a 34,4 euro. Per il broker gli obiettivi indicati dal management sono legati a duna crescita esterna più aggressiva piuttosto che a una migliore prospettiva sulla crescita interna.
Dmt ha chiuso il 2005 con un indebitamento pari a 48 milioni di euro, con un rapporto sul patrimonio netto pari al 43%. Falciai, grazie alla elevata produzione di flussi di cassa, ritiene di poter elevare il rapporto debt/equity all'80% (all'incirca fino a 100-110 milioni). "L'indicazione di una leva sostenibile all'80% dovrebbe portare la società alla distribuzione di dividendi non attualmente inclusi nel nostro modello" scrive Enrico Coco di Banca Leonardo. "Si tratta di una opportunità nascosta" scrive Anuj Mutreja di Morgan Stanley secondo cui Dmt potrebbe decidere di riequilibrare la propria situazione patrimoniale destinando la cassa ad un dividendo speciale. "In questo caso significherebbe già da adesso di un valore aggiuntivo di 5-7 euro per azione" sottolinea il broker.