Donna

  • ANNUNCIO: Segui le NewsLetter di Borse.it.

    Al via la Newsletter di Borse, con tutte le notizie quotidiane sui mercati finanziari. Iscriviti per rimanere aggiornato con le ultime News di settore, quotazioni e titoli del momento.
    Per iscriverti visita questo link.

watson

Nuovo Utente
Registrato
2/4/00
Messaggi
4.369
Punti reazioni
16
la legge americana a metà del XIX secolo affidava ai mariti poteri molto ampi: "Il marito e la moglie sono una sola persona. Questa persona è il marito". (Blockstore, 1853)
 
Fin dall'antichità il ruolo delle donne nella società intellettuale è stato rappresentato da una ritenuta inferiorità rispetto agli uomini e di una subalternità nei confronti di questi ultimi.

Nella società greca e poi anche in quella romana le donne, oltre che a non godere di nessun diritto politico o civile, erano anche ritenute incapaci di produrre lavoro intellettuale. La stessa figura del precettore dei giovani di buona famiglia aristocratica era riservata a uomini, schiavi provenienti dall'oriente acculturati, ma pur sempre uomini.
Non che la produzione culturale classica sia mancata di grandi donne, ma esse sono state apprezzate più dai posteri che dai loro contemporanei. Nessuno può negare l'importanza e la bellezza delle composizioni di Saffo, poetessa di grande valore e di stupenda poesia, ma si tratta di un a caso isolato.
 
Saffopresunto_ritratto.jpg
 
Nel medioevo la condizione delle donne muta sensibilmente. La diffusione del cristianesimo e del cattolicesimo fa si che si abbia una maggiore attenzione verso il sesso femminile di cui si sottolinea non tanto l'uguaglianza con gli uomini, ma soprattutto la dolcezza e il ruolo materno.

È in questi anni che l'idea della donna come essere buono e incapace di fare del male si diffonde e si afferma. Proprio in questi fatti è riposta la spiegazione del perché le punizioni e le pene per le donne siano state, fino a tempi molto recenti molto diverse rispetto a quelle degli uomini. Diverse non vuole affatto dire minori o più miti, ma semplicemente, ad esempio, che al posto del carcere vi era la reclusione nei conventi.
Si deve tenere presente che fino a tempi recenti alle donne non veniva riconosciuta una responsabilità giuridica.
 
Vi era il problema di tutte quelle persone di sesso femminile che avevano o assumevano comportamenti differenti dalle mode imperanti e le cui discrepanze nel modo di vita entravano in urto con il sistema intellettuale dominante.

Per tutte queste persone, a cui si assoggettarono anche le donne che soffrivano di disturbi mentali, venne creata ad hoc una nuova categoria che, richiamandosi ad antichi miti e vecchie paure ancestrali dell'umanità, servì da strumento di controllo (e di soppressione) per ogni forma di devianza. Nacquero così le streghe e la caccia, una vera a propria persecuzione, a tutte quelle che venivano ritenute, anche con prove banali e stupide, tali.

Fino alla Rivoluzione francese (1789) la caccia alla strega con tutte le conseguenze del caso (da processi per stregoneria al rogo per le povere vittime, senza, ovviamente, dimenticarsi dell'uso della tortura!) fu diffusa in tutti i paesi e in tutti gli stati, senza differenza di credo religioso o di sistema politico in uso. La caccia alla strega, come ben documentato in più pubblicazioni da Levach era l'attività preferita in tutti i borghi e in tutte le piccole città d'Europa: una specie di spettacolo per il fine settimana a cui la popolazione assisteva con un misto di soddisfazione o paura. Contrariamente a quanto molti pensano la sistematica eliminazione delle streghe (pardon delle presunte streghe!) la caccia alla strega proseguì fino ai primi decenni del XVIII secolo quando America latina venne messa al rogo l'ultima donna.
 
La società del periodo era misogina, con una sessuofobia portata all'estremo. L'avvento del Cristianesimo aveva cancellato il pensiero dei Greci e dei Latini che vedevano il piacere (soprattutto quello sessuale) come una cosa positiva. Considerando che l'ideale di vita più importante era quello monastico, ovviamente il potere costituito si avventò contro questi riti. La vita sessuale doveva essere limitata al matrimonio e alla procreazione. Ogni tipo di piacere doveva essere escluso. Il corpo non era altro che un vile involucro che conduce la mente verso quello che presto sarà considerato il peccato per eccellenza: la sessualità. Di contro, gli uomini erano difficilmente perseguiti perché, secondo i teologi medievali, il termine «femmina» deriva da a fe et minus (sprovvista di fede - e quindi più facile a cadere in tentazione); la donna era considerata da sempre la tentatrice dell'uomo (basta vedere la figura di Eva nella Bibbia), colei che attraverso la lussuria e l'erotismo, precipita l'uomo tra le braccia di Satana. Cecco Angioleri scrisse in quel periodo: «La donna è radice, ramo e frutto di ogni male».
 
dannati.jpg


Della caccia furono protagonisti i frati domenicani Jakob Sprenger ed Heinrich Institoris, gli autori del trattato Malleus maleficarum (Il martello delle streghe), il testo ecclesiastico ufficiale della persecuzione contro le streghe. I roghi si accesero in tutta Europa. Fu come l'inizio di una persecuzione che si trascinò per molto tempo e travolse soprattutto donne accusate di aver rinnegato la fede cristiana per il demonio, compiendo, in suo nome, terribili malefici contro il genere umano.



Ma chi erano le streghe e perché erano soprattutto donne? Alla questione rispondono gli autori del Martello quando affermano che le donne "sono difettose di tutte le forze, tanto dell'anima quanto del corpo; […] sembrano appartenere a una specie diversa da quella degli uomini … e in effetti come conseguenza del loro primo difetto, quello dell'intelligenza, sono più portate a rinnegare la fede; come conseguenza del secondo, e cioè delle loro inclinazioni e passioni smodate, studiano, escogitano varie vendette, sia attraverso stregonerie sia in qualunque altro modo. Non c'è quindi da stupirsi se in questo sesso c'è tanta abbondanza di streghe".

I due inquisitori spiegano meglio, rifacendosi anche a citazioni classiche: "La ragione naturale è che essa è più carnale dell'uomo, come risulta in molte sporcizie carnali. Si può notare che c'è come un difetto nella formazione della prima donna, perché essa è stata fatta con una costola curva, cioè una costola del petto ritorta come se fosse contraria all'uomo. Da questo difetto deriva anche il fatto che, in quanto animale imperfetto, la donna inganna sempre. Dice infatti Catone: "Quando piange, una femmina tende insidie con le sue lacrime/ quando piange, una femmina sta pensando al modo per imbrogliare l'uomo".
 
L'ottica antifemminista che vi prevale non è, in realtà, teologicamente nuova, ma la donna è diventata qui l'intermediaria tra l'uomo e il demonio. Siamo alla conclusione di un processo di "demonizzazione" femminile iniziato secoli prima, che ricorre con frequenza nelle satire, nei "fabliaux" medievali, nella trattatistica ascetica, mentre contemporaneamente in molti trattati del XV e XVI secolo si discute sul suo ruolo nella vita coniugale. Il male sta nel nome stesso della donna: "Femina dicitur a fe et minus, quia semper minorem habet et servat fidem", sostengono gli inquisitori e perciò maggiormente soggetta alle seduzioni del demonio.
 
sabba1.jpg


Le donne (il cui termine latino foemina derivava secondo il Malleus da fe -fede- e minus -minore-) venivano sospettate proprio in virtù del loro sesso. Le accuse erano vastissime: dal predire il futuro a preparare filtri d'amore o il malocchio. Grillot de Givry scrisse nel suo Musée de sorciers che le streghe "volano in aria cavalcando scope e caproni, uccidono i bambini per cibarsene, guariscono le malattie senza conoscere la medicina, si tramutano in animali, prendono le sembianze dei defunti, rinnegano la religione e si affidano a Satana, accoppiandosi a lui nei Sabba".



La questione del volo notturno verso il Sabba fu dibattuta da teologi e demonologi per quasi dieci secoli. Inquisitori come Bernardo da Como o Silvestro Prierias erano convinti che si potesse affermare l'essenza diabolica di una donna solo dimostrando che volava di notte. A nulla valsero le opinioni di dotti rinascimentali, come Andrea Alciato o il giurista piacentino Ponzinibio, secondo cui il volo era in realtà un effetto sulla psiche prodotto da sostanze allucinogene.


Uno dei primi ad avere un interesse scientifico per le sostanze psicoattive usate dalle streghe fu il medico spagnolo Andreas Laguna nel '500. Fu lui che si accorse di quali incredibili conoscenze naturalistiche avessero le donne e dell'uso che facevano di erbe che potevano indurre eccitazione psichica accompagnata da allucinazioni (anche la pelle di rospo e la coda di lucertola contengono agenti allucinogeni). Questo, per le donne, era anche un modo di emanciparsi dal ruolo di marginalità e sudditanza in cui erano sempre state tenute.
 
sabba2.jpg


Tra gli inizi del XIII sec. fino al XVII si calcola che siano state inquisite, incarcerate, torturate non meno di nove milioni di persone, di cui 1/4 o addirittura 1/3 finì sul rogo. Solo nell'anno 1486 l'inquisitore spagnolo Tomas de Torquemada ne fece ardere 6.687 unicamente nella città di Toledo. A lui si attribuiscono almeno 10.000 vittime l'anno per un quindicennio.
 
Il ruolo intellettuale delle donne nel medioevo, però, era stato caratterizzato da un grande numero di filosofe che, attraverso lo studio della mistica religiosa, erano riuscite a penetrare nel campo della filosofia fino ad allora ritenuto un luogo solo e prettamente maschile. Fu questo il caso della famosa Eloisa.
 
Nell'età moderna in molti paesi delle donne furono chiamate a ricoprire ruoli primari alla guida dello stato in qualità di sovrane o più semplicemente di sole reggenti.

Nessuno può ignorare il gran numero di regine inglesi o scandinave o la famosa Isabella di Castiglia, regina di Spagna, o, da ultima, la sanguinaria Caterina de' Medici, reggente di Francia ai tempi della strage degli Ugonotti durante la notte di San Bartolomeo.
Per onestà intellettuale va sottolineato come tali designazioni avvenissero poiché le donne in questione o erano le vedove dei sovrani regnati o le ultime eredi della casa regnate.

elisabetta.jpg
 
Ma quello che ancora mancava al sesso femminile era la possibilità di esprimersi e di attivarsi nel campo dell'attività intellettuale e culturale.
Neanche l'Illuminismo permise ciò in maniera maggiore di quanto era avvenuta nei secoli passati. Anzi uno dei limiti del secolo dei lumi e dei suoi protagonisti fu quello di non avere appreso a pieno la necessità di affrontare la questione femminile senza i pregiudizi del passato.

La donna continuò, anche per tutto il XVIII secolo ad essere individuata come capace solo di occuparsi di beneficenza o attività caritatevoli. Non solo le erano precluse le attività intellettuali come l'insegnamento o la carriera nelle magistrature, ma si continuava a ritenere impossibile la presenza femminile nel campo della politica sia attiva, sia passiva.
 
Durante la rivoluzione francese le donne cominciarono a rivendicare concretamente i propri diritti e la parità con l'altro sesso. La parigina Felicita de Keralio elaborò un "Quaderno delle rivendicazioni della Donna" nel quale si afferma che, facendo parte anch'essa della società, era logico che, accanto ai numerosi doveri, avesse anche dei diritti, primi fra tutti quelli politici. Furono quindi le parigine, soprattutto, a organizzare la loro protesta divulgando le loro idee e creando dei veri propri "Club Femminili". Ma i rivoluzionari uomini non accolsero le proteste, negando loro non solo il diritto di voto ma persino il diritto di associazione. I Club femminili furono quindi sciolti.
 
Il movimento femminista, preparato dalle idee divulgate dai filosofi e letterati dell'Illuminismo, apparve per la prima volta in Francia all'epoca della Rivoluzione francese.

Nel 1791, la scrittrice Olympe de Gouges presentò di fonte all'Assemblea Costituente di Parigi, una Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina rivendicando i diritti delle donne. La petizione fu respinta da Robespierre, che fece ghigliottinare la de Gouges, ma il movimento femminista non si arrestò e anzi, crebbe sempre più numeroso in Francia, in Inghilterra e in Germania sostenendo fermamente l'emancipazione femminile.

olimpye.gif
 
olympe2.jpg


E’ nel Settecento, con l’Illuminismo, che, anche se non le venivano riconosciuti gli stessi diritti dell’uomo, la donna cominciò a contare nella società; fino al 1789, però, solamente alle donne dei ceti più abbienti fu consentito svolgere un ruolo attivo nel sociale, e bisognò attendere la rivoluzione francese perché fosse consentito anche alle borghesi e alle popolane.
Allora parteciparono alla presa della Bastiglia, marciarono in armi contro la reggia di Versailles ( fu un corteo di migliaia di donne delle Halles, i grandi mercati generali di Parigi, quello che si mosse quando ci fu l’aumento del pane, marciando dalla città fino a Versailles, reclamandolo a gran voce, accampate tutta la notte dinanzi ai cancelli reali tanto che, assente il re, la regina Maria Antonietta fu costretta a far distribuire cestini di brioche), morirono lottando per le strade e finirono sul patibolo, manifestarono, complottarono, presero parte ai dibattiti e crearono associazioni in difesa dei loro diritti. Ma anche all’interno dei circoli più rivoluzionari continuarono ad essere estromesse dal voto, e poi la Convenzione le escluse dai diritti politici e tolse loro il diritto di associazione, e Robespierre proibì le associazioni femminili e persino i loro giornali.
Dagli avvenimenti della dittatura rivoluzionaria del "Terrore" fu travolta anche Olympe de Gouges, l’autrice della "Dichiarazione dei Diritti della Donna e della Cittadina"; strenua e battagliera nel difendere i diritti umani e la parità dei sessi, lottò per i suoi ideali fino al punto di sacrificare la sua stessa vita.
Un giorno, a casa di Sophie de Condorcet, moglie del famoso politico girondino, aveva esclamato:
La femme a le droit de monter à l’échaffaud, elle doit avoir également le droit de monter à la tribune.
La donna ha il diritto di salire sul patibolo, deve avere egualmente il diritto di salire in tribuna!
 
Scrittrice, autrice teatrale oggi completamente dimenticata, sensibile alle ingiustizie da qualunque parte provenissero, sia contro le donne che contro gli uomini (si offrì pure di difendere Luigi XVI quando fu arrestato), si batté per le cause più disparate, anche per la liberazione degli schiavi, per il divorzio e per i diritti degli orfani e delle madri nubili.
Olympe de Gouges, il cui vero nome era Marie Gouze, allevata da Pierre Gouze, in realtà figlia naturale del marchese Lefranc de Pompignan, padrino di sua madre, Presidente del Tribunale e famoso letterato, era nata il 7 maggio del 1748 nella regione di Montauban; suo padre adottivo era un macellaio, sua madre rivendeva abiti usati.
Sposatasi a soli sedici anni per evadere dall’angusto ambito familiare, ebbe un figlio, ma a 17 anni restò vedova e conobbe Jacques Biétrix, un ingegnere dei trasporti militari: fu amore a prima vista! Lui la condusse con sé a Parigi e qui lei cambiò il suo nome in Olympe de Gouges.
Bella e corteggiata, frequentò i salotti più famosi, conobbe i più importanti scrittori e filosofi e cominciò a scrivere (secondo altri a dettare perché analfabeta) saggi, opere teatrali, manifesti, proclami, e nel 1874 compose anche un dramma nel quale si pronunciava, con forti accenti, contro la schiavitù, che andò in scena proprio nell’anno della rivoluzione, nel 1879.
Ben presto Olympe si rivolse alla politica; dapprima rivoluzionaria, poi realista, infine repubblicana, convinta che La donna nasce libera ed ha gli stessi diritti dell’uomo, nel 1791 fondò il "Cercle social", un’associazione che si prefiggeva la parità dei diritti delle donne, e pubblicò la "Dichiarazione dei Diritti della Donna e della Cittadina" (testo che ricalcava la famosa "Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino", che stabiliva i diritti inalienabili e sacri dell’uomo) in cui Olympe, anticipando le rivendicazioni femministe, auspicava una società senza patriarcato.
Ben presto, però, si rese conto che le conquiste della rivoluzione non avvantaggiavano affatto le donne e che anche con il nuovo regime la libertà veniva calpestata, e ricominciò con i suoi infuocati discorsi libertari, attaccando il regime di Robespierre, il quale non esitò a condannarla a morte quando lei prese le difese di Luigi XVI.
Olympe de Gouges fu ghigliottinata il 3 novembre del 1793 per aver dimenticato le virtù che convengono al suo sesso ed essersi immischiata nelle cose della Repubblica.
 
Articolo I

La Donna nasce libera ed ha gli stessi diritti dell’uomo. Le distinzioni sociali possono essere fondate solo sull’utilità comune.

Articolo II

Lo scopo di ogni associazione politica è la conservazione dei diritti naturali e imprescrittibili della Donna e dell’Uomo: questi diritti sono la libertà, la proprietà, la sicurezza e soprattutto la resistenza all’oppressione.

Articolo III

Il principio di ogni sovranità risiede essenzialmente nella nazione, che è la riunione della donna e dell’uomo: nessun corpo, nessun individuo può esercitarne l’autorità che non ne sia espressamente derivata.

Articolo IV

La libertà e la giustizia consistono nel restituire tutto quello che appartiene agli altri; così l’esercizio dei diritti naturali della donna ha come limiti solo la tirannia perpetua che l’uomo le oppone; questi limiti devono essere riformati dalle leggi della natura e della ragione.

Articolo V

Le leggi della natura e della ragione impediscono ogni azione nociva alla società: tutto ciò che non è proibito da queste leggi, sagge e divine, non può essere impedito, e nessuno può essere obbligato a fare quello che esse non ordinano di fare.

Articolo VI

La legge deve essere l’espressione della volontà generale; tutte le Cittadine e i Cittadini devono concorrere personalmente, o attraverso i loro rappresentanti, alla sua formazione; esse deve essere la stessa per tutti: Tutte le cittadine e tutti i cittadini, essendo uguali ai suoi occhi, devono essere ugualmente ammissibili ad ogni dignità, posto e impiego pubblici secondo le loro capacità, e senza altre distinzioni che quelle delle loro virtù e dei loro talenti.

Articolo VII

Nessuna donna è esclusa; essa è accusata, arrestata e detenuta nei casi determinati dalla Legge. Le donne obbediscono come gli uomini a questa legge rigorosa.

Articolo VIII



La Legge non deve stabilire che pene restrittive ed evidentemente necessarie, e nessuno può essere punito se non grazie a una legge stabilita e promulgata anteriormente al delitto e legalmente applicata alle donne.

Articolo IX

Tutto il rigore è esercitato dalla legge per ogni donna dichiarata colpevole.

Articolo X

Nessuno deve essere perseguitato per le sue opinioni, anche fondamentali; la donna ha il diritto di salire sul patibolo, deve avere ugualmente il diritto di salire sulla Tribuna; a condizione che le sue manifestazioni non turbino l’ordine pubblico stabilito dalla legge.

Articolo XI

La libera comunicazione dei pensieri e delle opinioni è uno dei diritti più preziosi della donna, poiché questa libertà assicura la legittimità dei padri verso i figli. Ogni Cittadina può dunque dire liberamente, io sono la madre di un figlio che vi appartiene, senza che un pregiudizio barbaro la obblighi a dissimulare la verità; salvo rispondere dell’abuso di questa libertà nei casi determinati dalla Legge.

Articolo XII

La garanzia dei diritti della donna e della cittadina ha bisogno di un particolare sostegno; questa garanzia deve essere istituita a vantaggio di tutti, e non per l’utilità particolare di quelle alle quali è affidata.

Articolo XIII

Per il mantenimento della forza pubblica, e per le spese dell’amministrazione, i contributi della donna e dell’uomo sono uguali; essa partecipa a tutte le incombenze, a tutti i lavori faticosi; deve dunque avere la sua parte nella distribuzione dei posti, degli impieghi, delle cariche delle dignità e dell’industria.

Articolo XIV

Le Cittadine e i Cittadini hanno il diritto di costatare personalmente, o attraverso i loro rappresentanti, la necessità dell’imposta pubblica. Le Cittadine non possono aderirvi che a condizione di essere ammesse ad un’uguale divisione, non solo dei beni di fortuna, ma anche nell’amministrazione pubblica, e di determinare la quota, la base imponibile, la riscossione e la durata dell’imposta.

Articolo XV

La massa delle donne, coalizzata nel pagamento delle imposte con quella degli uomini, ha il diritto di chiedere conto, ad ogni pubblico ufficiale, della sua amministrazione.

Articolo XVI

Ogni società nella quale la garanzia dei diritti non sia assicurata, né la separazione dei poteri sia determinata, non ha alcuna costituzione; la costituzione è nulla, se la maggioranza degli individui che compongono la Nazione, non ha cooperato alla sua redazione.

Articolo XVII

Le proprietà appartengono ai due sessi riuniti o separati; esse sono per ciascuno un diritto inviolabile e sacro; nessuno ne può essere privato come vero patrimonio della natura, se non quando la necessità pubblica, legalmente constatata, l’esiga in modo evidente, a condizione di una giusta e preliminare indennità.
 
olympe.jpg2.jpg



DICHIARAZIONE DEI DIRITTI DELLA DONNA E DELLA CITTADINA (1792)
di Olympe De Gouges

Da far decretare all'Assemblea nazionale nelle sue ultime sedute o in quella della prossima legislatura.


PREAMBOLO
Uomo, sai essere giusto? E' una donna che te lo domanda: non vorrai toglierle questo diritto.
Dimmi, chi ti ha dato il sovrano potere di opprimere il mio sesso? La tua forza? Le tue capacità?
Osserva il creatore nella sua saggezza; percorri la natura in tutta la sua grandezza cui tu sembri volerti avvicinare, dammi, se puoi, un esempio di questo impero tirannico.
Risali agli animali, consulta gli elementi, studia i vegetali, dà infine un'occhiata a tutte le modificazioni della materia organizzata e arrenditi all'evidenza quando te ne offro i mezzi; cerca, scava e distingui se puoi, i sessi nell'amministrazione della natura.
Ovunque tu li troverai confusi e cooperanti nell'insieme armonioso di questo capolavoro immortale.
Soltanto l'uomo ha fatto di questa eccezione un principio.
Bizzarro, cieco, gonfio di scienza e degenerato, in questo secolo di lumi e di sagacia, nell'ignoranza più crassa, vuole comandare su un sesso che ha tutte le facoltà intellettuali; pretende di godere della rivoluzione e di reclamare i suoi diritti all'eguaglianza, per non dire altro.
Le madri, le figlie, le sorelle, rappresentanti della nazione, chiedono di potersi costituire in Assemblea nazionale.
Considerando che l'ignoranza, l'oblio o il disprezzo dei diritti della donna sono la cause delle disgrazie pubbliche e della corruzione dei governi, hanno deciso di esporre, in una Dichiarazione solenne, i diritti naturali, inalienabili e sacri della donna. affinché questa dichiarazione, costantemente presente a tutti i membri del corpo sociale, ricordi loro senza sosta i loro diritti e i loro doveri, affinché gli atti del potere delle donne e quelli del potere degli uomini, potendo essere paragonati ad ogni istante con gli scopi di ogni istituzione politica. siano più rispettati, affinché le proteste dei cittadini. fondate ormai su principi semplici e incontestabili. si rivolgano sempre al mantenimento della Costituzione, dei buoni costumi e alla felicità di tutti.
Di conseguenza, il sesso superiore sia in bellezza che in coraggio. nelle sofferenze della maternità, riconosce e dichiara. in presenza e sotto gli auspici dell'essere supremo, i seguenti
 
Indietro