mander
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https://www.corriere.it/politica/22...ni-81a0c2a4-40fb-11ed-8b65-55aa2f703574.shtml
Come si può osservare dalla serie storica, i sostenitori sono sempre stati superiori ai detrattori in larga misura e ciò rappresenta un elemento di discontinuità rispetto ai governi precedenti che, dopo l’iniziale supporto dei cittadini (la cosiddetta «luna di miele»), hanno tutti fatto registrare un forte calo di popolarità ottenendo più dissenso che consenso, con l’eccezione del Conte II. Ma vi sono altri due elementi di differenziazione: l’inusuale aumento del consenso dopo le dimissioni (di 7 punti e addirittura di 10 rispetto a fine giugno) e la trasversalità dell’apprezzamento, basti pensare che gli elettori di tutte le forze politiche (con l’eccezione di quelle minori connotate come «anti-sistema») esprimono in maggioranza una valutazione positiva per Draghi con punte più elevate tra quelli del Terzo polo (indice 94) e del Pd (93), seguiti da Lega (75) e Forza Italia (73). Interessante osservare che il consenso è elevato anche tra gli elettori di FdI, il principale partito di opposizione (66), che risulta superiore rispetto a quello espresso dai pentastellati (60); e anche tra gli astensionisti prevalgono i giudizi positivi (60).
La trasversalità riguarda anche le caratteristiche demografiche, dato che il gradimento prevale in tutti i segmenti sociali, in particolare tra i maschi, le persone meno giovani, quelle più istruite, di condizione economica medio elevata. Le ragioni dell’apprezzamento del premier sono riconducibili ad una pluralità di fattori a partire dal contesto caratterizzato dalle crisi da gestire (Covid, guerra, inflazione, crisi energetica) che solitamente inducono la maggioranza dei cittadini ad «affidarsi» a chi ha la responsabilità della guida del Paese; poi i successi ottenuti, in primis la campagna vaccinale con il progressivo ritorno alla normalità, senza dimenticare la crescita del Pil nel 2021 e l’aumentato prestigio dell’Italia su scala internazionale. E, ancora, i tratti di immagine del presidente Draghi: hanno giocato a suo favore pragmatismo, il profilo istituzionale, la non appartenenza ad un partito e, dunque, la convinzione largamente diffusa che operasse nell’interesse dell’intero Paese, nonché lo sguardo rivolto al futuro.
Come si può osservare dalla serie storica, i sostenitori sono sempre stati superiori ai detrattori in larga misura e ciò rappresenta un elemento di discontinuità rispetto ai governi precedenti che, dopo l’iniziale supporto dei cittadini (la cosiddetta «luna di miele»), hanno tutti fatto registrare un forte calo di popolarità ottenendo più dissenso che consenso, con l’eccezione del Conte II. Ma vi sono altri due elementi di differenziazione: l’inusuale aumento del consenso dopo le dimissioni (di 7 punti e addirittura di 10 rispetto a fine giugno) e la trasversalità dell’apprezzamento, basti pensare che gli elettori di tutte le forze politiche (con l’eccezione di quelle minori connotate come «anti-sistema») esprimono in maggioranza una valutazione positiva per Draghi con punte più elevate tra quelli del Terzo polo (indice 94) e del Pd (93), seguiti da Lega (75) e Forza Italia (73). Interessante osservare che il consenso è elevato anche tra gli elettori di FdI, il principale partito di opposizione (66), che risulta superiore rispetto a quello espresso dai pentastellati (60); e anche tra gli astensionisti prevalgono i giudizi positivi (60).
La trasversalità riguarda anche le caratteristiche demografiche, dato che il gradimento prevale in tutti i segmenti sociali, in particolare tra i maschi, le persone meno giovani, quelle più istruite, di condizione economica medio elevata. Le ragioni dell’apprezzamento del premier sono riconducibili ad una pluralità di fattori a partire dal contesto caratterizzato dalle crisi da gestire (Covid, guerra, inflazione, crisi energetica) che solitamente inducono la maggioranza dei cittadini ad «affidarsi» a chi ha la responsabilità della guida del Paese; poi i successi ottenuti, in primis la campagna vaccinale con il progressivo ritorno alla normalità, senza dimenticare la crescita del Pil nel 2021 e l’aumentato prestigio dell’Italia su scala internazionale. E, ancora, i tratti di immagine del presidente Draghi: hanno giocato a suo favore pragmatismo, il profilo istituzionale, la non appartenenza ad un partito e, dunque, la convinzione largamente diffusa che operasse nell’interesse dell’intero Paese, nonché lo sguardo rivolto al futuro.