....è in partenza dal 2° Binario il treno per.....

“La lettura è il viaggio di chi non può prendere un treno”.
Francis de Croisset(1877-1937)


La locomotiva a vapore gruppo 670 soprannominata La “Mucca” ( aveva il serbatoio del carbone davanti).
La locomotiva venne presentata all'Esposizione Universale di Parigi del 1900 con il numero di 3701 destando grande interesse e
venne provata sulla Parigi-Le Mans e sulle line per Rouen e Évreux con risultati apprezzabili raggiungendo i 126 chilometri
orari con un treno di dieci carrozze.
La caratteristica più appariscente era il tender, in realtà essenzialmente un vagone cisterna munito di garitta. Questa disposizione le fece
affibbiare il nomignolo che la caratterizzerà per sempre, Mucca, forse perché dava l'impressione di una mucca col vitellino appresso.

“Locomotive dall’ampio petto, che scalpitano sulle rotaie, come enormi cavalli d’acciaio imbrigliati di tubi”
Filippo Tommaso Marinetti (1876-1944)


Nella tecnica delle ferrovie si definisce tender un veicolo destinato a trasportare il combustibile e l'acqua necessari per il funzionamento di
una locomotiva a vapore. E' denominato anche carro scorta e solo l'insieme della macchina e del tender viene definito locomotiva.
 

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La Pierina

Le locomotive del gruppo FS 897 erano delle locomotive "prussiane"
del Gruppo T 161, di cui vennero costruite ben 1242 unità fino al 1926.
Erano giunte in Italia in conto riparazioni della prima guerra mondiale in numero di 2 unità.
Utilizzate per servizi di manovra pesante, furono ribattezzate “Pierina” dai ferrovieri: nessuno sa il perché, forse i macchinisti utilizzarono
il nomignolo delle perpetue nelle parrocchie di campagna emiliane, ma il motivo è ignoto.

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Oh quei fanali come s’inseguono
accidiosi là dietro gli alberi,
tra i rami stillanti di pioggia
sbadigliando la luce su ‘l fango!
Flebile, acuta, stridula fischia
la vaporiera da presso […]
Già il mostro, conscio di sua metallica
anima, sbuffa, crolla, ansa, i fiammei
occhi sbarra; immane pe ‘l buio
gitta il fischio che sfida lo spazio […]

Giosuè Carducci
 

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Gentile diagonale, vorrei apportare delle correzione al tuo post 1572.

La locomotiva chiamata signorina era la GR.625
per il suo modo di sculettare durante la marcia e non la GR 640.

In foto è riportata una vaporiera americana, riconoscibile dalla bandiera e dall'aggancio automatico, oltre ad alcune caratteristiche non esistenti in Italia.

Le carrozze sono anche loro di origine americana e non sono le cento porte delle ns. Ferrovie.

Il viaggio in Orient express era un viaggio di lusso con saloni,ristorante, letti e carrozze panoramiche, niente a che vedere con le scomode carrozze di terza classe cento porte coi sedili di legno.

Nel link si vede in apertura la Gr. 625 177, la vera signorina che al momento con la sorella Gr. 625 100 si occupa di effettuare treni storici.

Altri nomi dati dai ferrovieri alla vaporiera Gr.835 sono Cirilla e Camilla



Ciao Spozzi :)

avevo preso spunto da questo articoletto

Treni storici, riparte l’Orient Express della Valsesia | SiViaggia

Ma non sono un esperto di mezzi di trasporto antichi, mentre tu mi sembri ferrato: hai fatto benissimo a rettificare OK!


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Splendido film muto con interprete Buster Keaton.

Il titolo è il generale
 



Il treno Rachmaninov – Amore

La fluida realtà dell’amore,osservata da un’altra dimensione.
Spostare con un dito invisibile treni di vetro
sullo schermo di vetro della Rapsodia di Rachmaninov.

Dominik Żyburtowicz*


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"Se fossi un poeta, ecco di cosa scriverei.
Della gente che lavora in piena notte.
Uomini che caricano treni, infermiere del pronto soccorso con le mani delicate.
Impiegati notturni negli hotel, autisti delle pompe funebri nei cimiteri,
cameriere nei caffè aperti tutta la notte.
Loro conoscono il tuo mondo, sanno quant’è prezioso che una persona si ricordi il tuo nome...
Sanno quanto è lunga la notte. E che rumore fa la vita mentre se ne va".


(Janet Fitch)*
 

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*​


"Un annuncio di comando
un fischio di rimando
e il treno prende il via
sulla strada sicura della ferrovia.

I vagoni si rincorrono traballanti
sussultano, si divincolano
sbuffano strepitanti.


Salgono e scendono i passeggeri
ognuno inseguendo
mete e pensieri.

Oltre i propri confini
s’ incrociano
attimi di vita, lingue e destini.


Qualcuno
ascolta la musica del cuore
qualcuno
parla con il suo amore

qualcuno
schiaccia un pisolino
qualcuno
mangia un panino

e incollati ai finestrini
occhi meravigliati di bambini.

Una voce annuncia l’arrivo
alla prossima stazione.
Il treno porta tutti a destinazione."

(Teresa Vallieri)
 
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Tanti immagini di binari, carri, e vaporiere durante la 2 guerra e un po di storia.

Il film è in francese
 



Oggi sono questa faccia questa carne e queste ossa
Le sento ancora addosso le tue mani che mi spostano più in là
Dove si vive solo di uno sguardo
È tardi, si spegne la candela
È sempre troppo tardi
Per chi non tornerà
E come un pesce che non può più respirare
Come un palazzo intero che sta per cadere
Tu sei l’unica messa a cui io sono andata
Un treno che è partito
Sparito in mezzo al blu

E io adesso farei qualsiasi cosa
Per averti fra le braccia
Per rivederti
Perché se manchi tu manchi da morire
Perché amarsi è respirare i tuoi respiri
Stracciarsi via la pelle e volersela scambiare
È l’attimo fatale in cui mi sono arresa
Perché tu vieni con questo amore tra le mani
E come sempre nei tuoi occhi
La mia casa
Se tu mi chiedi in questa vita cosa ho fatto
Io ti rispondo ho amato

* Tosca - “Ho amato tutto”:
 

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Una particolare locomotiva articolata:

Vedi l'allegato 2661690
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The du Bousquet locomotive was an unusual design of articulated steam locomotive invented by French locomotive designer Gaston du Bousquet. The design was a tank locomotive, carrying all its fuel and water on board the locomotive proper, and a compound locomotive. The boiler and superstructure were supported upon two swivelling trucks, in a manner similar to a Meyer locomotive.......

ulteriori spiegazioni su wikipedia: du Bousquet locomotive - Wikipedia
 

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Da Toronto a Vancouver in treno: il "Canadian" di VIA Rail
 
Stazione Leopolda - Firenze

Un’architettura industriale di metà Ottocento, antica stazione ferroviaria, la prima a Firenze, con alti archi, pareti di mattoni, binari che ancora giacciono in pavimenti cementati.

L'immobile si estende su una superficie coperta lorda di circa 6.000 metri quadri, suddivisibile in due aree principali: la Stazione Leopolda e il nuovo spazio Alcatraz.

La Stazione Leopolda è articolata quasi interamente in un unico spazio posto sotto un tetto a struttura metallica suddiviso in due campate.
Il piazzale esterno di 1.100 metri quadri di fronte all'edificio è stato ristrutturato da Gae Aulenti nel 1996.
Lo spazio Alcatraz è un ex magazzino, annesso alla stazione, articolato su 2 piani per una superficie totale di circa 1.500 m2.

La Stazione Leopolda è dotata di tutti i principali e più moderni servizi fieristico-espositivi e la sua esperta struttura operativa è in grado di far fronte ad ogni esigenza tecnica e organizzativa.
@ mafalda: Cercavo un post di quelli molto vecchi e mi sono imbattuto in questo, anche tu allora non sapevi che sarebbe stato il luogo di raduno del partito di Renzi.

Comunque ancora una volta un ringraziamento a mafalda (penso a nome di tutti), per l'impegno, la costanza e la conoscenza che ha dispensato in tutti questi anni. Allora c'erano anche tanti brigidini di mafalda
 
@ mafalda: Cercavo un post di quelli molto vecchi e mi sono imbattuto in questo, anche tu allora non sapevi che sarebbe stato il luogo di raduno del partito di Renzi.

Comunque ancora una volta un ringraziamento a mafalda (penso a nome di tutti), per l'impegno, la costanza e la conoscenza che ha dispensato in tutti questi anni. Allora c'erano anche tanti brigidini di mafalda


Grazie Spozzizzops per le parole lusinghiere che mi hai dedicato:bow::bow::bow:...e ti mando anche
una "vagonata" di auguri di tanta serenità per queste feste pasquali. I miei brigidini "ciuf ciuf" erano a volte anche un tantino surreali:D:D
e mi divertivo un sacco a scriverli...;)

Riguardo alla situazione attuale di questa nostra stupenda Italia ferita e in ginocchio:'(, alla paura che proviamo, mi viene spontaneo di fare
un paragone con quel senso di angoscia
che ho provato anni fa, mentre percorrevo la Bologna- Firenze, poco tempo dopo che era avvenuta la Strage di Natale del Rapido 904 che
insanguinò le feste del 1984.
Il 23 dicembre del 1984 una bomba esplose tra Firenze e Bologna causando 16 morti e ferendo più di 250 persone
L'esplosione avvenne sotto la Grande Galleria della Direttissima tra Firenze e Bologna.
Ebbene qualche mese dopo il treno su cui viaggiavo si bloccò sotto una galleria nella stessa tratta, si spensero anche le luci, nessuna comunicazione
e in quei minuti che parvero
un'eternità fui preda di una forte angoscia e inquietudine...le stesse che stiamo vivendo oggi nei confronti di questa pandemia.
:)


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Pure a me è venuta paura a fare la grande galleria dell'appennino.

Se da Milano dovessi recarmi a Roma o a Napoli in treno andrei via Genova.

Anche il Gottardo in Swiss lo ho fatto qualche volta, però ultimamente ho fatto il passo

Al massimo faccio le gallerie della Parma-Livorno, 2 kilometri
 
Treno fermo in galleria - nel 1944 morirono in 520

"Capo Stazione Potenza Inferiore, treno 8017 fermo in linea tra Balvano e Bella Muro per insufficienza forza trazione, attende soccorso":
così era scritto nel dispaccio di servizio trasmesso con il telegrafo dalla stazione di Baragiano (Potenza) a quella di Potenza Inferiore.
Nel primo pomeriggio del 2 marzo 1944, il treno merci speciale 8017, creato per caricare legname da utilizzare nella ricostruzione dei ponti
distrutti dalla guerra, partì da Napoli con destinazione Potenza.

Era un convoglio molto lungo (47 vagoni che raggiungevano il ragguardevole peso di 520 tonnellate), perciò venne dotato di una locomotiva
elettrica potente che, nella stazione di Salerno, fu sostituita da due macchine a vapore poste in testa al treno, per poter percorrere il tratto
dopo Battipaglia (un duro valico tra Baragiano e Tito) che, all’epoca e per tutti gli anni fino al 1994, non era elettrificato e richiedeva l’uso
di locomotive a vapore (locomotori Diesel dopo la guerra).

Il treno 8017 arrivò nella stazione di Battipaglia poco dopo le 6 del pomeriggio; alle ore 19.00 partì dalla stazione di Battipaglia, in direzione di Potenza.

Sul treno salirono centinaia di viaggiatori clandestini provenienti soprattutto dai grossi centri del napoletano; erano presenti anche alcuni ragazzi.
Il carico di persone influiva notevolmente sul peso del treno, portandolo a superare le 600 tonnellate.

Alla stazione di Eboli alcuni abusivi vennero fatti scendere ma ne salirono altri alle stazioni successive, fino ad arrivare a un numero di circa 600 passeggeri.
Il treno arrivò circa a mezzanotte alla stazione di Balvano-Ricigliano, dove registrò 37 minuti di ritardo per manutenzione alle locomotive.
Da lì, alle 0.50 del 3 marzo, ripartì per un tratto in notevole pendenza con numerose gallerie molto strette e poco areate.
Sarebbe dovuto arrivare venti minuti dopo alla stazione successiva, Bella-Muro Lucano, ma alle 2.40 non era ancora stato segnalato.

Nella galleria delle Armi le locomotive cominciarono a slittare e il treno perse velocità fino a rimanere bloccato, senza riuscire a uscire dalla galleria.

La galleria è situata tra le stazioni di Balvano e di Bella-Muro Lucano e si estende per 1.692 metri con una pendenza media del 12,8 per mille (0,73° di inclinazione)
e punte del 13 per mille. Il treno si fermò a 800 metri dall’ingresso, con i soli due ultimi vagoni fuori.

Gli sforzi delle locomotive per riprendere la marcia svilupparono grandi quantità di monossido di carbonio e acido carbonico, facendo presto perdere i sensi
al personale di macchina.
In poco tempo anche la maggioranza dei passeggeri, che in quel momento stavano dormendo, venne asfissiata dai gas tossici che,
in assenza di vento, potevano uscire dalla strettissima galleria solo tramite il piccolo condotto di aerazione.

Il bilancio della tragedia è ancora oggi impossibile da accertare e oggetto di controversie: quello ufficiale parlava di 501 passeggeri, 8 militari e 7 ferrovieri
morti, ma alcune ipotesi arrivano a considerarne oltre 600. Molte vittime tra i passeggeri non vennero riconosciute
.
Furono tutti allineati sulla banchina della stazione di Balvano e poi sepolti senza funerali nel cimitero del paesino, in quattro fosse comuni.

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