....è in partenza dal 2° Binario il treno per.....

  • Ecco la 60° Edizione del settimanale "Le opportunità di Borsa" dedicato ai consulenti finanziari ed esperti di borsa.

    Questa settimana abbiamo assistito a nuovi record assoluti in Europa e a Wall Street. Il tutto, dopo una ottava che ha visto il susseguirsi di riunioni di banche centrali. Lunedì la Bank of Japan (BoJ) ha alzato i tassi per la prima volta dal 2007, mettendo fine all’era del costo del denaro negativo e al controllo della curva dei rendimenti. Mercoledì la Federal Reserve (Fed) ha confermato i tassi nel range 5,25%-5,50%, mentre i “dots”, le proiezioni dei funzionari sul costo del denaro, indicano sempre tre tagli nel corso del 2024. Il Fomc ha anche discusso in merito ad un possibile rallentamento del ritmo di riduzione del portafoglio titoli. Ieri la Bank of England (BoE) ha lasciato i tassi di interesse invariati al 5,25%. Per continuare a leggere visita il link

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Il treno rallenta avvicinandosi alla stazione di Bercy.
La gente si accalca nei corridoi. Ingoia l’ultimo biscotto, risucchia il fondo della lattina di Coca
aspirando con la cannuccia. Come fanno a mangiare e fare rumore in continuazione?...
Il treno frena di colpo, l’intelaiatura della carrozza quattordici vibra con un pesante cigolio di lamiere.
L’arrivo è prossimo.

KATHERINE PANCOL


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„Ripetei quel nome fra me a ogni oscillazione del treno. Risuonava indicibilmente misterioso.
E a ogni rintocco il mio cuore si sentiva più greve, a ogni palpito del suo nome una spossatezza
tagliente, inesorabile, mi affondava sempre più nelle viscere.“

Yukio Mishima, libro Confessioni di una maschera


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"....Siamo alla Hauptbahnhof e io mi sento romantica e sola. .... Sai cosa vorrei? Incontrarti qui. Incontrarti e baciarti. Cosa di meglio di un bacio quando ci si sente romantici e soli. Io vorrei di quegli abbracci che sanno di braccia attorno che stringono facendo scivolare lacrime..."

(I. Santacroce)


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"....Fisso le mie scarpe ma ti bacerei,
tu ti avvicini e lo fai.
E come sempre fai quel che vuoi,
e sa di buono lo sai.
Il tuo profumo,
l'odore di fumo che hai.
E tu
sul treno che va lassù
mi abbracci e già sei sui miei
punti più deboli...."


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"Lei mangiava un mandarino in treno.
Ripongo il libro nella borsa e scendo, gli occhi pieni di quelle gambe che sanno d’agrumi."


(di Fabrizio Caramagna)

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È bello fuggire se ti sembra giusto e lo vuoi: mentre chiudi la porta alle spalle ti senti più vivo,
la strada è sempre prateria sconfinata e il treno, è una lunga promessa. Ma quando il treno si
muove, il vagone diventa una gabbia senz'aria, il domani un tunnel che ti condurrà chissà dove.

Oriana Fallaci, Se il sole muore, 1965

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Nessun uomo è un uomo qualunque
la sua valigia può essere piena
di un regalo rubato in fretta
di una rosa da portare a cena
a una moglie, a una donna che aspetta

Nessun uomo è un uomo qualunque
la sua valigia può essere piena
di un pigiama portato in galera
di una giacca voltata due volte
libertà e povertà in una sera

Nessun uomo è un uomo qualunque
la sua vita può essere piena
di un dolore che gli brucia il petto
e che gli fa piegare la schiena
di un dolore che noi gli dobbiamo pagare in rispetto.

Nessun uomo è un uomo qualunque
la sua testa può essere piena
del ricordo di un sogno da dire
quei pensieri che non servono a niente
ma si baciano un po' l'avvenire.

Nessun uomo è un uomo qualunque
la sua vita può essere piena
di un respiro che gli fotte il petto
e gli fa indolenzire la schiena
del silenzio del mondo che compie un delitto perfetto.

Nessun uomo è un uomo qualunque
il suo corpo può essere pieno
di un amore cercato da tanto
di un amore pensato di corsa
di un amore che non perda il treno.


Nessun uomo è un uomo qualunque
la sua vita può essere piena
di un amore che gli brucia il sesso
e che gli fa inarcare la schiena
di un amore che noi gli dobbiamo pagare adesso.

Claudio Lolli

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A un passaggio a livello
lontano dal mondo
un giorno d'agosto assolato
un capostazione annoiato
vide a un finestrino
di un accelerato
una signora bruna
e piú non lavorò
passava le serate
a guardare la luna
e i treni si scontravano
ma lui non li sentiva
prima o poi l'amore arriva.

Stefano Benni

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"Ho smesso di rimanerci male quando ho cominciato a non vedere più gli altri come treni da prendere al volo,
ma sentirmi io stesso un treno che viaggio, e chi vuole sale. Tutti gli altri vadano un po’ dove gli pare".

(Dal film Blow)

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“Inizio estate, sole già caldo sulla Riviera Romagnola. Nella biglietteria di una piccola stazione, un grande ventilatore dà un parziale sollievo.
In fila aspettano una coppia di quarantenni e la loro figlia, una ragazzina di dodici anni, lunghi capelli lisci e occhiali da vista dalla montatura spessa. La ragazza è emozionatissima, non vede l’ora che sia il loro turno, che finalmente dall’altra parte del vetro si materializzi il biglietto per la felicità. Parigi! Primo viaggio all’estero della sua vita. L’avventura di un’intera giornata in treno, a respirare ogni paesaggio, e la sera arrivare in quella città sconfinata, che di sicuro la lascerà a bocca aperta, senza parole, ad ascoltare solo il suo batticuore.
Ecco, tocca a loro.

“Buongiorno, mi dica”, fa il bigliettaio al padre.

“Buongiorno. Vorremmo prenotare tre posti sul treno diurno da Bologna a Parigi, per il due del mese prossimo”.

Le parole magiche son tutte qui.

“Il due? – si stupisce il bigliettaio – Ne è proprio sicuro?”

Il padre è colto di sorpresa: “Sì, perché?”

“Se vuole farsi il viaggio in treno – consiglia l’uomo, sfogliando l’orario – quel giorno lì glielo sconsiglio proprio”.

“E perché?” fa eco la madre.

“Perché sarà il giorno più pieno dell’anno, a Bologna sarà un carnaio, rischiate di partire già stressati. Tra l’altro, il treno è quasi del tutto pieno, e quel giorno lì è facile che porti ritardo”.

Lo sguardo della madre trasmuta in una smorfia.

Il bigliettaio si sporge leggermente verso il padre, in fila non c’è nessun altro.

“Sa cosa farei, se fossi in voi?”

“Cosa?” chiede il padre, brusco. Rinunciare, non se ne parla. Sono i suoi unici giorni di ferie dell’anno, vuole goderseli con la famiglia in un posto che non sia il solito mare. E poi c’è la promessa fatta a sua figlia.

“Partirei o di sera, con le cuccette, che però costano di più, oppure il giorno dopo, il tre, quando sarà tutto molto più tranquillo. Potrete scegliere i posti, ci sarà meno ressa”.

La figlia mette il broncio. Ogni ora in meno a Parigi le pesa come una zavorra. Se potesse, partirebbe all’istante.

“Datemi retta – conclude il bigliettaio – Perderete un giorno di vacanza, ma poi la vivrete in modo decisamente migliore”.

Il padre esita. Sacrificare un giorno di vacanza su dieci non è mai piacevole. “Papà, partiamo lo stesso!”

“Invece, secondo me – interviene la madre – il bigliettaio ha ragione. Meglio rimandare al giorno dopo. Sono stanca, non ho voglia di partire già stressata”. La figlia la guarda storta.

Il padre riflette. Cerca di immaginarsi come potrebbe essere la stazione di Bologna quella mattina. Non ci riesce, non l’ha mai vista piena, a Bologna ci sarà andato sì e no tre volte in tutta la sua vita. Ma il pensiero di quella bolgia lo atterrisce. No, il casino prima di partire, no.

“Io le ho detto quel che penso – taglia corto il bigliettaio – poi decida lei”.

Dietro i tre arrivano altri turisti.

“Va bene – si rassegna il padre – Partiamo il giorno dopo, il tre. Se si può fare il viaggio con più calma…”

“Papà…”

“Cristina, dai, alla fine un giorno non cambia nulla”.

La figlia cova una rabbia sorda, ma si adegua. Ora quel biglietto non le sembra più così magico. Mentre escono, i genitori cercano di convincerla della loro scelta. Un gelataio accorre in loro aiuto.

“Ricordiamoci di avvisare la Gemma e Ido” dice il padre, passando davanti a una cabina telefonica.

“Non penso sia un problema – risponde la madre – e a Paolo farà piacere”.

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Quelle tre persone erano mio padre, mia madre e mia sorella.

Il due, la stazione di Bologna saltò in aria.:(


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Se quel bigliettaio non avesse insistito, mi sarei con ogni probabilità ritrovato, a cinque anni, orfano di padre e madre, e privato di una sorella di dodici anni che mi insegnava a leggere e scrivere. Non so con chi, né come sarei cresciuto. Mio fratello non sarebbe mai nato. E le vittime sarebbero state ottantotto. Perché i miei e Cristina dovevano essere lì, su quel binario, a quell’ora.
Per questo, tutte le volte che vedo la grande lapide vicina alla sala d’aspetto ho un brivido freddo, e penso agli ottantacinque innocenti che non ebbero la fortuna di imbattersi in quel bigliettaio, così tanti proprio perché quel giorno la stazione era davvero un fottuto carnaio. E quando sento della libertà a Fioravanti, o dell’assenza di esponenti del Governo alle commemorazioni del trentennale, mi incazzo come per poche altre cose. Perché quel giorno lì qualche ********, fin troppo noto per far finta di nulla, gettò nella disperazione ottantacinque famiglie, e quasi ci riuscì anche con la mia.

I miei genitori hanno cercato di rintracciare il bigliettaio che inconsapevolmente salvò loro la vita. Non c’era più, era stato trasferito e nessuno ricordava dove. E quel ringraziamento è sempre rimasto in sospeso. Non so se, dopo trent’anni, quell’uomo sia ancora vivo, se sia in pensione, e se gli sia mai tornato in mente quel consiglio disinteressato dato a tre perfetti sconosciuti. Ma oggi più che mai voglio e devo dirglielo:
ovunque lei sia, grazie, signor bigliettaio.”

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Grazie maf@lda era proprio quella che ricordavo
 
L’eleganza è seduzione, fascino, mistero. Non apparenza.
(Roberto Capucci)


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In treno: sognare dal finestrino
e a ogni stazione lasciare salire nuovi pensieri.
(Fabrizio Caramagna)


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Mafaldina,dove t gà trovà sto simpatico gif......t xe t....mmmm più bea?:yeah:.....!! Sempre a sciar sul Tonale!!⛷️
 

Quante volte ti ho atteso alla stazione

nel freddo, nella nebbia. Passeggiavo

tossicchiando, comprando giornali innominabili,

fumando Giuba poi soppresse dal ministro

dei tabacchi, il balordo!

Forse un treno sbagliato, un doppione oppure una

sottrazione. Scrutavo le carriole

dei facchini se mai ci fosse dentro

il tuo bagaglio, e tu dietro, in ritardo.

Poi apparivi, ultima. E’ un ricordo

tra tanti altri. Nel sogno mi perseguita.


Eugenio Montale

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STAZIONI

Certe donne amano
aspettare
la vita un anello
nella luce di giugno un abbraccio
del sole che le guarisca
di un’altra donna
la voce che le completi
che sleghi le loro mani
metta parole nella loro bocca
dia forma ai loro percorsi suono
alle loro grida un'altra dormiente
ricordi il loro futuro il loro passato.

Certe donne aspettano il treno
giusto nella stazione sbagliata
nei vicoli del mattino
il clamore del mezzogiorno
il calare della notte.


Certe donne aspettano che l’amore
faccia sorgere
il figlio della loro promessa
di raccogliere dalla terra
quello che non seminano
di reclamare dolore per travaglio
di diventare
la punta di una freccia per mirare
al cuore di un adesso
ma non sta mai fermo.

Certe donne aspettano visioni
che non si ripetono
dove non erano benvenute
nude
il rinnovarsi di inviti
in luoghi
che avrebbero sempre voluto
visitare.

Certe donne aspettano se stesse
dietro l'angolo
e chiamano pace quello spazio vuoto
ma il contrario di vivere
è solo non vivere
e alle stelle non importa.

Certe donne aspettano che qualcosa
cambi e niente
cambia davvero
così cambiano
loro stesse.

Audre Lorde

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